“Padre, perdona loro perchè non sanno quello che fanno”: il perdono insegntoci da Gesù


di E. T.

Prima di entrare nel cuore dell’argomento “perdono”, credo sia di fondamentale importanza rispondere alla seguente domanda: perché le persone fanno del male ad altre persone? In base alla risposta che diamo a questa domanda, accettiamo o rifiutiamo l’idea che possiamo perdonare chi ci ha feriti.

Qual è la risposta che ci permette di aprire la nostra mente e il nostro cuore fino al punto di metterci nella condizione di poter perdonare? Non occorre che io cerchi le parole giuste, sono state già dette da Gesù Cristo, nel momento più drammatico della sua vita, e sono parole di amore e di autentica compassione: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno!”

Secondo me, in questa frase è contenuto uno dei più grandi insegnamenti che Cristo ci ha lasciato: non esiste un limite al perdono, visto che anche chi viene torturato a morte può perdonare i suoi aggressori. Ma che cosa intendeva Gesù dicendo “…perché non sanno quello che fanno”? Voleva forse dire che chi gli infilava la lancia nel costato non sapeva quello che faceva, o che chi in quel momento lo scherniva non sapeva che stava pronunciando parole di scherno? O era una frase del tipo “voi non sapete chi sono io!” Io non credo che Gesù intendesse dire queste cose. Credo invece che egli si riferisse al fatto che i suoi aggressori non erano consapevoli delle conseguenze del loro odio.

Se, prima di commettere una cattiva azione, più o meno grave, sapessimo quale sarà la sua conseguenza sulla nostra anima, non la commetteremmo. Qual è la conseguenza dell’odio? L’odio attira altro odio, l’odio si autoalimenta fino a diventare devastante e distruttivo per chi lo prova, l’odio allontana l’amore, l’odio chiude la porta alla pace. Chi odia soffre terribilmente, perché non conosce la pace e l’amore. Ma come può, chi non ha mai conosciuto l’amore e la pace, essere consapevole del fatto che sta soffrendo per la mancanza di esse? Quest’uomo odia perché è in grado di capire solo l’odio, perché gli è stato insegnato l’odio. Se quest’uomo sapesse che l’odio allontana dall’Amore, e se conoscesse l’Amore, non potrebbe più odiare, non farebbe del male a nessuno, ma tenterebbe in tutti i modi di “fare proprio” quell’Amore.
Ecco perché chi faceva del male a Gesù “non sapeva quello che faceva”. Se ne fosse stato veramente consapevole, non avrebbe affatto agito in quel modo. Invece, non era in grado di agire diversamente, commetteva le uniche azioni di cui era capace, provava gli unici sentimenti che, in quel dato momento della sua vita, era in grado di provare.

In un certo senso, si può dire che gli aggressori di Gesù erano innocenti, non perché non si macchiarono di sangue, ma nel senso che, in base al grado di reale comprensione che, in quel dato momento della loro vita, avevano di quello che stavano facendo, non erano in grado di comportarsi diversamente. Erano insomma innocenti perché “ignoranti” dell’amore.

Le persone hanno diversi livelli di consapevolezza. Il significato che do alla parola consapevolezza non si limita a “sapere che una certa cosa è sbagliata”, ma ad avere una comprensione tale del fatto che una certa azione è dannosa, e del perché è dannosa, da non pensare nemmeno lontanamente di commetterla.

Una persona che è veramente consapevole delle conseguenze dell’odio, non disprezzerà nessuno, e non userà violenza contro nessuno. Chi invece non ha questa consapevolezza, anche se sa che odiare è sbagliato, non si rende veramente conto di quanto è grave la violenza per se stesso e per gli altri, e sarà capace di usarla. Forse è cresciuto in una famiglia in cui si diceva che odiare è sbagliato, e nonostante questo ci si insultava, si provava rabbia e risentimento nei confronti di altre persone, e non è escluso che questi cattivi sentimenti sfociassero talvolta nella violenza fisica. Chi è cresciuto in tale famiglia, a parole rifiuterà l’odio, ma sarà capace di provare risentimento e rabbia, di insultare le persone e forse anche malmenarle. Tuttavia, non si renderà conto che tutto questo è odio, e non sarà in grado di vedere le conseguenze che queste azioni hanno sulla sua anima e su altre persone. Il suo comportamento gli sembrerà naturale.

Allo stesso modo, chi ha una grande capacità di amare non concepisce l’odio, e non è in grado di provarlo. Per quest’essere, amare è naturale. Egli non sarà in grado di rispondere all’odio con odio o risentimento, ma proverà compassione per chi non è in grado di provare amore, e sarà capace di amare anche chi gli fa del male.

Gesù provava una profonda compassione per coloro che lo torturavano, e li amava nonostante tutto. Il perdono rende tutti noi capaci di provare quell’amore e quella compassione che per Cristo erano naturali.

L’Amore fa parte di noi, costituisce la nostra vera essenza, ma noi l’abbiamo sepolta con strati di egoismo, di odio, di paura, e chissà quanti altri sentimenti negativi. Tuttavia, non è mai troppo tardi per riscoprire quell’amore, basta gettare via dalla nostra vita e dal nostro cuore tutto quello che amore non è. Il perdono ci aiuta a fare proprio questo. Agli occhi di chi ha perdonato, un amico e un nemico sono la stessa cosa: anime, fratelli. Egli sa che i suoi fratelli possono sbagliare, ma attribuisce i loro errori all’ignoranza, e ha imparato che può amarli indipendentemente dalle loro cattive azioni.

da www.viviamoinpositivo.org

I sogni della bambina albero


di Roberto Puglisi

Ho conosciuto una bambina che è diventata un albero. Quando l’ho vista per la prima volta era ancora una bambina. Le ho regalato un libro. Io regalo un libro a tutti i neonati, come un investimento di parole per il futuro. Ora mi viene in mente che forse è tutta colpa mia. La carta del libro è tornata alla sua radice, alle foglie e ai rami. Ha preso con sé la bellissima bambina. E la bambina è diventata albero.
Cosa vuol dire diventare albero? Significa marciare a passi spediti verso una condizione di infrangibile interiorità. Tutto si muove e abita  dentro la corteccia. Tutto l’amore, tutta la rabbia, tutti gli sguardi sono rinchiusi in un recinto nodoso. La vita scorre irraggiungibile, trasparente solo per chi sa immaginarla. Bisogna imparare la lingua degli alberi, allora. E’ necessario sintonizzarsi sulla frequenza delle foglie, imparare a tradurre il movimento delle fronde. I genitori dei bambini autistici imparano tutto per amore. Inventano e decifrano un manuale di comunicazione. Vivono appesi agli occhi indicibili di una bimba o di un bimbo  albero.
Stasera, a Palermo, i genitori dei bambini e dei ragazzi autistici saranno dalle nove in poi a piazza Politeama. Una giusta protesta contro l’abbandono delle istituzioni che ignorano il silenzio degli alberi umani, le grida disperate strette nella corteccia. Possono intervenire tutti. Non è doveroso vivere sulla propria pelle il problema per esserci. Basta avere voglia di imparare ad ascoltare la saggezza delle foglie.
Io ci sarò per l’affetto che provo nei confronti della bambina albero e dei suoi genitori. Ci sarò per quel libro che le ho regalato. Ricordo il titolo come se fosse ieri: “La storia infinita”.

da www.livesicilia.it

Oggi 2 aprile giornata mondiale dedicata all’AUTISMO – World day dedicated to AUTISM


Per riflettere su questo grave problema pubblico il trailer di un celebre e bellissimo film “Rain man” in cui uno straordinario Dustin Hoffman interpreta una persona affetta da autismo.

To think about this severe disease I publish the trailer of the famous and wonderful film “Rain man” in which an extraordinary Dustin Hoffman interprets an autistic man.

http://www.youtube.com/watch?v=KKC3W0awjm0

“Valse triste” di Jean Sibelius


Dalla Finlandia il celebre “Valse triste” di Jean Sibelius, l’orchestra è diretta da Herbert von Karajan

From Finland the famous “Valse Triste” by Jean Sibelius, the orchestra is directed by Herbert von Karajan

http://www.youtube.com/watch?v=5Ls8-pk4IS4&feature=related

PINOCCHIO: ILLUSTRAZIONI DI UNA FAVOLA / dal 18 aprile al Museo del Parco di Pinocchio a Collodi


di Elisa Ignazzi

“Carissimo Pinocchio – illustrando un amico” è il titolo della personale del disegnatore Fabio Leonardi in programma dal 18 aprile al 23 maggio presso il Museo del Parco di Pinocchio a Collodi. Saranno in mostra 36 illustrazioni, ognuna raffigurante un personaggio chiave de “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Lorenzini (in arte Collodi), il più grande classico per bambini della letteratura italiana ed uno dei libri
più letti al mondo. Fabio Leonardi, giovane artista livornese, collabora da molti anni con vari teatri italiani in qualità di scenografo e costruttore e da sempre nutre una grande passione per l’illustrazione e il fumetto come forme di comunicazione.

“Il capolavoro di Collodi – dice Leonardi – è una sorta di Bibbia per un disegnatore. Un racconto meraviglioso, ricco di spessore e codici visivi, dove niente è dato al caso. La maestria dell’autore sta nel trattare in forma all’apparenza semplice argomenti di vita, le difficoltà del decidere, i bivi, gli incontri”. La mostra sarà  inaugurata il 17 aprile alle ore 16 alla presenza del Segretario Generale della Fondazione Nazionale Carlo Collodi, di Andrea Balestri, l’attore pisano scelto da Luigi Comencini per interpretare il Pinocchio bambino nella famosa sceneggiato televisivo a puntate trasmesso dalla RAI per la prima volta nel 1972, e di Oscar Tirelli, l’artista romano che progettò il burattino apparso nel film e diresse la squadra dei manovratori per i movimenti di scena durante le riprese.

Le illustrazioni di Leonardi rappresentano il giusto corredo del podcast, scaricabile gratuitamente ogni settimana su iTunes o sul sito http://www.pinocchiopodcast.com, nato dall’idea di Andrea Balestri di leggere, in versione integrale e con il suo accento pisano doc, il testo originale del racconto di Collodi. Capitolo dopo capitolo, l’attore racconta le innumerevoli avventure del burattino più famoso della storia, con una voglia instancabile di mettersi in gioco e di affrontare sempre nuove sfide, proprio in perfetta sintonia con il personaggio di Pinocchio. L’intento è quello di riproporre una favola senza tempo in maniera attuale, il tutto narrato da un toscano che negli anni è sempre  rimasto nell’immaginario di grandi e piccini come l’incarnazione del piccolo burattino di Collodi, finalmente diventato bambino.

Durante tutta la durata della mostra, ogni domenica dalle 15 alle 17, sarà possibile incontrare l’autore delle opere Fabio Leonardi presso lo spazio espositivo e lo stesso Andrea Balestri che, nel teatro all’aperto, leggerà parti del romanzo collodiano, accompagnate da proiezioni, curiosità e aneddoti sul film di Comencini. Nella giornata conclusiva della mostra, il 23 maggio, verrà esposto dopo 40 anni il burattino di Oscar Tirelli, meccanico e perfettamente funzionante. L’iniziativa ha ricevuto il patrocinio del Comune di Pisa e dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi.

da www.unonotizie.it

Aldo Fabrizi – 2 aprile 1990


Oggi nel 1990 moriva un grande attore del cinema italiano, Aldo Fabrizi, tra le sue numerosissime interpretazioni ho scelto una di quelle che amo di più, la scena conclusiva del film “Guardie e ladri”, la fine dell’inseguimento, con un altro grande: Totò.

http://www.youtube.com/watch?v=LMG9O3w4M58&feature=related

“Ecce homo”


di Angela Ragusa

Nuovo sole sorgerà
al ridestar di aurora
quando rintocchi di campane
scioglieranno
pianto sconsolato di una madre
che nella notte
ha cullato il silenzio.

Dal sepolcro
giungerà eco di pace
e in lontananza luce bianca
abbaglierà di quiete
i mille sguardi miserevoli
di un così ristretto mondo .

Non serviranno più domande,
non ci chiederemo più perché…
ogni cosa troverà armonia
nell’ordine supremo
che era già stato scritto…
Egli si svelerà!

“Ecce Homo”
e nella nostra resurrezione
lo rivedremo!

La via crucis


di Franco Bomprezzi

E’ Pasqua. Non mi sembra che la gente se ne sia accorta. Se non perché c’è un ponticello, una mini vacanza, una passerella a cavallo dell’entrante primavera. Quando ero ragazzo c’era un’attesa diversa, fatta di cose semplici, il senso della vigilia, ad esempio, e l’attesa della festa, delle campane che si sciolgono, delle uova di cioccolato piene di sorprese ingenue.

Oggi penso alla via crucis che si svolge in silenzio, ogni giorno, nelle case nelle quali vivono persone in grande difficoltà, quelle migliaia di persone non autosufficienti, accudite ora per ora, giorno per giorno, da familiari affettuosi ma stanchi, da badanti che in questi giorni magari vorrebbero tornare nel paese d’origine, e hanno tanta malinconia nel cuore.

Sarebbe giusto, almeno un piccolo segno, se ognuno di noi provasse almeno per un momento a ragionare sul senso della vita, sulla fortuna di essere liberi e indipendenti. E magari usasse il telefono cellulare non per inviare auguri stereotipati a tutti i contatti della rubrica, ma cercasse, fra le proprie amicizie, proprio quell’amico che è più solo, che è tanto tempo che non si sente, che magari ci disturbava mentalmente con i suoi problemi così gravosi da apparire insopportabili.

Vorrei davvero che la via crucis della vita venisse per qualche giorno condivisa, basterebbe guardarsi attorno, anche nelle nostre strade, nelle nostre piazze, per cogliere negli sguardi pensierosi e cupi della gente questo momento di solitudine e di smarrimento. Senza la speranza di un sorriso, al Venerdì non può seguire la Pasqua.

Non voglio fare il predicatore, né il moralista. Ma ricordo bene che un anno fa, più o meno di questi tempi (erano i primi di maggio) ho visto da vicino la perdita totale dell’autosufficienza (se non della vita). E non voglio dimenticare i miei compagni di strada, in rianimazione, nelle corsie di ospedale, nei racconti dei familiari. Questa umanità silenziosa che ci vive accanto, che sa perfettamente il significato della via crucis.

Che sia una Pasqua di vicinanza. E di ascolto.

da www.vita.it

3° Memorial Filippo Raciti, Maratona Palermo-Catania – 02.04.2010


La Scuola Atletica “BERRADI 091” per mezzo del proprio Presidente, Agente Scelto del Corpo Forestale BERRADI Rachid, e l’Assistente Capo della Polizia di Stato VENTURA Placido, in servizio presso il X Reparto Mobile della Polizia di Stato di Catania, con il sostegno attivo del X Reparto Mobile Polstato e delle Questure di Catania e di Palermo, organizzano il “3° Memorial Filippo RACITI”  riproponendo, come nel febbraio 2009, una   maratona non competitiva a staffetta che unisce simbolicamente le due Città toccate dall’episodio di violenza del 2/2/2007, percorrendo un totale di 280 chilometri attraversando l’entroterra siciliano.

La manifestazione avrà inizio in data 02.04.2010 alle ore 08.30, con l’intervento della famiglia del Sostituto Commissario Filippo RACITI e dei rappresentanti della Polizia di Stato, delle Province di Catania e Palermo, del Comune di Palermo e delle Società di Calcio Palermo e Catania. Verrà accesa una fiaccola che gli atleti faranno arrivare fino all’interno del X Reparto Mobile della Polizia di Stato di Catania. Il gruppo di atleti sarà composto da podisti appartenenti alle diverse Forze di Polizia ed appartenenti alle Società Sportive di tutta la Sicilia che partendo da Palermo arriveranno a Catania in data 03.04.2010 alle ore 13.00, poco  prima dell’inizio dell’incontro di calcio Catania – Palermo, valido per la 17^ giornata di ritorno del campionato Italiano di calcio serie “A”.

La manifestazione procederà lungo strade Statali, Provinciali e Comunali sempre nel rispetto delle norme previste dal Codice della Strada e si svilupperà nel seguente modo:

– concentramento alle ore 08.30 in via Del Fante, presso lo Stadio Comunale delle Palme “Vito SCHIFANI”,  per la cerimonia d’inizio con le personalità sopradescritte. Alle ore 09.00 partenza del gruppo di atleti (nel nr. di 50 circa) direzione Comune di Ficarazzi;

– usciti dal centro abitato, (percorrendo: P.zza Leoni, viale Libertà, P.zza Politeama, Via E. Amari, via Crispi, via Cala, via Messina Marina), la carovana di 50 unità si ridurrà a 2 atleti;

– gli atleti saranno scortati da mezzi messi a disposizione dal X Reparto Mobile della Polizia di Stato di Catania, dai Vigili Urbani dei Comuni attraversati, dalla Polizia Provinciale e dalla Polizia Forestale di competenza.

Il viaggio per Catania proseguirà percorrendo le Strade Statali, Provinciali e Comunali attraversando i Comuni di: Palermo (SS113), Ficarazzi (SS113), Bagheria (SS113); Casteldaccia (SS113); Altavilla Milicia (SS113); Trabia (SS113); Termini Imerese (SS113); Cerda (SS120); Caltavuturo (SS120); Castellana Sicula (SS120); Bivio Madonnuzza (SS120); Petralia Sottana (SS20); Gangi (SS120); Nicosia (SS121); Agira (SS121); Regalbuto (SS121); Adrano (SP229-II); Biancavila (SP229-II); S. Maria di Licodia (SP229-II); Belpasso (SP56-I); Nicolosi; Pedara; Trecastagni; Viagrande; Aci Sant’Antonio; Acireale; Acicastello.

Giunti al Comune di Catania la carovana ritornerà di 50 unità circa e proseguirà fino a raggiungere la Sede del X Reparto Mobile della Polizia di Stato percorrendo: Piazza Ognina, viale Artale Alagona,  viale Ruggero di Lauria, Piazza Europa, Corso Italia.

La manifestazione si concluderà alle ore 13.00 del 03.04.2010 presso il X Reparto Mobile della Polizia di Stato con l’accensione  di un braciere  posto sotto l’albero di ulivo piantato in onore a Filippo, e gli atleti saranno accolti dai rappresentanti della Polizia di Stato, delle Province, dei Comuni di Catania e Palermo e delle Società di Calcio Catania e Palermo.

Studenti delle diverse Scuole della Provincia di Palermo, verranno invitati alla manifestazione per unirsi ad altri della Provincia di Catania. Gli stessi partiranno da Palermo la mattina del sabato 3 Aprile alle ore 07.30. Raggiungeranno la fiaccola ad Acireale alle ore 10.30 circa, per incontrarsi con i ragazzi Catanesi e trascorrere insieme e pacificamente il giorno del “Derby”. Successivamente saranno accompagnati presso la struttura del X Reparto Mobile dove verrà offerto loro il pranzo. Successivamente, tutti i partecipanti alla manifestazione, studenti ed atleti, saranno accolti presso la Sala Raciti ed assisteranno insieme alla visione dell’incontro di calcio.

I partecipanti, in quanto atleti, appartenenti alle Forze Armate e non, sentono il bisogno di dover organizzare una manifestazione sportiva di atletica non competitiva, che miri a commemorare la morte del collega Raciti e soprattutto a ricordare che lo sport non può essere collegato alla violenza, poiché esso è un mezzo d’unione di confronto culturale e di convivenza leale e pacifica. In questo modo, coinvolgendo anche le rispettive Province, Comuni e Società di calcio, si cerca di divulgare un messaggio di distensione e di promuovere un:

“TIFO CALOROSO MA MAI VIOLENTO”.

da www.atleticaberradi.it

 

“L’aria del continente” di Martoglio a Catania


di Daniela Domenici

Un testo senza età, uno dei più celebri e rappresentati del grande Nino Martoglio, commediografo e poeta siciliano, che non ci si stanca mai di rivedere e applaudire.

La storia su cui si dipana la commedia in tre atti la conoscete probabilmente tutti: il protagonista, don Cola Duscio, costretto ad andare a Roma, “nel continente”, per un banalissimo intervento chirurgico, torna in Sicilia completamente cambiato provocando reazioni di vario genere tra parenti e amici ma nel terzo e ultimo atto, per una serie di scoperte che gli fanno aprire gli occhi, torna a essere quello di sempre: un siciliano nell’anima con tutti i suoi pregi e difetti.

Don Cola Duscio è, in questa edizione dello Stabile di Catania, Pippo Pattavina che è anche il regista e che davvero merita la nostra calorosissima “standing ovation”: non vogliamo esagerare con gli aggettivi ma Pattavina, in quest’occasione,  se li merita davvero tutti, un vero banco di prova per un attore comico che supera, secondo il nostro parere, a pieni voti.

Come regista ci dice che non ha voluto “fare una rilettura critica del testo, né tantomeno procedere ad una modernizzazione dello stesso per legarlo a fatti ed avvenimenti del mondo moderno” e in quest’ottica anche gli splendidi costumi creati, insieme alle scenografie ad hoc, da Giuseppe Andolfo rispecchiano questa sua affermazione.

Andolfo ha saputo perfettamente sottolineare la comicità di questo “neo-continentale” che si vuole distinguere dagli amici siciliani di sempre con abbigliamenti quasi da clown, permetteteci il termine, che provocano il sorriso del pubblico insieme all’acconciatura davvero irresistibile.

Un “bravi” naturalmente a tutti gli attori del cast, nessuno escluso, anche a quelli che hanno avuto parti minori ma il nostro applauso va in particolare a Luana Toscano, bravissima a rendere questa sedicente cantante di cafè chantant Milla Milord (che poi si scoprirà essere tutt’altro) una vera “sciantosa” sia nelle movenze che nella recitazione “nordica”, aiutata anche lei da vestiti sensualissimi che l’hanno caratterizzata ancora di più.

Un altro “bravo” lo vogliamo tributare a Carlo Ferreri che ha saputo impresonare la figura del nipote Michilinu, un ragazzo un po’ imbranato inizialmente ma che si farà “spertu” grazie alla neo-zia Milla, assolutamente irresistibile.

E davvero “brava” Olivia Spigarelli nel ruolo della sorella del protagonista, Marastella, che inizialmente non accetta le novità portate dal continente dal fratello Cola ma che poi si rivelerà determinante nell’aprirgli gli occhi con il suo affetto immutato: perfetta l’”intesa”, in termini di tempi teatrali, col protagonista. Un unico appunto se ce lo permettete: la sua recitazione ci è sembrata un po’ troppo “urlata”, non riusciamo a trovare un aggettivo più adeguato, troppo “macchiettistica”, non sappiamo se per direttive registiche onde provocare ulteriore ilarità.

Nota di cronaca: Marcello Perracchio che interpretativa il cognato del protagonista, don Lucinu, per improvvisi motivi di salute ha dovuto abbandonare il cast ed è stato molto ben sostituito da Santo Pennisi.