di Francesco Sabatino
il profumo del mare
sentendo l’onde frusciare
da me dolcemente
ti lasci cullare.
Al chiarore candido della luna
ti prendo per mano
e ti sussurro piano:
ti amo.
di Angela Ragusa
si mitiga la mia ansia di sete.
Riflettono i raggi e bianca la pietra
assorbe dai pori senza vita
il sudore di piedi che nudi
oltrepassano la via…
Occhi bruciano al vento
che solleva di spuma biancastra,
color dell’inverno,
il mare alla battigia.
Settembre leggero ritrova dimora
nella spiaggia deserta
e abbraccia il giorno che accorcia le ombre
rincorrendo tremule foglie
che a terra si apprestano a giacere.
di Tiziana Mignosa
sono quelli sorpassati
quelli che negli altri vedi
ma che in te sono già andati.
Quelli che in precedenti vite
t’hanno fatto sospirare
e in quelle successive
sommerso come mare.
Hanno colmato
il cesto della voglia
saziando quella parte
che t’ha condotto altrove.
Li vedi, stanno lì
ma non sono più tuoi
adesso al posto loro
è arrivato qualcos’altro.
di Maria Luisa Sterrantino
Caldissima serata di quasi fine estate in una piazza gremita di gente come poche altre volte si ricordi…talmente tanta da non far passare quel velo di “bora” che arrivava dal belvedere sul mare. Lo spettacolo è iniziato alle 21.45 per un ora e mezza questo “pilastro” della musica italiana che è Gino Paoli ha intrattenuto il suo pubblico arrivato da più parti della costa ionica già sin dal tardo pomeriggio.
Spettacolo soft ed elegante come è nel suo stile e nel suo carattere schivo e a tratti freddo; ha iniziato con “Cosa farò da grande” per salutare il pubblico poi subito un assolo al piano con “La gatta” che il pubblico tiepidamente accenna a cantare e cosi, via via, inizia la kermesse canora intervallando le sue esibizioni col racconto del suo amore per il mare, decantandolo come se recitasse una poesia e qui arriva “Sassi”con un arrangiamento di fisarmonica molto apprezzato; l’apoteosi arriva però con “Sapore di mare ” che Paoli ricorda di aver composto in Sicilia, precisamente a Capo d’Orlando; l’artista vuole che sia il pubblico a cantarla ma un po’ scherzosamente rimproverandoci perchè “siete…mosci” …Allora prende in mano la situazione e..e…grande Gino! Ha proseguito la prima parte del concerto con brani nuovi o quasi (alcuni sconosciuti!!), il pubblico “non proprio fan” si è un pochino assopito per risvegliarsi poi “pimpante” con una seconda parte in cui, fra una sigaretta e l’altra, abbiamo ascoltato il suo repertorio più bello, che fa sempre piacere risentire …”Averti addosso”…”Questione di sopravvivenza”…,”Ti lascio una canzone” (accennata standing ovation)…”Senza fine”…ha poi “recitato” “Albergo a ore” e via via tutto il suo repertorio. All’improvviso quando ci ha presentato (molto freddamente) la sua band formata da sei elementi abbiamo capito che eravamo arrivati alla fine del concerto, finta uscita con immediato rientro per completare con “4 amici al bar”, coro del pubblico, grande applauso e lui senza nemmeno salutarci è andato via come se avesse lasciato qualcosa in sospeso da qualche altra parte ….comunque bella serata, pubblico diviso fra gli estimatori soddisfatti e chi, invece, è andato ad assistere a uno spettacolo musicale così così….un po’ annoiato !
di Tiziana Mignosa
canta per me
la gioia che d’arancio esplode
e il sogno custodisce
riflessi d’acqua scintillanti
che negli occhi si specchiano festosi.
Nell’esotica calura
al piacere intenso
palpebre
si cercano e si sfiorano
mentre il calabrone
tratteggia cuori senza nomi tra la terra e il sole.
Canta per me
l’estate colle sue frizzanti voglie
quando la cicala intona
il canto caldo della siesta
e i bimbi
al sonno preferiscono giocare.
Estate
stagione mia diletta
dea indiscussa dell’Amore
sulla trasparenza dell’azzurro
cubetti a gocce
frescura seducente sul bollore.
Lo sguardo è a cerchio
mentre s’accumula tra la pelle e i sensi
il desiderio
che di fumo e buchi
le tasche dei viandanti colma
ti penso … e non ti trovo.
Canta per me
il caldo soffio
quando l’anima
passeggia nuda
tra i pensieri e il mare
e la notte si concede alla magia
quando in silenzio
la luna coglie
i sospiri caduti dalle stelle
sogni e fantasie
che gli uomini
non hanno preso al volo.
di Tiziana Mignosa
il mio piacere s’alimenta
quando nella terra dell’incanto
cogli occhi mi disseto e canto.
Amato è quel contrasto acceso
tra l’assolato fuori
e l’interno fresco
dolce penombra delle case
e il mare
è gorgheggio che al cielo s’alza
e al vento si concede
pettine gentile sulle liquide distese.
Fluidi
i cristalli di smeraldo
ai piedi delle scogliere a picco
e sull’arsura fichi d’india colorati
di rosso arancio e verde
e poi il viola
il giallo e il bianco
baldoria sulla tavolozza dell’estate.
Netti i profili degli azzurrini monti
sull’afa a nebbia che ingarbuglia l’orizzonte
fuoco e sentimento anche sotto la suola
che al nero dell’asfalto l’ardore tasta.
di Daniela Domenici
Salire in barca con la sedia a rotelle, in Sicilia, ad Augusta, per l’esattezza : da oggi si può grazie a “La forza di Salvo Ravalli”.
Siamo stati l’estate scorsa a bordo de “Lo spirito di Stella”, il primo catamarano a misura di disabile creato da Andrea Stella dopo l’incidente che lo ha reso paraplegico; ieri abbiamo conosciuto ad Augusta Salvo Ravalli.
E’ un signore di quasi 40 anni che quattro anni fa, per il solito banale incidente con la moto, ha perso l’uso delle gambe, è finito sulla sedia a rotelle. Dopo essere stato ricoverato in ospedali italiani ed esteri, al ritorno a casa, ad Augusta, ha trovato una sorpresa: suo padre, conoscendo il suo profondo amore per il mare, gli aveva regalato una barca e lui si è messo a immaginare e disegnare modifiche, insieme a Marcello Ferro, per renderla accessibile a chi, come lui, fosse “rotellato”, termine preso in prestito dal giornalista Franco Bomprezzi.
Salvo Ravalli ha trovato chi mettesse in opera le sue idee, la Effenautica di Francesco Ignoti e Filippo Saraceno, sempre ad Augusta, che in sei mesi di lavoro, dal dicembre 2009 all’aprile di quest’anno, hanno reso accessibile questa barca a cui Salvo ha voluto dare il nome di sua figlia: “Roberta”.
In questa sua “voglia di mare accessibile” Salvo è riuscito a trovare l’appoggio del Circolo Nautico San Gaetano, nel golfo Xifonio ad Augusta, dove “Roberta” è ormeggiata: può salire e scendere dal pontile alla barca e viceversa, non c’è alcuna barriera architettonica anche a livello di servizi igienici negli edifici del club.
In pratica, senza scendere in troppi dettagli tecnici, la barca è stata “allungata” a poppa di circa un metro per ospitare una piattaforma a cui si può accedere con la carrozzina, il motore fuoribordo può essere spostato con un “power lift” quando passano le carrozzine ed è stato calcolato che questo “passaggio” sia di 70 cm perché la loro larghezza è, in genere, di 60 cm, come ci ha detto Salvo. La poppa della barca può contenere fino a 4 carrozzine. Anche il sedile del guidatore è stato adattato alle esigenze di un “rotellato” con dei braccioli in modo da spostarne il baricentro ad hoc.
Salvo Ravalli ha trovato appoggio anche in una onlus di Augusta, Il Faro, presieduta dall’infaticabile Giovanni Spadaro, che ha preso a cuore questa iniziativa e ha creato, per iniziare, delle magliette con il logo “la forza di Salvo Ravalli”.
Ora il sogno di Salvo Ravalli è quello di mettere a disposizione dei disabili, sia psichici che fisici, di Augusta e dintorni la sua barca per delle passeggiate a mare come ha fatto, appunto, Andrea Stella col suo catamarano ma, per far questo, ha bisogno di sponsor che credano in questo suo progetto.
E’stata scritta tutta in maiuscolo per omaggiare la nostra isola grande nei fatti e troppo grande per le piccole persone che la popolano.
E’ SOLO UNO SFOGO, UN’AMARA FOTOGRAFIA DEL PASSATO E DEL PRESENTE, DI CIO’ CHE ERA E DELL’ORRORE CHE E’ DIVENTATA. L’ESTREMO TENTATIVO DI SMUOVERE LE COSCIENZE, IL GRIDO DISPERATO DI CHI AMA LA PROPRIA CITTA’ E NON PUO’ VEDERLA IN BALIA DI MERCENARI SENZA SCRUPOLI, UCCISA GIORNO PER GIORNO, AVVELENATA DAI MIASMI INDUSTRIALI, LACERATA NEL PROPRIO FUTURO, MADRE DI INNUMEREVOLI FIGLI INFELICI.
L’ISOLA SENZA MARE E SENZA AMORE
DA QUASI MEZZO SECOLO ORMAI, VIVO IN QUESTO LEMBO DI TERRA, ADAGIATO SILENTE SUL MARE, SONNECCHIOSO E AL TEMPO STESSO VIGILE SULL’ORIZZONTE.
DIO CI DONO’ QUESTA TERRA, UN’OASI SU CUI FAR NASCERE I NOSTRI FIGLI, COCCOLATI DAL CALORE DEL SOLE, DISSETATI DALL’ACQUA CRISTALLINA CHE SGORGAVA DALLE VISCERE DI MADRE TERRA, SFAMATI DALLE GREGGI CHE PASCOLAVANO SUI NOSTRI MONTI E DAI PESCI CHE, NUMEROSI E FRESCHISSIMI, POPOLAVANO I NOSTRI MARI.
ERA UN COPIONE PERFETTO, SCRITTO DAL RE DEGLI SCENEGGIATORI IL QUALE PERO’, COMMISE L’ERRORE DI AGGIUNGERE UN ELEMENTO A QUESTO QUADRETTO IDILLIACO; L’UOMO, CON TUTTO IL SUO CARICO DI DIFETTI, DI INVIDIE, GELOSIE, DI NONCURANZA PER IL BENE COMUNE.
MOLTO PRESTO, IL PARADISO CHE AVEVAMO AVUTO IN DONO, LASCIO’ SPAZIO ALL’INFERNO DEGLI UOMINI I QUALI, PER POTER SODDISFARE LE PROPRIE VOGLIE ,DI APPARIRE PIU’ CHE DI SOPRAVVIVERE, PERMISERO AGLI SQUALI DI POPOLARE I NOSTRI MARI, E CON ESSI ARRIVARONO LE CATTEDRALI DELLA MORTE CHE INVASERO LE NOSTRE MAGNIFICHE COSTE, DETURPANDOLE IRRIMEDIABILMENTE, AMMORBANDO L’ARIA, DISTRUGGENDO I VERDI PASCOLI, PROSCIUGANDO E/O CONTAMINANDO LE MERAVIGLIOSE FALDE ACQUIFERE.
LA RICCHEZZA , SPESSO L’OPULENZA, AVEVA INVASO MOLTE CASE, TRASFORMANDO I BIFOLCHI E I PESCATORI IN GENTE AGIATA,SICURA, PIENA DI SE’. I CARRETTI VENNERO ABBANDONATI E LE STRADE, FINO AD ALLORA PESANTEMENTE SOLCATE DAGLI ZOCCOLI DELLE BESTIE DA SOMA, DOVETTERO FARE I CONTI CON LO STRIDIO DELLE GOMME E CON IL ROMBO DEI MOTORI CHE, BEN PRESTO, INVASERO LA CITTA’. LE RETI DEI PESCATORI, FINO AD ALLORA PIENE DI PESCE CHE ODORAVA DI MARE, SI RIEMPIRONO DI VELENI E DI NAUSEABONDI OLEZZI DI IDROCARBURI.
ERA L’INIZIO DELLA FINE.
COME SPESSO ACCADE, BISOGNA TOCCARE CON MANO I PROBLEMI PRIMA DI POTERSENE RENDERE CONTO. PURTROPPO, ASSIEME ALL’AGIATEZZA ARRIVARONO LE MALATTIE, LE GRAVI PATOLOGIE CORRELATE ALL’INQUINAMENTO, LA DISPERAZIONE E LA MORTE CHE OGGI NON RISPARMIA NESSUNA FAMIGLIA, NEPPURE LA PIU’ AGIATA.
NON BASTASSERO TALI PENSIERI, LA NOSTRA MERAVIGLIOSA CITTADINA SOPPORTA LA BEFFA DI ESSERE POPOLATA DA UOMINI E DONNE CHE VIVONO PERENNEMENTE IN SPREGIO DELLA STESSA,NONCURANTI DELLA SUA RESIDUA BELLEZZA, DEI SUOI REPERTI STORICI, DELL’INCANTO DELLE ALBE E DEI TRAMONTI, DELLA BREZZA MARINA CHE ACCAREZZA I LORO VOLTI, DELL’ARCHITETTURA BAROCCA DI CUI RIDONDA IL CENTRO STORICO , DELLE MAGNIFICHE CHIESE RICOLME DI STORIA, DELLA PIETRA LAVICA CHE ATTRAVERSA VIA PRINCIPE UMBERTO,LA QUALE, ANCORA OGGI, RISUONA DEI COLPI INFERTI DAGLI SCALPELLINI RICURVI SULLE NERIGNE LASTRE.
LE MERAVIGLIE DEL CASTELLO SVEVO ABBANDONATE ALLA MERCE’ DEL TEMPO, INCOMMENSURABILI REPERTI STORICI, DI INESTIMABILE VALORE, OFFERTI IN PASTO AI RATTI, LASCIATI MARCIRE , CORROSI DALL’ACQUA SALMASTRA; IL MAGNIFICO PARCO A CORREDO DEL CASTELLO, UN TEMPO VANTO DELLA NOSTRA COMUNITA’, ALLA MERCE’ DEI VANDALI E DEI TEPPISTI CHE, IN GRAN NUMERO, LO POPOLANO. IN QUEI GIARDINI DI SVEVA MEMORIA RISUONANO ANCORA LE GRIDA DEI TANTI BAMBINI CHE SONO CRESCIUTI ALL’OMBRA DEGLI ALBERI SECOLARI, CHE HANNO GUARDATO STUPITI LA STATUA DI DANTE, L’ELICA DI UN MOTORE D’ALTRI TEMPI, IL FIERO MONUMENTO AI CADUTI, LA BELLEZZA SENZA TEMPO DEL PALCO DELLA MUSICA, SPESSO DELIZIA PER LE ORECCHIE DEGLI INDIGENI.
TUTTO ANDATO, TUTTO SVANITO, DISSOLTO COME L’ILLUSIONE DI VIVERE IN UN’ISOLA, DI POTERSI BAGNARE NELLE SUE ACQUE, DI OFFRIRSI AI CALDI RAGGI DEL SOLE, DI FARSI CAREZZARE DALLA BREZZA MARINA.
OGGI IL MARE E’ NEGATO A TUTTI, IN SPECIAL MODO AI PIU’ DEBOLI, AGLI INDIFESI, AGLI OFFESI DALLA VITA, AI VERI ANGELI DELLA TERRA.
IN TANTI POSSONO SOLO GUARDARLO E MALEDIRLO, IMPOSSIBILITATI A OLTREPPASARE I CANCELLI ERETTI DAGLI UOMINI E DALLE ISTITUZIONI, LINEE DI DEMARCAZIONE DEL PENITENZIARIO MEGARESE.
NON PIU’ LIBERI CITTADINI, BENSI’ FORZATI IN ATTESA DEL GIUDIZIO DIVINO.
CI PRESENTEREMO SENZA ALIBI AL COSPETTO DELL’ALTISSIMO, REI DI AVER TRASFORMATO L’EDEN DONATOCI IN UNA IMMENSA CLOACA A CIELO E MARE APERTO.
NESSUN PERDONO SARA’ POSSIBILE, ALMENO SIN QUANDO LE NOSTRE COSCIENZE NON SARANNO CAPACI DI RIBELLARSI AL GIOGO DELL’APATIA E DEL DISPREZZO DEL BENE COMUNE.
SIN QUANDO NESSUNO GRIDERA’ GIUSTIZIA, TUTTI (ED IN SPECIAL MODO CHI HA ED HA AVUTO LA RESPONSABILITA’ DI AMMINISTRARE IL “MALE” COMUNE ) SAREMO COSTRETTI A CONSUMARE LE FIAMME DEL DANTESCO INFERNO.
ADDI’ 31/08/2010
IN PERPETUA MEMORIA
di Tiziana Mignosa
è dita tra i capelli
questo pensiero mio che ti va a cercare
ore in cui il tempo
è essenza al piombo di dovere.
Eppure … ti sento
tu mi pensi
sazia allora il desiderio mio errante
che in te ha visto il fuoco
e in me falena svolazzante.
Ascolta
il sussurro e il respiro sul tuo collo
tanto lo so che mi stai pensando
anche adesso che la penna
sorvola sulla tua sostanza.
E’ piuma che mi stuzzica
questo mio intuirti confuso e un po’ turbato
nascosto tra il da fare accalorato
e intanto col pensiero
vieni da me a cercare il mare.