Chiamalavita – Unicef


di Daniela Domenici

“Chi ama la vita chiama la vita per chi (h)a malavita”: con questo gioco di parole contenuto nel titolo Maria Rosaria Omaggio ha concluso ieri sera al PalaCongressi di Taormina il suo spettacolo teatrale, creato insieme a Grazia Di Michele, basato su testi e canzoni di Italo Calvino, organizzato da Rai Trade nell’ambito della terza edizione del “Melò around the World”. Lo spettacolo, per il suo messaggio di pace, attraverso le opere e le canzoni di uno dei più grandi autori del 900, ha come obiettivo quello di sostenere Unicef Italia nell’aiuto ai bambini vittime dei conflitti armati.

Maria Rosaria Omaggio ha raccontato e Grazia Di Michele ha cantato la speranza di poter salvare i bambini dalla guerra attraverso alcuni brani tratti da “Il sentiero dei nidi di ragno”, “Il cavaliere inesistente”, “L’entrata in guerra”, “La memoria del mondo”, “Se una notte d’inverno un viaggiatore” e le canzoni “”Dove vola l’avvoltoio”, “Oltre il ponte”, “Canzone triste” e “Il padrone del mondo”. Ad accompagnare Maria Rosaria Omaggio e Grazia Di Michele tre formidabili polistrumentisti: Andrea Pelusi, Filippo De Laura e Rodolfo Lamergese.

Assolutamente coinvolgente, emozionante, magica, senza un attimo di respiro la narrazione-recitazione di Maria Rosaria perfettamente ed empaticamente coadiuvata dalla bellissima voce di Grazia e della sua chitarra e dal suono dei tanti, diversi e particolari strumenti suonati da Pelusi, Lamergese e De Laura.

“Chiamalavita” è stata anche l’occasione giusta per ricordare i tanti morti della frana di Giampilieri di cui ricorreva proprio ieri il primo anniversario. Le manifestazioni della V edizione del Sinopoli Festival  (7-10 ottobre 2009) erano state annullate per l’immensa tragedia che aveva sconvolto Messina e la sua provincia e per i profondi legami familiari e culturali che il Maestro Sinopoli aveva con questa parte della Sicilia.

La corale augustana Euterpe ci parla della “collega” norvegese “Grex Vocalis”


Dopo il gemellaggio tra la corale augustana “Euterpe”, diretta dal maestro Rosy Messina, e la corale norvegese “Alle kan singe”, diretta dal maestro Carl Hogset, avvenuto lo scorso 10 e 17 giugno 2010 con due bellissimi concerti nella splendida cornice della sala Nautilus dell’hotel Venus ad Augusta su invito del maestro norvegese il vice presidente della corale Euterpe e alcuni coristi si sono recati a Roma per assistere al concerto del gruppo corale “GREX Vocalis” fondato nel 1971 e diretto da Hogset.

Nel magico scenario della chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma il 21 settembre scorso si è conclusa la tournèe italiana di questo coro norvegese. La chiesa era gremitissima di gente e l’atmosfera parecchio suggestiva. I brani, prettamente sacri, da Pergolesi a Mendelsohn, sono stati eseguiti in maniera impeccabile, l’impressione avuta dai nostri amici augustani è stata che le voci fossero veri e propri strumenti musicali che inondavano le navate della chiesa e che suggestivamente si diffondevano in tutta l’assemblea che ha regalato scoscianti applausi alla corale.

I coristi norvegesi hanno accolto con un abbraccio calorosissimo i colleghi augustani che hanno rivisto con tanto affetto invitandoli nuovamente a recarsi in Norvegia per ripetere la stupenda esperienza dell’estate appena trascorsa.

Grex Vocalis è nato nel 1971. Il suo repertorio spazia dal Rinascimento alla musica norvegese contemporanea. Il coro ha ricevuto il “Grammy” norvegese per due dei suoi tredici album e ha vinto primi premi in concorsi nazionali ed internazionali: Arezzo, Gorizia, Tolosa, Marktoberdorf. Nel 1999 il Grex Vocalis si è aggiudicato “Il Gran Premio Città di Arezzo” come miglior coro del concorso di quell’anno. Nel 2003 il Grex Vocalis è arrivato in finale al concorso della BBC “Let the Peoples Sing”. Nel corso degli anni il Grex Vocalis ha commissionato ed eseguito opere prime di vari compositori norvegesi ma ha anche eseguito importanti opere barocche, come il Messia di Händel, l’Oratorio di Natale di Bach, In convertendo e Quam dilecta di Rameau, il Te Deum di Charpentier, il Te Deum di Lully, il Te Deum di Delalande, con orchestra e solisti. La prima registrazione norvegese del Messia di Händel è uscita nel 1997 con il Grex Vocalis e la Oslo Baroque Orchestra. Gli ultimi tre CD del Grex Vocalis, “Crux” con musica norvegese del XX secolo, “Liberté” con brani di Francis Poulenc e “Magnum Mysterium” hanno riscosso grande successo sia in patria che all’estero. Il Grex Vocalis è stato fondato da Carl Høgset, che tuttora lo dirige.

Jazz and Wine


di Daniela Domenici

Un luogo magico, fuori dal mondo, per un evento musicale altrettanto magico: per la VII edizione di “Donnadiscena”, ideata da Alessandra Gatto, ieri sera nella Cava del Barocco alla Pirrera di Melilli era “di scena” la voce di Barbara Casini, una delle più grandi interpreti d musica brasiliana, con i musicisti che compongono il suo trio, Sandro Gibellini e Beppe Fornaroli e le loro chitarre.

Davvero molte le persone accorse ieri sera, nonostante il tempo alquanto inclemente, per ascoltare il concerto in questa “location” così particolare, “una cattedrale rupestre, vero capolavoro moderno di una scultura istintiva dovuta al mestiere di artigiani abilissimi” emersa dallo “svuotamento lapideo” e “nata per fornire materiale costruttivo a numerose città della Sicilia orientale e della Calabria” come ci racconta il prof. Paolo Giansiracusa, noto storico dell’arte.

E in questa cattedrale naturale la voce incredibile di Barbara Casini si è alzata come uno strumento dalle molteplici corde per interpretare un repertorio di canzoni di Chico Buarque e Gilberto Gil, celebri poeti e musicisti brasiliani, perfettamente e magicamente accompagnata da Sandro Gibellini e Beppe Fornaroli che hanno saputo trarre dalle loro chitarre ritmi e melodie ammalianti.

Ciliegine sulla torta della serata è stata la degustazione, prima del concerto, di alcune specialità tipiche della zona iblea gentilmente offerte da alcuni sponsor locali in questo “straordinario teatro di pietra a cielo coperto” come lo definisce la direttrice artistica di questo evento, Alessandra Gatto.

L’amore e basta


di Daniela Domenici

Ieri sera abbiamo avuto il piacere di assistere, all’Arena Argentina a Catania, alla proiezione del film “L’amore e basta” di Stefano Consiglio che ne è anche il regista, la perfetta colonna sonora di Rocco De Rosa, le splendide animazioni di Ursula Ferrara e con un’introduzione di Luca Zingaretti che recita, in apertura, un testo di Aldo Nove.

Non è un film nel senso più classico del termine cioè la narrazione di una storia con un inizio e una fine ma è un racconto “corale”: il film narra le storie d’amore di nove coppie gay e lesbiche, italiane e non, che hanno accettato di raccontare il loro amore al regista.

Inizia da Alessandro e Marco, due studenti universitari di Catania (che ieri sera erano presenti, insieme al regista, all’arena Argentina), e continua con le quarantenni Nathalie e Valérie (e la loro figlioletta Sasha) che vivono a Versailles. Poco distanti, a Parigi, vivono Catherine e Christine, due sessantenni che stanno insieme da vent’anni. Poi ci sono Lillo e Claudio, che da diciassette anni vivono insieme a Sutri, un piccolo paese vicino a Roma. Ci si sposta quindi a Berlino dove, da diversi anni, vivono felicemente i quarantacinquenni Thomas e Johan. Da sette anni, altrettanto felicemente, stanno insieme Emiliana e Lorenza nella loro bella casetta, con tanto di giardino, nella Bassa Padana tra Parma e Mantova. Sono addirittura trenta gli anni del sodalizio amoroso e professionale di Gino e Massimo che incontriamo nel loro negozio/laboratorio di oggetti in pelle nel cuore di un quartiere popolare di Palermo. Un’altra coppia che vive e lavora insieme da tanti anni è quella formata da Gaël e William, filmati nel loro ristorante nel 14° arondissement di Parigi. E infine le “coniugi” spagnole Maria e Marisol (legalmente unite in matrimonio non appena è stato possibile) che vivono in campagna a Vic, vicino a Barcellona, con la loro prole formata da un maschietto di otto anni e due gemelline di sei.

“…Sorridono senza esitare, esprimono la dignità di chi ha raggiunto la pace di una famiglia non tradizionale ma ugualmente bilanciata e vitale. Riflettono su adozioni, tradimenti, sensi di colpa… L’universalità dell’amore schiaccia le diversità e gli emarginati – o quelli che vengono considerati tali – diventano protagonisti di un’elegante inchiesta sul fidanzamento ‘a lungo termine’. In mezzo ai sentiti ricordi dei primi batticuore si inseriscono i pianti, i tremori e la rabbia per la sofferenza di non vedere garantito il diritto al matrimonio (almeno in Italia, ma Consiglio porta l’esempio di una coppia spagnola sposata) o i dubbi sull’adozione di un bambino che crescerà senza figura paterna. Anche la religione diventa una questione di fede personale. E gli omosessuali rivelano una spiritualità privata che crede nell’esistenza di un dio ma senza aderire all’integralismo di un dogma particolare: Dio ama e accoglie tutti, gli uomini sbagliano e creano stereotipi e discriminazioni…Nicoletta Dose”.

Ci perdonerete se, per una volta, abbiamo preso in prestito le parole di una collega ma ci sono sembrate così “nostre” che non abbiamo voluto aggiungere altro, riescono a dire esattamente quello che avremmo voluto esprimere noi dopo esserci emozionati alla visione del film: la delicatezza dei toni usati dal regista nelle sue domande che non sono mai banali né scontate, i sorrisi e la tenerezza che affiorano in ogni risposta di tutte le coppie intervistate fanno concludere sempre con le parole di Nicoletta Dose: “…Ma Consiglio ci dice una cosa precisa: quello che conta è innamorarsi, tra etero e omosessuali, senza fare distinzioni. E basta”.

DONNADISCENA 2010 VII edizione – “Jazz & Wine”


Luogo:          Pirrera di Melilli  “Cava del barocco”

Quando:        sabato 18 settembre  e venerdi 24 settembre – h 20.30

Donnadiscena propone quest’anno un evento conviviale  che ha lo scopo di valorizzare contemporaneamente i propri “talenti” in un susseguirsi di degustazioni di vini e “degustazioni musicali “. La manifestazione, rappresenterà così un importante momento per ascoltare ottima musica, ma anche per  presentare le eccellenze della nostra terra. La coniugazione del Jazz e il buon vino rappresenta un binomio perfetto per le nuove tendenze di promozione artistica e culturale del territorio. Nasce per questo il Jazz & Wine . A farla da padrona nel tempo di due serate saranno la bellezza del luogo e   i talenti musicali  da ascoltare in compagnia di vini prestigiosi. Il pubblico avrà la possibilità di un percorso all’interno del gusto enologico, culinario e culturale soprattutto. Per la particolarità dell’evento è stata scelta una  location straordinariamente suggestiva, la Pirrera di Melilli, un’altissima cava a cielo coperto, teatro naturale dove degustare le tipicità del territorio, ascoltando musica, diventa un’importante occasione di fruizione e promozione del patrimonio culturale. Attraverso gli infiniti profumi e sapori che il vino è in grado di esprimere è raccontata una storia millenaria di rapporti tra l’uomo e l’ambiente, la natura, la cultura e la tecnica che solo il vino è in grado di rappresentare. Il suo essere “profondamente naturale” è un elemento importante per la valorizzazione delle nostre grandi tradizioni. Ed è per questo che oggi il vino non è più solo un prodotto alimentare ma rappresenta una parte della nostra cultura, del nostro patrimonio storico. L’appuntamento con “Donnadiscena Jazz and Wine”, sarà un momento unico ed irripetibile di divertenti divagazioni, in due raffinate serate di Jazz e novità di commistioni musicali del nuovo filone Jazz Popular  con artisti di alta esecuzione professionale presenti sempre nei più importanti festival internazionali del Jazz. Le date di Donnadiscena Jazz&Wine saranno:

  • Sabato 18 settembre  e Venerdi 24 settembre ore 21.00.

Di seguito sono allegate le schede dei due concerti proposti

Alessandra Gatto

Direttore artistico della rassegna

Sabato 18 settembre

Laura Lala – Sade Mangiaracina

Pure Songs

Pure Songs è un progetto nato dall’amore per la capacità comunicativa ed emozionale di una melodia, sia essa proveniente dal jazz o dal vasto e vario patrimonio di ascolti che ognuno di noi accumula e custodisce negli anni. Il progetto nasce anche dall’amicizia e dalla collaborazione fra due musiciste, Laura Lala (cantante, autrice di alcune musiche e di tutti i testi) e Sade Mangiaracina (pianista e compositrice), che hanno scoperto di condividere, oltre all’amore per il jazz e l’improvvisazione, la stessa passione per le “canzoni” e di attribuire grande valore al testo, alla sua interpretazione e alla sua composizione in inglese ed in siciliano, dialetto che appartiene alla cultura ed alle radici di entrambe.

L’album di esordio, Pure Songs, è edito dall’etichetta indipendente Jazz Collection, a seguito del primo premio vinto dalla formazione all’interno del Saint Louis Jazz Contest 2008.

Ulteriori informazioni: http://www.myspace.com/lauralalapa#ixzz0ubdAzeS9

Venerdi 24 settembre

BARBARA CASINI

in

BARATO TOTAL

BARBARA CASINI     canto, percussione

BEPPE FORNAROLI         chitarra, canto

SANDRO GIBELLINI       chitarra

La più grande interprete italiana di musica brasiliana con il suo trio, attivo ormai da diversi anni, si è sempre distinta per l’impostazione dei suoi concerti, in particolare nell’ambito della musica brasiliana d’autore. Per questa occasione il trio si esibirà in un concerto di classe, raffinato e colto, in cui i tre musicisti presenteranno un repertorio scelto fra le canzoni di Chico Buarque e Gilberto Gil , autori capaci di esplorare ogni aspetto dell’emozione umana. Casini, Fornaroli e Gibellini hanno raccolto una serie di brani, dei veri gioielli che mettono in luce le doti compositive di questi artisti, profondamente radicati in una tradizione reinterpretata e mantenuta viva e aperta a feconde contaminazioni e con un legame indissolubile con l’Africa.

Info   http://www.barbaracasini.com

Quannu moru faciti ca nun moru


di Daniela Domenici

Rosa Balistreri è morta 20 anni fa, il 21 settembre 1990, e per non dimenticarla il musicista catanese Pippo Russo ha immaginato e organizzato una serata a lei dedicata, “Faciti can nun moru”, che ha avuto luogo ieri sera al cortile Platamone a Catania che traboccava di pubblico nonostante il tempo minacciasse ancora pioggia: un vero spettacolo nello spettacolo.

Per rendere omaggio alla “cantantessa” siciliana per eccellenza, la prima e la più grande, Pippo Russo ha raccolto sul palcoscenico alcuni formidabili artisti a iniziare da Margherita Mignemi che ha saputo, con il suo calore e la sua padronanza della lingua siciliana, fare da perfetta e simpatica “trait d’union” tra i vari momenti musicali.

E’ salita sul palco per prima Laura De Palma che, con la sua chitarra e la sua voce potente e dolorosa, ha interpretato uno dei brani più celebri e dolorosi di Rosa, “Li pirati a Palermo” su testo del poeta Ignazio Buttitta. Dopo di lei è stato il turno di Gabriella Grasso, anche lei con la sua chitarra, che ha cantato una delle poche canzoni allegre e ironiche della Balistreri “’A pinnola”. Terza interprete a salire sul palco Rosita Caliò che non ha incontrato il nostro personale (e sottolineo solo di chi scrive) gradimento sia per la lunghezza della ballata che per la quasi inesistente comprensione del testo.

Dopo tre interpreti femminili è stato il turno di Carlo Muratori che con la sua voce calda e la sua simpatia trascinante ha prima cantato “Cantu e cuntu…”, una dei brani forse più celebri  della Balistreri per poi interpretare, con rabbioso dolore, una sua creazione scritta subito dopo gli attentati del ’92 ai giudici Falcone e Borsellino.

Da una porta laterale del cortile Platamone sono entrati poi, in fila come tanti menestrelli con i loro strumenti, i Lautari che sono saliti sul palco per interpretare due brani della Balistreri prima di accogliere Rita Botto che hanno “accompagnato” musicalmente in “’A curuna” e “Lu matrimoniu”: una tale perfetta empatia da meritare gli applausi più prolungati, quasi una standing ovation.

E’ toccato poi ad Alfio Antico “collaborare” magicamente con i Lautari; il grande percussionista si è divertito a suonare due suoi tamburi e a cantare alcune ninnananne-scioglilingua in lingua siciliana: ancora una volta ha dimostrato la sua classe inarrivabile.

Ha concluso la serata Otello Profazio per il quale gli anni non sembrano essere mai trascorsi; non ha bisogno di parole di presentazione, ha scoperto e portato al successo Rosa Balistreri oltre che averla aiutata, come mi ha dichiarato poco prima dello spettacolo, nella creazione di alcune sue canzoni ed è stato forse l’ultimo ad aver cantato con lei pochi giorni prima della sua morte improvvisa vent’anni fa. Ci ha regalato, accompagnato anche lui dalla sua immancabile chitarra, alcuni suoi celebri e indimenticabili successi.

Quannu moru faciti can un moru: Rosa non è morta, è ancora viva tra di noi con le sue canzoni.

Intervista con l’attrice Mara Di Maura


di Daniela Domenici

Durante le riprese di “L’amore di Kyria” abbiamo voluto intervistare una delle protagoniste: Mara Di Maura.
–  A che età hai iniziato a capire che avresti voluto diventare un’attrice?

–      Da bambina il mio gioco preferito era “fare i film” con le mie amichette…ma l’episodio che mi ha fatto innamorare di questo mestiere risale all’età di undici anni: mia madre mi lesse un dialogo assai celebre di Shakespeare, la famosa scena del balcone in “Romeo e Giulietta”, e per scherzo mi chiese: “Ti piacerebbe fare l’attrice?” Io, del tutto incantata, senza un attimo d’incertezza risposi: “Ecco quello che voglio fare da grande: recitare!”

–      Perché hai scelto il teatro?

–      Il palcoscenico è l’unico luogo al mondo in cui riesca a sentirmi davvero a mio agio perché è l’unico posto in cui la mia anima può farsi come l’acqua che trova la sua “forma” nel recipiente che la contiene…Purtroppo non riesco a spiegarlo diversamente, forse questa metafora può risultare più efficace di mille altre parole.

–      Quali sono state le tue prime interpretazioni e dove?

–      Il mio primo debutto teatrale è avvenuto ad Augusta a 15 anni sotto la guida della grandissima attrice Franca Sillato la quale mi ha trasmesso una ferrea disciplina di palco: questa straordinaria artista mi ha insegnato ad affrontare il personaggio in maniera chirurgica durante le prove e a vivere il momento dello spettacolo con la sacralità di una liturgia. Da Augusta a Roma. La seconda volta è stata qualche anno più tardi al noto Teatro Parioli della Capitale con la regia di un’altra “insegnante dal pugno di ferro”, la straordinaria Fioretta Mari. E, coincidenza delle coincidenze, ancora una volta, come già accaduto prima, uno spettacolo ispirato a un’opera di Nino Martoglio. Dopo lo spettacolo, tornata a casa, mi sdraiai per terra nella stanzetta dell’appartamento che dividevo con altre studentesse e piansi a lungo per la forte emozione.

–      Hai frequentato qualche accademia di teatro? Dove?
R: La mia vera scuola è stata la pratica sul palcoscenico. Durante gli anni universitari a Roma (mi sono laureata al DAMS dell’Università degli Studi Roma Tre) avevo già frequentato due scuole private, un corso di dizione e recitazione con Fioretta Mari e un anno di formazione dell’attore presso la Scuola di Tecniche dello Spettacolo di Claretta Carotenuto, la figlia del grande Mario, due ottime insegnati cui devo tanto: sono state loro a fornirmi i rudimenti del mestiere, gli strumenti tecnici che consentono all’attore di esprimersi con consapevolezza attraverso l’arte della recitazione. Continuo tuttora a frequentare, quando ne ho la possibilità, degli stages di perfezionamento, tra cui doppiaggio con Renato Cortesi, training e script analysis con Michael Margotta, membro a vita dell’Actor’s Studio, mimo con Emmanuel Lavalleè della scuola “Lecoq” di Parigi. E poi da un anno studio anche canto con Katia Giuffrida. Sento la necessità di avere una formazione il più ampia, completa e profonda possibile e, in questo senso, per fare una citazione “gli esami non finiscono mai..” Ma la vera palestra è stata per me il lavoro sulle tavole della ribalta: questa palestra io l’ho fatta per quattro anni col mio “maestro” Costantino Carrozza, un attore formatosi al Piccolo Teatro di Milano, con la cui compagnia, il Centro Stabile di Produzione “Quarta Parete” di Catania, ho avuto modo di portare in tourneè in tutta la Sicilia personaggi di classici della grande tradizione teatrale da Pirandello a Moliere a Shakespeare, fiabe musicali da Handersen e Calvino per i cicli di scuole materne e medie inferiori, ma anche commedie e farse d’ambientazione siciliana interpretando ruoli tra i più disparati, saltando di continuo da fantesche indaffarate, loquaci più del dovuto, a signore fedifraghe e tristi, da popolane balie a buffe e improbabili imperatrici, da megere a madri attempate ed apprensive.

–      Nascere e vivere in Sicilia e soprattutto in una piccola città come Augusta non ti avrà certo facilitato nella carriera, immagino…

–      Non voglio rispondere con dei luoghi comuni..Ho vissuto per cinque anni tra Bologna, Roma e Milano e sono giunta ad una consapevolezza: per me l’attore lo si può fare benissimo dovunque, da New York alla più sperduta isola dell’oceano Indiano, perché in questo mestiere conta solo ciò che si ha da dire. E se si ha da dire qualcosa, poco importa il luogo in cui ci si trova. Più che altro le difficoltà ci sono state nel momento, assai delicato, della crescita: se hai delle propensioni artistiche non sempre il contesto sociale e/o familiare in cui vivi riesce a comprenderti ed accettare con facilità le tue scelte lavorative che, nel caso dell’attore, coincidono con vere e proprie scelte di vita, spesso radicali. Per esempio, mia madre mi avrebbe preferito insegnante, mio padre giornalista.

–      Anche tuo padre fa l’attore anche se solo a livello amatoriale, forse è nel DNA della vostra famiglia?

–      Adesso cambiamo tono e veniamo ad un punto decisamente assai divertente e curioso! Normalmente si può essere figli d’arte. A me sta capitando l’esatto contrario! Mio padre si sente, in un certo senso, un “padre d’arte.” Io preferisco dire che entrambi siamo attori, senza troppe distinzioni, anzi, per certi versi i nostri curricula possono dirsi complementari: io ho scelto la strada del teatro come mestiere, lui invece da una decina d’anni fa teatro nel dopolavoro, solo come hobby, ma in compenso ha già preso parte in qualità d’attore a due fiction come “Agrodolce” (con un ruolo presente in ben cinque puntate) e uno dei quattro nuovi episodi de “Il Commissario Montalbano”, “La danza del gabbiano”, nonché all’ultimo film di Roberta Torre, “I baci mai dati” recentemente presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione “Controcampo.” A conferma insomma che nella vita “quando è destino è destino!” Comunque lui da ragazzo faceva la radio, poi si è sposato, ha preso il posto e…

–      Fino a oggi la tua biografia artistica cosa comprende tra teatro e cinema?

–      Come ti ho già accennato a teatro ho girato la Sicilia in lungo e in largo sotto la regia di Costantino Carrozza con classici di Pirandello come “La Patente”, “Cecè”, “La Morsa”, “Il piacere dell’onestà”, “Il berretto a sonagli”, di Moliere come “Il malato immaginario” che abbiamo rappresentato anche a Milano e provincia e “Il medico per forza”, di Shakespeare come “Le allegre comari” e il “Re Lear”, ma anche tanti titoli della tradizione siciliana, soprattutto Martoglio, e fiabe per bambini ed adulti come “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Andersen e “Una passeggiata tra le stelle” da Calvino.
Inoltre da qualche anno insegno dizione e recitazione in scuole di formazione regionali e laboratori privati. A breve sarà attivata a Catania in orari pomeridiani una scuola da me fondata e diretta, “La bottega dell’attore”, avente lo scopo di avviare i ragazzi alla formazione professionale consentendo loro anche di fare esperienza sul campo, dunque di “andare a bottega.” Il mio prossimo lavoro a teatro è invece uno spettacolo leggero, ma non troppo, per la prima volta da me scritto, diretto ed interpretato, l’atto unico dal titolo “Allo specchio” in cui in scena sarò affiancata da una bravissima attrice, Franca Barresi. Infatti da un anno a questa parte mi sto mettendo in gioco anche a livello creativo in concorsi nazionali, il più recente dei quali mi ha dato la possibilità di esibirmi con un mio corto teatrale nel prestigioso Teatro dei Satiri di Roma, proprio nel cuore della Capitale. Infine, ultimo ma non meno importante, dopo anni di “gavetta” come interprete di diversi mediometraggi e cortometraggi e dopo piccole partecipazioni televisive e cinematografiche (ad esempio al film “La matassa”) sono lusingata di far parte del cast artistico del film opera prima di Carlo Tranchida “L’amore di Kyria” con Francesco Paolantoni, Guia Ielo, Francesca Ferro e il mitico Philippe Leroy nel ruolo di una gitana.

Ciak, si gira a Catania


Ieri primo ciak del cortometraggio il cui testo è stato ideato e scritto da Cosimo Coltraro e Giuseppe Calaciura e la cui regia è stata affidata a Mario Cosentino; il titolo è ancora provvisorio quindi forse è meglio non citarlo per scaramanzia.

Mio marito e io abbiamo provato, per la prima volta, l’esperienza di fare le comparse; il primo giorno di riprese in un interno si sono svolte al “Gatto Blu”, delizioso locale nel centro storico di Catania; ed è stato un pomeriggio assolutamente divertente, un po’ faticoso anche, certo, sia per il caldo che per la ripetizione di alcune scene ma l’atmosfera gioiosa e di collaborazione che si è creata tra tutti noi sul set ha fatto sì che tutto andasse nel migliore dei modi.

Per un pomeriggio mi sono sentita quasi una vamp tra Maria Chiara che mi ha truccato e acconciato ad hoc e Rosy che, dalla sua valigia, ha tirato fuori per me una collana di perle e un cappellino in perfetto stile anni ’30, gli anni del charleston; a tutti gli altri ha distribuito piume, collane, scialli, vestiti, giarrettiere, papillons, sembrava davvero la borsa senza fondo di Mary Poppins!!!

L’amore di Kyria


di Daniela Domenici

Si è da poco conclusa, nella stanza del sindaco di Priolo (SR), Antonello Rizza, la conferenza stampa per la presentazione del film, le cui riprese stanno per essere terminate, “L’amore di Kyria”.

Caratteristica principale di questa pellicola è l’essere quasi completamente siciliana eccetto che per la presenza di due “forestieri” come Philippe Leroy e Francesco Paolantoni.

L’autore della sceneggiatura è Antonio Zappalà, in arte Zeta, alla sua prima opera cinematografica, il regista è Carlo Simone Tranchida, anche per lui un’opera prima, lo scenografo e costumista è Riccardo Perricone, l’autore delle musiche è Giuseppe Furnari e il direttore della fotografia Dario Germani. Il produttore esecutivo è Luigi Augelli, anche lui, come tutto il cast tecnico, autoctono siciliano il quale ci ha dichiarato che il film ha avuto il sostegno economico di una serie di imprenditori priolesi, siracusani e catanesi.

A parte i succitati Leroy, nel ruolo di Cosmos, un personaggio un po’ misterioso, e Paolantoni, quest’ultimo protagonista maschile del film, brillano nel cast i nomi di Francesca Ferro, protagonista femminile, Guja Jelo che interpreta la moglie di Paolantoni e, tra gli altri (ma ci dispiace se non li citeremo tutti ma rimedieremo appena avremo il cast completo), Lorenzo Falletti, Mara Di Maura, Emanuele Gullotto, Angelo Russo.

Il film è stato interamente girato in provincia di Siracusa.

La trama in breve come l’ha raccontata il regista in conferenza stampa: è una commedia brillante ma non comica, nasconde dell’amaro, una profonda solitudine dei protagonisti, ognuno è racchiuso nel proprio mondo. Elemento che sconvolgerà la vita di tutti è uno spirito, Kyria appunto, interpretato dalla Ferro che, dopo essere stato condannato a rimanere chiusa in uno scrigno per 200 anni, torna sulla terra e, attraverso varie vicende, sconvolge gli equilibri delle vite dei protagonisti ma non vi diciamo come va a finire, come ha concluso Tranchida, altrimenti non andrete a vederlo nei cinema quando uscirà tra poco.

Jazz di qualità con il Franco Bolignari Quintet


di Daniela Domenici

Jazz di qualità con il Franco Bolignari Quintet ieri sera alla Festa della Federazione della Sinistra, in Piazzale del Verano a Roma.

La formazione del quintetto era composta da musicisti tra i più prestigiosi del jazz romano: Alessandro Cuccaro al pianoforte, Alberto D’Alfonso al sax alto e flauto, Piero Piciucco al contrabbasso e Lucio Turco alla batteria.

Veterano del canto nazionale, interprete prestigioso di “standard”, doppiatore di famose colonne sonore come Crudelia De Mon, Franco Bolignari si è presentato al pubblico con la sua formazione di jazz nata nel 1995 dall’incontro di un “crooner” con licenza di “scat” e quattro valenti musicisti amanti dello stile swing.

Una voce calda e coinvolgente, un sound elegante e piacevole, per un repertorio che spazia tra gli standard americani più famosi anni Trenta – Quaranta, quali Gershwin, Porter, Rodgers, Kern ed altri, ha deliziato il pubblico.

Meritano un entusiastico commento anche i musicisti che hanno accompagnato la voce solista e che inoltre si sono esibiti magistralmente in alcuni brani jazz di grande spessore artistico.

Una serata magica in cui gli animi, grazie forse a quella musica, si sono distesi e hanno, chissà, riaperto il cuore a speranze nuove per il futuro del nostro paese.