Sindone e ancora Sindone, il viaggio nel mistero continua


di Loretta Dalola

L’attenzione per questa Sacra reliquia è ancora molto alta.

Il giorno dopo la chiusura dell’Ostensione, anche la trasmissione  “Voyager  ai confini della conoscenza” in onda si Rai2, condotta in studio  dal giornalista e autore televisivo Roberto Giacobbo ha presentato  le ultime immagini – realizzate grazie ad un permesso speciale.

Da secoli il telo di lino conservato a Torino mantiene intatto il suo segreto e rimane un grande mistero ancora da spiegare.  Rappresenta l’esempio piu’ famoso di immagine acheropita, cioe’ ritenuta non fatta da mano umano.

È la reliquia più importante della Cristianità , raffigurazione quasi tangibile della sofferenza e del sacrificio di un uomo, condannato a torture terribili e a una morte atroce.

Ma è davvero il sudario che ha accolto il corpo di Cristo o è solo un falso del Medioevo?   Questi gli interrogativi affrontati durante la puntata.

Partendo dall’aspetto scientifico le telecamere hanno seguito gli ultimi studi realizzati sulla Sindone da parte del fisico dell’Enea, dott. Giuseppe  Baldacchini,  mirati a sostenere la  versione dell’autenticità e che vuole rispondere alla tesi che l’immagine prodotta sulla tela sia frutto di una grande irradiazione miracolosa.

Utilizzando altissime frequenze, e con specifiche caratteristiche di potenza e durata di emissione, il team del Dr. Baldacchini ha ottenuto immagini che con altre condizioni e differenti metodiche non sarebbero replicabili riuscendo a riprodurre in laboratorio una colorazione giallognola  simile a quella della Sindone di Torino. Grazie a speciali laser hanno prodotto un’immagine, una sorta di ombra  che al momento e’ l’unica con la stessa caratteristica di superficialita’ dell’originale.

Analisi effettuate da diversi anatomo-patologi di fama internazionale, tra cui il torinese prof. Luigi Baima Bollone, afffermano che sul lenzuolo vi sono macchie di sangue coagulato del gruppo AB, DNA maschile.

Di parere nettamente contrario Luigi Garlaschelli, chimico e responsabile delle sperimentazioni del CICAP, che ha presentato una carrellata di dati sulla Sindone (spesso riportati in modo distorto o parziale dai molti saggi sindonologici),  sottolineando  il fatto che a differenza delle impronte naturali lasciate da un corpo tridimensionale, l’immagine sindonica si presenta come una proiezione ortogonale incompatibile con la presenza di un cadavere al suo interno.

Naturalmente questa caratteristica falsifica le vecchie ipotesi di formazione dell’immagine, quella vaporografica e quella per contatto. In particolare quest’ultima non produrrebbe l’effetto chiaroscuro presente invece sulla Sindone né  la presenza di sangue proverebbe qualcosa, vista la possibilità che nel corso dei secoli possa essere stato usato del sangue per ravvivare le macchie sul lenzuolo.

Le tante  ricerche e i dubbi collegati alla reliquia non hanno scoraggiato le migliaia di persone che sono accorse a vederla, ma perché suscita tanto interesse?

Il lenzuolo racchiude al suo interno una  storia umana che non ha eguali, inoltre i fedeli vedono, come  specchiati, i loro stessi patimenti: “Passio Christi. Passio hominis”. Proprio per questo essa è un segno di speranza: Cristo ha affrontato la croce per mettere un argine al male; per fare intravvedere, l’anticipo di quel momento in cui anche per noi, ogni lacrima sarà asciugata e non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno.

Quello che sicuramente e fuori di dubbio  “miracoloso” è il fatto che nonostante il tempo, questa reliquia sia giunta fino a noi.

Comunque indipendentemente da come lo si vuole affrontare, questo argomento merita rispetto.

Visualizza altro: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/2010/05/04/visualizza_new.html_1788555880.html

http://www.pagliarino.com/sindone/sindone/intro.htm

http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/ostensione/articolo/lstp/183942/

http://www.cicap.org/new/articolo.php?id=100849

http://www.sindone.org/santa_sindone/news_e_info/00025372_TORINO___Piazza_San_Carlo___Concelebrazione_Eucaristica.html

da http://lorettadalola.wordpress.com

“Padre, perdona loro perchè non sanno quello che fanno”: il perdono insegntoci da Gesù


di E. T.

Prima di entrare nel cuore dell’argomento “perdono”, credo sia di fondamentale importanza rispondere alla seguente domanda: perché le persone fanno del male ad altre persone? In base alla risposta che diamo a questa domanda, accettiamo o rifiutiamo l’idea che possiamo perdonare chi ci ha feriti.

Qual è la risposta che ci permette di aprire la nostra mente e il nostro cuore fino al punto di metterci nella condizione di poter perdonare? Non occorre che io cerchi le parole giuste, sono state già dette da Gesù Cristo, nel momento più drammatico della sua vita, e sono parole di amore e di autentica compassione: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno!”

Secondo me, in questa frase è contenuto uno dei più grandi insegnamenti che Cristo ci ha lasciato: non esiste un limite al perdono, visto che anche chi viene torturato a morte può perdonare i suoi aggressori. Ma che cosa intendeva Gesù dicendo “…perché non sanno quello che fanno”? Voleva forse dire che chi gli infilava la lancia nel costato non sapeva quello che faceva, o che chi in quel momento lo scherniva non sapeva che stava pronunciando parole di scherno? O era una frase del tipo “voi non sapete chi sono io!” Io non credo che Gesù intendesse dire queste cose. Credo invece che egli si riferisse al fatto che i suoi aggressori non erano consapevoli delle conseguenze del loro odio.

Se, prima di commettere una cattiva azione, più o meno grave, sapessimo quale sarà la sua conseguenza sulla nostra anima, non la commetteremmo. Qual è la conseguenza dell’odio? L’odio attira altro odio, l’odio si autoalimenta fino a diventare devastante e distruttivo per chi lo prova, l’odio allontana l’amore, l’odio chiude la porta alla pace. Chi odia soffre terribilmente, perché non conosce la pace e l’amore. Ma come può, chi non ha mai conosciuto l’amore e la pace, essere consapevole del fatto che sta soffrendo per la mancanza di esse? Quest’uomo odia perché è in grado di capire solo l’odio, perché gli è stato insegnato l’odio. Se quest’uomo sapesse che l’odio allontana dall’Amore, e se conoscesse l’Amore, non potrebbe più odiare, non farebbe del male a nessuno, ma tenterebbe in tutti i modi di “fare proprio” quell’Amore.
Ecco perché chi faceva del male a Gesù “non sapeva quello che faceva”. Se ne fosse stato veramente consapevole, non avrebbe affatto agito in quel modo. Invece, non era in grado di agire diversamente, commetteva le uniche azioni di cui era capace, provava gli unici sentimenti che, in quel dato momento della sua vita, era in grado di provare.

In un certo senso, si può dire che gli aggressori di Gesù erano innocenti, non perché non si macchiarono di sangue, ma nel senso che, in base al grado di reale comprensione che, in quel dato momento della loro vita, avevano di quello che stavano facendo, non erano in grado di comportarsi diversamente. Erano insomma innocenti perché “ignoranti” dell’amore.

Le persone hanno diversi livelli di consapevolezza. Il significato che do alla parola consapevolezza non si limita a “sapere che una certa cosa è sbagliata”, ma ad avere una comprensione tale del fatto che una certa azione è dannosa, e del perché è dannosa, da non pensare nemmeno lontanamente di commetterla.

Una persona che è veramente consapevole delle conseguenze dell’odio, non disprezzerà nessuno, e non userà violenza contro nessuno. Chi invece non ha questa consapevolezza, anche se sa che odiare è sbagliato, non si rende veramente conto di quanto è grave la violenza per se stesso e per gli altri, e sarà capace di usarla. Forse è cresciuto in una famiglia in cui si diceva che odiare è sbagliato, e nonostante questo ci si insultava, si provava rabbia e risentimento nei confronti di altre persone, e non è escluso che questi cattivi sentimenti sfociassero talvolta nella violenza fisica. Chi è cresciuto in tale famiglia, a parole rifiuterà l’odio, ma sarà capace di provare risentimento e rabbia, di insultare le persone e forse anche malmenarle. Tuttavia, non si renderà conto che tutto questo è odio, e non sarà in grado di vedere le conseguenze che queste azioni hanno sulla sua anima e su altre persone. Il suo comportamento gli sembrerà naturale.

Allo stesso modo, chi ha una grande capacità di amare non concepisce l’odio, e non è in grado di provarlo. Per quest’essere, amare è naturale. Egli non sarà in grado di rispondere all’odio con odio o risentimento, ma proverà compassione per chi non è in grado di provare amore, e sarà capace di amare anche chi gli fa del male.

Gesù provava una profonda compassione per coloro che lo torturavano, e li amava nonostante tutto. Il perdono rende tutti noi capaci di provare quell’amore e quella compassione che per Cristo erano naturali.

L’Amore fa parte di noi, costituisce la nostra vera essenza, ma noi l’abbiamo sepolta con strati di egoismo, di odio, di paura, e chissà quanti altri sentimenti negativi. Tuttavia, non è mai troppo tardi per riscoprire quell’amore, basta gettare via dalla nostra vita e dal nostro cuore tutto quello che amore non è. Il perdono ci aiuta a fare proprio questo. Agli occhi di chi ha perdonato, un amico e un nemico sono la stessa cosa: anime, fratelli. Egli sa che i suoi fratelli possono sbagliare, ma attribuisce i loro errori all’ignoranza, e ha imparato che può amarli indipendentemente dalle loro cattive azioni.

da www.viviamoinpositivo.org

Genova. Bagnasco incontra i trans, con loro una foto ricordo


Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana Angelo Bagnasco  torna a Genova, la città in cui è arcivescovo, per incontrare le suore e finisce a colloquio con i trans. Un appartamento nel centro storico di Genova, nei vicoli che un tempo delimitavano il vecchio Ghetto e dopo sono diventati i caruggi dei travestiti; nella casa abitano le suore contemplative missionarie dell’ordine di padre de Foucauld.

In queste stanze ieri pomeriggio, 8 febbraio, il cardinale Angelo Bagnasco ha incontrato una decina di transessuali. Le suore avevano chiesto al cardinale se era disponibile a un incontro «con le nostre ospiti». Le ospiti si chiamano Regina, Lucrezia, Patrizia, sono tutti trans. Il cardinale ha detto sì. Ha incontrato anche altri ospiti, alcune famiglie di senza tetto, una delegazione di immigrati, ragazze fuggite dal racket della prostituzione. I trans hanno preparato canzoni di benvenuto e hanno raccontato la loro vita prima e in che modo è cambiata.

Il cardinale ha ascoltato, seduto nel salottino, ha accettato lo scatto della foto ricordo con suore e trans, ha stretto le mani a tutti, ha ascoltato l’inno dedicato alla Madre di Dio cantato da voci inconsuete. Infine ha risposto con parole evangeliche. «Siamo figli del peccato originale — ha detto — tutti possiamo cadere nell’errore, possiamo peccare anche se siamo comunque responsabili delle nostre azioni. Ma Cristo è morto in croce per la salvezza di tutti. Non spetta a me giudicare. Le porte di Dio sono aperte a tutti».

I trans hanno chiesto un altro incontro per poter parlare ancora della loro vita, delle loro esigenze spirituali. «Il cardinale non ha condiviso la mia naturalezza nell’essere omosessuale ma abbiamo parlato — ha concluso Regina — è più di quanto sia riuscita a fare con il cardinale Siri che pure ho conosciuto tanti anni fa».

da www.blitzquotidiano.it