Dal carcere di Spoleto: l’inasprimento del regime di 41bis


Il pacchetto sicurezza, approvato recentemente dal governo Berlusconi, prevede, fra le altre misure, l’inasprimento del regime 41bis.

La spietatezza di questo inasprimento non risiede, come si può pensare, nella esigenza di maggiore sicurezza ma nella cattiva coscienza degli intransigenti dell’ultima ora impegnati a misurarsi in fughe in avanti ostentando una innocente e sdegnata intolleranza e murando vivi i mafiosi, i soli colpevoli da offrire alla bulimia dell’opinione pubblica.

A nessuno come a questi signori si adattano le parole di Kalhil Gibran a proposito del delitto e del castigo. Lo Stato ha dimenticato di essere pianta e ha risposto con furore vendicativo alla stagione di follia mafiosa, scivolando nella deriva di una crudeltà gratuita e abdicando a un ruolo equilibratamente severo. Con questo spirito Esso  ha istituito, e ancor di più ne chiede l’inasprimento, il 41bis, misura disumana che contraddice tutti gli standard solennemente proclamati dalla Costituzione italiana e dalla Dichiarazione internazionale sui diritti dell’uomo, e incongruente sul piano logico. Se infatti in regime di 41bis il detenuto ha continuato a mantenere rapporti con la criminalità organizzata, che senso ha il mantenimento di un regime che ha fallito? E se invece il regime non ha fallito e ha interrotto i collegamenti, che senso ha inasprirlo? In verità esso è solo la testimonianza del fallimento dello Stato incapace di controllare le maglie della detenzione ordinaria e di garantire assieme alla sicurezza la tutela della dignità dell’individuo e l’impedimento di inutili angherie.

Ai disinvolti liquidatori delle vite altrui raccomandiamo questa lettura terribile ma istruttiva della lettera di un detenuto in regime di 41bis: “Dopo i primi quindici minuti consentiti il bambino mi fu sottratto e affidato alla madre. Egli mi sorrise da dietro il vetro divisorio e tese le braccia verso di me , incontrò il vetro e batté le mani contro di esso credendo in un gioco, sorrise ancora e ancora batté le mani, poi il sorriso si tramutò in un singulto, le mani continuarono a battere e poi a battere sempre più freneticamente fino a quando un pianto disperato sgorgò dai suoi occhioni spalancati e sgomenti”.

Questa lettera merita di essere iscritta nel cippo che un giorno verrà eretto alla memoria del 41bis, come dell’ergastolo, altro prodotto della stupidità umana.

L’ergastolo è la condanna a una finzione di vita che parla solo a stessa, monca, innaturale, senza connessioni col resto del mondo, è il destino degli uomini che hanno nello sguardo una rassegnata disperazione e fanno della finzione una realtà vissuta tenacemente progettando i loro sogni, coltivando le loro speranze, sbirciando fuori dalla loro emarginazione e aspettando un segnale di interesse per la loro sorte, di percepire che a qualcuno importi della loro vita, che qualcuno li consideri e per ciò stesso, perché sono considerati, esistono. Ed esistono e impongono la loro esistenza rivendicando il diritto alle loro intelligenze urticanti e provocatorie contro la beceraggine di quanti vogliono seppellire i loro sogni revocando indubbio l’autenticità del loro sentire e infliggendo loro, assieme ad un futuro negato, l’astio perché osano.

Non susciti scandalo l’accostamento alla condizione dell’ergastolano a quella vissuta per diciassette anni dall’innocente Emanuela Englaro. Veltroni ha descritto “il corpo di quella ragazza che il dolore, l’assenza di relazione vitale. Che un tempo trascorso senza la gioia di sentire il rumore dei propri passi e di quelli degli altri, avrà reso irriconoscibile”.

Ebbene gli ergastolani sono ciascuno una storia di sofferenza che, dopo decenni, ricordano appena le proprie origini, sono solo gli avanzi dolenti e confusi dell’antico contesto, ossessionati piuttosto che confortati dal rumore dei propri passi, anch’essi privi di relazioni vitali, anch’essi ormai irriconoscibili e costretti a vivere una vendetta inutile.

“Cercare l’originalità della vendetta è un’impresa vana nella misura in cui tutti i personaggi sono presi in una spirale di vendetta, possiamo dire che è maturata una tragedia senza inizio e senza fine” (La nausea della vendetta di Renè Girard).

L’ergastolo, come la vendetta, è una tragedia senza fine in cui l’agostiniano tempo è assente nell’anima di uomini senza più passato, presente e futuro, in cui si dimentica che vittima e carnefice sono i fili intrecciati di un’unica fune, che “insieme sono intessuti il filo bianco e il filo nero e, se il filo nero, si spezza, il tessitore dovrà esaminare la tela da cima a fondo e provare di nuovo il suo telaio” (Kahlil Gibran).

di Nino Mandalà

Claudia Cardinale inaugura il 25esimo gay lesbian Film Festival di Torino


Sarà Claudia Cardinale ad inaugurare la XXV edizione del Torino Glbt Film Festival, presentato oggi per la prima volta nella capitale nella sede della regione Piemonte. Proprio nel giorno del suo compleanno, il 15 aprile, l’attrice presenterà ‘Le fil’, un film girato in Tunisia, suo luogo di nascita, da Mahdi Ben Attia. Nella pellicola la Cardinale interpreta Sara, la madre di un ragazzo gay.

 

‘Da Sodoma a Hollywood’, il Torino Glbt Film Festival si svolgerà dal 15 al 22 aprile in un’edizione ricca di novità: diretta da Giovanni Minerba, la manifestazione si propone in una veste in parte rinnovata, a cominciare dall’immagine realizzata per l’edizione 2010 dal pittore e scultore Ugo Nespolo. “Il buon cinema che siamo riusciti a far vedere e l’intreccio che si è creato tra il pubblico e il festival – ha spiegato all’ADNKRONOS Minerba – ci hanno dato la possibilità di andare avanti in un certo modo. Se non ci fosse stato questo credo che non ci sarebbe ancora il festival”.

Dal rapporto tra genitori e figli omosessuali alla bisessualità, dalla fluidità di genere ai problemi dei gay anziani: sono solo alcune delle tematiche che verranno trattate dal Festival. Temi che dal cinema italiano “non vengono troppo affrontati e laddove lo sono – ha sottolineato Minerba – sono affrontate male”. Dei piccoli film italiani ci saranno ”sparsi tra le varie sezioni – ha detto il coordinatore artistico Fabio Bo – però non tali da meritare il concorso, salvo ‘La capretta di Chagall’”. Nelle selezioni, ha sottolineato Bo, “abbiamo visto pochissimi film italiani”. Il confronto, non solo con le grandi cinematografie, “è veramente tremendo” e, ha concluso, “in Italia la situazione è demoralizzante”.

Una delle novità dell’edizione 2010 è il premio alla carriera ‘Dorian Gray’, che sarà consegnato a James Ivory “per il suo contributo alla causa e un ringraziamento per il suo lavoro”, presente al Festival anche con il suo ultimo film ‘The City of Your Final Destination’, tratto dall’omonimo libro di Peter Cameron. il riconoscimento gli verrà consegnato sabato 17: una statuetta creata da Nespolo che raffigura Oscar Wilde.

Come ogni anno il Festival propone tre sezioni in concorso (lungometraggi, documentari e cortometraggi) sottoposte al giudizio di tre giurie internazionali composte, oltre che da Peter Cameron, Ivan Cotroneo ed Eytan Fox, da Patricia Rozema e Cesare Petrillo per i lunghi, da Giovanni Anversa, Maria Beatty e Massimo Fusillo per i Doc, da Massimo Fenati, Zvonimir Dobrovic e Roberto Cuzzillo per i corti.

Come da tradizione, al Torino Glbt Film Festival ci saranno anche i premi attribuiti dal pubblico. Rispetto alle passate edizioni, le sezioni sono state curate da un nuovo comitato di selezione composto da Fabio Bo (coodinatore artistico) e, tra gli altri, da Angelo Acerbi, Margherita Giacobino e Alessandro Golinelli, tutti capitanati dal direttore e ideatore del Festival. L’intento del gruppo è andare incontro alle esigenze del pubblico e riservare forte attenzione alle istanze socio-culturali della comunità gay.

Sono 175 i film, tra lungometraggi, cortometraggi e documentari in concorso, omaggi (Open Eyes), Midnight Madness, Retrospettiva e Binari, la nuova sezione che racchiude opere fuori concorso. Circa 30 le nazioni presenti, una vera e propria olimpiade del cinema gay. A fare la parte del leone, escludendo dal conteggio “i film che ci hanno cambiato la vita” e gli omaggi, sono gli Stati Uniti con 32 titoli (ma nessuno nel concorso lunghi). Tra gli europei spiccano la Spagna e la Francia, rispettivamente con 13 e 11 film, mentre gli italiani sono 7 (ma solo uno gareggia per un premio nella competizione che riguarda i corti, ‘La capretta di Chagall’).

Per festeggiare il suo XXV anniversario, il Festival presenta una retrospettiva dal titolo “I venticinque film che ci hanno cambiato la vita”: 25 suggestioni scelte tra le pellicole presentate al Festival nel corso di questi anni. Tra i titoli ‘The boys in the Band’ di William Friedkin (Usa, 1970), ‘Desert Hearts’ di Donna Deitch (Usa, 1985) e ‘Tazi Zum Klo’ di Frank Ripploh (Germania 1980), “tre outsiders” come li ha definiti lo stesso Bo, e ‘Happy Together’, di Wong Kar-Way, vincitore della Palma d’oro per la miglior regia a Cannes ’97 e “venticinquesimo” film scelto dal pubblico del web che ha partecipato al sondaggio indetto dal sito del Festival.

Infine, dal 23 al 25 aprile al Nuovo Cinema Aquila di Roma si terrà la manifestazione Queering Roma, festa del cinema a tematica Glbt. Un evento organizzato dall’Associazione Armilla in collaborazione con il Torino Glbt Film e con la collaborazione del Circolo degli Artisti e il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli: saranno proiettati alcuni dei lungometraggi, dei corti e dei documentari presentati quest’anno a Torino.

fonte Adnkronos

CiuriCiuriJazz a Roma – La Sicilia incontra il mondo


Vi aspettiamo Sabato 10 Aprile, alle ore 21,00 presso L’Auditorium S.Chiara di Roma per <Ciuriciurijazz – La Sicilia incontra il mondo>, il nuovissimo progetto di Santi Scarcella , presente ultimamente anche al Blue Note di Milano, riscuotendo ottimi consensi di pubblico e critica.

Il jazz assume, nella performance, una chiave inedita con strumenti come zampogna, marranzano e friscaletto, a voler sottolineare la forte identità siciliana che, però, non resta chiusa in se stessa ma incontra altre identità e altre culture.

Ad arricchire il già prezioso progetto del maestro Santi Scarcella, musicisti di alto livello professionale, apprezzati  in tutto il mondo: Pietro Cernuto, Maurizio Rolli, Israel Varela, Gian Piero Lo Piccolo, Massimo Guerra, Giovanni Smiroldo.

Ci saranno anche magici momenti di teatro, grazie alla collaborazione dell’attore Daniele Perrone.

Un italiano tra i 15 “cacciatori” di comete nel mondo


– Un italiano e’ entrato a far parte della classifica dei 15 cacciatori di comete piu’ agguerriti del mondo. E’ Andrea Boattini, che da anni lavora negli Stati Uniti, nell’universita’ dell’Arizona, ed ha appena scoperto la sua 13/ma cometa.

– LA CLASSIFICA MONDIALE: Nel 2008 l’astrofisico, originario di Firenze, aveva battuto il record italiano, detenuto dagli astronomi Francesco De Vito e Giovanni Battista Donati, che a meta’ ‘800 vantavano la scoperta di ben 6 comete. Con la sua media di 5 scoperte l’anno, Boattini aspetta di entrare nella lista dei primi 13 grandi scopritori per la fine del 2010, alla base della quale ci sono le 15 comete scoperte da Michael Mueller e Gordon Garradd e le 16 individuate da Brian Skiff e da Edward Emerson Barnard. Ci vorra’ comunque ancora molto lavoro prima di raggiungere il vertice della classifica, al quale si trovano le 54 comete scoperte da Robert McNaught.

– SCOPERTE E SEGRETI: La collezione di successi nell’ osservazione del cielo in cerca di comete e’ cominciata per Andrea Boattini nel dicembre 2007, quasi all’improvviso, dopo anni di delusioni: ”per anni ho cercato comete, sia quando lavoravo in Italia a Campo Imperatore che in Cile, utilizzando due telescopi dello European Southern Observatory (Eso). Ho sfiorato piu’ volte la scoperta di una cometa – racconta – ma mi sentivo ‘iellato’ e in Cile avevo mancato due scoperte per un nulla”. A Tucson le cose sono cambiate, anche grazie ad una ”filosofia di lavoro basata sull’ottimizzazione dei risultati attraverso una grande flessibilita’ dell’orario di lavoro e di strategia osservativa che non esiste altrove”. Inoltre ”un principio che sembra favorire queste scoperte – aggiunge – e’ la continua sperimentazione di nuove strategie, una continua ottimizzazione: basta sfruttare la propria immaginazione”.

– LA NUOVA COMETA BOATTINI: Come prevede l’Unione Astronomica Internazionale (Iau) anche l’ultima cometa scoperta da Boattini porta il nome del ”suo” astronomo e si chiama C/2010 G1 (Boattini). La scoperta e’ avvenuta nell’ambito del programma Catalina Sky Survey, con un telescopio Schmidt dal diametro di 70 centimetri, situato sul Monte Bigelow, a Nord di Tucson. La nuova cometa e’ stata identificata nella costellazione del Toro e si trova appena all’esterno dell’orbita terrestre, ma in un tratto dell’orbita molto lontano. ”Purtroppo – rileva Boattini – quella attuale sembra anche essere la distanza minima sia dalla Terra che dal Sole”. E’ una cometa di medie dimensioni, con un diametro di almeno 5 chilometri e restera’ osservabile anche con telescopi di piccole dimensioni ancora per un mese, prima di scomparire nelle luci del tramonto. Sembra avere un’orbita aperta ed e’ percio’ probabile che questo sia il suo primo e forse l’ultimo passaggio nelle vicinanze dal Sole, dopo aver trascorso quasi 4,5 miliardi di anni all’esterno del Sistema Solare, nella lontanissima Nube di Oort, la ”culla” delle comete che si trova ai confini del Sistema Solare

fonte ANSA