“La culla degli eventi”


  di Tiziana Mignosa

 Non possiamo mai sapere veramente

ciò che accade nell’attimo in cui accade

perché l’evento nasce quando s’è pensato

e non quando si fa aria e terra.

Come fiore dal passato arriva e sboccia

idea come linfa alle radici

per gli occhi e per le mani

è battito nuovo da tastare.

Pino Caruso autore di libri a Catania


di Daniela Domenici

Si è da poco conclusa la presentazione di due libri in una “location” un po’ particolare, non proprio quella che si potrebbe immaginare per parlare di libri: il palcoscenico del teatro Verga a Catania.

Ma una collocazione migliore non si sarebbe potuta trovare dato che l’autore delle due opere in questione è un attore e sta recitando proprio su quel palcoscenico, stasera per l’ultima replica catanese prima di andare a Palermo, Pino Caruso ne “Il berretto a sonagli” di Pirandello.

A presentare i due testi dell’attore-autore è stata chiamata Rita Verdirame, docente di letteratura italiana alla facoltà di lettere di Catania.

Le due opere di Pino Caruso sono un libro di poesie, un centinaio, scritte nell’arco di trent’anni, dal titolo “Il silenzio dell’ultima notte” edito da Flaccovio e una raccolta di numerosi aforismi di varia lunghezza e argomenti diversi intitolati “Ho dei pensieri che non condivido” della Bonanno editore.

Prima di iniziare la presentazione “ufficiale” l’attore si è amabilmente intrattenuto con alcune delle persone presenti e si è prestato con gentilezza, sempre condita della sua celebre ironia molto delicata ma pungente, a farsi intervistare da varie tv e farsi bersagliare dai fotografi.

Un unico “fil rouge” lega entrambe le opere, ha dichiarato Pino Caruso: la sua convinzione che la parola sia lo strumento principe per la comunicazione del pensiero e che sia sotto forma di aforisma o di verso poetico non è poi così importante.

Dal carcere di Spoleto: “La luce degli Uomini Ombra” di Carmelo Musumeci


Premessa: in carcere tutte le storie finiscono male. I miei racconti non hanno mai un fine lieto, ma spero con tutto il cuore che questa storia finisca bene. Dedicata a Maria Luce affinché continui ad illuminare i cuori degli uomini ombra. Nino era un ergastolano. Non scherzava e non sorrideva mai. Non faceva colloquio con nessuno perché non aveva parenti. Scontava la sua pena senza fine nel carcere di Spoleto in provincia di Perugia. Non aveva amici né fuori nè dentro. Nel cortile del carcere passeggiava sempre da solo. Non dava confidenza a nessuno. “Buongiorno e buonasera” con tutti e mai un “Ciao” con nessuno. Era un lupo di mare, fuori faceva il pescatore. Ora era un lupo di carcere. Era in cella da solo e non mangiava mai con nessuno. Non accendeva mai la luce nella stanza. Gli piaceva stare al buio, perché nel buio poteva immaginare di vedere quello che voleva. Non ascoltava mai la televisione. Non accendeva mai la radio. Non scriveva e non leggeva. Era un Uomo Ombra. Sia i compagni, sia le guardie lo evitavano. Tutti pensavano che fosse un po’ matto e lui era contento che credessero questo. Nino non era alto, non era robusto, era normale. Portava la barba e i capelli lunghi. Aveva occhi scuri, seri e pieni di dolore. L’avevano arrestato che aveva ventinove anni, ora ne aveva sessanta. Aveva consumato quasi tutta la sua vita dentro l’Assassino dei Sogni.
Dopo la condanna all’ergastolo pianse per notti e giorni interi. Poi all’improvviso smise e decise di non piangere più. Accettò con impotenza che non sarebbe mai più uscito.
Mai più! E decise di non vivere più da uomo vivo. Un giorno la guardia venne davanti alla sua cella a portargli una lettera. La guardia era più meravigliata di lui perché Nino non aveva ricevuto mai una lettera da quando era a Spoleto. E Nino era a Spoleto da dieci anni. Lui prima di prendere la lettera la guardò e controllò se c’era il suo nome. C‘era, ed era proprio il suo nome. L’appoggiò nello sgabello che teneva accanto alla branda. E continuò a camminare avanti e indietro per la cella come faceva sempre a quell’ora per aiutare la digestione. Ogni tanto lanciava un’occhiata alla lettera con aria indagatrice, domandandosi chi poteva essere.
Lui non scriveva mai a nessuno e fuori non conosceva più nessuno. Non aveva e non aspettava nulla dalla sua vita. Finalmente si decise. Prese in mano la lettera e lesse il mittente. La lettera veniva da Torino ed era di una donna. Aveva uno strano nome, Maria Luce. Non conosceva nessuno con questo nome. Riposò la lettera senza leggerla e continuò a camminare avanti e indietro. Su e giù. Quella notte camminò più a lungo del solito. Poi Nino prese una decisione.
All’improvviso accese la luce e lesse la lettera. – Ciao Nino, ho avuto il tuo indirizzo da un tuo compagno, che vuole rimanere anonimo, che mi ha detto che non ti scrive mai nessuno e allora ho pensato di farlo io. Spero che mi risponderai. Maria luce. Lui aveva paura delle persone, dell’amore e dell’amicizia, ma sentì una forza che lo convinse a rispondere. E Nino e Maria luce cominciarono a scriversi. Lei: – Sii sempre come il mare che infrangendosi contro gli scogli trova sempre la forza per riprovarci. Lui:- Il sole tramonta senza speranza, in attesa di un’alba che arriverà troppo presto, per dimostrare che oggi sarà uguale a ieri.
E lei:- In riva al mare un gabbiano mi guarda e mi chiede: ”E tu che pensi?” Ed io gli rispondo: “Penso a te che sai volare.” E lui: – Giorni uguali, come notti, per giorni inesistenti, per notti inutili, per sempre. Il buio, il nulla, fino all’ultimo dei giorni. Ancora lei:- Non perdere mai la speranza. Ancora lui: – La pena dell’ergastolo ti abbraccia in una morsa mortale e non puoi fare nulla per liberartene. Divennero presto buoni amici. Nino non aveva mai avuto un’amica e Maria Luce gli aveva portato il sole nel cuore. Iniziò a pensare di essere ancora in tempo per amare la vita. Lui ora era molto cambiato. Salutava, sorrideva e parlava con tutti.
Leggeva, scriveva, ascoltava la televisione e sentiva la musica. Nino ora era contento come non lo era mai stato. Maria Luce gli aveva illuminato il cuore. Ora a Nino gli capitava spesso di ridere. Dopo molti mesi le lettere di Maria Luce diminuirono. Lui non ci fece caso perché ormai portava la sua amica nel cuore e anche quando non riceveva le sue lettere, la sentiva vicino.
Un giorno lei gli scrisse che stava male, molto male, e che non poteva fare nulla per guarire.
Lui voleva fare qualcosa per aiutarla, ma non sapeva come fare.
Era molto preoccupato. Nino non conosceva la malattia che aveva colpito Maria Luce, ma sapeva che lei stava soffrendo senza che lui potesse fare qualcosa. Questo non era giusto e per solidarietà con la sua amica incominciò ad ammalarsi anche lui. Iniziò a non uscire più dalla cella, smise di mangiare, di pensare e di esistere. Nino piombò nel buio e nella tristezza più assoluta. Maria Luce a sua volta sentì che il suo amico stava spegnendosi come una candela.
Intuì che per colpa della sua malattia Nino stava morendo. Questo non lo poteva permettere e pensò di iniziare a guarire per salvare il suo amico. L’idea che Nino potesse guarire grazie a lei la fece sentire subito un po’ meglio. Maria Luce, con tutte le forze, si scrollò la malattia di dosso. Nessuno c’era mai riuscito. Lei per amicizia ci riuscì. Presto entrambi guarirono e Maria Luce ritornò a essere il sole nel cuore di Nino. Dopo tanti anni Nino ottenne la grazia e uscì dal carcere. Fuori dal portone c’era lei ad aspettarlo. Si afferrarono per mano senza dirsi nulla.
Maria Luce lo portò nella prima gelateria che incontrarono. Gli comprò un gelato alla fragola come gli aveva sempre promesso nelle sue lettere. Nino era trentacinque anni che non mangiava un gelato e si sentì l’uomo più felice della terra.

Piotr Ilijch Ciaikovski – Петр Ильич Чайковский – Concerto n° op 35 per violino e orchestra – concert n°1 op 35 for violin and orchestra by Ciaikovski


Il violinista Jascha Heifetz suona il 1° movimento di questo celebre concerto di Ciaikovski…

Jascha Heifetz plays the first movement of this fanous concert of Ciakovski…

http://www.youtube.com/watch?v=kFaq9kTlcaY&feature=fvw

William Wordsworth, born on 7th April 1770


La musicalità ineguagliabile di questa celebre poesia di William Wordsworth, uno dei poeti della first generation dei poeti romantici inglesi…

The unique musicality of this famous poem of William Wordsworth, one of the poets of the first generation of the English romantic poets…

THE DAFFODILS

I wandered lonely as a cloud
   That floats on high o’er vales and hills,
When all at once I saw a crowd,
   A host, of golden daffodils;
Beside the lake, beneath the trees,
Fluttering and dancing in the breeze.

Continuous as the stars that shine
   And twinkle on the Milky Way,
They stretched in never-ending line
   Along the margin of a bay:
Ten thousand saw I at a glance,
Tossing their heads in sprightly dance.

The waves beside them danced, but they
   Out-did the sparkling leaves in glee:
A Poet could not but be gay,
   In such a jocund company:
I gazed—and gazed—but little thought
What wealth the show to me had brought:

For oft, when on my couch I lie
   In vacant or in pensive mood,
They flash upon that inward eye
   Which is the bliss of solitude;
And then my heart with pleasure fills,
And dances with the daffodils

Billie Holiday, born on 7th April 1915


Oggi nasceva Billie Holiday, una delle prime e più grandi cantanti jazz del 20° secolo, la sua voce così particolare, una vita così dolorosamente intensa…ascoltiamola in questa sua interpretazione di “My man”…da brivido 🙂

Today in 1915 Billie Holiday, one of the first greatest jazz singers of the 20th century, was born, her voice so particular, a life so griefly intense…let’s listen to her in this performance of “My man”…shrivers 🙂

http://www.youtube.com/watch?v=IQlehVpcAes&feature=related

dedicated to J.