Solidarietà a padre Alex Zanotelli caricato dalla polizia


di Gianluca Ferrara

Solidarietà a padre Alex Zanotelli, ieri sera è stato caricato dalla polizia a Napoli. Alex si batteva per la richiesta di asilo politico di nove africani (di sicuro c’erano anche dei minori… ) che si trovavano su di una nave la “Vera D”. Il comune di Napoli aveva trovato anche una sistemazione, ma il ministero dell’interno ha preferito mandarli nel lager di Barletta.

L’ondata di violenza razzista che sta annegando il senso di solidarietà del nostro Paese non si ferma neanche dinanzi ad un vero testimone di Gesù (altro che il cardinal Bertone…) che da sempre è voce degli ultimi.
Un poliziotto ignorante e senza dignità gli ha anche detto: “La deve smettere di fare il sobillatore!” dimenticando che Gesù è stato crocefisso con l’accusa di essere un sobillatore politico…
Si è giunti a malmenare dei missionari! Che fine faremo? I tanti “cattolici” che votano lega sono consapevoli di dove stiamo andando?

P. Alex aveva gridato: “sono dei bambini dovrete passare su di me”. L’hanno fatto…
Non lasciamo solo chi si batte nel nome di quel Gesù che disse: “Ero straniero e mi avete accolto…”.

Premi: scelta la ‘cinquina’ della quarta edizione del Vallombrosa


Scelti i finalisti della quarta edizione del premio Vallombrosa – Gregor von Rezzori dedicato alla narrativa straniera che si svolgera’ a Firenze dal 16 al 18 giugno. A comporre la ‘cinquina’ dalla quale verra’ scelto il vincitore sono gli scrittori He’ctor Abad con ‘L’oblio che saremo’ (Einaudi), Jean Echenoz con ‘Correre’ (Adelphi), Percival Everett, ‘Ferito’ (Nutrimenti), Nam Le con ‘I fuggitivi’ (Guanda) e Rose Tremain con ‘In cerca di una vita’ (Tropea).

Il vincitore sara’ proclamato dalla giuria -di cui fanno parte Bruno Arpaia, Giorgio Ficara, Luigi Forte, Andrea Landolfi, Livia Manera, Alberto Manguel- nel corso della cerimonia che avra’ luogo il 18 giugno alle 17,30, nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze. Il vincitore ricevera’ 10 mila euro e una ‘Fellowship’, un soggiorno di lavoro presso la Santa Maddalena Foundation. I vincitori delle scorse edizioni sono stati Hisham Matar con ‘Nessuno al mondo’ (Einaudi, 2006), Arturo Perez-Reverte con ‘Il pittore di battaglie’ (Marco Tropea 2007) e Jhumpa Lahiri con ‘Una nuova terra’ (Guanda 2008).

Andrea Landolfi, presidente della giuria per la miglior traduzione in italiano di un’opera di narrativa straniera, ha annunciato la vincitrice: e’ Maurizia Balmelli per ‘Suttree’ di Cormac McCarthy, pubblicato da Einaudi. In precedenza il premio era stato attribuito a Bruno Ventavoli, Silvia Bortoli e a Claudia Zonghetti. Il vincitore sara’ proclamato dalla giuria -di cui fanno parte Bruno Arpaia, Giorgio Ficara, Luigi Forte, Andrea Landolfi, Livia Manera, Alberto Manguel- nel corso della cerimonia che avra’ luogo il 18 giugno alle 17,30, nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze. Il vincitore ricevera’ 10 mila euro e una ‘Fellowship’, un soggiorno di lavoro presso la Santa Maddalena Foundation. I vincitori delle scorse edizioni sono stati Hisham Matar con ‘Nessuno al mondo’ (Einaudi, 2006), Arturo Perez-Reverte con ‘Il pittore di battaglie’ (Marco Tropea 2007) e Jhumpa Lahiri con ‘Una nuova terra’ (Guanda 2008).

Andrea Landolfi, presidente della giuria per la miglior traduzione in italiano di un’opera di narrativa straniera, ha annunciato la vincitrice: e’ Maurizia Balmelli per ‘Suttree’ di Cormac McCarthy, pubblicato da Einaudi. In precedenza il premio era stato attribuito a Bruno Ventavoli, Silvia Bortoli e a Claudia Zonghetti.

fonte Adnkronos

La situazione. Ancora sull’emergenza carceri. Ma il ministro Alfano e il capo del DAP Ionta, hanno mai visto Poggioreale, l’Ucciardone?


  di Valter Vecellio

Le notizie che arrivano dal carcere sono di una costanza sbalorditiva: i suicidi si susseguono con ritmo settimanale e anche con maggior frequenza. Parliamo dei casi di suicidio “ufficiali”, come l’ultimo nel carcere romano di Rebibbia; dall’inizio di quest’anno sono, ufficialmente una ventina, ed è già una cifra enorme, spaventosa. Ma sono senz’altro di più. Per esempio, non ci sono casi che non vengono rubricati come suicidio in carcere. Poniamo il caso di un detenuto che tenta di impiccarsi, oppure che infila la testa in un sacchetto di plastica e si lascia morire così. Però gli agenti di polizia o i compagni di cella intervengono, e riescono a impedire che muoia, anche se le sue condizioni sono gravi. Il detenuto viene portato subito in ospedale, e dopo due-tre giorni di agonia, lì muore. Ecco, in quel caso non viene contato tra i suicidi in carcere, perché la morte è avvenuta altrove. Poi ci sono casi in cui si parla di malattia, di incidente, magari overdose…Insomma, il numero dei suicidi è di molto superiore a quello ufficiale, che sono comunque tanti. Per ognuno di questi casi parlamentari di buona volontà, radicali ma non solo, anche di altri gruppi, presentano interrogazioni al ministro. Proprio ieri il senatore Francesco Ferrante lamentava di averne presentate almeno una decina, a nessuna delle quali il ministro ha ritenuto di dover rispondere. L’arroganza del silenzio. Dite quello che volete, noi facciamo quello che ci pare.

 “Ristretti orizzonti” è una benemerita, lodevole organizzazione che da Padova, con i detenuti e gli operatori, si occupa dei problemi del carcere. Ogni giorno, da anni, confeziona tra le altre cose, una puntuale, dettagliata newsletter, fondamentale strumento per chi vuole essere informato di quello che accade nel mondo carcerario.

 Qui ci si limita a scorrere i titoli, sufficienti per dare un’idea della gravità della situazione:

Caserta: detenuto muore nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Morto suicida.

Cie di via Corelli a Milano: continua lo sciopero della famedi detenuti che chiedono condizioni migliori all’interno del centro, e una revisione del pacchetto sicurezza.

Roma, carcere di Rebibbia: Daniele Bellante si impicca annodando una striscia del lenzuolo alla finestra della cella.

Carcere di Porto Azzurro: ospita 305 detenuti, ma nel giro di qualche settimana ne dovrà ospitare altri 287; gli agenti di polizia penitenziaria dovrebbero essere 208, sono 126. Porto Azzurro semplicemente esploderà.

Casa di reclusione di Castelfranco, Modena: 95 detenuti, i posti sono 39. Gli agenti di polizia penitenziaria sono 37, il 60 per cento in meno.

Carcere palermitano dell’Ucciardone: 720 detenuti, dovrebbero essere la metà. Gli agenti di polizia penitenziaria sono 300, dovrebbero essere 500.

Milano, carcere di Opera: un detenuto scrive: “Sono malato di cuore. Qualche settimana fa mi sono sentito male. Erano le sette di sera. Un forte dolore al petto e al braccio mi ha messo in ginocchio. Temendo fosse un infarto ho chiesto aiuto. Nessuna risposta. Poi anche i miei compagni hanno iniziato a sbattere sulle grate e a urlare per chiedere aiuto ed è così che alla fine si è presentato un medico”.    

Si potrebbe andare avanti così per ore. Non so se il ministro della Giustizia sia mai andato a visitare un carcere. Probabilmente no, i ministri della Giustizia, non solo l’attuale in carica, si limitano al più alle inaugurazioni, al taglio dei nastri. Però dovrebbe visitarli, vedere in che condizioni vivono detenuti e agenti di polizia penitenziaria, toccare con mano la situazione. Una volta Leonardo Sciascia scrisse che nel bagaglio formativo di ogni magistrato sarebbe stato utile e necessario un soggiorno di tre-quattro giorni in un carcere come quello napoletano di Poggioreale o il palermitano dell’Ucciardone. Per patire in corpore vili quello che per via della loro professione i magistrati avrebbero poi fatto patire a quanti avrebbero dovuto giudicare. E non solo ai magistrati sarebbe utile quel soggiorno, ma anche per senatori e deputati; forse finalmente comprenderebbero quello che tanti mostrano di non riuscire a capire. Al posto del ministro della Giustizia Alfano, del responsabile del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Ionta, non riusciremmo a chiudere occhio, al pensiero di quello che accade in quel mondo della giustizia e del carcere di cui sono titolari e responsabili. Ma tutto fa invece pensare che riescano a dormire benissimo; e allora toccherà a noi fare sì che si scuotano dal loro olimpico e sereno distacco, che si destino.

Questa la situazione, questi i fatti. 

 da www.radicali.it

Teatro: ‘Le cinque rose di Jennifer’, il mondo dei travestiti alla Cometa di Roma


Va in scena al Teatro La Cometa dal 20 aprile al 9 maggio ”Le cinque rose di Jennifer” di Annibale Ruccello con Leandro Amato e Fabio Pasquini per la regia Agostino Marfella. Il testo, portato in scena dallo stesso autore nel 1980, nel corso del tempo e delle diverse edizioni ha acquisito uno spessore stilistico che gli conferisce il valore di un piccolo classico del teatro contemporaneo. La pie’ce, ambientata in un quartiere della periferia napoletana, racconta, con ritmo incalzante e grande ”suspense”, il mondo dei travestiti e il dramma della solitudine, attraverso la storia di due di loro.

In un’atmosfera da thriller, da vero e proprio giallo psicologico, si muovono Jennifer e Anna, due travestiti di matrice genettiana, povere anime perdute, confinate in un ghetto nel quale pudore e dignita’, nell’accezione ”borghese”, non esistono piu’, dove per un po’ di affetto si e’ disposti a tutto. Lo squallore e frustrazione che pervade la loro vita dona alla pie’ce una straziante poetica nella quale il tragico sfiora il grottesco.

fonte Adnkronos

Il presente, il passato e l’avvenire


“Ogni mattina, al risveglio, dite a voi stessi che niente è più
importante che vivere bene l’oggi. In un certo modo, il passato è
sempre vivo: agisce ancora sul vostro presente, ma voi non siete
obbligati a permettergli di prendere il potere. È al presente che
dovete dare il potere, affinché domini il passato, sgominandolo
anche, per trasformarlo.
Quando il passato era “il presente”, era onnipotente. Ora che è
diventato il passato, è subordinato al presente, ed è il presente
ad avere voce in capitolo. Il passato è trascorso, e l’avvenire,
per l’appunto, deve ancora “avvenire”. Sta al presente imporre la
propria volontà, al fine di trasformare il passato e orientare
l’avvenire. ”

Omraam Mikhaël Aïvanhov