Ferragosto in carcere


di Daniela Domenici

L’anno scorso il partito Radicale ha immaginato, per la prima volta, il “Ferragosto in carcere”, una sorta di blitz senza preavviso messo in atto solo da esponenti di questa formazione politica; quest’anno invece i Radicali sono riusciti a coinvolgere, programmandolo con molto anticipo e dandone larga risonanza su tutti gli organi di stampa compresi i social networks, più di un centinaio tra deputati nazionali, regionali, garanti e altre personalità politiche appartenenti a tutti gli schieramenti dell’arco costituzionale che hanno accettato di entrare per una visita ispettiva, insieme a volontari e collaboratori, nella maggior parte delle più di duecento strutture detentive della penisola nei giorni 13, 14 e 15 agosto.

Nel periodo in cui la maggior parte delle persone pensa solo a prendere il sole al mare o, comunque, a stare in vacanza senza pensieri questo drappello di persone ha voluto, con quest’azione, richiamare l’attenzione su di un mondo che i più tendono ad accantonare, a dimenticare, a rifiutare: il pianeta carcere che, come tutti sappiamo, ultimamente è diventato una mina pronta a esplodere per le condizioni di invivibilità, di sovraffollamento dei detenuti, di sotto organico degli agenti e il crescente numero di suicidi in carcere, come un bollettino di guerra che non ha mai una sosta, ne è la più lampante manifestazione.

Io e mio marito siamo entrati stamattina con l’on. Giuseppe Gianni nel carcere di Augusta dove siamo stati ricevuti con molta cortesia e disponibilità da un collaboratore del commissario  assente per ferie; non erano presenti in istituto né il direttore né la sua vice.

Un elemento negativo che ci è stato segnalato ma che ormai in questo carcere è annoso è quello della fornitura dell’acqua che in estate diventa ancora più difficile proprio quando dovrebbe essere più necessaria date le condizioni climatiche: si ricorre ancora alle autobotti.

Un fatto nuovo e positivo rispetto all’ultima visita ispettiva è la riapertura di due sezioni del carcere che erano chiuse da molti anni, la 5 e la 6, perché filtrava l’acqua dal tetto; sono arrivati i finanziamenti, sono state restaurate e quindi alcuni detenuti lì trasferiti, i “lavoranti”, dando luogo a una migliore vivibilità, com’è facile immaginare, e una minore tensione.

Elemento negativo che persiste è quello dell’esiguo numero di agenti di polizia penitenziaria in rapporto a quello della popolazione detenuta che ha portato a ridurre, per esempio, anche il numero degli agenti di sentinella sulle mura perimetrali che sono passati da 4 a 2 per essere destinati all’interno della casa di reclusione.

L’on. Gianni ci ha dichiarato, a conclusione della visita, che è sua volontà portare avanti un progetto di legge che riguarda quei detenuti che devono scontare gli ultimi tre anni favorendo un loro inserimento nel mondo lavorativo e la parallela domiciliarità della pena residua da scontare per abbattere i costi del mantenimento di un detenuto in carcere e  mettere in pratica l’art.27 della Costituzione che parla di rieducazione e di reinserimento, progetto di cui ci aveva già parlato l’on. Rita Bernardini dopo la precedente visita ispettiva in questo stesso carcere lo scorso aprile.

Certi Diritti: La Corte europea dei diritti dell’uomo riconosce le famiglie gay e parifica le coppie di fatto omosessuali ed eterosessuali


Ieri, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha pronunciato la sentenza nel caso di Schalk e Kopf c. Austria. La Corte ha riconosciuto “la rapida evoluzione di atteggiamenti sociali nei confronti delle coppie dello stesso sesso in molti Stati membri e un numero considerevole di Stati hanno legiferato per il riconoscimento legale”. La Corte, nella sentenza, afferma che “una coppia convivente dello stesso sesso che vive in un partenariato stabile, rientra nel concetto di ‘vita di famiglia’, così come per il rapporto di una coppia di sesso diverso nella stessa situazione”, avvalorando la tesi del Prof. Robert Wintemute intervenuto presso la Corte per conto di ILGA-Europe. Ciò rappresenta un cambiamento rilevante per la Corte: è la prima volta infatti che la Corte europea dei Diritti Umani si riferisce alle unioni tra persone dello stesso sesso come famiglie richiamandosi all’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. La Corte ha anche fatto un importante riferimento alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e ha sottolineato che l’articolo 9, relativo al diritto di sposarsi, non fa riferimento a uomini e donne. La Corte ha poi detto che “il diritto al matrimonio sancito dall’articolo 12 [della convenzione] non deve essere in alcun modo considerato limitatamente al matrimonio tra due persone di sesso opposto”. L’Associazione Radicale Certi Diritti considera molto importanti le decisioni della Corte Europea, poiché rafforzano le iniziative giurisdizionali che ben presto verranno avviate – in collaborazione con Rete Lenford – Avvocatura LGBT e con il “Comitato Sì lo voglio” per continuare le iniziative di Affermazione Civile che ad Aprile hanno portato alla sentenza della Corte Costituzionale 138/2010. La sentenza di Strasburgo ha però anche sostenuto che l’Austria non ha violato l’articolo 12 (diritto al matrimonio) non permettendo a una coppia dello stesso sesso di sposarsi. Tre dei sette giudici erano del parere che vi sia stata una violazione dell’articolo 14 (divieto di discriminazione) in combinato disposto con l’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) e che l’Austria aveva l’obbligo di introdurre un partnership legge immatricolati prima del 1 gennaio 2010. Così come la Corte costituzionale italiana, la Corte Europea dei diritti dell’uomo si è mostrata timida di fronte al tema del diritto al matrimonio, lasciando libero campo all’iniziativa legislativa nazionale e – così facendo – aprendo la strada ad una serie di problemi e contraddizioni in tema di libera circolazione e di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

da www.radicali.it

Manovra, i radicali cercano alternative ai tagli: “Legalizzare e tassare al 26% le prostitute


Raggranellare 80 milioni tassando le prostitute. Questa l’idea dei radicali che hanno presentato un emendamento alla manovra finanziaria di Giulio Tremonti per legalizzare la prostituzione. Secondo i radicali, infatti, la legalizzazione della prostituzione porterebbe nelle casse dello Stato almeno 80 milioni di gettito all’anno. A snocciolare le cifre è stata la parlamentare Donatella Poretti: “Sono sempre stata dell’idea che sia necessario intervenire a livello normativo per un pieno riconoscimento dell’attività di prestazione di servizi sessuali e remunerati tra persone maggiorenni consenzienti. Più volte ho proposto al Parlamento di affrontare la questione: l’ho fatto con la presentazione di un disegno di legge ed ora con un emendamento alla manovra economica sottoscritto anche dai senatori Emma Bonino e Marco Perduca: legalizzare significa anche e soprattutto regolarizzare in termini economici l’attività meretricia, che potrà essere svolta in forma autonoma, dipendente o associata”. Secondo la Poretti, “con un semplice calcolo approssimativo, su 70mila prostitute presenti nel nostro Paese (50% straniere, 20% minorenni) per 9 milioni di clienti, costo medio per prestazione di 30 euro – si ottiene – un giro d’affari di 90 milioni al mese, oltre un miliardo l’anno. Naturalmente se leviamo a questo miliardo le minorenni e le straniere irregolari si arriverebbe alla cifra di 300 milioni di euro annui per un totale di aliquota al 26% di 80 milioni di euro annui”. Una cifra che, secondo la radicale, il “Parlamento non deve sottovalutare” anche perchè “da un tale provvedimento sarebbe notevole anche il risparmio in termini di risorsa lavoro da parte di forze di polizia e magistratura, che non dovrebbero più impegnarsi nel contrasto ad una prostituzione legalizzata e sottoposta a regime fiscale, e potrebbero concentrarsi con più efficacia nel contrasto dello sfruttamento della prostituzione anche minorile, ed altre tipologie di crimine”. “Non ci si scandalizzi – conclude la Poretti – sul fatto che l’attività possa essere tassata visto che già oggi accertamenti fiscali e redditometri nei fatti lo fanno. Se fosse legalizzata ci sarebbero non solo doveri pagare le tasse ma anche diritti: assistenza sanitaria, previdenziale, ecc…”. La proposta si scontra con la legge Merlin, quella che nel 1958 ha decretato la chiusura delle case d’appuntamenti. L’idea dei radicali, in ogni caso, potrebbe non dispiacere al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, in più di un’occasione, nelle passate legislature aveva ipotizzato una possibile riapertura delle case chiuse. Nel 2002, ad esempio, intervistato dal quotidiano Libero, affrontando il problema della prostituzione nelle strade Berlusconi spiegò: “Magari bisognerà aprire le case chiuse, regolarizzare, vedremo”. Allora era un problema di decoro, e non se ne fece nulla. Oggi, invece, è un problema di cassa: magari il risultato sarà diverso

da www.blitzquotidiano.it

Carcere: ogni 2 giorni muore un detenuto


di Lorenzo Alvaro

Sono 76 da inizio anno di cui circa un terzo si suicida Con il suicidio di Aldo Caselli, avvenuto nel carcere di Reggio Emilia, salgono a 76 i detenuti morti da inizio anno: 21 si sono impiccati, 6 sono morti per avere inalato gas, 49 per malattia. Questi i dati resi noti dall’“Osservatorio Permanente sulle morti in carcere” di cui fanno parte Radicali Italiani, Associazione “Il Detenuto Ignoto”, Associazione “Antigone”, Associazione «A Buon Diritto”, Redazione “Radiocarcere” e Redazione “Ristretti Orizzonti”

 Chi era il detenuto
Aldo Caselli 44 anni, detenuto nel carcere di Reggio Emilia, si è tolto la vita ieri notte, tra le 22,30 e le 23. L’uomo avrebbe annodato le lenzuola alle sbarre della cella per impiccarsi. era in carcere da pochi giorni, ma era stato arrestato altre volte per reati vari. Dopo un periodo agli arresti domiciliari, l’ulitmo arresto solo tre giorni fa, il 17 maggio scorso. Era stato fermato dai carabinieri perché sospettato di aver compiuto una rapina, armato di una mannaia, ad un ristorante di Castelnuovo di Sotto in provincia di Reggio Emilia. Caselli, con precedenti di tossicodipendenza, un lungo via vai dal carcere, era malato da tempo. Per questo nell’aprile 2009 il tribunale di sorveglianza di Bologna gli aveva concesso i domiciliari presso una struttura specialistica, la comunità terapeutica “Bellarosa” di Reggio Emilia.

Tutti i numeri
Dall’inizio dell’anno sono trascorsi 130 giorni: in questo periodo 21 detenuti si sono impiccati, altri 6 sono morti dopo aver inalato del gas dalla bomboletta da camping (potrebbe trattarsi di suicidi, ma più probabilmente si tratta di “incidenti” accaduti mentre il detenuto ricercava lo “sballo”) e 49 sono morti per malattia: in totale 76 persone decedute in cella, con una media superiore a 1 ogni due giorni. Tra i 21 suicidi “certi” 5 avevano meno di 30 anni, 8 tra i 30 e i 40 anni, 4 tra i 40 e i 50 anni, 3 tra i 50 e i 60 anni, 1 più di 60 anni (39 anni l’età media). 17 erano italiani e 4 stranieri. Lo scorso anno, dal 1 gennaio al 20 maggio i detenuti suicidi furono 22, nello stesso periodo del 2008 furono 15, nel 2007 furono 13, nel 2006 furono 20, nel 2005 furono 18.

da www.vita.it

A Pannella sta stretto il salotto della D’Urso


di Loretta Dalola

Dopo aver tanto lottato per avere  visibilità in televisione per le sue battaglie politiche, Pannella ora balza alla cronaca e dopo la serata a  Matrix di venerdì scorso, non si è fatto mancare il faccia a faccia a Domenica 5.

Marco sovvertendo tutte le regole delle interviste, entra in scena rubando la parola ad una  padrona di casa,  ammutolita , per precisare, con un lungo monologo, che la sua partecipazione al programma è sintomo di molta elasticità mentale. Ci tengo a chiarire ha esordito, che ho impiegato 40 anni   per avere un’immagine di uomo politico, ed ora sono  assediato da giornali e tv per le clamorose rivelazioni rilasciate in un’intervista esclusiva di Clemente Mimun su Chi: dichiarazioni nelle quali asserivo non solo di avere amato diversi uomini, ma di averlo fatto in costanza di unione con la propria compagna di sempre Mirella.

Il partito radicale è stata  la sede del “Fuori” (Sigla del Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano. L’associazione, nata alla metà degli anni ‘70, ha svolto un ruolo importante nelle campagne per la libertà sessuale. Attualmente un ruolo analogo viene svolto,ma dall’interno delle istituzioni, dall’ARCI-Gay), dicevo e ho sempre detto che amore e amicizia sono sinonimi, una cosa e “essere amore”, un’altra è fare all’amore… Noi difendiamo l’amore questo è essere radicali.

 Sono qui per difendere il ruolo della donna, perché in questa trasmissione si manca di rispetto alla figura femminile, dovrei offendermi per essere stato invitato in questo spazio, ma dico e urlo, il fatto che nel Paese delle menzogne, della partitocrazia, io mi faccio mancare questa occasione…haò!

 Ovviamente Barbara non rimane solo ad ascoltare, accalorandosi,  replica:

 Forse ti sono sfuggiti alcuni momenti, alcune ore, alcune centinaia di ore di televisione che io faccio da qui e durante tutti i pomeriggi di Canale 5, in cui io parlo e lotto contro la violenza sulle donne, in cui parlo di aborto, in cui io parlo e mi scaglio contro chi decide che non ci devono essere i matrimoni gay, in cui io parlo dei transessuali, in cui mi batto ed invito centinaia di bambini down in questa trasmissione a giocare con me, perchè io sono contro il razzismo, contro la discriminazione.

 Parole molto esplicite che fanno sorridere ed applaudire Marco Pannella.

 Per me la Rai è un’associazione per delinquere” , da tempo mi batto contro la legge detentiva e mai sono stato invitato in un programma Tv.

 E’ l’ultimo sprazzo dedicato alla politica, perché Barbara riporta l’intervista sui binari della riconoscenza, ringraziando il leader radicale “a nome di tutte le donne per le battaglie che hai fatto“.

 E parlando di donne, chiede  a Marco la natura del suo rapporto con la compagna.

 Come in tutte le coppie ci sono momenti di sofferenza ma è estremamente importate il dialogo, risponde Marco, non siamo gelosi perchè  sarebbe affermare di essere uno dell’altro, è un errore associare amore al sesso. Amare è costante attenzione.

I radicali hanno lottato per decenni per la libertà d’amare, ma non del sesso, abbiamo scelto la parola “compagno” perché è di una bellezza  unica. Quindi Ti vuoi iscrivere anche tu? Ne abbiamo bisogno. Ti chiedo di essere più libera con te stessa.

  Pannella, da abile affabulatore, ancora una volta è riuscito nell’impresa di ribaltare la situazione a proprio favore.

 Visualizza altro: http://www.davidemaggio.it

 http://www.wikio.it/politica/politici/marco_pannella

 da http://lorettadalola.wordpress.com

Giacinto Pannella detto Marco


di Loretta Dalola

Matrix dedica l’intera serata a quest’uomo che rappresenta un pezzo d’Italia, l’uomo delle innumerevoli battaglie civili, un uomo che alla soglia dei nuovi 80 anni non ha perso il vigore tenace e combattivo che lo ha caratterizzato fino ad ora.

Il debutto della serata è stato sinuosamente provocatorio, soffermando l’attenzione dello spettatore su una delle ultime affermazioni di Marco: “Nella mia vita ho amato 3/4 uomini…di cui non rivelerò i nomi” –  soprattutto (accalorandosi) ha voluto puntualizzare di non aver mai detto “posseduto”. Quando in un dialogo d’amore si inserisce la parola possesso, ovvero il verbo avere, sento puzza di bruciato…ha detto – amore e amicizia sono sinonimi e la loro durata è la durata dell’attenzione… Pannella rappresenta, nel bene o nel male, il prototipo del politico, a cui da parecchio il modo della politica ci ha disabituati. Colui che mette la propria vita in gioco per delle idee senza direttamente coinvolgere la vita di altri, colui che usa se stesso come ariete contro l’apatia, contro le lentezze, contro gli attacchi mascherati alla democrazia, è la vera figura del vero politico.

 Indipendentemente dal proprio partito di appartenenza ideologica, in questa sede non si vuol fare un elogio a Pannella, vorrei, come del resto lo spirito della trasmissione ha evidenziato riconoscergli il merito di ben 50 anni di militanza politica, come leader di un partito al quale è rimasto sempre fedele. (anche questo mi sembra un particolare non irrilevante, viste le continue volta e rivolta gabbane di altri membri di partiti…)

 La sua collocazione è ardua, egli rivendica orgogliosamente il suo essere liberale,  politico, anticlericale, nonviolento, e gandhiano. Ha costantemente ricorso ai metodi della lotta politica nonviolenta (quali scioperi della fame e della sete, disobbedienze civili, sti-in).

 In quest’ottica, ha praticato decine di scioperi della sete e della fame, con l’intenzione di affermare la legalità o, secondo le sue parole, il “diritto alla vita e la vita del diritto“. Celebri la battaglia per la legge sul divorzio, sull’aborto, sulla depenalizzazione  dell’uso delle droghe e la sua legalizzazione, contro il finanziamento pubblico dei partiti, ha organizzato, con altre forze politiche, i referendum anti-caccia e anti-nucleari.

 Ha concentrato la sua azione politica anche per l’ abolizione della pena di morte in tutto il mondo, dell’affermazione universale di alcuni diritti umani e della democrazia, dell’istituzione di un tribunale internazionale, in ambito ONU, in grado di sanzionare i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità. Ultimamente si sta occupando della situazione della giustizia e delle carceri italiane perché un terzo dei cittadini è vittima della giustizia e il nostro Paese si sta abituando a vedere bestemmiata la Costituzione e i diritti civili. – “Se urlo è per dire, che c’è un orizzonte di morte e di ingiustizia che diventa un orizzonte interiore a cui ci abituiamo”.

Le battaglie e le provocazioni di Pannella rappresentano un modo di far politica tese verso il rinnovamento,  la grande forza di un uomo e di un movimento che fa delle idee immerse nella praticità della vita, l’unica strada per un effettivo progresso dell’umanità. 

Il sentimento nei confronti di Marco Pannella è sempre stato vario per il suo linguaggio, per le sue iniziative, per il suo “estremismo”, ma la verità del grande radicale vive dentro la passione dell’amore per la sua patria, per la sua nazione, per il suo mondo, testimonianze innegabili di ideali spesi per cambiare l’Italia

Auguri per i prossimi 80 anni! da http://lorettadalola.wordpress.com

Buon compleanno, Marco :-)


Oggi Marco Pannella compie 80 anni e li festeggerà…visitando il carcere di Bolzano, dopo aver visitato per 6 ore, ieri, quello di Parma, insieme a Rita Bernardini giunta al 18° giorno di sciopero della fame per non far dimenticare la situazione esplosiva del pianeta carcere in Italia, è il terzo in pochi mesi che mette in atto, cerchiamo di starle vicino sottolineando in ogni momento quanto la situazione sia drammatica e urgente, quanto il carcere sia diventato “un deposito di carne umana” , una discarica…parliamone, scriviamone, urliamolo, denunciamolo SEMPRE…

Auguri Marco e formidabile Rita!!!

Emergenza carceri, dai radicali


Chiesta una accelerazione nella discussione del ddl Alfano sulla detenzione domiciliare e la messa in prosa

«I tempi si allungano, le prigioni scoppiano. E nessuno si muove»

Emergenza carceri, dai radicali sciopero della fame ad oltranza

Chiesta una accelerazione nella discussione del ddl Alfano sulla detenzione domiciliare e la messa in prosa

ROMA – Giunge oggi al 16 giorno lo sciopero della fame dei radicali Rita Bernardini, Valter Vecellio, Donatella Corleo, Lucio Bertè, Donatella Trevisan, Michele Capano, Claudio Scaldaferri, Yasmine Ravaglia per scandire i tempi della discussione parlamentare del ddl Alfano sulla detenzione domiciliare e la messa alla prova, tempi che rischiano di prolungarsi all’infinito mentre le carceri, letteralmente, scoppiano.

«RISCHIO RITARDI» – «C’è quasi da tirare un sospiro di sollievo ad apprendere che il Consiglio dei Ministri – afferma Rita Bernardini, radicale eletta nelle liste del PD, membro della Commissione Giustizia della Camera dei deputati- non abbia varato il decreto sul sovraffollamento delle carceri italiane. La notizia che dava ieri una nota dell’Ansa, infatti, annunciava la probabile decretazione nel Consiglio dei ministri di oggi, ma con un testo letteralmente stravolto rispetto al già carente ddl Alfano in discussione in sede referente in Commissione Giustizia della Camera. Nella nota di agenzia si riferiva che il nuovo testo riguardante la detenzione domiciliare per chi debba scontare non più di un anno di prigione, non prevedeva l`automatismo che per certi versi era contenuto intelligentemente nel ddl lasciando la decisione, caso per caso, ai magistrati di sorveglianza. Ora, tutti sanno che i magistrati di sorveglianza già oggi non riescono a stare dietro alle istanze dei detenuti e che ormai da mesi si limitano meccanicamente a rigettarle a valanga. E’ prevedibilissimo cosa possa accadere con la nuova misura: o rigetti a go-go, o ritardi che ridurranno a zero l’accesso alla misura alternativa alla detenzione in cella. Basti pensare che fino all`indulto del 2006 i detenuti che usufruivano di misure alternative erano 40.000 mentre nel 2009 sono drasticamente scesi a meno di 10.000».

 «NULLA SI MUOVE» – «C’è il rischio che questa posizione prenda piede anche in Commissione giustizia e che l’Anm e i suoi referenti “onorevoli” alla Camera, ottengano ancora una volta – per i consueti interessi di bottega – che nulla si muova di fronte alla situazione letteralmente esplosiva degli istituti penitenziari italiani. Noi radicali – conclude- continueremo a scandire con la nostra azione nonviolenta i tempi di una violenza senza precedenti delle istituzioni che rendono le carceri italiane, ogni giorno di più, vere e proprie discariche umane dove viene tolta ogni dignità umana; dove lo Stato si rende colpevole, da vero delinquente professionale, di reiterate violazioni della Costituzione repubblicana. Tutto tace dunque, e il silenzio è interrotto solo dal colpo secco di una corda che si stringe attorno al collo di un essere umano disperato».
fonte Apcom

Cucchi, ecchimosi sugli occhi suggeriscono ”lesioni inferte”


di Gabriele Santoro

Sul suo letto dell’ospedale ‘Sandro Pertini’ di Roma, Stefano Cucchi probabilmente non si stava rendendo conto della gravita’ della sua situazione e nell’ultimo contatto con i paramedici, a mezzanotte, chiese una cioccolata. Poche ore dopo, attorno alle sei, stavano rianimandolo.

Ma probabilmente era gia’ morto da almeno tre ore. E’ quanto si legge negli atti della commissione di inchiesta sul servizio sanitario nazionale presieduta da Ignazio Marino, desecretati oggi, dopo un voto a maggioranza e di cui l’ANSA e’ in possesso. Cucchi, si legge ancora, poteva ”non essere in grado di comprendere che se avesse continuato a rifiutare la terapia endovenosa poteva correre rischi mortali”. E sebbene i medici della struttura protetta avessero ”correttamente eseguito” la diagnosi della sindrome metabolica sopravvenuta ”intorno al secondo-terzo giorno di degenza” per il rifiuto da parte di Cucchi di assumere cibo e liquidi, ”il punto e’ valutare se percepirono il ‘punto di non ritorno della sindrome’, poiche’ questo imponeva cure d’urgenza”. In particolare, e’ dalle trascrizioni delle relazioni dei consulenti della commissione che emergono parecchi dettagli sulla vicenda del geometra romano morto a una settimana dal suo arresto per droga, sul quale indaga la Procura di Roma. ”Stefano – spiego’ nell’audizione del 3 febbraio il professor Vincenzo Pascali – non rifiutava tutte le cure ma solo quelle in vena”. E poi ”non rifiutava cibo e acqua in generale ma solamente in certi momenti. Cio’ era finalizzato alla soddisfazione di una richiesta precisa, parlare con il proprio avvocato”. Dunque ”l’opposizione del paziente alle cure non era di principio” e ”poteva essere rimossa” accontentandolo. Ai medici del Pertini, insomma, si potrebbe imputare ”la mancata individuazione dell’urgenza e gravita’ del problema la sera del 21 ottobre”. Dalla relazione di Pascali emerge inoltre come siano le ecchimosi sugli occhi, molto piu’ che le valutazioni sulle lesioni vertebrali e sacrococcigee, che ”inducono a pensare che le lesioni non sono particolarmente compatibili con l’ipotesi di un evento accidentale ma suggeriscono invece l’ipotesi di lesioni inferte”. Negli atti desecretati oggi si fa luce inoltre su alcuni aspetti dei passaggi di ospedale in ospedale del geometra romano: all’ingresso del carcere di Regina Coeli fu ”collaborativo”. A riferirlo alla commissione e’ Rolando Degli Angioli, il medico operante presso l’unita’ di medicina penitenziaria del carcere. Cucchi ”era molto magro, aveva freddo, pesava poco, era sbigottito su quanto stava succedendo, e aveva una pressione di 90/60. Era vigile e lucido, ma rallentato nel parlare” perche’ aveva assunto un antiepilettico e ansiolitico, somministratogli a piazzale Clodio. ”Aveva dolore alla schiena e nel camminare, riferiva nausea e astenia”. Elementi che hanno fatto richiedere a Degli Angioli che venisse trasportato subito al Fatebenefratelli perche’ gli fosse fatta una radiografia del cranio, una della regione sacrale e una visita neurologica. La richiesta di ricovero fu emessa alle 16.15-16.30. L’ambulanza, si legge ancora nelle carte, e’ arrivata alle 18.15 ma Cucchi e’ uscito dal carcere alle 19.50. ”Stefano doveva stare in ospedale – spiega Degli Angioli – Se la radiologia del carcere fosse stata aperta ce lo avrei mandato lo stesso perche’ stava male. Non era un male dell’anima o del pensiero, ma fisico. Non abbiamo parlato del perche’ stava li’. Io gli ho dato l’acqua”. Nello spiegare la tempistica del trasbordo in ospedale, che – puntualizza il documento – si trova a 600 metri dal carcere, Degli Angioli riferisce che lascio’ la richiesta di portare Cucchi in ospedale direttamente all’agente preposto che si trovava lì. “Dell’uscita alle 19.50 non so il perche”’. Il ragazzo rientro’ poi a Regina Coeli alle 23, e anche qui ”non so rispondervi perché fosse rientrato”. Sulla decisione di desecretare gli atti e’ stata oggi pero’ polemica politica: a votare per il si’ i 10 commissari del Pd, dell’Idv e la gruppo misto Poli Bortone. La Lega si e’ astenuta mentre il Pdl si e’ opposto: ”Il nostro no – ha spiegato il capogruppo in commissione Michele Saccomanno – e’ perche’ volevamo trovare un sistema comune per garantire le persone che abbiamo convocato”. Per la presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro e’ stato invece ”un atto di meritoria trasparenza delle istituzioni”. Il presidente Marino si e’ detto convinto che ”la desecretazione possa aiutare la Procura a fare chiarezza anche sui comportamenti individuali dei medici”

fonte ANSA

Carceri: Rita Bernardini continua lo sciopero della fame


E’ la seconda settimana di sciopero della fame per Rita Bernardini, deputato Radicale eletto nel Pd, membro della commissione Giustizia. Una ”protesta non violenta” assieme ad altri compagni di partito per ”scandire i tempi dell’illegalita’ che si protrae da anni nelle carceri italiane” ha ricordato la Bernardini oggi in una conferenza stampa dei Radicali alla Camera. Una situazione esplosiva che
”viaggia ad un ritmo di 700-800 detenuti in piu’ ogni mese – ha detto la Bernardini – e che per l’estate arrivera’ a contare 70 mila unita’ a fronte di 43 mila posti disponibili negli istituti italiani”.
I Radicali esprimono comunque un giudizio positivo sul ddl Alfano che ”si sta muovendo nella direzione giusta per quanto riguarda la messa in prova e le pene alternative”. Ma la Bernardini ha sottolineato l’esigenza di inserire modifiche nel
disegno di legge, per il quale sono stati presentati degli emendamenti, affinche’ non vadano esclusi i condannati per i reati come terrorismo, associazione mafiosa, traffico di droga e per coloro condannati per evasione dagli arresti domiciliari.
Assieme alla Bernardini oggi alla Camera anche il segretario dei Radicali italiani, Mario Staderini, Luigi Manconi, presidente di ‘A buon diritto’, Irene Testa dell’associazione ”Il detenuto ignoto” (che partecipa anche allo sciopero della fame) e Giulio Petrilli responsabile Dipartimento diritti e garanzie del Pd della Provincia dell’Aquila. Ma anche la carenza di organico negli Istituti penitenziari, ha spiegato oggi Rita Bernardini produce effetti devastanti sia nella gestione delle carceri che sullo stesso personale della Polizia penitenziaria. ”Servono piu’ agenti, educatori, psicologi e figure sanitarie” hanno sottolineato i Radicali in conferenza. Per non parlare ”del fatto che i detenuti che svolgono un lavoro all’interno delle carceri sono solo il 15% mentre gli altri stanno 20-22 ore in cella senza fare nulla”. Sulla situazione della Polizia penitenziaria la Bernardini ha ribadito l’esigenza di ”richiamare a servizio negli istituti tutti quegli agenti ‘imbucati’ in servizio presso il Dap e al ministero della
Giustizia”. Anche i sindacati ”diano una risposta perche’ sono tre anni che non viene rinnovato il contratto di lavoro agli agenti, esiste una disparita’ di trattamento anche nei confronti delle altre forze di polizia. Il segretario dei Radicali Staderini infine ha fatto un appello alla chiesa cattolica, ”che proprio nelle carceri ha i suoi cappellani, per alzare forte la sua voce e farsi sentire dall’opinione pubblica e dalla politica con la stessa forza con la quale parla di aborto, nei confronti della situazione di emergenza delle carceri. Non e’ una provocazione – ha detto – ma un vero e proprio appello”.

da http://ildetenutoignoto.blogspot.com

http://www.radioradicale.it/scheda/302278/conferenza-stampa-di-radicali-italiani-la-giustizia-impiccata-iniziative-nonviolente-in-corso-e-da-intrapr