Una barca per i disabili


di Daniela Domenici

Salire in barca con la sedia a rotelle, in Sicilia, ad Augusta, per l’esattezza : da oggi si può grazie a “La forza di Salvo Ravalli”.

Siamo stati l’estate scorsa a bordo de “Lo spirito di Stella”, il primo catamarano  a misura di disabile creato da Andrea Stella dopo l’incidente che lo ha reso paraplegico; ieri abbiamo conosciuto ad Augusta Salvo Ravalli.

E’ un signore di quasi 40 anni che quattro anni fa, per il solito banale incidente con la moto, ha perso l’uso delle gambe, è finito sulla sedia a rotelle. Dopo essere stato ricoverato in ospedali italiani ed esteri, al ritorno a casa, ad Augusta, ha trovato una sorpresa: suo padre, conoscendo il suo profondo amore per il mare, gli aveva regalato una barca e lui si è messo a immaginare e disegnare modifiche, insieme a Marcello Ferro, per renderla accessibile a chi, come lui, fosse “rotellato”, termine preso in prestito dal giornalista Franco Bomprezzi.

Salvo Ravalli ha trovato chi mettesse in opera le sue idee, la Effenautica di Francesco Ignoti e Filippo Saraceno, sempre ad Augusta, che in sei mesi di lavoro, dal dicembre 2009 all’aprile di quest’anno, hanno reso accessibile questa barca a cui Salvo ha voluto dare il nome di sua figlia: “Roberta”.

In questa sua “voglia di mare accessibile” Salvo è riuscito a trovare l’appoggio del Circolo Nautico San Gaetano, nel golfo Xifonio ad Augusta, dove “Roberta” è ormeggiata: può salire e scendere dal pontile alla barca e viceversa, non c’è alcuna barriera architettonica anche a livello di servizi igienici negli edifici del club.

In pratica, senza scendere in troppi dettagli tecnici, la barca è stata “allungata” a poppa di circa un metro per ospitare una piattaforma a cui si può accedere con la carrozzina, il motore fuoribordo può essere spostato con un “power lift” quando passano le carrozzine ed è stato calcolato che questo “passaggio” sia di 70 cm perché la loro larghezza è, in genere, di 60 cm, come ci ha detto Salvo. La poppa della barca può contenere fino a 4 carrozzine. Anche il sedile del guidatore è stato adattato alle esigenze di un “rotellato” con dei braccioli in modo da spostarne il baricentro ad hoc.

Salvo Ravalli ha trovato appoggio anche in una onlus di Augusta, Il Faro, presieduta dall’infaticabile Giovanni Spadaro, che ha preso a cuore questa iniziativa e ha creato, per iniziare, delle magliette con il logo “la forza di Salvo Ravalli”.

Ora il sogno di Salvo Ravalli è quello di mettere a disposizione dei disabili, sia psichici che fisici, di Augusta e dintorni la sua barca per delle passeggiate a mare come ha fatto, appunto, Andrea Stella col suo catamarano ma, per far questo, ha bisogno di sponsor che credano in questo suo progetto.

Vinicio: storia di un piccolo grande uomo


di Daniela Domenici

Due dolcissimi occhi azzurri e un luminoso sorriso, la pelle cotta dal sole e i capelli ormai candidi, una disponibilità continua verso tutti: questo è Vinicio Moriconi, un uomo ed un atleta che ho avuto la fortuna di conoscere ad uno stage di atletica tenuto da Orlando Pizzolato.

Vinicio ha, anagraficamente, 66 anni ma ha la grinta, la vitalità ed il fisico di un giovanotto, è nato e vive in Versilia,in quella   lingua di terra toscana sospesa tra il mare e le montagne, le Apuane, terra che ho anch’ io nelle vene da parte di mio padre.

Ha corso, a tutt’oggi, in 48 anni di ininterrotta carriera sportiva, 2700 gare tra cui 111 maratone, non solo quelle sulla distanza standard di  42,195 km ma anche quelle estreme come, per esempio, la Torino-Saint Vincent di 100 km (l’ha corsa ben 4 volte) o la 100 km del Passatore da Firenze a Faenza.

Come se non bastasse Vinicio, per arrotondare la pensione, percorre su e giù ogni giorno la spiaggia di Forte dei Marmi vendendo gelati ai bagnanti portando sulle spalle il frigorifero.

In questi giorni di stage, non contento degli allenamenti quotidiani con Orlando su percorsi non facilissimi e di lunghezza non inidfferente, Vinicio ha trovato la voglia e l’energia di giocare anche una partita di calcio a 5 in cui era, ovviamente, il più anziano dei giocatori, ma solo sulla carta.

Ho voluto raccontarvi la storia di Vinicio Moriconi perché incarna un mondo dello sport che, fortunatamente, esiste ancora ma di cui difficilmente i mass media si occupano.

Mi auguro che il sacrificio che Vinicio fa quotidianamente sia nel vendere gelati camminando per chilometri sulla sabbia bollente con 35 kg   sulla schiena che   anche quello che comporta il suo costante ed ininterrotto duro allenamento macinando altri chilometri per le gare possa servire da esempio per tutti noi,   giovani e anziani, sportivi e non

Nuoto, straordinaria Camellini: oro e record del mondo anche nei 100 dorso


L’azzurra conquista la sua quarta medaglia, la seconda d’oro, nuotando da campionessa nella gara per lei più difficile: infrange il muro del minuto e venti secondi con il nuovo primato mondiale e sale sul gradino più alto del podio. L’Italia conquista complessivamente cinque medaglie: due ori e due argenti (tutti di Camellini) insieme al bronzo di Bettella

cecilia camellini

ROMA – Medaglia d’oro e record del mondo: un successo straordinario. E’ ancora all’insegna di Cecilia Camellini la spedizione italiana ai mondiali di nuoto paralimpici di Eindhoven: nel sesto giorno di gare l’atleta modenese mette a segno un’altra incredibile prestazione e sbaraglia le avversarie in una specialità nella quale finora non si era mai confrontata ad altissimo livello. Il secondo oro della Camellini arriva nei 100 dorso per non vedenti (categoria S11), con una progressione inarrestabile che l’ha portata a toccare per prima la piastra facendo anche segnare il nuovo primato del mondo.

ORO CAMELLINI – Classificatasi con il secondo tempo nelle batterie del mattino, subito dietro una delle rivali più dirette, la tedesca Schulte, detentrice del record del mondo con il tempo di 1’20”33, Cecilia Camellini è scesa in vasca convinta delle proprie possibilità. Ottima la partenza dell’atleta italiana, in corsia 5, con uno scatto migliore di quello dell’avversaria tedesca, in corsia 4, che parte in ritardo rispetto all’azzurra e in nessun momento della gara riuscirà più a sopravanzarla. Fulminea è invece, in corsia 3, la partenza della cinese Rina Akiyama, che fugge via davanti a tutte ad un ritmo quasi forsennato. Alla virata dei 50 metri, la cinese passa con il folle parziale di 37”40, staccando la Camellini di 2”39 (passaggio in 39”79) e la Schulte di ben 3”30 (passaggio in 40”70). La seconda e ultima vasca è la storia di un progressivo, lento e inesorabile recupero da parte delle due atlete favorite, la Schulte e la Camellini, rispetto alla Akiyama. La cinese resiste fino a metà vasca, quando l’incedere dell’azzurra si fa incontenibile: l’italiana tocca per prima, facendo fermare i cronometri sull’1’19”78. E’ medaglia d’oro e migliore prestazione mondiale di sempre: mai nessuna, prima di oggi, era riuscita ad infrangere su questa distanza il muro del minuto e venti secondi. Dietro di lei, esausta, arriva la Akiyama, che resiste al tentativo di rimonta della Schulte: la cinese fa registrare il tempo di 1’20”26 (48 centesimi dietro la Camellini) e conquista l’argento; la Schulte ferma il cronometro sull’1’20”64 (86 centesimi dalla vincitrice), un tempo superiore di 31 centesimi a quel record del mondo (1’20”33) stabilito agli europei di Reykjavik il 23 ottobre 2009 ora infranto dal “ciclone” Camellini.

La campionessa azzurra chiude così la sua partecipazione ai mondiali con due ori (e relativi record del mondo) nei 100 stile libero S11 e nei 100 dorso S11, e due argenti nei 50 stile libero S11 e nei 200 misti S11. Quattro medaglie, alle quali per l’Italia si aggiunge quella di bronzo conquistata da Francesco Bettella nei 200 stile libero S2.

da http://www.superabile.it

GLI ALTRI AZZURRI – Nella finale dei 100 dorso, ottima anche la prestazione di un’altra azzurra, Greta Carrara, che chiude al quinto posto assoluto con il tempo di 1’32”15. Quarto posto invece per Francesco Bettella nella finale dei 100 stile libero S2, riservati agli atleti tetraplegici. Bettella, che era già arrivato terzo nei 200 stile libero S2, sfiora il risultato anche sulla mezza distanza, cedendo allo stratosferico russo Dmitry Kokarev, al polacco Jacek Czech e al britannico Anderson. L’azzurro chiude con il tempo di 2’30”79, a un secondo e sei decimi dal bronzo. (Stefano Caredda)

Stefano Tacconi e Totò Schillaci ad Augusta


di Daniela Domenici

Due grandi campioni del calcio degli anni ’90 ieri sera ad Augusta: l’umbro Stefano Tacconi e il siciliano Totò Schillaci sono stati invitati per far da padrini alla nuova squadra cittadina di calcio a 11, la A.S.D Città di Augusta, che sta per iniziare il campionato, per il secondo anno consecutivo, in seconda categoria con lo scopo dichiarato di passare, a fine stagione, in prima.

Per festeggiare degnamente questa nuova compagine calcistica, oltre ai due campioni, sono stato invitati l’attrice teatrale e televisiva Giovanna Criscuolo e Celentano 2, imitatore del grande Adriano. Si è esibito con la sua chitarra, in alcuni motivi di flamenco, il musicista locale Mimmo Bertoni. Ha presentato la serata Mario Mania.

Purtroppo ad Augusta manca da anni il campo sportivo, chiuso per motivi di inquinamento del terreno (ma non manca solo quello, anche la piscina è chiusa da tempo e non c’è un campo di atletica) e quindi questa squadra, composta esclusivamente da calciatori locali, giovani e meno giovani, giocherà in un campo, il Megarello, che oltre ad essere fuori città è anche privato e messo gentilmente a disposizione dai proprietari, Salemi e Costa.

La squadra, che ha cambiato denominazione (prima si chiamava Brucoli Augusta) è allenata da Nunzio Riccobello, il presidente è Carlo Santamaria e il vice è Concetto Cacciaguerra; anche il colore della maglia è stato cambiato: ora è nero-verde, i colori del Megara, squadra cittadina degli anni d’oro allenata da Borgia, presente tra il pubblico.

Sono saliti sul palco anche alcuni politici locali, il segretario del consiglio comunale Sergio Amato, l’assessore provinciale alle pari opportunità Nicky Paci e l’assessore comunale Santino Rinzivillo il quale ha dichiarato che la giunta sta lavorando affinché sia il campo del Megara che la piscina comunale siano riaperti nel più breve tempo possibile: lo ringraziamo per i suoi buoni propositi ma, purtroppo, crediamo che non sarà così.

Nuoto, un argento per Cecilia Camellini ai mondiali paralimpici


Prima giornata di gare ad Eindhoven e prima medaglia per la campionessa azzurra che conquista il secondo posto nella finale dei 200 metri misti: per l’atleta modenese, non vedente, c’è anche la soddisfazione del nuovo primato nazionale. Record italiano nei 100 farfalla anche per Federico Morlacchi, che sfiora il podio chiudendo al quarto posto. Le gare proseguono fino al 21 agosto

la premiazione

ROMA – Inizia con una medaglia d’argento l’avventura italiana ai mondiali paralimpici di nuoto, che hanno preso il via ad Eindhoven: Cecilia Camellini ha infatti conquistato la seconda piazza nella gara dei 200 metri misti classe SM11, riservata agli atleti non vedenti. L’azzurra ha ottenuto il record italiano nuotando la distanza in 2’58”17, un tempo superiore solamente a quello della tedesca Schulte che ha vinto l’oro migliorando di quaranta centesimi il record del mondo (2’52”36) che già deteneva. Al terzo posto si è piazzata la cinese Qing Xie fermando il cronometro sul 2’59”27.

Per la giovane atleta modenese, appena diciottenne, si tratta della prima medaglia ai mondiali, dopo quelle conquistate alle Paralimpiadi di Pechino due anni fa: anche in quella occasione si era trattato di due medaglie d’argento, sui 50 e sui 100 stile libero, gare che a questi mondiali disputerà nei prossimi giorni. Con ottime prospettive, dal momento che ad Eindhoven per la prima volta si troverà in vasca solamente con atlete della sua stessa classe, la S11, quella dei non vedenti. Nelle precedenti manifestazioni ha gareggiato anche con atlete di classe superiore, la S12, quella riservata agli ipovedenti. L’anno scorso, agli europei di Reykjavik, Camellini ha vinto l’argento sui 50 stile libero e l’oro nei 100. Ai mondiali in corso nei Paesi Bassi oltre ai 200 misti, e alle gare predilette dei 50 e dei 100 stile libero, l’atleta italiana si confronterà anche nei 100 dorso.

Ma non c’è solo Cecilia Camellini. Nella prima giornata dei mondiali, esaltante quarto posto per il sedicenne Federico Morlacchi che ha migliorato nei 100 farfalla il record italiano con 1’00”90 classe S9 (amputati di gamba), cedendo la terza posizione (e la medaglia di bronzo) al croato Vincetic per soli 25 centesimi. L’oro è andato al primatista mondiale, l’ungherese Sors, e l’argento all’australiano Cowdrey. Nella gara più lunga del programma di questi campionati, i 400 stile libero, Emanuela Romano classe S6 ha onorato la finale chiudendo con il tempo di 6’19”74 ed ottenendo il sesto posto. Francesco Bettella nei 50 stile libero classe S2 ha chiuso all’ottavo posto con 1’14”96. Ai mondiali di Eindhoven, che si chiuderanno il 21 agosto, partecipano 655 atleti di 54 paesi.

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Birmingham: Italbasket da favola: centrate le semifinali mondiali


E’ finita 63 a 47 Italia-Canada, match che valeva l’ingresso in semifinale, ai mondiali di basket in carrozzina di Birmingham. “Eravamo in 12 in campo. Ha vinto questo gruppo meraviglioso”, dice a corto di fiato e scosso dall’emozione Galliano Marchionni, tra i protagonisti di questo successo storico

la gioia degli azzurri

ROMA – L’Italbasket centra un risultato storico ai mondiali di Birmingham: conclusa da pochi minuti la partita dei quarti contro il Canada, siamo ora in semifinale, cioè tra le quattro compagini più forti al mondo. D’accordo, siamo i Campioni d’Europa in carica, ma segnare prima al Giappone 70 punti contro 60, poi al Canada, squadra di altissimo lignaggio e seconda del suo girone, 63 punti a 47, è roba da mostri del canestro.

Quest’ultima impresa è stata da incorniciare, perché i ragazzi di Coach Malik Abes hanno tenuto la partita in pugno per tutte le frazioni, chiuse sempre in vantaggio (15-10;15-12;14-13;19-12), con il capitano, Matteo Cavagnini, vero trascinatore del gruppo e autore di 20 punti, seguito da Andrea Pellegrini, con 11, e Fabio Riamondi, 10. Così commenta quest’ultimo, a corto di fiato e travolto dall’emozione: “Avrebbero dovuto essere 7 in campo, oggi, i canadesi per batterci. Abbiamo giocato bene tutti, chiudendo in vantaggio tutti e quattro i tempi. Eravamo motivati, carichi. Abbiamo perso tante semifinali per poco, pochissimi punti. Una buona volta doveva girare bene la sorte! Gli avversari? A un certo punto i canadesi avevano fretta, hanno tirato soprattutto da 3 per recuperare, ma più di tanto non hanno potuto”.

“Questa è una vittoria che parte dal gruppo, un gruppo meraviglioso- aggiunge Galliano Marchionni-. In campo, contro il Canada, eravamo in 12, con noi c’era tutta la panchina. Non siamo mai scesi d’intensità. Non so descrivertela questa emozione che provo…”. E chiude commosso il presidenteRemo Breda: “Grandissimi tutti, straordinari. Il risultato di oggi è storico, mai l’Italia del basket in carrozzina era arrivata così in alto. Far fare al Canada soli 47 punti non è da tutti. La difesa è stata fantastica: dura, tenace. Se mi avessero detto che avremmo fatto +16 al Canada non ci avrei mai creduto”.

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Spagna. La favola del figlio di Del Bosque


di Lorenzo Alvaro

Il primo a scendere dal pullman dei campioni del mondo è stato proprio Álvaro, affetto da sindrome di down

La Spagna è campione del mondo per la prima volta. Le furie rosse sono tornate a casa ricevendo un’accoglienza degna di veri e propri eroi. Il re, il primo ministro e i tifosi erano lì ad aspettarli. Il momento più emozionante però non è stato il boato della folla, il ringraziamento di re Juan Carlos o il plauso di Zapatero. No, il momento più bello è stato veder scendere dal pullman de la selección Álvaro, un ragazzino down. Una volta sceso ha afferrato la coppa e l’ha alzata al cielo circondato dai giocatori.

Chi è questo ragazzino? Di cognome fa Del Bosque e altri non è che il figlio del ct spagnolo Vicente. Tutto inizia a dicembre quando riesce a strappare al padre (già vincitore di campionato e coppe con il Real Madrid) una promessa. Il bambino infatti si vide rifiutare dal padre, per una questione di professionalità, la possibilità di conoscere i giocatori. Così, per rifarsi, si fece promettere che in caso di vittoria sarebbe stato sul pullman con la squadra in giro per le calle di Madrid a festeggiare. E così eccolo lì. non sta nella pelle dalla gioia. I giocatori intorno, i campioni del mondo, il primo ministro di Spagna. E suo papà, gordito, ciccione bonario ma grintoso, taglia 58 e baffoni poco telegenici, che gli ha regalato quel che tutti i ragazzi sognano. Lo si nota, il giovane Alvaro, con la maglia blu della Spagna addosso. Tutti lo coccolano, tutti gli vogliono un gran bene. Mai, forse, come stavolta, una vittoria mondiale ha fatto bene a qualcuno. Come ad Alvaro Del Bosque e al suo babbo campione.

Di lui il papà parla poco. Ma quando ne parla gli brillano gli occhi «è un fenomeno. È l’allegria di casa nostra. Ed è l’unico che discute le mie scelte come allenatore», ha spiegato ad un giornalista spagnolo.

da http://www.vita.it

Mondiali: apoteosi Mandela, un sorriso per salutare il mondo


n quel sorriso c’e’ l’orgoglio di tutto il Sudafrica, c’è l’orgoglio di un continente intero che adesso è un po’ più  convinto di potercela fare anche con le proprie forze. Nelson Mandela ha rivolto un sorriso felice agli 80mila del Soccer City stadium di Johannesburg e, attraverso loro, a tutto il mondo.

Il calcio stavolta c’entra fino a un certo punto: il sorriso e il saluto di un uomo di 92 anni, vissuti in maniera talmente intensa che di vite non ne basterebbero tre o quattro per contenere tutto quello che è successo nella sua, rimarranno forse l’immagine più rappresentativa di un mondiale che il Sudafrica ha voluto e ottenuto contro le perplessità  del resto del mondo e che con qualche inevitabile sbavatura ha dimostrato di saper organizzare, di poter stare al pari con i paesi più sviluppati (senza pretendere di nascondere problemi e contraddizioni) e di svolgere un ruolo da leader per un continente.

La presenza di Mandela alla finale è stato l’argomento più dibattuto delle ore di attesa, per tutto il giorno si sono rincorse voci, finché i suoi nipoti non hanno lasciato filtrare una speranza. Le sue condizioni di salute lo hanno infatti tenuto spesso ai margini delle iniziative del mondiale e la serata fredda non poteva certo consentire ad un uomo della sua eta’ di stare per un paio d’ore seduto in tribuna ad assistere alla finale. Ma al termine della colorata e spettacolare cerimonia di chiusura segnata dalla musica di Shakira, dai fuochi artificiali e da divertenti giochi di luci e proiezioni, la presenza di Mandela si è cominciata come ad avvertire. Finché  non è  comparso, su un’auto elettrica, avvolto da un cappotto e un colbacco, accanto alla moglie Graca Machel, per un breve giro di campo, durante il quale tutto lo stadio e’ saltato in piedi.

Cinque minuti intensi, semplici e toccanti. Non gli sono servite parole per manifestare al suo popolo, che lo ha acclamato con le vuvuzela e con il coro ‘Madiba Madiba’, e al mondo che lo stava guardando in tv la sua gratitudine per la fiducia concessa al suo paese. E per ottenere in cambio altrettanta gratitudine e affetto.

Gli è bastato salutare, gli è bastato sorridere. Per raccontare solo con gli occhi una vita senza nessun rimpianto. Una vita vissuta per un sogno, un lungo cammino per realizzarlo che lo ha fatto essere un latitante, lo ha fatto stare per 27 anni rinchiuso in una minuscola cella, prima di diventare presidente del suo paese. Gli è bastato rivolgere uno sguardo semplice e grato a quel pubblico sconfinato per salutare un popolo che lo ama alla follia e un pianeta intero che lo riconosce come un simbolo mondiale per l’affermazione dei diritti e di speranza per un mondo migliore. Quel breve giro di campo al Soccer City, con gli occhi lucidi per l’emozione, gli è servito per dire che il lungo cammino per la libertà  non è ancora finito e probabilmente non finira’ mai. Ma varrà sempre la pena percorrerlo.

da http://www.blitzquotidiano.it

Polpo Paul, coccodrillo e gatto Pedro: lo zoo degli indovini


Il polpo Paul è diventato una star, ma la finale tra Olanda e Spagna ha scatenato anche il panda Lin Ping, il coccodrilloHerry e persino il gatto Pedro. L’intera fattoria degli animali è scesa in campo per la corsa al vaticinio più originale, dopo quelli del cefalopode dell’acquario di Oberhausen che hanno fatto il giro del mondo: Paul, appunto, che mangia sempre il mollusco nella vasca di plexigas contrassegnata dalla bandiera della squadra che poi vince la partita ai Mondiali, disdegnando invece l’animaletto nella vasca con bandiera della squadra che, puntualmente, perde. Il ‘tedescò, per Sudafrica 2010, è andato sempre dalla parte giusta, scatenando le invidie degli zoo del pianeta: e così sono arrivati gli imitatori del polpo. In una cittadina olandese, Amersford, sconosciuta ai più, nel locale zoo Marjo Hoedemaker. il custode, ha deciso di ripetere l’esperimento-polpo prima con un lemure, armato di arance e peperoni rossi (metafora ortofrutticola di Olanda e Spagna), e la scimmia ha mangiato le arance. Poi, non contento, si è diretto verso il recinto dei cammelli, stavolta con le carote al posto delle arance e gli stessi peperoni. E anche i cammelli hanno mangiato le carote, cioè Coppa sollevata al cielo a Johannesburg da Giovanni Van Bronckhorst.

Infine la giraffa George, messa davanti a un pomodoro rosso e un misto di carote e arance. E il lungo collo di George ha scelto quest’ultimo. E siccome non bisogna farsi mancare nulla, gli ultimi pronostici portano la firma, o meglio il verso, del pappagallo Mani, celebrità di Singapore, e del coccodrillo australiano Harry. Il primo ha sentenziato, come i tre dello zoo olandese, per Robben e Sneijder; il secondo, Harry, 700 chili ben distribuiti, si è mangiato il pollo con la bandiera spagnola, accodandosi al polpo. Non è dato sapere se poi si è pentito del suo pronostico, con quel pianto per il quale è finito miseramente in un modo di dire.

da http://www.blitzquotidiano.it

Mondiali di basket in carrozzina: l’Italia ok, contro la Polonia all’overtime


Ci sono voluti i tempi supplementari, ma le vittorie così, giunte sul filo di lana, emozionano ancora di più. L’Italia, impegnata giovedì nel primo match mondiale, sbriga la pratica Polonia imponendosi 74 a 69. “Abbiamo invertito e sconfessato la storia”, dice emozionatissimo Remo Breda, presidente dellapallacanestro paralimpica

giocatore di basket in carrozzina

ROMA – Buona la prima, anzi ottima, per come è arrivata la vittoria, in modo rocambolesco ed emozionante, per gli azzurri del basket in carrozzina impegnati ai Mondiali di basket in carrozzina di Birmingham.

C’era la Polonia giovedì in campo, per il match inaugurale dell’Italia a questi Mondiali britannici: una squadra che ha tenuto il risultato in equilibrio dall’inizio e per tutto l’incontro (19-18;13-18;13-13;22-18). E’ successo che, all’ultimo minuto dei tempi regolamentari, e fino a due secondi dal fischio di chiusura, la Polonia era in vantaggio di due punti (67-65) e già sentiva la vittoria in pugno. Quando, proprio sulla sirena, all’ultimo secondo, l’Italia va al canestro che ristabilisce la parità e manda tutti all’overtime. Lì, galvanizzati ed euforici, gli azzurri siglano il 7-2, chiudendo i giochi 74 a 69. Miglior realizzatore, tra i ragazzi di Malik Abes, Galliano Marchionni, asso della Polisportiva Giulianova Amicacci, e tra i più giovani in campo (classe 1981): suoi 28 punti in partita, oltre che 8 assist.

“Fantastico, una grandissima emozione – dice, raggiunto al telefono, Remo Breda, presidente del Dip. Pallacanestro del CIP-, quando Matteo Cavagnini, quando eravamo sotto di due punti, allo scadere della partita, ha fatto centro, poi ai tempi supplementari non c’è stata partita, abbiamo dominato. Ha dimostrato una grande tenuta psicologica, Matteo ma la squadra intera, hanno dimostrato di crederci”. Non era mai successo, viene da dire, in genere siamo sfortunati, in chiusura di partita. “E’ vero – continua Breda-, in qualche modo abbiamo sconfessato e invertito la storia, perché tradizionalmente siamo quelli che all’ultimo secondo lo prendono il punto, non lo segnano. Tutta la partita si è giocata punto a punto, con un vantaggio massimo per entrambi di+4, quindi piuttosto equilibrata e combattutissima. Sono arrivati stanchi, la sera: la giornata è stata davvero impegnativa”. (A cura del Cip)

Per collegarsi con la WEBCAM dei Mondiali:
http://media.2010wwbc.co.uk/pages/live-video-court-1

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