Fabiola


di Daniela Domenici

Fabiola è stata una regina del 20esimo secolo

Fabiola Rinaldi è una trans del 21esimo secolo

Fabiola è nata maschio e quando ha decidere di fare la transizione per diventare donna si è scelta un nome da regina per essere… la regina delle trans siciliane

Fabiola è diventata una mia carissima amica, quasi una figlia

Fabiola ama la notte, ama la luna, ama i gatti, ama il mare…ama l’amore.

Ancora un grave episodio di omofobia


di Daniela Domenici

Questa lettera mi è arrivata da una coppia gay siciliana, ve la sottopongo così come me l’hanno scritta Claudio e Daniele, i due protagonisti vittime in vari modi di violenza omofoba sia da privati che dalle istituzioni. Vi prego di dedicare 5 minuti della vostra cortese attenzione alle parole di questi due ragazzi siciliani.

Gentilissima sig.ra Domenici,

siamo una coppia gay e vorremmo raccontarti i fatti avvenuti a partire dal 22 febbraio 2009:

in tale data siamo stati aggrediti in primo luogo in un bar di Montevago in provincia di Agrigento (località vicina a Santa Margherita) e successivamente siamo stati attaccati nel cuore della notte a casa mia, in campagna.

L’aggressione è successa perché io, Giuseppe Claudio Indelicato, cercavo di difendere mia nipote in vacanza da me dagli attacchi di un ragazzo in evidente stato confusionale dovuto probabilmente ad alcool o a droga che mi aggredì colpendomi al capo con un bastone di plastica (era la sera di carnevale) e successivamente si riavvicinò a noi e sferrò un pugno al mio compagno, Daniele Mattioli, rompendogli  un labbro.

Una pattuglia di Carabinieri intervenne, ci chiese cosa era successo, ci suggerì di presentarci  la mattina successiva in caserma per una querela,  calmò il ragazzo e credevamo che la faccenda fosse chiusa e tornammo a casa accompagnati da due amici.

A casa eravamo io,  il mio compagno, mia nipote e un suo amico che cercava di consolarla per l’accaduto  dopo di che ci siamo messi a letto.

Verso le 3 del mattino un caos furioso ci svegliò: ci alzammo nel panico sentendo le grida di mia nipote, ci sembrava un terremoto, erano tre ragazzi di Montevago, tra cui il molestatore di mia nipote, che avendo strappato dei grossi rami da un albero picchiavano contro la porta metallica del garage e, salendo al piano superiore tramite la scala che si trova all’esterno, continuarono a picchiare contro la porta di casa sfondando i vetri e danneggiando la serratura, contro le finestre, i muri e urlando come degli ossessi.

Ci precipitammo in cucina e vidi mia nipote e il suo amico fuori nel terrazzo oltre la grata che gridavano ai tre dicendo di andarsene; io spaventato per lei le chiedevo di rientrare, intanto i tre gridavano che volevano parlarmi ma con fare minaccioso e spingendo mia nipote scomparirono dalla mia vista al che io, aprendo totalmente la grata, mi precipitai fuori  trascinandomi una sedia di legno e, affacciandomi alle scale, vidi mia nipote che continuava a cacciare via gli aggressori; scendendo le scale due continuavano a inveire verso di me e un altro parlava con l’amico di mia nipote che credo cercasse di persuadere. Intanto io suggerivo al mio compagno di chiamare i carabinieri ma avevo messo i telefoni sottocarica e lui non riusciva a trovarli, intanto mia nipote risaliva in casa a prendere il suo telefono e chiamare.

I TRE CONTINUAVANO A MINACCIARMI ED IO, RISALENDO LE SCALE, A UN TRATTO HO SENTITO UN FORTE DOLORE ALLA TESTA E SONO CADUTO PER TERRA: UNO DEI TRE MI AVEVA COLPITO CON LA SEDIA CHE IO STESSO AVEVO PORTATO FUORI. MI RITROVAI CON UNA GROSSA FERITA VICINO ALLA TEMPIA, IL NASO E IL LABBRO INFERIORE SPACCATI.

Intanto il mio compagno e mia nipote telefonavano ai carabinieri, saranno state fatte circa 14 chiamate al 112 ma dall’altro capo dicevano che non avevano personale libero in zona e di stare tranquilli che non ci sarebbe successo nulla.

I tre, ancora fuori, continuavano ad inveire nei miei confronti gridandomi anche GAY DI MERDA TI TAGLIEREMO LA GOLA, TI ROVINO, SEI MORTO FROCIO.  Scappando via lasciarono i rami nei pressi di casa e nel  vialetto.

Fortunatamente arrivò un’ambulanza, inviata dai carabinieri stessi, che ci portò al pronto soccorso me e e il mio compagno, ci medicarono e suturarono le ferite subite e ci diedero 7 giorni di prognosi. Tornando a casa, gli aggressori, non contenti, si ripresentarono e fermandosi con le auto infondo al viale ci gridavano contro, io continuavo a chiamare i carabinieri ma le risposte erano sempre le stesse.

La mattina successiva ci presentammo in caserma a Montevago per depositare la denuncia ma il maresciallo ci disse di passare il mattino dopo perché era domenica e non poteva fare niente.

Di nuovo rientrati in casa circa un’ora e mezza dopo lo stesso maresciallo ci richiama chiedendoci di ripresentarci in caserma dove noi andammo immediatamente, fu qui che la situazione, già tragica di partenza e che ci aveva creato panico e angoscia, ci procurò dello sconcerto: il maresciallo ci disse che non eravamo in diritto di fare niente perché i tre ragazzi erano di buona famiglia e noi eravamo figli di nessuno (giusto perché i miei genitori sono deceduti da tempo), ci chiese svariate volte se avevamo mai avuto a che fare con la polizia giudiziaria perché lui lo avrebbe scoperto. Insomma ci fece capire che lui non avrebbe fatto niente (e intanto i tre erano nella stanza accanto). Allora noi il mattino successivo andammo dai carabinieri di Santa Margherita di Belìce dove riuscimmo a presentare la querela/denuncia.

Poco tempo dopo, il 3 aprile, ricevemmo 2 telefonate anonime che mi dicevano: “DISGRAZIATO HAI ROVINATO MIO FIGLIO, SO DOVE ABITI, CONOSCO I TUOI MOVIMENTI, TI AMMAZZO” e anche per queste sporgemmo una denuncia.

I fatti che si produssero in seguito, nei mesi successivi,  hanno l’aria di una follia totale: appostamenti con le auto nei pressi di casa mia (ricordo che vivo in campagna e che non ho un mezzo proprio), misero in giro la voce che io avevo molestato il fratello minore (gay represso) di uno dei tre, che ero pedofilo, etc. etc.

Intanto il paesino bigotto inizia ad odiarmi perché crede a queste voci, abbiamo smesso di uscire per circa un anno per paura di essere nuovamente picchiati. I miei parenti si vergognano di me: quelli che hanno bambini, quando mi vedono si girano e si tengono stretti il loro pargoli.

Nel mese di luglio 13 carabinieri con 2 unità cinofile si sono presentati a casa per una perquisizione; il mio compagno Daniele Mattioli  ha un cancro al cervello e si è trasferito in campagna per ragioni terapeutiche, lo stress gli è vietato, un medico francese dal quale era curato gli consigliò, per calmare i forti dolori alla testa, di coltivare un po’ di marijuana, cosa che aveva cominciato a fare, infatti aveva due vasettini tra i nostri fiori sul balcone piantati due mesi prima.

Ovviamente i carabinieri sequestrarono le piante, gli sequestrarono la sciabola da ufficiale del servizio militare e avremo un processo domani 24 settembre di quest’anno con l’accusa di spaccio e tossicodipendenza e possesso di armi bianche.

Immediatamente dopo questa visita vengo licenziato dal mio lavoro e ci ritroviamo in una situazione di merda anche perché il mio compagno non può lavorare (ha ottenuto la pensione di invalidità l’aprile scorso: 267euro al mese con il quale dobbiamo vivere in due).

Alla fine il nostro avvocato ci ha detto che,  a parte il fatto che le indagini sono state chiuse senza che noi abbiamo mai visto alcun indagatore che venisse ad accertare i danni o vedere i rami con cui picchiavano, il PM aveva messo la causa in archiviazione e noi abbiamo fatto, tramite lei, opposizione.

Cordialmente

G. Claudio Indelicato e Daniele Mattioli

Santa Margherita di Belìce, 23 settembre 2010

Giovanni…


di Daniela Domenici

Giovanni era un delicato poeta.

Giovanni era un bravo tennista.

Giovanni era impegnato politicamente.

Giovanni è rimasto completamente solo.

Giovanni è diventato obeso e ogni giorno mangia sempre di più.

Giovanni ferma chiunque per parlare ma nessuno ha più voglia di ascoltarlo.

Giovanni non ha avuto amore, non è stato capito, è stato prima allontanato e poi definitivamente abbandonato da tutti.

Giovanni ora dorme sulla panchina di piazza Duomo ad Augusta sotto gli occhi impietosi della gente della sua città che lo guarda chiedendosi “perché” ma non muove un dito per aiutarlo.

Il primo registro delle coppie di fatto in Sicilia


Dato che sono stata coinvolta in questo progetto così importante e necessario in qualità di portavoce e “cassa di risonanza” pubblico questo comunicato stanpa che mi è appena pervenuto per chiarire le idee a tutti coloro che fossero interessati a questo progetto alcuni dei quali hanno già iniziato a scrivere mail sia a me che ai responsabili.

Comunicato stampa

Alla C.A di tutte le associazioni politiche, e no profit con scopi sociali, ed ai singoli che si riconoscono nel progetto che leggerete di seguito:

Il  quattro settembre del duemilanove presso i locali di  un noto pub di via Primo Settembre a Messina, il congresso Provinciale  dei tesserati di Arcigay a  Messina  ci dava mandato come nuovo direttivo per il triennio 2009/2012. Il gruppo che si apprestava  a prendere onore ed oneri di una storia che tra alti e bassi ha mantenuto la presenza di arcigay a Messina e provincia, ha ritenuto che al semplice (pur necessario)  svago serale e piccole iniziative locali, andava contrapposta un’ energica svolta, facendo sentire presente e costante l’operato di un’ associazione che nel territorio operava già da oltre venti anni. Note di merito e di ringraziamento a chi in questi anni con grande abnegazione e impegno di energie, ha mantenuto viva la fiammella e nello stesso tempo la speranza di molti appartenenti al popolo LGBT Messinese di sentirsi  in qualche modo assistiti. Certo, le difficoltà negli anni non sono mancate, le fermate e le riprese non sono state poche, spesso dovuti a fatti fisiologici, a volte economici, e qualche volte da comportamenti irresponsabili dei singoli. A tutti va il nostro ringraziamento, in particolare a una persona che ha saputo tenere tenacemente nel tempo: Roberta Palermo, testimone ineludibile di un ventennio di storia che senza di Lei non si sarebbe potuto scrivere. Oggi più agguerrita che mai, pronta a  stare al fianco di questo gruppo con le sue proposte e la tenacia di sempre. Possiamo ben dirlo,  Arcigay Messina, non sarebbe tale se non ci fosse stato il silenzioso lavoro, spessissimo non apprezzato di questa minuta donna e quanti con lei si sono alternati nel tempo.

Con il cambiamento dei tempi, con l’apertura mentale che al momento permette di esporsi in maniera più sicura e decisionale, questo nuovo gruppo prendeva il testimone per affrontare nuove lotte e iniziative, per dire con forza che c’eravamo da anni ma che volevamo non solo essere contati, ma contare. La forza di Volontà di un presidente (l’attuale), la sua caparbietà e risolutezza, han fatto si che i progetti pensati in uno studio a Milazzo prima della candidatura che ha visto il gruppo, vincente, si potessero pian piano realizzare. Dal quattro settembre duemilanove al quattro settembre duemiladieci, molte sono state le iniziative politiche e non, che ci hanno visto impegnati sul territorio cittadino e provinciale, non staremo qui ad elencare perché non riteniamo di aver fatto più di ciò che ci eravamo impegnati con i nostri sostenitori.

Una cosa era importante da fare: creare qualcosa che potesse  essere uno strumento a tutela del popolo LGBT. L’occasione venne con la firma di un Protocollo d’intesa di antidiscriminazione razziale tra il Comune di Roma e il Ministro Carfagna. Occasione che questo gruppo ha preso ad esempio scrivendo e chiedendo alla Provincia di Messina (Presid. Ricevuto) ed al Ministro Carfagna l’attuazione del protocollo anche in questo territorio, e nel contempo chiedemmo che si facesse un protocollo d’intesa anche con la Regione Sicilia. (per quest’ultima con cui si firmò il protocollo il 17 marzo c.a. ad onor del vero fummo solo in qualche modo profeti, visto che già le trattative erano in corso). Il 19 marzo u.s. vedevamo realizzare il nostro progetto a Messina al quale hanno via via aderito circa trenta Comuni della Provincia. Recentemente la Provincia  ha impegnato un primo stanziamento di fondi per l’apertura di alcuni sportelli, ma come detto in conferenza stampa, non saremmo rimasti semplici spettatori, ma attenti guardiani affinchè quella firma  non divenisse una semplice opera di cosmesi. Un ringraziamento va al Signor Prefetto di Messina che ha fortemente creduto in questo progetto sostenendolo con tutta l’autorità di cui è rappresentante.

Questa operazione oltre ad aver consegnato uno strumento di tutela alla città e a tutte le categorie considerate minoritarie (lgbt e non , ci ha dato la visibilità e l’apertura verso tutte le forze politiche che operano nel territorio Messinese (provincia compresa). Oggi a distanza di circa un anno stiamo scrivendo a tutti i Comuni della Provincia, Messina compresa, per chiedere l’applicazione del Protocollo firmato alla Provincia Regionale il 19 marzo u.s. e con l’occasione stiamo chiedendo di discutere (con noi) la possibilità di creare un registro delle Unioni civili all’interno dei consigli Comunali.

Il 27 febbraio u.s  abbiamo indetto il primo convegno a Messina sulle coppie di fatto, una scommessa che non potevamo vincere restando fermi sulla paura che la città, o meglio le associazioni locali politiche e non, non avrebbero aderito. Con nostra sorpresa anche la Curia inviò un suo rappresentante. Da quella riunione che fu in alcuni momenti dibattuta in altri momenti più serena, capimmo che il tempo di fare questa battaglia era maturo anche per Messina. Infatti il Presidente Franco decise con tutto il direttivo di aprire un tavolo di confronto con tutte le forze politiche con l’idea di operare solo sul territorio Messinese. Tutte le forze politiche ci diedero idee e disponibilità per affrontare il problema, ma il tavolo aperto con Italia dei Valori ha convinto il nostro gruppo che forse la strada che ci si prospettava a quel tavolo era la più giusta. Infatti in Sicilia un solo comune della Provincia di Palermo ha il registro delle unioni civili, mentre nel resto d’ Italia sono  decine i Comuni che l’hanno approvato. Ma un registro senza una legislazione che lo supporti non ha nessun motivo se non simbolico. Facendo leva su questo e dal dibattito che ne è nato  il  quattro settembre duemiladieci, il giorno del nostro primo anniversario come comitato,  abbiamo deciso di siglare un accordo definitivo con Italia dei Valori rappresentata in sede alla riunione dal segretario Provinciale Antonio Alessi, dal coordinatore cittadino Gianluca Libro, e dall’On. Domenico Scilipoti.  La proposta fatta e accettata dal gruppo di lavoro è quella di andare oltre ogni frontiera allargando a tutta la Sicilia Arcigay, politica, associazionistica, e alla comunità civile in generale l’invito a discuterne e far discutere sull’argomento, organizzando incontri, dibattiti e conferenze per diffondere le informazioni e riuscire tutti insieme a presentare un disegno di legge all’ARS.

Entusiasta il Presidente Franco, ancor di più il gruppo, compresa la responsabile trans Arcigay Sicilia Fabiola Rinaldi. Importante che si chiarisca che: non è un matrimonio politico che Makwan  intende fare con nessuno, ma un percorso da fare insieme anche a tutte le altre forze politiche della Sicilia che si riconoscono nel progetto.  PQM la presente verrà inviata a tutte le associazioni Lgbt, associazioni con scopi sociali, organi di stampa, forze politiche affinchè ci sia la possibilità di un’ intesa che ci  porti  ad un incontro preparativo, dove tutti liberamente decideranno come operare nel proprio territorio e apporteranno idee da aggiungere al poco che sopra abbiamo cercato di dare. Crediamo fermamente che non sia il momento di perdere tempo, c’è un vento di libertà che potrebbe girare in qualsiasi momento, chiediamo a tutti coloro che credono in questo progetto regionale che non ha nè padri fondatori, nè padroni, ma la volontà di questo gruppo di volere pensare oltre le semplici seratine da cabaret (utilissime) per lo svago, ma che non portano  al tentativo di compiere un’ azione decisa che possa cambiare la Sicilia e farla diventare timone guida per un risveglio sui diritti civili, vergognosamente sfrattati anche dall’Europa dai nostri parlamentari Italiani. Essere quindi una scintilla che possa far esplodere un grande incendio di libert. Noi ci crediamo e vi chiediamo di crederci per voi stessi, per quanti lo chiedono, e per coloro che verranno. Il registro delle coppie di fatto non è una prerogativa LGBT ma è uno strumento importante per tutte quelle coppie che non volendo o non potendo passare per il vincolo matrimoniale, si troverebbero, e di fatto si trovano, senza diritti e tutele. Tutti coloro che vorranno aderire e collaborare nel proprio territorio possono prendere contatti con arcigay Messina scrivendo alla e-mail arcigay.messina@live.it,

il Presidente Giuseppe Franco ed il  direttivo daranno tutte le delucidazioni necessarie.

Arcigay Makwan Messina – Associazione di  promozione sociale

Ufficio stampa e ricezione posta – Via Torino 5 – 98057 Milazzo (ME)

Arcigay.messina@live.it

Intervista con l’attrice Mara Di Maura


di Daniela Domenici

Durante le riprese di “L’amore di Kyria” abbiamo voluto intervistare una delle protagoniste: Mara Di Maura.
–  A che età hai iniziato a capire che avresti voluto diventare un’attrice?

–      Da bambina il mio gioco preferito era “fare i film” con le mie amichette…ma l’episodio che mi ha fatto innamorare di questo mestiere risale all’età di undici anni: mia madre mi lesse un dialogo assai celebre di Shakespeare, la famosa scena del balcone in “Romeo e Giulietta”, e per scherzo mi chiese: “Ti piacerebbe fare l’attrice?” Io, del tutto incantata, senza un attimo d’incertezza risposi: “Ecco quello che voglio fare da grande: recitare!”

–      Perché hai scelto il teatro?

–      Il palcoscenico è l’unico luogo al mondo in cui riesca a sentirmi davvero a mio agio perché è l’unico posto in cui la mia anima può farsi come l’acqua che trova la sua “forma” nel recipiente che la contiene…Purtroppo non riesco a spiegarlo diversamente, forse questa metafora può risultare più efficace di mille altre parole.

–      Quali sono state le tue prime interpretazioni e dove?

–      Il mio primo debutto teatrale è avvenuto ad Augusta a 15 anni sotto la guida della grandissima attrice Franca Sillato la quale mi ha trasmesso una ferrea disciplina di palco: questa straordinaria artista mi ha insegnato ad affrontare il personaggio in maniera chirurgica durante le prove e a vivere il momento dello spettacolo con la sacralità di una liturgia. Da Augusta a Roma. La seconda volta è stata qualche anno più tardi al noto Teatro Parioli della Capitale con la regia di un’altra “insegnante dal pugno di ferro”, la straordinaria Fioretta Mari. E, coincidenza delle coincidenze, ancora una volta, come già accaduto prima, uno spettacolo ispirato a un’opera di Nino Martoglio. Dopo lo spettacolo, tornata a casa, mi sdraiai per terra nella stanzetta dell’appartamento che dividevo con altre studentesse e piansi a lungo per la forte emozione.

–      Hai frequentato qualche accademia di teatro? Dove?
R: La mia vera scuola è stata la pratica sul palcoscenico. Durante gli anni universitari a Roma (mi sono laureata al DAMS dell’Università degli Studi Roma Tre) avevo già frequentato due scuole private, un corso di dizione e recitazione con Fioretta Mari e un anno di formazione dell’attore presso la Scuola di Tecniche dello Spettacolo di Claretta Carotenuto, la figlia del grande Mario, due ottime insegnati cui devo tanto: sono state loro a fornirmi i rudimenti del mestiere, gli strumenti tecnici che consentono all’attore di esprimersi con consapevolezza attraverso l’arte della recitazione. Continuo tuttora a frequentare, quando ne ho la possibilità, degli stages di perfezionamento, tra cui doppiaggio con Renato Cortesi, training e script analysis con Michael Margotta, membro a vita dell’Actor’s Studio, mimo con Emmanuel Lavalleè della scuola “Lecoq” di Parigi. E poi da un anno studio anche canto con Katia Giuffrida. Sento la necessità di avere una formazione il più ampia, completa e profonda possibile e, in questo senso, per fare una citazione “gli esami non finiscono mai..” Ma la vera palestra è stata per me il lavoro sulle tavole della ribalta: questa palestra io l’ho fatta per quattro anni col mio “maestro” Costantino Carrozza, un attore formatosi al Piccolo Teatro di Milano, con la cui compagnia, il Centro Stabile di Produzione “Quarta Parete” di Catania, ho avuto modo di portare in tourneè in tutta la Sicilia personaggi di classici della grande tradizione teatrale da Pirandello a Moliere a Shakespeare, fiabe musicali da Handersen e Calvino per i cicli di scuole materne e medie inferiori, ma anche commedie e farse d’ambientazione siciliana interpretando ruoli tra i più disparati, saltando di continuo da fantesche indaffarate, loquaci più del dovuto, a signore fedifraghe e tristi, da popolane balie a buffe e improbabili imperatrici, da megere a madri attempate ed apprensive.

–      Nascere e vivere in Sicilia e soprattutto in una piccola città come Augusta non ti avrà certo facilitato nella carriera, immagino…

–      Non voglio rispondere con dei luoghi comuni..Ho vissuto per cinque anni tra Bologna, Roma e Milano e sono giunta ad una consapevolezza: per me l’attore lo si può fare benissimo dovunque, da New York alla più sperduta isola dell’oceano Indiano, perché in questo mestiere conta solo ciò che si ha da dire. E se si ha da dire qualcosa, poco importa il luogo in cui ci si trova. Più che altro le difficoltà ci sono state nel momento, assai delicato, della crescita: se hai delle propensioni artistiche non sempre il contesto sociale e/o familiare in cui vivi riesce a comprenderti ed accettare con facilità le tue scelte lavorative che, nel caso dell’attore, coincidono con vere e proprie scelte di vita, spesso radicali. Per esempio, mia madre mi avrebbe preferito insegnante, mio padre giornalista.

–      Anche tuo padre fa l’attore anche se solo a livello amatoriale, forse è nel DNA della vostra famiglia?

–      Adesso cambiamo tono e veniamo ad un punto decisamente assai divertente e curioso! Normalmente si può essere figli d’arte. A me sta capitando l’esatto contrario! Mio padre si sente, in un certo senso, un “padre d’arte.” Io preferisco dire che entrambi siamo attori, senza troppe distinzioni, anzi, per certi versi i nostri curricula possono dirsi complementari: io ho scelto la strada del teatro come mestiere, lui invece da una decina d’anni fa teatro nel dopolavoro, solo come hobby, ma in compenso ha già preso parte in qualità d’attore a due fiction come “Agrodolce” (con un ruolo presente in ben cinque puntate) e uno dei quattro nuovi episodi de “Il Commissario Montalbano”, “La danza del gabbiano”, nonché all’ultimo film di Roberta Torre, “I baci mai dati” recentemente presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione “Controcampo.” A conferma insomma che nella vita “quando è destino è destino!” Comunque lui da ragazzo faceva la radio, poi si è sposato, ha preso il posto e…

–      Fino a oggi la tua biografia artistica cosa comprende tra teatro e cinema?

–      Come ti ho già accennato a teatro ho girato la Sicilia in lungo e in largo sotto la regia di Costantino Carrozza con classici di Pirandello come “La Patente”, “Cecè”, “La Morsa”, “Il piacere dell’onestà”, “Il berretto a sonagli”, di Moliere come “Il malato immaginario” che abbiamo rappresentato anche a Milano e provincia e “Il medico per forza”, di Shakespeare come “Le allegre comari” e il “Re Lear”, ma anche tanti titoli della tradizione siciliana, soprattutto Martoglio, e fiabe per bambini ed adulti come “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Andersen e “Una passeggiata tra le stelle” da Calvino.
Inoltre da qualche anno insegno dizione e recitazione in scuole di formazione regionali e laboratori privati. A breve sarà attivata a Catania in orari pomeridiani una scuola da me fondata e diretta, “La bottega dell’attore”, avente lo scopo di avviare i ragazzi alla formazione professionale consentendo loro anche di fare esperienza sul campo, dunque di “andare a bottega.” Il mio prossimo lavoro a teatro è invece uno spettacolo leggero, ma non troppo, per la prima volta da me scritto, diretto ed interpretato, l’atto unico dal titolo “Allo specchio” in cui in scena sarò affiancata da una bravissima attrice, Franca Barresi. Infatti da un anno a questa parte mi sto mettendo in gioco anche a livello creativo in concorsi nazionali, il più recente dei quali mi ha dato la possibilità di esibirmi con un mio corto teatrale nel prestigioso Teatro dei Satiri di Roma, proprio nel cuore della Capitale. Infine, ultimo ma non meno importante, dopo anni di “gavetta” come interprete di diversi mediometraggi e cortometraggi e dopo piccole partecipazioni televisive e cinematografiche (ad esempio al film “La matassa”) sono lusingata di far parte del cast artistico del film opera prima di Carlo Tranchida “L’amore di Kyria” con Francesco Paolantoni, Guia Ielo, Francesca Ferro e il mitico Philippe Leroy nel ruolo di una gitana.

Il primo registro delle coppie di fatto in Sicilia


di Daniela Domenici

Arcigay Makwan Messina e Italia dei Valori hanno iniziato una collaborazione al fine di poter istituire, per la prima volta in Sicilia, il registro delle coppie di fatto sia eterosessuali che omosessuali che trans.

A tale scopo sono stata incaricata dalla responsabile trans siciliane, Fabiola Rinaldi, di fare la portavoce di questa iniziativa, che personalmente ritengo necessaria e urgente, sia per la mia attività giornalistica online da sempre attenta a quei mondi a cui nessuno, o pochi, rivolgono la propria attenzione, detenuti, disabili e mondo LGBT, sia perché ho appena finito di scrivere, ed è pronto per la pubblicazione, un libro sul mondo trans.

Si vuole in questo modo iniziare una prima collaborazione con tutto il mondo trans al fine di riuscire ad ottenere ciò che di diritto spetta loro e non solo per quanto riguarda il registro delle coppie di fatto ma anche per tutti quei problemi che riguardano il mondo trans in generale.

Per questo vi invito a scrivere alla mia mail, che leggete in fondo a questo articolo, per avere una prima visione d’insieme di questo mondo;

Daniela Domenici

danidamavi@virgilio.it

www.nutrimente.org

Lettera aperta alla mia città, AUGUSTA, di Enzo TOSCANO


E’stata scritta tutta in maiuscolo per omaggiare la nostra isola grande nei fatti e troppo grande per le piccole persone che la popolano.

E’ SOLO UNO SFOGO, UN’AMARA FOTOGRAFIA DEL PASSATO E DEL PRESENTE, DI CIO’ CHE ERA E DELL’ORRORE CHE E’ DIVENTATA. L’ESTREMO TENTATIVO DI SMUOVERE LE COSCIENZE, IL GRIDO DISPERATO DI CHI AMA LA PROPRIA CITTA’ E NON PUO’ VEDERLA IN BALIA DI MERCENARI SENZA SCRUPOLI, UCCISA GIORNO PER GIORNO, AVVELENATA DAI MIASMI INDUSTRIALI, LACERATA NEL PROPRIO FUTURO, MADRE DI INNUMEREVOLI FIGLI INFELICI.

L’ISOLA SENZA MARE E SENZA AMORE

DA QUASI MEZZO SECOLO ORMAI, VIVO IN QUESTO LEMBO DI TERRA, ADAGIATO SILENTE SUL MARE, SONNECCHIOSO E AL TEMPO STESSO VIGILE SULL’ORIZZONTE.

DIO CI  DONO’ QUESTA TERRA, UN’OASI SU CUI FAR NASCERE I NOSTRI FIGLI, COCCOLATI DAL CALORE DEL SOLE, DISSETATI DALL’ACQUA CRISTALLINA CHE SGORGAVA DALLE VISCERE DI MADRE TERRA, SFAMATI DALLE GREGGI CHE PASCOLAVANO SUI NOSTRI MONTI E DAI PESCI CHE, NUMEROSI E FRESCHISSIMI, POPOLAVANO I NOSTRI MARI.

ERA UN COPIONE PERFETTO, SCRITTO DAL RE DEGLI SCENEGGIATORI IL QUALE PERO’, COMMISE L’ERRORE DI AGGIUNGERE UN ELEMENTO A QUESTO QUADRETTO IDILLIACO; L’UOMO, CON TUTTO IL SUO CARICO DI DIFETTI, DI INVIDIE, GELOSIE, DI NONCURANZA PER IL BENE COMUNE.

MOLTO PRESTO, IL PARADISO CHE AVEVAMO AVUTO IN DONO, LASCIO’ SPAZIO ALL’INFERNO DEGLI UOMINI I QUALI, PER POTER SODDISFARE LE PROPRIE VOGLIE ,DI APPARIRE PIU’ CHE DI SOPRAVVIVERE, PERMISERO AGLI SQUALI DI POPOLARE I NOSTRI MARI, E CON ESSI ARRIVARONO LE CATTEDRALI DELLA MORTE CHE INVASERO LE NOSTRE MAGNIFICHE COSTE, DETURPANDOLE IRRIMEDIABILMENTE, AMMORBANDO L’ARIA, DISTRUGGENDO I VERDI  PASCOLI, PROSCIUGANDO E/O CONTAMINANDO LE MERAVIGLIOSE FALDE ACQUIFERE.

LA RICCHEZZA , SPESSO L’OPULENZA, AVEVA INVASO MOLTE CASE, TRASFORMANDO I BIFOLCHI E I PESCATORI IN GENTE AGIATA,SICURA, PIENA DI SE’. I CARRETTI VENNERO ABBANDONATI E LE STRADE, FINO AD ALLORA PESANTEMENTE SOLCATE DAGLI ZOCCOLI DELLE BESTIE DA SOMA, DOVETTERO FARE I CONTI CON LO STRIDIO DELLE GOMME E CON IL ROMBO DEI MOTORI CHE, BEN PRESTO, INVASERO LA CITTA’. LE RETI DEI PESCATORI, FINO AD ALLORA PIENE DI PESCE CHE ODORAVA DI MARE, SI RIEMPIRONO DI VELENI E DI NAUSEABONDI OLEZZI DI IDROCARBURI.

ERA L’INIZIO DELLA FINE.

COME SPESSO ACCADE, BISOGNA TOCCARE CON MANO I PROBLEMI PRIMA DI POTERSENE RENDERE CONTO. PURTROPPO, ASSIEME ALL’AGIATEZZA ARRIVARONO LE MALATTIE, LE GRAVI PATOLOGIE CORRELATE ALL’INQUINAMENTO, LA DISPERAZIONE E LA MORTE CHE OGGI NON RISPARMIA NESSUNA FAMIGLIA, NEPPURE LA PIU’ AGIATA.

NON BASTASSERO TALI PENSIERI, LA NOSTRA MERAVIGLIOSA  CITTADINA SOPPORTA LA BEFFA DI ESSERE POPOLATA DA UOMINI E DONNE CHE VIVONO PERENNEMENTE IN SPREGIO DELLA STESSA,NONCURANTI DELLA SUA RESIDUA BELLEZZA, DEI SUOI REPERTI STORICI, DELL’INCANTO DELLE ALBE E DEI TRAMONTI, DELLA BREZZA MARINA CHE ACCAREZZA I LORO VOLTI, DELL’ARCHITETTURA BAROCCA DI CUI RIDONDA IL CENTRO STORICO , DELLE MAGNIFICHE CHIESE RICOLME DI STORIA, DELLA PIETRA LAVICA CHE ATTRAVERSA  VIA PRINCIPE UMBERTO,LA QUALE, ANCORA OGGI, RISUONA DEI COLPI INFERTI DAGLI SCALPELLINI RICURVI SULLE NERIGNE LASTRE.

LE MERAVIGLIE DEL CASTELLO SVEVO ABBANDONATE ALLA MERCE’ DEL TEMPO, INCOMMENSURABILI  REPERTI STORICI, DI INESTIMABILE VALORE, OFFERTI IN PASTO AI RATTI, LASCIATI MARCIRE , CORROSI DALL’ACQUA SALMASTRA; IL MAGNIFICO PARCO  A CORREDO DEL CASTELLO, UN TEMPO VANTO DELLA NOSTRA COMUNITA’, ALLA MERCE’ DEI VANDALI E DEI TEPPISTI CHE, IN GRAN NUMERO, LO POPOLANO.  IN  QUEI GIARDINI DI SVEVA MEMORIA RISUONANO ANCORA LE GRIDA DEI TANTI BAMBINI CHE SONO CRESCIUTI ALL’OMBRA DEGLI ALBERI SECOLARI, CHE HANNO GUARDATO STUPITI LA STATUA DI DANTE, L’ELICA  DI UN MOTORE D’ALTRI TEMPI, IL FIERO MONUMENTO AI CADUTI, LA BELLEZZA SENZA TEMPO DEL PALCO DELLA MUSICA, SPESSO DELIZIA PER LE ORECCHIE DEGLI INDIGENI.

TUTTO ANDATO, TUTTO SVANITO, DISSOLTO COME L’ILLUSIONE DI VIVERE IN UN’ISOLA, DI POTERSI BAGNARE NELLE SUE ACQUE, DI OFFRIRSI AI CALDI RAGGI DEL SOLE, DI FARSI CAREZZARE  DALLA BREZZA MARINA.

OGGI IL MARE E’ NEGATO A TUTTI, IN SPECIAL MODO AI PIU’ DEBOLI, AGLI INDIFESI, AGLI OFFESI DALLA VITA, AI VERI ANGELI DELLA TERRA.

IN TANTI POSSONO SOLO GUARDARLO E MALEDIRLO, IMPOSSIBILITATI A OLTREPPASARE I CANCELLI ERETTI DAGLI UOMINI E DALLE ISTITUZIONI, LINEE DI DEMARCAZIONE DEL PENITENZIARIO MEGARESE.

NON PIU’ LIBERI CITTADINI, BENSI’ FORZATI IN ATTESA DEL GIUDIZIO DIVINO.

CI PRESENTEREMO SENZA ALIBI AL COSPETTO DELL’ALTISSIMO, REI DI AVER TRASFORMATO L’EDEN DONATOCI IN UNA IMMENSA CLOACA A CIELO E MARE APERTO.

NESSUN PERDONO SARA’ POSSIBILE, ALMENO SIN QUANDO LE NOSTRE COSCIENZE NON SARANNO CAPACI DI RIBELLARSI AL GIOGO DELL’APATIA E DEL DISPREZZO DEL BENE COMUNE.

SIN QUANDO NESSUNO GRIDERA’ GIUSTIZIA, TUTTI (ED IN SPECIAL MODO CHI HA ED HA AVUTO LA RESPONSABILITA’ DI AMMINISTRARE IL “MALE” COMUNE ) SAREMO COSTRETTI A CONSUMARE LE FIAMME DEL DANTESCO INFERNO.

ADDI’ 31/08/2010

IN PERPETUA MEMORIA

Riposto, la città delle Pomelie…


L’Associazione culturale “Raccontare la Scienza” organizza una giornata dedicata alla particolarissima pianta che cresce rigogliosa a Riposto (CT). Su richiesta dell’Associazione  il Sindaco, con propria determina, ha già deliberato la dicitura ufficiale “Riposto Città delle Pomelie”.

RIPOSTO (CT) – Ogni cittadina è nota per una peculiarità, che la rende unica agli occhi del visitatore. Riposto, ridente paese della provincia di Catania, può vantare non solo la vocazione marinara che la vede sede di uno dei più importanti porti turistici del meridione, ma anche quella della coltivazione della Pomelia (nome scient. Plumeria), pianta di origine centro-americana, e particolarmente diffusa nelle Isole Hawaii.

L’antichissima tradizione rende Riposto unica in tutta la Sicilia, insieme solo a Palermo.

Chiunque si trovi a passeggiare per le sue vie noterà l’esplosione di colori che trabocca sui balconi, e si fermerà con gli occhi in su ad ammirare la cura e la dedizione che i cittadini riversano su tali particolari piante.

Al fine di valorizzare e far ulteriormente conoscere questa specificità ripostese, l’Associazione culturale “Raccontare la Scienza”, con il patrocinio del Comune di Riposto e della Provincia Regionale di Catania e con il supporto di sponsor privati, organizza la manifestazione “La Città delle Pomelie”, che si terrà domenica 8 Agosto 2010 dalle 19.00 alle 22.00 sul tratto del raddoppio del Lungomare antistante la Piazza del Commercio e sullo spiazzo antistante la Chiesa della Lettera.

Numerose le iniziative in programma:

il Concorso di pittura “Riposto e la Pomelia”, il Premio “La Pomelia più bella” riservato ai balconi ripostesi, l’esposizione di esemplari rari da parte di importanti produttori di Pomelie, una mostra di francobolli a tema provenienti da ogni parte del mondo.
Chiuderà la manifestazione una conferenza a più voci (prof. Pietro Pavone, dir. Dipart. Botanica Università di Catania, dott. Giovanni Toldonato presidente Ordine Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Catania, dott. Rosario Galeano, esperto in Scienze Erboristiche), al termine della quale il Sindaco di Riposto, dott. Carmelo Spitaleri, rispondendo alla richiesta dell’Associazione, comunicherà di aver già deliberato di proclamare Riposto “Città delle Pomelie”.

Sono previsti inoltre collegamenti nazionali e internazionali.

La serata, presentata da Anna Pavone, sarà trasmessa in diretta internet in streaming-TV.

Mostre: Palazzo Riso, con il ‘museo diffuso’ rinasce in Sicilia l’arte contemporanea


Artisti e contadini, paesaggi e installazioni in vicoli e piazzette di paesi e cittadine. Poi muretti a secco, fichi d’india, i volti delle persone, il mare. C’e’ lo stabilimento Fiat di Termini Imerese e ci sono 25 ex minatori appartenenti a leghe operarie e societa’ di lavoratori del territorio ennese. Ecco sfilare i 180 attori non professionisti di “Nui simu” (Noi siamo), cortometraggio mix di fiction e documentario, realizzato grazie alla memoria collettiva di un intero paese, e l'”Indicator”, uno strano congegno composto da rimorchio, una costruzione in metallo e 4 altoparlanti, 2 microfoni e amplificatori per trasmettere registrazioni di giorno e misteriosi raggi di luce di notte.

Tutto questo e altro ancora, da oggi, nella Sicilia inedita che esce da “Etico-F. Cinque movimenti sul paesaggio”, il nuovo progetto di Palazzo Riso, Museo d’arte contemporanea dell’isola, nato nel febbraio del 2009, che ha scelto Capo d’Orlando(Messina), Ficarra (Messina), Enna e Termini Imerese (Palermo) come ‘location’ per ospitare artisti di fama internazionale. Massimo Bartolini, Flavio Favelli, Hans Schabus, Marinella Senatore e Zafos Xagoraris hanno infatti realizzato le rispettive opere vivendo sul luogo. Le loro “residenze”, inaugurate il 30 luglio (a Capo d’Orlando e Ficarra), il 31 luglio (Termini Imerese) e il primo agosto (a Enna), resteranno aperte al pubblico fino al 16 agosto.

fonte Adnkronos

Il timballo del gattopardo


di Daniela Domenici

Cosa succede quando un attore con la passione per la cucina e uno chef con la passione per il teatro s’incontrano casualmente nella loro terra natale, la Sicilia, patria dei più grandi autori teatrali e delle prelibatezze culinarie più squisite?

“Il timballo del Gattopardo” che ha debuttato ieri sera al Palazzo dei Congressi di Taormina per la regia di Giancarlo Sammartano e le scenografie di Antonello Geleng è il risultato di questo incontro; Carlo Cartier, attore teatrale e televisivo di fama, si è affidato alla penna di Rosario Galli, autore di molte sceneggiature e docente universitario, per creare un testo che descrivesse questo incontro teatro-gastronomico e ha poi chiamato l’amico e conterraneo Carmelo Chiaramonte, chef “free lance” (come ama definirsi) di fama mondiale per interpretare insieme questa piece.

In una scenografia in cui trovano spazio una tavola elegantemente apparecchiata per tredici convitati e una comoda cucina sui cui fornelli verrà davvero cucinata la cena si muovono i due protagonisti che racchiudono in sé sia la tradizione del teatro martogliano nell’uso ironico della lingua siciliana da parte del “nipote” Carmelo che quella del beckettiano “En attendant Godot” nell’attesa, da parte del protagonista “anziano”, di una baronessa che non arriverà mai.

Durante la preparazione di questo banchetto Cartier e Chiaramonte, armati di padelle, ma soprattutto di ricette antiche e gustose, raccontano la Sicilia e le sue origini gastronomiche da Archestrato di Gela, capostipite dei cuochi poeti e filosofi, fino a Brancati e Camilleri, passando per l’Abate, Meli, Verga, De Roberto, Tomasi di Lampedusa e Vittorini.

Nonostante l’improvviso e imprevisto calo di voce, Carlo Cartier, con grande professionalità, è riuscito a interpretare questo suo “zu Saro” che con note dolenti e malinconiche rievoca un passato d’amore solo immaginato con la Baronessa mentre il nipote, alquanto scettico, con la sua verve e il suo pragmatismo tenta di arginare con ironia questo fiume di ricordi dello zio.

Ci piace concludere con due note che hanno a che fare con la passione di chi scrive per l’attenzione a certi particolari inconsueti, forse: la prima, i due protagonisti hanno le stesse iniziali di nome e cognome, una casualità che forse racchiudeva già “in nuce” quest’incontro? E poi il numero degli invitati al banchetto-fantasma, tredici, e delle portate per ciascuno, quattro, la cui moltiplicazione dà 52 come le settimane di un anno in cui le stagioni sono quattro, un’altra casualità voluta dall’autore per sottolineare come questo testo sia sempre attuale spaziando da autori siciliani dell’antichità fino ai nostri contemporanei?