Voci da Augusta: Enza e i cani randagi


Certamente ormai da tempo conoscete la mia passione per i cani e tutto quanto sto facendo per salvarne qualcuno da una triste fine.

Volevo informarVi che sabato scorso 4 dei nostri randagi hanno raggiunto un rifugio di Pesaro tramite una staffetta di volontari, tra i quali la sottoscritta, dove rimarranno in stallo fino alla loro adozione. I 4 cani sono partiti tutti microchippati, puliti, trattati con gli antiparassitari usuali, perfettamente guariti dalle patologie che presentavano al momento della cattura, ma soprattutto STERILIZZATI, tutti, anche i due maschi.

Vanno ad aggiungersi ad una quinta cagnolina, da me data in adozione ad una famiglia di Bologna due settimane fa. Ritengo che il fatto sia completamente nuovo per Augusta, come assolutamente nuova è la collaborazione che ho trovato negli enti preposti e nel personale di tali enti, che mi hanno facilitato enormemente attivando procedure di massima urgenza al fine di favorire la partenza dei 4 cani.

Da vari canali sto avendo riscontri positivi riguardo a questo problema. Alcune persone mi hanno contattata per offrirmi stalli provvisori per i cani catturati, altre per offrirsi come volontari, altri ancora mi hanno offerto denaro per il mantenimento e le cure dei 4 cani, altri hanno portato cibo, due farmacie mi praticano regolarmente forti sconti sui farmaci ad uso veterinario, ed altre piccole iniziative che nel complesso mi fanno intravedere un cambiamento di tendenza: alla gente non basta più portare da mangiare ai randagi, non vogliono più vederli in strada!

Da parte mia sono assolutamente convinta che il randagismo ad Augusta si possa risolvere, così come sono convinta di poter avviare un programma di recupero di questi cani, coltivo il sogno di avviare i migliori soggetti all’addestramento per la ricerca di superstiti in appoggio ai volontari della protezione civile o come cani antidroga e altri servizi sociali dove il fiuto del cane è fondamentale e insostituibile. Ho avuto un incontro con l’assessore Accolla dove si è parlato della vera causa del randagismo, ovvero le mancate sterilizzazioni delle cagnette di proprietà, ed ho fatto una proposta che in breve tempo potrebbe portare ad ottimi risultati, come anche si è molto parlato del costo dei cani presenti attualmente in canile, costo assolutamente ingiustificato viste le condizioni dei cani e dello stesso canile, che gravano pesantemente sull’economia e sui cittadini tutti, distraendo importanti somme che potrebbero essere dedicate ad altri temi urgenti.

La mia proposta prevede l’abbattimento di questi costi, con l’avvio di una serie di interventi miranti tutti al recupero dei cani e non alla loro segregazione.

Anche la stampa può giocare la sua parte in questo progetto, che deve essere COMUNE, non ha più senso lamentarsi e girare gli occhi da un’altra parte, il problema esiste e non si può più ignorarlo. Io ho dato un input, con il vostro aiuto posso raggiungere centinaia di cittadini che magari avrebbero la volontà, ma non hanno nè la competenza nè la minima idea di come ci si possa organizzare.

Ognuno di noi può dare il suo contributo, vuoi diffondendo gli annunci su internet, vuoi facendo lo stesso sugli organi di stampa, vuoi occupandosi della ricerca stalli o del reperimento fondi, vuoi fotografando i cani, vuoi sensibilizzando le famiglie sui vantaggi della sterilizzazione, vuoi mettendo a punto un sito internet dedicato, vuoi creando e impaginando un opuscolo da distribuire presso negozi e attività sensibili al problema, e in mille altri modi che non contemplano il contatto diretto con gli animali, contatto che in assoluto mi riservo di gestire direttamente.

Enza Licciardello – Resto a disposizione per qualunque altra informazione vogliate richiedermi 347 8509134

Lettera aperta alla mia città, AUGUSTA, di Enzo TOSCANO


E’stata scritta tutta in maiuscolo per omaggiare la nostra isola grande nei fatti e troppo grande per le piccole persone che la popolano.

E’ SOLO UNO SFOGO, UN’AMARA FOTOGRAFIA DEL PASSATO E DEL PRESENTE, DI CIO’ CHE ERA E DELL’ORRORE CHE E’ DIVENTATA. L’ESTREMO TENTATIVO DI SMUOVERE LE COSCIENZE, IL GRIDO DISPERATO DI CHI AMA LA PROPRIA CITTA’ E NON PUO’ VEDERLA IN BALIA DI MERCENARI SENZA SCRUPOLI, UCCISA GIORNO PER GIORNO, AVVELENATA DAI MIASMI INDUSTRIALI, LACERATA NEL PROPRIO FUTURO, MADRE DI INNUMEREVOLI FIGLI INFELICI.

L’ISOLA SENZA MARE E SENZA AMORE

DA QUASI MEZZO SECOLO ORMAI, VIVO IN QUESTO LEMBO DI TERRA, ADAGIATO SILENTE SUL MARE, SONNECCHIOSO E AL TEMPO STESSO VIGILE SULL’ORIZZONTE.

DIO CI  DONO’ QUESTA TERRA, UN’OASI SU CUI FAR NASCERE I NOSTRI FIGLI, COCCOLATI DAL CALORE DEL SOLE, DISSETATI DALL’ACQUA CRISTALLINA CHE SGORGAVA DALLE VISCERE DI MADRE TERRA, SFAMATI DALLE GREGGI CHE PASCOLAVANO SUI NOSTRI MONTI E DAI PESCI CHE, NUMEROSI E FRESCHISSIMI, POPOLAVANO I NOSTRI MARI.

ERA UN COPIONE PERFETTO, SCRITTO DAL RE DEGLI SCENEGGIATORI IL QUALE PERO’, COMMISE L’ERRORE DI AGGIUNGERE UN ELEMENTO A QUESTO QUADRETTO IDILLIACO; L’UOMO, CON TUTTO IL SUO CARICO DI DIFETTI, DI INVIDIE, GELOSIE, DI NONCURANZA PER IL BENE COMUNE.

MOLTO PRESTO, IL PARADISO CHE AVEVAMO AVUTO IN DONO, LASCIO’ SPAZIO ALL’INFERNO DEGLI UOMINI I QUALI, PER POTER SODDISFARE LE PROPRIE VOGLIE ,DI APPARIRE PIU’ CHE DI SOPRAVVIVERE, PERMISERO AGLI SQUALI DI POPOLARE I NOSTRI MARI, E CON ESSI ARRIVARONO LE CATTEDRALI DELLA MORTE CHE INVASERO LE NOSTRE MAGNIFICHE COSTE, DETURPANDOLE IRRIMEDIABILMENTE, AMMORBANDO L’ARIA, DISTRUGGENDO I VERDI  PASCOLI, PROSCIUGANDO E/O CONTAMINANDO LE MERAVIGLIOSE FALDE ACQUIFERE.

LA RICCHEZZA , SPESSO L’OPULENZA, AVEVA INVASO MOLTE CASE, TRASFORMANDO I BIFOLCHI E I PESCATORI IN GENTE AGIATA,SICURA, PIENA DI SE’. I CARRETTI VENNERO ABBANDONATI E LE STRADE, FINO AD ALLORA PESANTEMENTE SOLCATE DAGLI ZOCCOLI DELLE BESTIE DA SOMA, DOVETTERO FARE I CONTI CON LO STRIDIO DELLE GOMME E CON IL ROMBO DEI MOTORI CHE, BEN PRESTO, INVASERO LA CITTA’. LE RETI DEI PESCATORI, FINO AD ALLORA PIENE DI PESCE CHE ODORAVA DI MARE, SI RIEMPIRONO DI VELENI E DI NAUSEABONDI OLEZZI DI IDROCARBURI.

ERA L’INIZIO DELLA FINE.

COME SPESSO ACCADE, BISOGNA TOCCARE CON MANO I PROBLEMI PRIMA DI POTERSENE RENDERE CONTO. PURTROPPO, ASSIEME ALL’AGIATEZZA ARRIVARONO LE MALATTIE, LE GRAVI PATOLOGIE CORRELATE ALL’INQUINAMENTO, LA DISPERAZIONE E LA MORTE CHE OGGI NON RISPARMIA NESSUNA FAMIGLIA, NEPPURE LA PIU’ AGIATA.

NON BASTASSERO TALI PENSIERI, LA NOSTRA MERAVIGLIOSA  CITTADINA SOPPORTA LA BEFFA DI ESSERE POPOLATA DA UOMINI E DONNE CHE VIVONO PERENNEMENTE IN SPREGIO DELLA STESSA,NONCURANTI DELLA SUA RESIDUA BELLEZZA, DEI SUOI REPERTI STORICI, DELL’INCANTO DELLE ALBE E DEI TRAMONTI, DELLA BREZZA MARINA CHE ACCAREZZA I LORO VOLTI, DELL’ARCHITETTURA BAROCCA DI CUI RIDONDA IL CENTRO STORICO , DELLE MAGNIFICHE CHIESE RICOLME DI STORIA, DELLA PIETRA LAVICA CHE ATTRAVERSA  VIA PRINCIPE UMBERTO,LA QUALE, ANCORA OGGI, RISUONA DEI COLPI INFERTI DAGLI SCALPELLINI RICURVI SULLE NERIGNE LASTRE.

LE MERAVIGLIE DEL CASTELLO SVEVO ABBANDONATE ALLA MERCE’ DEL TEMPO, INCOMMENSURABILI  REPERTI STORICI, DI INESTIMABILE VALORE, OFFERTI IN PASTO AI RATTI, LASCIATI MARCIRE , CORROSI DALL’ACQUA SALMASTRA; IL MAGNIFICO PARCO  A CORREDO DEL CASTELLO, UN TEMPO VANTO DELLA NOSTRA COMUNITA’, ALLA MERCE’ DEI VANDALI E DEI TEPPISTI CHE, IN GRAN NUMERO, LO POPOLANO.  IN  QUEI GIARDINI DI SVEVA MEMORIA RISUONANO ANCORA LE GRIDA DEI TANTI BAMBINI CHE SONO CRESCIUTI ALL’OMBRA DEGLI ALBERI SECOLARI, CHE HANNO GUARDATO STUPITI LA STATUA DI DANTE, L’ELICA  DI UN MOTORE D’ALTRI TEMPI, IL FIERO MONUMENTO AI CADUTI, LA BELLEZZA SENZA TEMPO DEL PALCO DELLA MUSICA, SPESSO DELIZIA PER LE ORECCHIE DEGLI INDIGENI.

TUTTO ANDATO, TUTTO SVANITO, DISSOLTO COME L’ILLUSIONE DI VIVERE IN UN’ISOLA, DI POTERSI BAGNARE NELLE SUE ACQUE, DI OFFRIRSI AI CALDI RAGGI DEL SOLE, DI FARSI CAREZZARE  DALLA BREZZA MARINA.

OGGI IL MARE E’ NEGATO A TUTTI, IN SPECIAL MODO AI PIU’ DEBOLI, AGLI INDIFESI, AGLI OFFESI DALLA VITA, AI VERI ANGELI DELLA TERRA.

IN TANTI POSSONO SOLO GUARDARLO E MALEDIRLO, IMPOSSIBILITATI A OLTREPPASARE I CANCELLI ERETTI DAGLI UOMINI E DALLE ISTITUZIONI, LINEE DI DEMARCAZIONE DEL PENITENZIARIO MEGARESE.

NON PIU’ LIBERI CITTADINI, BENSI’ FORZATI IN ATTESA DEL GIUDIZIO DIVINO.

CI PRESENTEREMO SENZA ALIBI AL COSPETTO DELL’ALTISSIMO, REI DI AVER TRASFORMATO L’EDEN DONATOCI IN UNA IMMENSA CLOACA A CIELO E MARE APERTO.

NESSUN PERDONO SARA’ POSSIBILE, ALMENO SIN QUANDO LE NOSTRE COSCIENZE NON SARANNO CAPACI DI RIBELLARSI AL GIOGO DELL’APATIA E DEL DISPREZZO DEL BENE COMUNE.

SIN QUANDO NESSUNO GRIDERA’ GIUSTIZIA, TUTTI (ED IN SPECIAL MODO CHI HA ED HA AVUTO LA RESPONSABILITA’ DI AMMINISTRARE IL “MALE” COMUNE ) SAREMO COSTRETTI A CONSUMARE LE FIAMME DEL DANTESCO INFERNO.

ADDI’ 31/08/2010

IN PERPETUA MEMORIA

Voci da Augusta: l’ospedale


Sia chiaro, il nostro obiettivo è uno solo: salvare l’Ospedale di Augusta per garantire, agli Augustani ed a tutti gli altri cittadini che su di esso fanno affidamento, una sanità vicina ed efficiente.

Come poi possa essere raggiunto l’obiettivo è del tutto secondario e ben vengano tutte le iniziative; tutte e di qualsiasi parte, a patto che siano serie e capaci di far giungere allo scopo.

Fatta questa premessa abbiamo il dovere di fare alcune considerazioni sul “cauto ottimismo” che taluni personaggi, forse folgorati da improvvisa calura, vanno diffondendo sulla sorte del Muscatello.

Dove era l’Assessore Bufardeci, quando il decreto ammazza Muscatello non era stato ancora emanato, per modificarlo in senso positivo per la nostra Città? Si è visto qualche volta ad Augusta (per ultimo in occasione della passerella del suo collega Russo) per diffondere al mondo il suo irrefrenabile, e purtroppo inconcludente, ottimismo: nulla di più, non ci risulta alcuno suo intervento per indurre a migliori consigli l’Assessore alla Sanità.

Dove era il sedicente “PdL Sicilia” fino ad ieri? Perché i suoi esponenti non hanno fatto nulla al momento opportuno per impedire all’alleato Assessore Russo di firmare il suo  decreto?

E dove erano gli altri autodefinitisi “componenti il direttivo del PdL di Augusta”? Chiarito che Lombardo e Cormaci che non costituiscono alcun direttivo e che, sempre se iscritti al PdL, non hanno alcuna investitura e nessuna legittimazione in tal senso assodato che -fra l’altro- hanno come referente il cosiddetto “PdL Sicilia” , ricordiamo perfettamente quando Lombardo affermava di non poter prendere alcuna iniziativa in favore dell’Ospedale datosi che non gli erano pervenuti ordini da Siracusa a causa della malattia del coordinatore provinciale di Forza Italia.

Come mai Giuseppe Di Mare e Paolo Amato, capigruppo del PdL al Consiglio Comunale di Augusta ed al Consiglio Provinciale, non sono stati neppure informati, figurarsi se invitati, della riunione?

Come mai neppure il Comitato di difesa dell’Ospedale, non Giuseppe Vaccaro né Enzo Inzolia,  hanno avuto notizia di quanto stava per avvenire?

E vorremmo capire quando l’Assessore Russo ha sbagliato i suoi calcoli; quando distruggeva il nostro Ospedale o adesso che lascia sperare in un “cauto ottimismo” che nulla dice e nulla di concreto promette; sbagliava quando ha deciso la chiusura di Ginecologia, Ostetricia e Pediatria oppure sbaglia ora  quando assicura (o è solo disponibile, boh!) che i punti nascita (cosa, peraltro assolutamente diversa) saranno mantenuti sia ad Augusta che a Lentini.

Forse l’Assessore Russo sbagliava quando, nonostante l’eccezionale produttività sia in termini di servizi alla cittadinanza che in termini economici, ha deciso la chiusura di Psichiatria ad Augusta o nel caso decidesse di riaprirla ora che gli è stato consegnato il dossier con i dati giustificativi della riapertura e che, comunque, avrebbe dovuto già conoscere e considerare?

Il Russo sbagliava quando, sulla carta beninteso, assegnava alla Città con il più alto numero di malattie tumorali appena quattro posti letto di Oncologia o sbaglia adesso che si dichiara disponibile ad aumentarli, sempre sulla carta beninteso?

E che affidamento offre un simile Assessore che cambia opinione con siffatta velocità e che dimostra di essere così ondivago? Quale è la sua logica, come adotta decisioni di straordinaria gravità per la salute dei cittadini: qui non stiamo parlando dell’acquisto di matite e gomme, stiamo parlando del diritto alla vita!

La verità è che l’Ospedale di Augusta è destinato ad essere soppresso: lo ha deciso proprio la maggioranza di cui fanno parte l’on. Bufardeci e il “PdL Sicilia” con tutti i loro accoliti soltanto oggi colti da improvvisa, dunque sospetta, frenesia;  lo stesso Assessore Russo ricorderà le sue parole pronunciate davanti a qualche centinaio di testimoni: “gli ospedali con meno di 120 posti letto devono essere chiusi”.

La verità è che la vicenda di questo incontro è tutta una “ammuina”, una stucchevole sceneggiata in vista di sempre più probabili elezioni.

E allora quale migliore argomento per gettare fumo negli occhi e ingraziarsi gli Augustani, i Melillesi e gli altri elettori; oggi tutti si ricordano dell’Ospedale Muscatello: l’on. Bufardeci che ad Augusta ha già raccolto e spera di raccogliere ancora; altrettanto dicasi per i suoi amici dell’inesistente “PdL Sicilia” (ma cosa si aspetta per cacciarli tutti dall’unico e vero PdL, al pari di quanto si vorrebbe fare con Fini e c.?); idem per il Sindaco di Melilli e, per ultimo ma non ultimo, il nostro Sindaco Carrubba al quale, come dicono da almeno due anni i soliti informati maldicenti, il Governatore Lombardo avrebbe promesso qualche posto al sole (o al quale, al contrario, Carrubba si sarebbe offerto in cambio di…..) .

Tutte chiacchere e, purtroppo, tanto concreto pessimismo: questi sono gli uomini che tentano di prendere i cittadini per i fondelli.

Mimmo DI FRANCO

Giuseppe DI MARE

Puccio FORESTIERE

Alessandro GRECO

Enzo INZOLIA

Ciccio LA FERLA

Francesco PAPALE

Angelo PASQUA

Mario PETRUCCI

Stefano STELLA

Alessandro TOCCO

Gelato: l’ultima frontiera è ‘verde’, tra contenitori eco e meno additivi


di Valentina Marsella

Le tendenze estive dell’ice-cream: da quello per i golosi a 4 zampe, con ingredienti ad hoc, a quello kosher secondo le regole ebraiche. E ancora, quelli per le intolleranze e per i più piccoli.

L’Ice Bau
Fonte: immagine dal web

Dal gelato kosher a quello per i 4 zampe.

Le aziende del settore manifestano una ricerca in continua evoluzione e aggiornamento, sia nel campo della sicurezza che nella diversificazione dei prodotti. L’ultima frontiera è il gelato ‘verde’. E tra gli ultimi trend coni, coppe e coppette si mettono in mostra dietro le vetrine delle gelaterie e dei bar sfoggiando look eco-sostenibili.

Per la gioia anche di tanti italiani, grandi

consumatori di ice-cream (solo nel 2010 spenderanno una cifra come 2 miliardi, secondo la Coldiretti) che sanno di gustarsi la prelibatezza fredda dell’estate senza inquinare. Il particolare design dei loro abiti-contenitori, più leggeri e naturali, è stato rigorosamente selezionato da alcuni produttori che hanno scelto un packaging meno pesante, per i gelati artigianali o confezionati, che riduce le emissioni di CO2.

Le gelaterie Grom, ad esempio, si

sono affidate a Novamont per sviluppare un gelato sostenibile al 100 per cento, prima eliminando additivi nei propri prodotti artigianali, poi sostituendo la tradizionale plastica di coppe e cucchiaini con il Master-Bi, la famiglia di bioplastiche tutta italiana completamente biodegradabile e compostabile.

Così, mentre Oltremanica la novità

dell’estate delizia soprattutto il palato degli amici a quattro zampe (a Londra il camioncino K99 distribuisce ai cani gelato sorbetto al pollo o prosciutto con tanto di cialda a forma di osso) in Italia si procede a grandi passi non solo nell’elaborazione di gusti sempre più originali, vedi il latte d’asina da consumare direttamente negli allevamenti, ma anche verso la tutela dell’ambiente.

Ma anche il gelato confezionato fa la sua parte. Stavolta l’iniziativa è

partita dalla Nestlé che punta a ‘zero scarti’. La multinazionale ha infatti ridotto il peso delle confezioni multipack di alcuni classici come Mottarello, Maxibon e Coppa del Nonno evitando l’emissione di 123 tonnellate di Co2. Le imprese, dunque, stanno facendo la loro parte. Ma i grandi numeri si conquistano anche con i ‘piccoli gesti’ dei consumatori.

Ad esempio, sottolinea Comieco, Consorzio nazionale per il recupero

e riciclo degli imballaggi a base cellulosica, se ogni italiano in vacanza differenziasse dal resto dei rifiuti 3 riviste, 3 quotidiani, una scatola dei gelati e la scatola della crema solare, sarebbe possibile raccogliere circa 120mila tonnellate di carta e cartone. Insomma, una eco-vacanza eviterebbe un’intera discarica.

C’è dunque più gusto nel nuovo filone benessere-nutrizione. I gelati

‘leggeri’, cioè a minore contenuto calorico, cominciano a vedersi sempre più frequentemente sia nei banchi del supermercato che in quelli delle gelaterie artigianali. Alcune tendenze sono nate per andare incontro alle esigenze di persone che soffrono di disturbi e intolleranze alimentari, come i diabetici, i celiaci o gli intolleranti al lattosio. O ancora le linee arricchite con frutta, cereali, vitamina C, calcio e fermenti lattici.

Poi ci sono i gelati a base di latte fresco e biscotti pensati apposta per

la merenda dei più piccoli e quelli leggeri, con yogurt, frutta e muesli. E ancora il gelato senza grassi idrogenati, una specialità delle gelaterie ecologiche, e sono i preferiti da chi ha un occhio di riguardo per seguire una dieta sana. Alcune gelaterie preparano invece i gelati kosher, cioè puri e permessi nel rispetto delle regole alimentari di tradizione ebraica. I prodotti sono certificati dal rabbino della comunità ebraica.

E infine, Ice Bau, un gelato preparato appositamente per i cani golosi,

privo di zucchero, uova e cioccolato, senza cioè quegli ingredienti che non sono adatti per l’alimentazione canina, studiato con l’ausilio di un veterinario e servito in apposite coppette o coni senza glutine. Ci sono gusti alla vaniglia, limone, fragola o lampone ed è servito in una gelateria della Liguria, a Celle Ligure, in provincia di Savona.

da http://www.nannimagazine.it

Sensibilità Chimica Multipla: è la malattia del secolo e nessuno lo sa


di Paola Simonetti

In Italia la sindrome resta una patologia ‘fantasma’: mancano dati, ma la percezione è che colpisca migliaia di persone. Gravi le lacune nella ricerca e nella diagnostica, che rendono un vero calvario la vita di chi ne soffre.

Foto di Samuel Golay per Tipress
Fonte: Immagine dal web

L’aria della città per l’inquinamento, quella

delle campagne coltivate con pesticidi, ma anche quella della montagna d’inverno per i fumi dei camini, senza tralasciare quella dell’ufficio per i profumi dei colleghi, la polvere, le onde elettromagnetiche, e infine l’aria di casa per la presenza di detersivi, lacche, mobilio nuovo. Per un soggetto sofferente di Sensibilità Chimica Multipla (Mcs), il mondo che lo circonda può diventare un abbraccio fatale.

La Mcs, è considerata una delle sindromi più

insidiose e diffuse al mondo, ma anche la più misconosciuta. In Italia soprattutto, dove mancano centri ospedalieri di riferimento, come pure un monitoraggio della casistica. Non pochi studiosi nostrani e stranieri ritengono di poter affermare che sia in realtà la malattia del secolo, ma che la difficile e controversa questione della diagnostica ne ritardi un pieno e globale riconoscimento.

IL PROFILO DELLA MCS.

Si tratta di una patologia con vari stadi di gravità che, secondo quanto descritto nel sito dell’associazione che riunisce i malati in Italia, ‘Amica’, “Si sviluppa in seguito ad un’esposizione acuta o cronica a sostanze tossiche che producono una sensibilizzazione a più sostanze chimiche. In pratica il malato presenta diversi sintomi se esposto a tali sostanze, anche se in piccolissime quantità subtossiche, ritenute del tutto innocue per la popolazione generale”.

L’ipotesi più accreditata della causa della MCS, sottolinea

l’organizzazione, “è una ridotta capacità di metabolizzazione di queste sostanze a causa di una carenza genetica o della rottura dei meccanismi enzimatici di metabolizzazione a seguito dell’esposizione tossica”.

La gamma di sostanze che possono indurre reazioni anomale è pressoché

infinita: quella maggiormente incriminata comprende profumi, prodotti per l’igiene personale, detersivi, deodoranti ambientali, ammorbidenti, insetticidi, erbicidi, solventi, smog e fumi industriali, sgasamento delle materie plastiche, farmaci, ecc. “I sintomi – spiega Francesca Romana Orlando, presidentessa di Amica – variano da rinite, asma, dermatite, mal di testa, irregolarità cardiocircolatoria, disturbi digestivi, stanchezza cronica, dolori articolari e muscolari, disturbi uditivi e della vista, ecc. Inizialmente i sintomi compaiono a seguito dell’esposizione e scompaiono nel momento in cui il soggetto non è più esposto”.

LE CONSEGUENZE SULLA SALUTE.

La malattia, tuttavia, è progressiva e con il passare del tempo i sintomi si cronicizzano con uno stato infiammatorio generale che produce un danno organico irreversibile e, prosegue la Orlando, “l’insorgenza di numerose patologie associale: ictus, infarto, cancro, patologie autoimmunitarie, Sclerosi Multipla, artrite reumatoide, Parkinson, solo per fare degli esempi”.

Ma, secondo Giacomo Rao, ricercatore dirigente medico legale dell’Inail e

autore di numerosi studi sulla Mcs, il quadro è molto più vasto e preoccupante: “Studi di epidemiolgia molecolare sperimentali in vivo e in vitro, ci portano a considerare che la sindrome da ‘Sensibilità chimica multipla’ rappresenta un paradigma di una serie di sindromi, la punta dell’iceberg di una piu vasta sindrome ambientale che va dalla ‘sindrome dell’edificio malato'(SBS)  alla ME/CFS: encefalomielite mialgica- sindrome da stanchezza cronica, endometriosi, gulf war, alcune malattie neurodegenerative, disturbi neurocomportamentali nei bambini (come l’autismo)”.

Le ampie ricerche messe insieme dal dottorRao, prendono in causa anche

numerose evidenze registrate da studi di profilo internazionale: “Due  ricercatori della Harvard School of Pubblic Health, spiega lo studioso dell’Inail,  hanno definito pandemia silenziosa una serie di danni neuro-psichici da interferenti endocrini (bisfenolo A, Ftalati, diossine,  policlorobifenili (PCBs), idrocarburi poliaromatici (PAHs), furani,  pesticidi, xenostrogeni) che si starebbero diffondendo, nell’indifferenza generale, interessando ormai almeno il 10 per cento dei bambini. Si stima – sottolinea Rao -, che circa il 10 per cento delle donne, in Europa, sia affetto da endometriosi, e che dal 30 per cento al 40 per cento dei casi di infertilità femminile sia dovuto a endometriosi; in Italia le donne con diagnosi conclamata di endometriosi sono 3 milioni”.

MALATTIA SOCIALE.

In un recente studio, l’Accademia Nazionale delle Scienze Americana ha valutato, sottolinea il dottor Rao, “in 37 milioni di statunitensi i malati di Sindrome MCS, in Italia intorno ai 700mila.  Anche lo stesso ministero della Salute afferma che non si tratta di malattia rara ma di malattia sociale. E mi sento di dire che tale sindrome sia effettivamente una emergenza sociale”.

Prendendo in causa l’epidemiologia europea, spicca il dato reso noto

dall’Osservatorio sulla MCS del ministero dell’Ambiente della Danimarca, che ha stimato come circa 50mila danesi siano sensibili a composti presenti nei prodotti di largo uso, con una percentuale inferiore di casi di MCS grave. “Un comunicato stampa dell’Istituto Superiore di Sanità del 2004 – aggiunge Amica -, annunciava che i malati di MCS fossero circa 4mila, ma riteniamo che la cifra sia nettamente sottostimata a causa della mancanza di medici in grado di diagnosticare la malattia”.

LA DIAGNOSTICA.

La comunità scientifica internazionale non ha trovato un’analisi precisa e univoca per la diagnosi della MCS e questa viene fatta sulla base dei parametri del Consenso Internazionale del 1999, della storia clinica del paziente e delle indagini cliniche relative ai suoi sintomi specifici. In Italia, la situazione è aggravata, secondo quanto denunciato dai malati, da una grave ignoranza sul tema, che spesso la fa associare a problemi di tipo psichiatrico.

LE TERAPIE.

La complessità e la soggettività della sindrome, porta ad un difficilissimo trattamento della patologia: “I farmaci, per malati come noi, possono non essere la soluzione, ma addirittura l’aggravamento del problema – prosegue la Romana Orlando -, poiché anche nei medicinali possono essere presenti sostanze avverse. Gli approcci sono complessi e molto personalizzati, occorrono per ogni paziente, risposte diverse per problemi diversi, che andrebbero forniti da medici estremamente esperti – aggiunge la presidente di Amica -. Nel caso dell’intossicazione da amalgama dentale (le comuni otturazioni) che contengono mercurio, sarebbe inutile mettersi a fare flebo, antiossidanti, occorre rimuovere l’otturazione”.

Dunque, ad oggi, in base ai più recenti studi internazionali e alle leggi

messe in campo negli Usa, si può migliorare attraverso interventi incrociati: “Un adeguato evitamento delle sostanze che producono le reazioni è decisamente la soluzione migliore – spiega Francesca Romana Orlando -, senza tralasciare l’adozione di controlli ambientali (purificatori per l’aria e per l’acqua, maschere di cotone e ai carboni, ecc) o terapie che promuovono l’abbassamento del carico tossico totale nel corpo (flebo, integrazione nutrizionale, ossigeno-terapia, camera iperbarica specifica per MCS, rimozione delle tossine dentali con protocollo di sicurezza e rimozione di eventuali protesi, ecc.). In particolare è preferibile scegliere farmaci e integratori senza additivi chimici, contenuti in flebo di vetro piuttosto che di plastica”.

“Chi ha possibilità economiche smisurate – spiega la Orlando -, può

cambiare casa anche cinque volte in un anno, alla ricerca dell’ambiente migliore per vivere. Chi invece non può, deve arrangiarsi a mettere in atto uno stile di vita a dir poco invalidante”. Eppure, nonostante il quadro paralizzante che la malattia fornisce, vivere meglio sia per i malati che per gli altri cittadini sarebbe quando di più facile, secondo la presidente di Amica: “Si dovrebbe riprogettare tutta la produzione con sistemi sostenibili e naturali – prosegue -, la stessa filosofia valida quando si parla di rispetto per l’ambiente e un futuro più verde”.

LA SITUAZIONE IN ITALIA.

Tra 2004 e 2006 quattro Regioni (Toscana, Emilia-Romagna, Abruzzo e Lazio) hanno riconosciuto la MCS come malattia rara, anche se l’organizzazione Amica, segnala l’improprietà del termine ‘raro’, vista la sua altissima incidenza nel mondo. “Avremmo bisogno di una ricerca indipendente, finanziata da strutture pubbliche – segnala la Romana Orlando -, visto che finora ci si è troppo spesso affidati da studi e consulenze di medici legati alle industrie. Attendiamo che lo Stato si mobiliti”. Nel nostro Paese restano pochi, secondo l’esperienza dell’organizzazione, i centri in grado di effettuare alcuni tipi di analisi utili: fra questi l’Istituto dermopatico l’Immacolata di Roma o l’Istituto Ricerca Medica e Ambientale (I.R.M.A.) di Acireale, in Sicilia.

Ma qualcosa si muove anche a livello regionale nel Lazio: “La Regione

ha deliberato l’apertura di un centro di riferimento regionale per questa malattia presso il Policlinico Umberto I. Il progetto è ancora tutto da realizzare, ma ci conforta che ci sia un provvedimento che si ricorda di noi”. Tutte le informazioni sui centri dedicati in Italia, sono raccolti in un piccolo compendio distribuito, dietro piccola offerta, sul sito dell’organizzazione.

da http://www.nannimagazine.it

Perchè i canguri non saltano più?


Perchè i canguri non saltano più? Colpa dei cambiamenti climatici del continente australiano degli ultimi secoli. Sono i risultati di quello che è il primo studio a ricostruire un albero genealogico completo della famiglia dei marsupiali e a ricollegare le variazioni ambientali con la variata struttura ossea di questi animali.

La famiglia dei macropodi, che include i canguri, gli wallaby e molte specie di marsupiali di piccole dimensioni e diffuse a livello locale, come il canguro arboricolo che si sposta di ramo in ramo con grande agilità, si sarebbe allargata a dismisura a causa dei cambiamenti ambientali. Nuove conformazioni del terreno e della vegetazione dovute al surriscaldamento avrebbero fatto sì che l’evoluzione di questi animali presenti sulla Terra già da 30 milioni di anni ne variasse la struttura ossea, la forma dei piedi, la dentatura, peso e altezza per raggiungere nuovi territori e cibarsi in nuovi modi.

Canguri e wallaby dimostrano ancora una volta il loro ruolo di “barometro animale” per i cambiamenti climatici della nazione, come riconoscono gli studiosi che hanno condotto la ricerca pubblicata sul Zoological Journal of the Linnean Society.

I paleontologi australiani della Flinders University di Adelaide e della Murdoch University di Perth hanno confrontato l’anatomia degli scheletri dei fossili di 35 specie di canguri con altrettanti animali diffusi oggi scoprendo che le nuove caratteristiche fisiche sono dovute a un adattamento dei marsupiali al clima arido e alla vegetazione mancante: meno foreste e terreni ricchi di erba e piante, avrebbero imposto alla loro struttura ossea variazioni importanti, come quella delle ossa dei piedi, oggi meno capaci di saltare verso l’alto e sempre più abituate a correre e compiere lunghi balzi per coprire distanze superiori e arrivare rapidamente al cibo.

da http://www.blitzquotidiano.it

Il cane non aiuta solo chi non ci vede


di Barbara Pianca

Cani che guidano persone non vedenti, ma anche cani che raccolgono e consegnano oggetti a persone con limitata mobilità, cani che segnalano la provenienza dei rumori alle persone non udenti e perfino cani in grado di individuare cellule tumorali: i migliori amici dell’uomo sono in grado di aiutare le persone con disabilità in molti modi. Ne parliamo con l’addestratore Igor Facco

Conosciamo tutti i cani guida per non vedenti. Si tratta in genere di cani di grossa taglia addestrati per trainare una persona non vedente indicandole la strada e proteggendola dai pericoli che non è in grado di vedere. Conosciamo anche i cani che collaborano con la polizia e la protezione civile e che aiutano per esempio a cercare i corpi dei dispersi. Ma in Italia non sono in tanti a sapere che i cani possono aiutare l’uomo in ancora altri modi. Le loro sviluppate capacità sensoriali, olfattive e uditive, e la loro spiccata inclinazione all’obbedienza li rendono animali particolarmente adatti ad apprendere comportamenti specifici che possono essere utili alle persone con disabilità.

Chiediamo a Igor Facco, addestratore padovano in grado di formare cani per particolari esigenze, di spiegarci nel dettaglio le potenzialità nascoste del migliore amico dell’uomo.
Il cane Dafne si avvicina all'oggetto che le viene indicato...
Il cane Dafne si avvicina all’oggetto che le viene indicato…«I cani sono in grado di apprendere comportamenti utili alle persone con limitata capacità motoria, innanzitutto. Sono in grado cioè di imparare a raccogliere gli oggetti che la persona gli indica, con un comando ad esempio vocale, e di consegnarglieli. I più bravi arrivano addirittura a raccogliere da terra una moneta, una carta di credito o un chiodo, oggetti piccoli e scivolosi piuttosto difficili da afferrare per chi non ha la mano prensile dell’essere umano. Se sono di taglia più grossa possono anche imparare a trainare la carrozzina, fungendo da locomotiva. Anche per gli anziani cani addestrati in questo modo possono essere molto utili».

Che altre capacità possono sviluppare?
«Possono diventare hearing dogs, e cioè cani per persone non udenti, in grado di segnalare i rumori e la provenienza degli stessi. I cani, cioè, possono venire addestrati a riconoscere alcuni suoni specifici, come un campanello, un bambino che piange o la suoneria di un cellulare, ad avvicinarsi alla persona non udente toccandola e, a un suo segnale, ad accompagnarla di fronte alla fonte del suono»....lo raccoglie da terra...
…lo raccoglie da terra…

Ma come si fa a essere sicuri che il cane sarà sempre obbediente, non creerà mai problemi alla persona con disabilità, non gli disobbedirà e non aggredirà mai lui o terzi?
«Capita qualche volta, pur raramente, di sentire che cani per persone non vedenti abbiano morso qualcuno. Questo perché il cane percepisce la debolezza del proprio padrone, in questo caso non vedente, e assume il ruolo di suo protettore. Se un terzo rappresenta in qualche modo una minaccia nei suoi confronti, è possibile che il cane intervenga per difenderlo. Infatti, mi pare che negli autobus i cani per non vedenti debbano indossare o avere almeno vicino una museruola. Bisogna però anche tenere conto che quelli che hanno questo tipo di incarico devono essere per forza di grossa taglia ed è ovvio che la loro potenza fisica sia più significativa».

... e lo consegna.
… e lo consegna.Nel senso che un cane più piccolo è meno pericoloso?
«Certo. Il cane per non vedenti non può essere piccolo perché la persona che viene trainata deve arrivare al maniglione che è legato alla sua pancia. Ma nel caso di animali che aiutano persone con disabilità motoria o uditiva si dovrebbero preferire taglie più piccole. È una tendenza questa che a dire il vero non c’è in Italia, anzi i pochi che addestrano cani con queste mansioni tendono a scegliere animali grandi. Invece secondo me il cane piccolo, oltre ad avere una minore forza nel caso di eventuale aggressione, è più gestibile dentro casa. È più facile tenerlo in generale, in macchina, in appartamento. Inoltre, è chiaro che l’addestratore gli insegna a non fare le feste saltando addosso al proprietario e lo istruisce in modo che non lo faccia inciampare. Un cane di piccola taglia si può anche tenere sulle gambe, per esempio».

Ci sono altre capacità del cane che possono venire sviluppate tramite un addestramento specifico?
«Possono imparare a lavorare utilizzando il loro olfatto, come già si fa ad esempio per cercare la droga. In particolare, vorrei segnalare una capacità che ha dello straordinario e che infatti non viene generalmente presa molto sul serio. In realtà si tratta di una scoperta che risale ormai a venti, venticinque anni fa quando, osservando dei cani utilizzati nel reparto di oncologia di un ospedale per la pet therapy, ci si è accorti che gli animali riuscivano a individuare e segnalare la presenza di particelle tumorali nei corpi dei malati. In Inghilterra e negli Stati Uniti questa loro capacità viene presa molto sul serio e regolarmente sfruttata, mentre da noi non ancora».

Come si fa ad addestrare un cane?
«Di solito si usa il metodo delle tre fasi, stimolo – risposta – premio. Si chiede al cane di eseguire un comando e quando si ottiene il comportamento desiderato lo si premia con il gioco, con delle carezze o con del cibo».

Per il cane quindi la fase dell’addestramento non è dolorosa?
«No, ovviamente non si usa nessun mezzo coercitivo, tanto più nel preparare cani che devono poi aiutare persone con disabilità. Bisogna lasciarli liberi di gestire le situazioni e non ci riuscirebbero se si sentissero repressi e spaventati. E poi, per come lavoro io e soprattutto per come ho imparato dal mio insegnante, il tecnico cinofilo Massimo Ricatti che si è formato nella sede londinese della Hearing Dogs, l’aspetto fondamentale dell’addestramento è il tipo di rapporto che si riesce ad instaurare con il cane. Un rapporto è fatto di molte cose, del prendersi cura di lui, conquistare la sua fiducia, accarezzarlo in un certo modo, parlargli in un certo modo. Comprende anche l’imparare a fidarsi di lui. Per esempio, ai cani che riconoscono le particelle tumorali si lascia agire soprattutto affidandosi al loro intuito».

Tutti i cani possono venire addestrati?Igor Facco durante una dimostrazione
Igor Facco durante una dimostrazione
«Molti sono fissati con le razze ed è vero che ce ne sono alcune che si prestano particolarmente. Ma secondo me si può lavorare con tutti i tipi di cane, anche meticci. Si potrebbero recuperare anche quelli del canile, certo, previo test selettivo, e sarebbe un bellissimo modo di reintegrare animali destinati a vivere nelle gabbie e senza un padrone. La cosa fondamentale, ripeto, è il tipo di rapporto che si riesce a instaurare con il singolo animale».

Allo stesso modo, quindi, sarà importante anche il rapporto che si instaura tra il cane e la persona con disabilità con cui dovrà lavorare. Come si fa ad addestrare un animale senza che conosca la persona che dovrà poi aiutare?
«Giusta osservazione. Infatti, io e Massimo Ricatti, il mio insegnante, l’anno scorso abbiamo fondato U-dog, un’associazione di volontariato che ha lo scopo di addestrare cani di utilità sociale su misura. Cerchiamo di far sì che la persona cui il cane è destinato e il cane stesso possano, diciamo così, andare d’accordo e stare bene insieme. Per cui prima facciamo un’analisi preliminare di entrambi e poi procediamo lavorando sulle esigenze specifiche della persona, addestrando il cane a fare esattamente quello di cui lei ha bisogno e insegnandogli a muoversi all’interno dello specifico spazio abitativo».

In cosa consiste l’analisi preliminare della persona?
«Dobbiamo capire se è una persona a cui un animale può venire affidato, sia in termini di sensibilità, assicurandoci quindi che il cane verrà trattato amorevolmente, sia in termini pratici. Per una persona con disabilità il cane non deve essere un problema in più da gestire. Occorre trovare delle soluzioni in modo che possa dargli da mangiare e anche per l’espletamento dei bisogni occorre pensare a come si può fare nel caso specifico. Ai cani di piccola taglia destinati a vivere in appartamento, ad esempio, possiamo insegnare a utilizzare la sabbietta come i gatti. Per questo occorre supervisionare la casa e ascoltare bene le richieste specifiche della persona».

La relazione che la persona instaura con il cane che le viene affidato sarà una relazione di tipo affettivo e, come ogni relazione affettiva, avrà degli effetti curativi. Le basi della cosiddetta pet therapy si applicano anche in questo caso?
La donna che ha segnalato un miglioramento della propria vita sociale insieme al suo cane
La donna che ha segnalato un miglioramento della propria vita sociale insieme al suo cane«Certamente. Instaurare un rapporto affettivo con un animale porta sempre dei benefici e in generale diminuisce il senso di solitudine, ad esempio di chi vive da solo. Massimo Ricatti lavora all’interno di progetti di pet terapy nelle carceri, con gli anziani, con pazienti psichiatrici e perfino con i bambini nelle scuole per lavorare sull’autostima e intervenire in dinamiche di bullismo. Inoltre, ci tengo a dire che il cane aiuta anche nei rapporti sociali. Mi spiego. Come associazione, ad esempio, abbiamo addestrato un cane per una persona con difficoltà motorie che cammina con l’aiuto delle stampelle. In questo caso ci siamo limitati, come richiesto, a insegnare l’obbedienza ad alcuni comandi. Ma la persona in questione ci ha detto che la presenza dell’animale l’ha aiutata anche nell’incontro con gli altri. Il cane infatti avvicina le persone, anche quelle che di fronte alla disabilità provano diffidenza».

Quanto costa avere un cane addestrato nei modi di cui abbiamo parlato finora?
«Ci può essere il costo in sé dell’animale se è di razza e in più il costo del lavoro dell’addestratore. Ma i cani di utilità sociale, per persone non udenti, non vedenti e con disabilità motoria non devono costare nulla. Occorre trovare degli sponsor, e infatti la nostra associazione si sta muovendo in questo senso. In realtà, al momento ci è difficile non solo trovare sponsor, ma anche persone con disabilità interessate alle nostre proposte».

Perché?
«Credo sia una questione culturale. U-dog non si propone di addestrare solo cani per non vedenti, ma anche cani per non udenti, i cosiddetti hearing dogs, e per persone con disabilità motoria, i cosiddetti cani protesi. Ci piacerebbe anche addestrare i cani sentinella, quelli capaci di scoprire le particelle tumorali. Si tratta di attività che non siamo abituati qui in Italia a vedere svolte dai cani e le stesse persone con disabilità non ci pensano o non si fidano. Al momento la nostra associazione ha addestrato alcuni cani per scopi dimostrativi, per cui chi fosse interessato può chiamarci e possiamo mostrargli concretamente quello che siamo in grado di fare. Ad esempio, possiamo mostrargli quello che ha imparato a fare Dafne, il cane che aiuta una ragazza con osteogenesi imperfetta appoggiandole in grembo gli oggetti che lei le indica».

Per ulteriori informazioni:
U-dog (Igor Facco), Via Mincio, 35136 Padova, tel. 339 5754872, igor@u-dog.org

da http://www.superando.it

Australia: risarcite vittime del Talidomide


Oltre due milioni di euro l’anno per i prossimi 20 anni a 45 persone, grazie alla battaglia di un ex pilota di guerra. La notizia è stata pubblicata dalla redazione online del Corriere della Sera nel corso del weekend

globo

MILANO – Grazie a uno storico accordo con la multinazionale Diageo, le 45 vittime del Talidomide in Australia e Nuova Zelanda riceveranno una risarcimento di 2,1 milioni di euro l’anno per i prossimi 20 anni. Il farmaco, assunto contro la nausea durante la gravidanza fino a 50 anni fa, ha causato malformazioni in migliaia di neonati. L’accordo è l’esito di due anni e mezzo di negoziati fra il padre di una vittima, l’ex pilota di guerra Ken Youdale di 85 anni, e il colosso delle bevande Diageo, che ha acquisito laDistillers, distributrice del Talidomide. Il pagamento sarà proporzionato al livello di disabilità delle singole persone.

Le vittime australiane avevano ricevuto un ‘pagamento pieno e finale’ nel 1974 ma Youdale, spronato da un accordo raggiunto da Diageo con le vittime in Gran Bretagna, ha messo insieme un caso inoppugnabile con l’aiuto di un avvocato specializzato in class action, Peter Gordon. Ha incontrato ciascuna delle 45 vittime, che non avevano più nulla del denaro ricevuto nel 1974, e compilato un prospetto di quanto costa loro tirare avanti un anno, badanti compresi. Alla Diageo sono rimasti sorpresi quando Youdale si è presentato nel 2008, ha raccontato l’uomo alla radio Abc, ma una volta letta la documentazione hanno capito che faceva sul serio. La vicenda si è dunque conclusa bene e l’ex pilota ha elogiato la compagnia per la generosità: “I risarcimenti del 1974 erano finali e questi sono pagamenti cui non erano obbligati”. In Italia le vittime del Talidomide hanno ricevuto un risarcimento di 4mila euro al mese a ottobre 2009 grazie a un decreto firmato dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi.

da http://www.superabile.it

SALUTE: donare il sangue aumenta il benessere


Lo rivela uno studio pubblicato su ‘Blood Transfusion”

Donare sangue fa bene alla salute. I volontari si sentono meglio, sono piu’ attenti al proprio benessere e corrono meno rischi di ammalarsi. L’invito alla generosita’ arriva da uno studio italiano su 300 donatori, pubblicato su ‘Blood Transfusion‘. La ricerca e’ stata condotta da Massimo Franchini, direttore della Struttura complessa di immunoematologia e trasfusionale dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma, da MaurizioVescovi, medico di famiglia e presidente di Snamid (Societa’ scientifica di medicina generale) Parma, e dalla psicologa clinicaMarisa Mengarelli, con la collaborazione delle associazioni Adas e Avis. Ai donatori del Centro trasfusionale dell’ospedale Maggiore di Parma e’ stato somministrato un questionario ad hoc, al quale hanno risposto 300 volontari su 308 contattati, 50% uomini e 50% donne. Nel campione esaminato -riferisce una nota- la percezione globale di salute non ha mostrato differenze tra maschi e femmine, ed e’ risultata migliore, in valore medio, rispetto a quella riscontrata in studi estesi alla popolazione regionale. I possessori di un titolo di studio superiore percepiscono in media una salute migliore, cosi’ come le persone normopeso che si sentono fisicamente meglio rispetto ai sovrappeso. “Nonostante la relativa esiguita’ del campione analizzato -spiegano gli autori- e’ possibile affermare che essere donatori di sangue aiuta ad acquisire una migliore percezione della salute fisica. Ulteriori ricerche, da effettuarsi in altri distretti territoriali, potranno contribuire all’arricchimento della conoscenza scientifica e permetteranno di sostenere o confutare le conclusioni raggiunte. I dati ricavati dallo studio potranno inoltre essere utilizzati nelle fasi di ideazione delle campagne di sensibilizzazione al dono”.

da http://www.vita.it