Intervista con l’attrice Mara Di Maura


di Daniela Domenici

Durante le riprese di “L’amore di Kyria” abbiamo voluto intervistare una delle protagoniste: Mara Di Maura.
–  A che età hai iniziato a capire che avresti voluto diventare un’attrice?

–      Da bambina il mio gioco preferito era “fare i film” con le mie amichette…ma l’episodio che mi ha fatto innamorare di questo mestiere risale all’età di undici anni: mia madre mi lesse un dialogo assai celebre di Shakespeare, la famosa scena del balcone in “Romeo e Giulietta”, e per scherzo mi chiese: “Ti piacerebbe fare l’attrice?” Io, del tutto incantata, senza un attimo d’incertezza risposi: “Ecco quello che voglio fare da grande: recitare!”

–      Perché hai scelto il teatro?

–      Il palcoscenico è l’unico luogo al mondo in cui riesca a sentirmi davvero a mio agio perché è l’unico posto in cui la mia anima può farsi come l’acqua che trova la sua “forma” nel recipiente che la contiene…Purtroppo non riesco a spiegarlo diversamente, forse questa metafora può risultare più efficace di mille altre parole.

–      Quali sono state le tue prime interpretazioni e dove?

–      Il mio primo debutto teatrale è avvenuto ad Augusta a 15 anni sotto la guida della grandissima attrice Franca Sillato la quale mi ha trasmesso una ferrea disciplina di palco: questa straordinaria artista mi ha insegnato ad affrontare il personaggio in maniera chirurgica durante le prove e a vivere il momento dello spettacolo con la sacralità di una liturgia. Da Augusta a Roma. La seconda volta è stata qualche anno più tardi al noto Teatro Parioli della Capitale con la regia di un’altra “insegnante dal pugno di ferro”, la straordinaria Fioretta Mari. E, coincidenza delle coincidenze, ancora una volta, come già accaduto prima, uno spettacolo ispirato a un’opera di Nino Martoglio. Dopo lo spettacolo, tornata a casa, mi sdraiai per terra nella stanzetta dell’appartamento che dividevo con altre studentesse e piansi a lungo per la forte emozione.

–      Hai frequentato qualche accademia di teatro? Dove?
R: La mia vera scuola è stata la pratica sul palcoscenico. Durante gli anni universitari a Roma (mi sono laureata al DAMS dell’Università degli Studi Roma Tre) avevo già frequentato due scuole private, un corso di dizione e recitazione con Fioretta Mari e un anno di formazione dell’attore presso la Scuola di Tecniche dello Spettacolo di Claretta Carotenuto, la figlia del grande Mario, due ottime insegnati cui devo tanto: sono state loro a fornirmi i rudimenti del mestiere, gli strumenti tecnici che consentono all’attore di esprimersi con consapevolezza attraverso l’arte della recitazione. Continuo tuttora a frequentare, quando ne ho la possibilità, degli stages di perfezionamento, tra cui doppiaggio con Renato Cortesi, training e script analysis con Michael Margotta, membro a vita dell’Actor’s Studio, mimo con Emmanuel Lavalleè della scuola “Lecoq” di Parigi. E poi da un anno studio anche canto con Katia Giuffrida. Sento la necessità di avere una formazione il più ampia, completa e profonda possibile e, in questo senso, per fare una citazione “gli esami non finiscono mai..” Ma la vera palestra è stata per me il lavoro sulle tavole della ribalta: questa palestra io l’ho fatta per quattro anni col mio “maestro” Costantino Carrozza, un attore formatosi al Piccolo Teatro di Milano, con la cui compagnia, il Centro Stabile di Produzione “Quarta Parete” di Catania, ho avuto modo di portare in tourneè in tutta la Sicilia personaggi di classici della grande tradizione teatrale da Pirandello a Moliere a Shakespeare, fiabe musicali da Handersen e Calvino per i cicli di scuole materne e medie inferiori, ma anche commedie e farse d’ambientazione siciliana interpretando ruoli tra i più disparati, saltando di continuo da fantesche indaffarate, loquaci più del dovuto, a signore fedifraghe e tristi, da popolane balie a buffe e improbabili imperatrici, da megere a madri attempate ed apprensive.

–      Nascere e vivere in Sicilia e soprattutto in una piccola città come Augusta non ti avrà certo facilitato nella carriera, immagino…

–      Non voglio rispondere con dei luoghi comuni..Ho vissuto per cinque anni tra Bologna, Roma e Milano e sono giunta ad una consapevolezza: per me l’attore lo si può fare benissimo dovunque, da New York alla più sperduta isola dell’oceano Indiano, perché in questo mestiere conta solo ciò che si ha da dire. E se si ha da dire qualcosa, poco importa il luogo in cui ci si trova. Più che altro le difficoltà ci sono state nel momento, assai delicato, della crescita: se hai delle propensioni artistiche non sempre il contesto sociale e/o familiare in cui vivi riesce a comprenderti ed accettare con facilità le tue scelte lavorative che, nel caso dell’attore, coincidono con vere e proprie scelte di vita, spesso radicali. Per esempio, mia madre mi avrebbe preferito insegnante, mio padre giornalista.

–      Anche tuo padre fa l’attore anche se solo a livello amatoriale, forse è nel DNA della vostra famiglia?

–      Adesso cambiamo tono e veniamo ad un punto decisamente assai divertente e curioso! Normalmente si può essere figli d’arte. A me sta capitando l’esatto contrario! Mio padre si sente, in un certo senso, un “padre d’arte.” Io preferisco dire che entrambi siamo attori, senza troppe distinzioni, anzi, per certi versi i nostri curricula possono dirsi complementari: io ho scelto la strada del teatro come mestiere, lui invece da una decina d’anni fa teatro nel dopolavoro, solo come hobby, ma in compenso ha già preso parte in qualità d’attore a due fiction come “Agrodolce” (con un ruolo presente in ben cinque puntate) e uno dei quattro nuovi episodi de “Il Commissario Montalbano”, “La danza del gabbiano”, nonché all’ultimo film di Roberta Torre, “I baci mai dati” recentemente presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione “Controcampo.” A conferma insomma che nella vita “quando è destino è destino!” Comunque lui da ragazzo faceva la radio, poi si è sposato, ha preso il posto e…

–      Fino a oggi la tua biografia artistica cosa comprende tra teatro e cinema?

–      Come ti ho già accennato a teatro ho girato la Sicilia in lungo e in largo sotto la regia di Costantino Carrozza con classici di Pirandello come “La Patente”, “Cecè”, “La Morsa”, “Il piacere dell’onestà”, “Il berretto a sonagli”, di Moliere come “Il malato immaginario” che abbiamo rappresentato anche a Milano e provincia e “Il medico per forza”, di Shakespeare come “Le allegre comari” e il “Re Lear”, ma anche tanti titoli della tradizione siciliana, soprattutto Martoglio, e fiabe per bambini ed adulti come “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Andersen e “Una passeggiata tra le stelle” da Calvino.
Inoltre da qualche anno insegno dizione e recitazione in scuole di formazione regionali e laboratori privati. A breve sarà attivata a Catania in orari pomeridiani una scuola da me fondata e diretta, “La bottega dell’attore”, avente lo scopo di avviare i ragazzi alla formazione professionale consentendo loro anche di fare esperienza sul campo, dunque di “andare a bottega.” Il mio prossimo lavoro a teatro è invece uno spettacolo leggero, ma non troppo, per la prima volta da me scritto, diretto ed interpretato, l’atto unico dal titolo “Allo specchio” in cui in scena sarò affiancata da una bravissima attrice, Franca Barresi. Infatti da un anno a questa parte mi sto mettendo in gioco anche a livello creativo in concorsi nazionali, il più recente dei quali mi ha dato la possibilità di esibirmi con un mio corto teatrale nel prestigioso Teatro dei Satiri di Roma, proprio nel cuore della Capitale. Infine, ultimo ma non meno importante, dopo anni di “gavetta” come interprete di diversi mediometraggi e cortometraggi e dopo piccole partecipazioni televisive e cinematografiche (ad esempio al film “La matassa”) sono lusingata di far parte del cast artistico del film opera prima di Carlo Tranchida “L’amore di Kyria” con Francesco Paolantoni, Guia Ielo, Francesca Ferro e il mitico Philippe Leroy nel ruolo di una gitana.

“Teatro” da “Il colore de giorni di un ergastolano” di Sebastiano Milazzo dal carcere di Spoleto


Nessuno più parla

Si chiudono le porte.

Non sento più niente

Si son chiuse le porte.

In questo teatro

Che senso di morte!

Noi cosa siamo

Uomini o numeri?

E quelli in platea

Chi sono, spettatori?

In questo teatro

Che senso di morte

Chi non recita e canta

Finisce che muore.

PREMIO TEATRALE AMICI DI FACEBOOK 2010


di Daniela Domenici

Il popolo di Facebook si è riunito a fino luglio per votare le varie categorie proposte dal Premio, diretto dallo stimato attore Nello Mascia. Dalla votazione è venuta fuori una rosa di vincitori di alta qualità: Massimo Popolizio (miglior attore), Maria Paiato (migliore attrice), Gabriele Lavia (miglior regista), Luigi Tabita (miglior attore giovane), Silvia Calderoni (migliore attrice giovane), Fausto Paravidino (miglior regista giovane), Emma Dante ex aequo con Elio De Capitani (migliore spettacolo), Mandracchia, Reale, Toffolatti, Torres (migliore novità). Questo sta a dimostrare come la gente riesce ancora a riconoscere il talento e la qualità nonostante l’abbrutimento nel quale stiamo navigando in questo periodo fatto di stelline, veline, soubrettine anche in teatro. La novità stuzzicante rispetto agli altri premi è che oltre alle solite, giuste categorie, i giurati sono stati invitati a votare anche il peggiore attore dove spicca il nome del bel Alessandro Preziosi , il peggior spettacolo “Romolo il Grande”, la peggior attrice Nicoletta Braschi, rompendo i cliché di falso bon ton di cui il teatro da decenni si è rivestito.
E’ bello vedere come se da un lato il governo non mostra attenzione per la cultura, vedi in ultimo la chiusura dell’ETI-ente teatrale italiano, dall’atro nascano movimenti, voci, premi come questo che ci fanno capire l’importanza del teatro da sempre voce rivoluzionaria.
Il teatro è un nutrimento per la mente.

Da Milano a Palermo, arrivano “Dieci teatri per sordi”


Presentata a Roma l’iniziativa promossa dall’associazione Italia Creativa: l’obiettivo è dotare i teatri delle principali città italiane di tecnologie ce permettano agli spettatori sordi di seguire gli spettacoli, grazie a poltrone appositamente attrezzate. Il debutto a giugno, nel teatro Fenaroli di Lanciano

un teatro

ROMA – “Dieci teatri per sordi”: è questo il nome e l’obiettivo del progetto presentato oggi a Roma dall’associazione Italia Creativa. Dopo aver debuttato in Abruzzo, con la donazione di 4 poltrone provviste di tecnologia tattile per sordomuti al teatro Fenaroli di Lanciano, l’associazione ora allarga lo sguardo oltre il confine regionale e punta ad adeguare dieci teatri di diverse città, dotandoli delle attrezzature e delle tecnologie pensate per gli spettatori con deficit auditivo.

Grazie a questo progetto, spiegano i promotori, “l’Italia si qualificherebbe come il primo Paese al mondo ad offrire teatri nelle maggiori città che permettano a  tutti i soggetti che presentano deficit auditivi di fruire finalmente in maniera completa di quelle manifestazioni (sia ricreative che culturali) che a tutt’oggi li vedono assolutamente svantaggiati per via del loro deficit e delle limitate prestazioni loro offerte per superarlo”.

Il primo dei dieci teatri a dotarsi di poltrone per sordi, sarà l’ Auditorium-Parco della Musica di Roma, “successivamente e compatibilmente con la raccolta sponsor/donazioni”. Seguiranno le città di Milano, Venezia, Torino, Firenze, Bologna, Napoli, Bari, Cagliari, Palermo.

da http://www.superabile.it

In Sicilia il turismo si veste di nuovo


 Nell’incantevole cornice dell’antico borgo marinaro di Sampieri (Scicli-RG), nel cuore dell’architettura barocca di Scicli, Noto, Modica e Ragusa Ibla, luoghi patrimonio dell’Unesco, alla storia e al mare cristallino tanto decantati da Camilleri si aggiunge un nuovo motivo per distinguere  ed incrementare il turismo dell’isola  immergendosi nella natura e nella cultura: un rifugio d’estate tra teatro,  musica e le risorse del mare nostrum.

Il 5 luglio 2010 il Residence Marsasiclà inaugurerà infatti il Marsasiclà Talassospace, un’area del resort interamente dedicata all’ antichissimo rimedio naturale dell’acqua e del clima marino, un percorso di rigenerazione per mente e corpo che, partendo dai benefici della talassoterapia dell’antica tradizione dei bagni romani (calidarium, tepidarium e frigidarium, un tempo luoghi di socializzazione, oggi ritrovo con se stessi e la natura) e  dei massaggi (secondo ‘rituali’ che vanno dall’ayurveda allo shiatzu) giunge ai benefici spirituali della musica e del teatro.

Nella speciale serata infatti si alzerà il sipario del”anfiteatro Xenia con lo spettacolo di cabaret “Una vita low cost”  (miglior testo al Premio Alberto Sordi di Faenza) di e con  Pietro Sparacino, artista mattatore, tra gli altri, di Colorado Cafè, il primo titolo di una stagione ricca di appuntamenti organizzata dall’associazione culturale “Vento”: sette spettacoli in cartellone che si svolgeranno nei mesi di luglio ed agosto, tutti  legati dal filo conduttore del divertimento e della satira intelligente; teatro ma anche tanta musica con una rassegna dedicata interamente al jazz (dal 7 al 27 agosto 2010).

“Mamma Randagia” diventa un mediometraggio


di Antonella Cristofani

Sono andata ad assistere al mediometraggio di Mamma randagia di Thomas Otto Zinzi, autore e regista teatrale del lavoro, con dentro il piccolo fastidio della prevenzione. È un problema mio, non deve influenzare nessuno, ma l’emozione che mi regala il teatro, respirare la stessa aria degli attori che in quel momento stanno recitando solo per chi è presente, assistere perciò alla unicità di questa rappresentazione, anche se è una delle tante repliche, ma che non potranno mai essere tutte identiche, è per me preferibile al cinema che comunque ti offre un prodotto in scatola, rimaneggiato, ottimizzato e poi riprodotto per sempre. Ciò premesso e con questo stato d’animo ho assistito a Mamma randagia nel suo percorso creativo. La regia di questo film è questa volta di Piero Nicosia che è anche l’attore protagonista insieme ad Anna Malvica.

Ebbene, alla fine ho dovuto cedere il passo al mezzo per me meno prediletto. Il cinema ha regalato a Nicosia una faccia che sta al posto giusto, su uno schermo. Alla Malvica ha aggiunto anche  questa seconda qualità. Ero incredula, credevo che la sua personalità teatrale sarebbe stata mortificata dalla cinepresa e invece ho scoperto che la recitazione quando è sapientemente dosata, professionalmente trattata emoziona ugualmente perché la bravura autentica non teme alcun mezzo di comunicazione, anzi lo ignora.

Benvenuti nel mondo cinematografico ad Anna Malvica e a Piero Nicosia.

Biografia artistica della mia amica Anna Màlvica


Anna Màlvica, nome d’arte di Anna Maria Bolignari, attrice cantante, nasce e Roma il 28/12/1941.

Diploma magistrale nel 1958 e nel 1964 si diploma all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” (suoi compagni di corso in quegli anni Giancarlo Giannini, Gabriele Lavia, Roberto Herlitzka).

Negli anni dell’Accademia, per la regia del suo grande maestro Orazio Costa Giovangigli, prende parte agli spettacoli estivi di San Miniato dove recita con Tino Carraro, Gianni Santuccio, Evy Maltagliati, Fosco Giachetti, Anna Miserocchi, ecc.

–      Nel 1965 è al teatro di Palazzo Durini a Milano col regista Giovanni Poli, maestro della Commedia dell’Arte.

–      Nel 1966 è al teatro Stabile dell’Aquila, con Silvano Agosti come regista, in uno spettacolo di burattini della Maria Signorelli che vince un premio per l’Italia a Bucarest e poi in altri spettacoli diretti da Polo Giuranna e Giacomo Colli.

–      Nel 1966 e poi di nuovo nel 1968 e nel 1974 tragedie greche a Siracusa con attori come Sergio Fantoni, Elena Zareschi, Valentina Fortunato, regie di Davide Montemurri e Giuseppe Di Martino.

–      Sempre nel 1966 è nel “Manfredi” di Byron con Enrico Maria Salerno e la regia di Mauro Bolognini al teatro dell’Opera di Roma.

–      Nel 1967 “Amo così la vita”, recital di poesie e canzoni al teatro del Leopardo di Roma per la regia di Claudio Remondi.

–      Sempre nel 1967 “La dodicesima notte” di W. Shakespeare a Portovenere con Luigi Vannucchi e Giuliana Lojodice dove interpreta il ruolo di Maria, la regia è di F. Torriero .

–      Nel 1968 “Lutero” di Osborne per la regia di Beppe Menegatti, nel ruolo della moglie di Lutero, con Virginio Gazzolo.

–      Sempre nel 1968 con la compagnia Morelli-Stoppa in “Vita col padre” al teatro Eliseo di Roma per la regia di Sandro Bolchi.

–      Nel 1969 il “Peer Gynt” di Ibsen con Elena Zareschi e Carlo D’Angelo nel ruolo di Kari.

–      Nel 1970 al teatro Sangenesio di Roma fonda con R. Campese e L.Tani la Compagnia dell’Atto (“Il vento e i giorni” di Balducci) con Roberto Herlitzka e Carmen Scarpitta.

–      Sempre nel 1970 al Piccolo Teatro di Milano “Santa Giovanna dei Macelli” con Valentina Cortese e Glauco Mauri per la regia di Giorgio Strehler (nel ruolo di una corifea dei Cappelli Neri).

–      Nel 1971 con la compagnia di Arnaldo Ninchi “Jacques o le sottomissioni” di E. Ionesco e “Gli innamorati” di Goldoni (co-protagonista).

–      Nel 1971 con la compagnia E. Aldini – M.Piave – Del Prete in “Nozze di sangue” per la regia di Beppe Menegatti.

–      Nel 1972 col teatro Stabile di Catania “Morte di Danton” con Leo Gullotta; “L’eredità dello zio canonico” con Turi Ferro (co-protagonista: la cugina Maddalena)

–      1973/1974 due stagioni teatrali con lo Stabile dell’Aquila: “La pazza di Chaillot” (nel ruolo di Giuseppina) per la regia di G. Cobelli; “La figlia di Jorio” (nel ruolo di Favetta) sempre per la regia di Cobelli con Piera degli Esposti e Tino Schirinzi.

–      Dal 1974 resta al teatro Stabile di Catania dove recita da 36 anni.

–      Regie di : Lamberto Puggelli, Armando Pugliese, Giuseppe Di Martino, Filippo Crivelli, Roberto Guicciardini, Jean Claude Penchenant (sempre in ruoli da protagonista).

–      Nel 1978 c’è l’incontro tra Tony Cucchiara e lo Stabile catanese e nasce “Pipino il Breve”, uno dei musicals più amati nel mondo che la vede protagonista storica in veste di cantante attrice da 30 anni nel ruolo della regina Belisenda d’Ungheria.

–      Anna Màlvica ha interpretato ben 9 musicals di Cucchiara: Pipino il Breve, Barunissa di Carini, Caino e Abele, Storie di periferia, Stasera musical 1 e 2, Stracci, La fanciulla che campava di vento, Don Chisciotte di Girgenti (con Lando Buzzanca) e il più recente (2009) Troglostory che si spera venga ripreso a breve.

–      Nel gennaio del 2000 ottiene un grande successo nel musical “Lisistrata” di Prosperi – Verdinelli nel ruolo della protagonista al teatro Greco di Roma.

–      Nel 2002/2003 teatro Biondo di Palermo “San Giovanni Decollato” e “L’aria del continente” la vedono protagonista con Tuccio Musumeci.

–      Nel 2008 si trasferisce per due mesi a Roma e nasce il progetto “Mamma Randagia”, spettacolo teatrale di Thomas Otto Zinzi con Piero Nicosia, regia dell’autore che è stato rappresentato in tre teatri e da cui, nel 2009, è stato tratto un corto cinematografico con lo stesso titolo.

–      Ha interpretato per il cinema il ruolo della protagonista nel film “Kaos” dei fratelli Taviani nell’episodio “Male di luna”.

–      Nel film “Popcorn e patatine” con Nino D’Angelo interpreta una delle protagoniste.

–      Per la TV “Il bell’Antonio” nel ruolo di Rosaria, protagonista, la madre di Antonio, Daniele Liotti) per la regia di M. Zaccaro.

–      Sempre per la TV tra i protagonisti di “I siciliani” per la regia di Vittorio Sindoni e Giuseppe Fava.

Roberto Bolle nudo finisce su YouTube


Erano state vietate le macchine fotografiche e le telecamerine, ma le immagini proibite di Roberto Bolle nudo sul palco del Teatro San Carlo sono finite su Youtube. Eppure questa era la clausola imposta dall’etoile per danzare senza veli, solo per una notte, nei panni – si fa per dire – di Albrecht in Gisele, nella versione rivisitata dal coreografo svedese Mats Ekco.

In realtà nel video non si vede un granché, visto che Bolle é avvolto dalla penombra per la maggior parte della sequenza, girata probabilmente da un telefono cellulare. E quando torna la luce in scena, Bolle-Albrecht viene opportunamente avvolto da una pesante coperta.

http://www.ansa.it/web/notizie/videogallery/spettacolo/2010/04/29/visualizza_new.html_1787390060.html

fonte ANSA

Teatro: ‘Le cinque rose di Jennifer’, il mondo dei travestiti alla Cometa di Roma


Va in scena al Teatro La Cometa dal 20 aprile al 9 maggio ”Le cinque rose di Jennifer” di Annibale Ruccello con Leandro Amato e Fabio Pasquini per la regia Agostino Marfella. Il testo, portato in scena dallo stesso autore nel 1980, nel corso del tempo e delle diverse edizioni ha acquisito uno spessore stilistico che gli conferisce il valore di un piccolo classico del teatro contemporaneo. La pie’ce, ambientata in un quartiere della periferia napoletana, racconta, con ritmo incalzante e grande ”suspense”, il mondo dei travestiti e il dramma della solitudine, attraverso la storia di due di loro.

In un’atmosfera da thriller, da vero e proprio giallo psicologico, si muovono Jennifer e Anna, due travestiti di matrice genettiana, povere anime perdute, confinate in un ghetto nel quale pudore e dignita’, nell’accezione ”borghese”, non esistono piu’, dove per un po’ di affetto si e’ disposti a tutto. Lo squallore e frustrazione che pervade la loro vita dona alla pie’ce una straziante poetica nella quale il tragico sfiora il grottesco.

fonte Adnkronos

I detenuti del carcere di Spoleto recitano Shakespeare


Grande successo ieri per lo spettacolo della compagnia teatrale carceraria Araba Fenice.
Davanti ad un folto pubblico formato dai dirigenti del carcere, da parenti, insegnanti e formatori professionali, i detenuti hanno recitato, da veri professionisti, testi liberamente tratti da opere di W. Shakespeare, ed altri da essi stessi elaborati insieme alla regista Patrizia Spagnoli. Lo spettacolo narra di un gruppo di attori che si prepara ad affrontare un provino per poter “calpestare” i palcoscenici dei più grandi teatri del mondo e dopo ore ed ore di prove e di vita in comune, dovranno accettare l’esito delle selezioni che per alcuni sarà positivo e per altri negativo e, come in tutte le sfide della vita, ci saranno vincitori e vinti. La consapevole ed amara conclusione è sulle possibilità, le opportunità e le condizioni che, favorevoli o avverse che siano, determinano i diversi percorsi della vita ma che la condanna a vita non offre più ai reclusi alcuna possibilità di partecipare ad altre sfide. La rappresentazione si è conclusa tra lunghi applausi in un’atmosfera che, per tutta la durata, ha fatto completamente dimenticare l’esistenza di quei pesanti cancelli entro i quali i detenuti poi sono tornati alla loro quotidianità.
Il Direttore, dott. Ernesto Padovani, ha ringraziato calorosamente tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita dell’evento sottolineando le difficoltà in cui si è dovuto lavorare in questo periodo particolarmente critico a causa del sovrappopolamento che affligge la conduzione della Casa di Reclusione.

 Tratto dal sito http://www.spoletonline.com/