La pena di morte viva


Ricevuto da Carmelo Musumeci, carcere di Spoleto: copiato e pubblicato.

Riguardo all’ergastolo ostativo non lo dico solo più io, ora lo dice anche la Magistratura di Sorveglianza che in Italia, unico paese in Europa, esiste una pena che non finisce mai, esiste “la pena di morte viva”.

Nella rivista “Ristretti Orizzonti” anno 12, numero 3 maggio-giugno 2010 pag 34 leggo che Paolo Canevelli, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Perugia, rilascia questa dichiarazione:

(…) Per finire, e qui mi allaccio ai progetti di riforma del Codice penale, non so se i tempi sono maturi, ma anche una riflessione sull’ergastolo forse bisognerà pur farla, perché l’ergastolo è vero che ha all’interno dell’Ordinamento dei correttivi possibili, con le misure come la liberazione condizionale e altro, ma ci sono moltissimi detenuti oggi in Italia che prendono l’ergastolo, tutti per reati ostativi, e sono praticamente persone condannate a morire in carcere.

Anche su questo, forse, una qualche iniziativa cauta di apertura credo che vada presa perché non possiamo, in un sistema costituzionale che prevede la rieducazione, che prevede il divieto di trattamenti contrari al senso dell’umanità, lasciare questa pena perpetua che per certe categorie di autori di reato è assolutamente certa, nel senso che non ci sono spazi possibili per diverse vie d’uscita.” (Roma, 28 maggio 2010, intervento al Convegno Carceri 2010 “Il limite penale e il senso di umanità”).

“L’ambiguità dell’ergastolo”, riflessioni di Sebastiano Milazzo dal carcere di Spoleto


Appena ricevuta, copiata e pubblicata esattamente com’è scritta.

Gli esperti affermano che la giustificazione della pena si basa su tre principi, il principio retributivo, quello preventivo e quello rieducativo. Per i suoi aspetti di amara crudeltà, l’ergastolo senza benefici penitenziari non è più una pena proporzionata alla gravità del reato commesso e nemmeno al grado di ravvedimento del condannato, ma proporzionata soltanto alla vita del condannato: tanto durerà la sua vita, tanto durerà la sua pena.

Se viene tolta la possibilità di reinserimento, il problema della rieducazione non si pone nemmeno e non basta dire che “sulla carta” anche l’ergastolo può essere oggetto di liberazione condizionale, perché questa possibilità che, differenza dei permessi premio, è un diritto previsto dalla legge e non una gentile concessione, ormai non viene più concessa se non in presenza della collaborazione. Se non c’è la collaborazione, l’ergastolo non è più una pena ma diventa una morte bianca , un annientamento della persona a vita. Privo di qualsiasi legittimazione costituzionale l’ergastolo è solo una forma di vendetta sociale contro un essere umano, non più per quello che è o è diventato dopo decenni di detenzione, ma solo per ciò che gli è capitato di commettere molti decenni prima.

La vendetta fa diventare l’ergastolano un corpo privato dell’anima, un corpo che ogni giorno lotta per la sua sopravvivenza, ma consapevole di non poter godere del diritto di avere diritti e senza diritti, per l’ergastolano, la migliore amica sarà la morte, l’unica certezza e l’unico diritto che gli rimane, in un modo muto, sordo e cieco  su quella che è la sua condizione. Ora che l’ergastolano ha perso anche l’ultima perversa illusione che è anche una perenne e perversa bugia di poter dare qualcosa di diverso ai propri affetti, durante il giorno non pensa di morire ma durante la notte, mentre tutti dormono, pensa a quale sia la forma meno dolorosa e meno clamorosa per andarsene in silenzio e senza farsene accorgere. Con l’ergastolo ostativo nulla è cambiato dal medioevo ad oggi. E’ scomparso solo il patibolo. E’ cambiato soltanto che con l’ergastolo ostativo le esecuzioni avvengono in maniera lenta e silenziosa nel mondo dei dimenticati. L’ergastolo ostativo è peggiore della pena di morte perché proietta l’individuo nella dimensione di un non luogo in cui ogni misura del tempo appare dissolta e ogni senso del reale definitivamente perduto.

Dal carcere di Spoleto: bugie sul carcere


di Carmelo Musumeci (ergastolano con l’ostativo)

“Le pene, per quanto possa sembrare strano, non devono essere aumentate, semmai diminuite” (Carlo Nordio, Procuratore aggiunti a Venezia)

Nel Corriere della Sera el 29 marzo 2010 leggo:

–      Detenuto suicida con la bombola a gas. Il sindacato degli agenti di polizia penitenziaria ha chiesto che siano vietate.

Come se uno non si potesse suicidare impiccandosi con le lenzuola, le maniche di una camicia…per esempio l’ultimo suicida nel carcere di Spoleto l’ha fatto con un semplice maglione. E’ come proporre di non costruire più automobili perché nelle strade italiane ci sono troppi decessi per incidenti di macchine. Se si levassero i fornellini a gas nelle prigioni, come farebbero i detenuti a mangiare? Non lo sa il sindacato degli agenti di polizia penitenziaria che il cibo che passa l’Amministrazione dell’Istituto non basterebbe neppure per i topi che  vivono in carcere? Quante cose inesatte si dicono e si leggono sul carcere ma è normale perché parlano tutti fuorché i carcerati.

Sempre nel Corriere della Sera di domenica 4 aprile 2010 leggo:

–      Sulmona: suicidio in carcere, è il sedicesimo dell’anno. Il segretario generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria denuncia gravi carenze negli organici della polizia penitenziaria: come può un solo agente controllare 80 o 100 detenuti?

–      A parte che sono i detenuti che si controllano da soli e spesso sono i detenuti che controllano la polizia penitenziaria perché non potrebbe essere altrimenti, come farebbe un solo agente da solo a controllare ottanta o cento detenuti senza l’aiuto e il consenso degli stessi prigionieri? Se le carceri non scoppiano e i detenuti preferiscono ammazzarsi piuttosto che spaccare tutto come facevano nel passato è merito soprattutto della crescita interiore dei detenuti. Trovo di pessimo gusto approfittare dei morti ammazzati di carcere per chiedere miglioramenti sindacali di organico e finanziari. Noi non abbiamo bisogno di agenti penitenziari piuttosto abbiamo bisogno di educatori, psicologi, magistrati di sorveglianza e di pene alternative. Ricordo a proposito che per i detenuti che scontano l’intera pena la recidiva è intorno al 70%, invece per chi sconta pene alternative al carcere la recidiva non supera il 12%. Nessuno dice che spesso sono solo i detenuti che, con i loro ricorsi alla Corte europea e i reclami alla magistratura di sorveglianza, stanno portando un po’ di legalità in carcere. La verità purtroppo è una sola: le prigioni piene portano consenso elettorale ai partiti politici al governo e i suicidi in carcere portano richieste di miglioramento per la polizia penitenziaria e richiesta d’interrogazioni parlamentari per i partiti di opposizione. Eppure i detenuti per non togliersi la vita avrebbero solo bisogno di un po’ di speranza insieme a un carcere più umano.

Germania, i bulli condannati a leggere mettono giudizio


di Salvo Mazzolini

La giustizia tedesca ha inventato una nuova condanna per recuperare i minori colpevoli di violenze, abusi sessuali o atti vandalici: la lettura di un’opera letteraria. E i risultati si sono rivelati prodigiosi. Piccoli delinquenti che prima della condanna non avevano mai aperto un libro si sono trasformati, attraverso la lettura di romanzi e poesie, in ragazzi modello. Miracoli della letteratura.
L’idea della lettura come pena rieducativa è venuta a un giudice del tribunale minorile di Fulda, Christoph Mangelsdorf, dopo aver constatato l’inefficacia delle pene tradizionali che in Germania, per reati non particolarmente gravi, consistono nell’assegnazione a lavori di utilità sociale come fare le pulizie negli ospedali, spalare la neve o aiutare i netturbini. Tutte pene rivelatesi inutili agli effetti del recupero. Finito il lavoro obbligato, il minore condannato riprendeva le vecchie abitudini. E così il fantasioso magistrato ha deciso di tentare un esperimento: niente lavori «umilianti» e «pesanti» ma obbligo di leggere entro un certo numero di giorni un romanzo appositamente scelto, discuterne quotidianamente il contenuto con un assistente sociale e al termine della lettura presentare per iscritto le sue riflessioni al giudice.
La prima cavia è stato un quindicenne colpevole di ripetute violenze sui compagni di scuola. È stato condannato a leggere un romanzo di Jan Guillou, Das Böse (Il male), ambientato in un collegio dove i ragazzi più grandi commettono ogni genere di soprusi sui più piccoli, con conseguenze deleterie che marchieranno la vita adulta sia dei carnefici che delle loro vittime. Il minore condannato alla lettura del libro è stato talmente colpito che alla fine invece di presentare al giudice le sue riflessioni in cinque cartelle, come ordinato, ne ha scritte ben tredici.
Da allora il tribunale di Fulda ha condannato alla lettura ben quindici ragazzi e i risultati sono stati talmente incoraggianti che altri tribunali hanno deciso di seguirne l’esempio e i romanzi, ovviamente selezionati con criteri inerenti il reato, sono entrati nello strumentario della giustizia minorile tedesca. E non mancano criminologi e sociologi che propongono di estendere l’esperimento agli adulti. In questo caso potrebbe succedere che un terrorista sia condannato a leggere I demoni di Dostoevskij, o Guerra e pace di Tolstoi.

da www.ilgiornale.it

I detenuti del carcere di Spoleto recitano Shakespeare


Grande successo ieri per lo spettacolo della compagnia teatrale carceraria Araba Fenice.
Davanti ad un folto pubblico formato dai dirigenti del carcere, da parenti, insegnanti e formatori professionali, i detenuti hanno recitato, da veri professionisti, testi liberamente tratti da opere di W. Shakespeare, ed altri da essi stessi elaborati insieme alla regista Patrizia Spagnoli. Lo spettacolo narra di un gruppo di attori che si prepara ad affrontare un provino per poter “calpestare” i palcoscenici dei più grandi teatri del mondo e dopo ore ed ore di prove e di vita in comune, dovranno accettare l’esito delle selezioni che per alcuni sarà positivo e per altri negativo e, come in tutte le sfide della vita, ci saranno vincitori e vinti. La consapevole ed amara conclusione è sulle possibilità, le opportunità e le condizioni che, favorevoli o avverse che siano, determinano i diversi percorsi della vita ma che la condanna a vita non offre più ai reclusi alcuna possibilità di partecipare ad altre sfide. La rappresentazione si è conclusa tra lunghi applausi in un’atmosfera che, per tutta la durata, ha fatto completamente dimenticare l’esistenza di quei pesanti cancelli entro i quali i detenuti poi sono tornati alla loro quotidianità.
Il Direttore, dott. Ernesto Padovani, ha ringraziato calorosamente tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita dell’evento sottolineando le difficoltà in cui si è dovuto lavorare in questo periodo particolarmente critico a causa del sovrappopolamento che affligge la conduzione della Casa di Reclusione.

 Tratto dal sito http://www.spoletonline.com/

Carcere: avanti il prossimo…e siamo a 18


Nota di IxR: Il blog Metilparaben, in segno di protesta per le condizioni dei detenuti, pubblica, aggiornandola di volta in volta, la lista dei suicidi in carcere dal primo dell’anno. IxR si associa alla protesta.

La lista, nell’indifferenza generale, continua ad allungarsi. I detenuti italiani, sotto la responsabilità di uno stato ipocrita e irresponsabile che di fatto ha ripristinato la pena di morte, sono costretti a vivere in condizioni che definire indecenti sarebbe un eufemismo.
Senza troppi giri di parole, questo è  un paese incivile.
Pierpaolo Ciullo, 39 anni – 2 gennaio – carcere di Altamura, asfissia con gas;

  1. Celeste Frau, 62 anni – 4 gennaio – carcere Buoncammino di Cagliari, impiccagione;
  2. Antonio Tammaro, 28 anni – 7 gennaio – carcere di Sulmona, impiccagione;
  3. Giacomo Attolini, 49 anni – 8 gennaio – carcere di Verona, impiccagione;
  4. Abellativ Sirage Eddine, 27 anni – 14 gennaio – carcere di Massa, impiccagione;
  5. Mohamed El Aboubj, 25 anni – 16 gennaio – carcere S. Vittore di Milano, asfissia con gas;
  6. Ivano Volpi, 29 anni – 20 gennaio – carcere di Spoleto, impiccagione;
  7. Cittadino tunisino, 27 anni – 22 febbraio – carcere di Brescia, impiccagione;
  8. Vincenzo Balsamo, 40 anni – 23 febbraio – carcere di Fermo, impiccagione;
  9. Walid Aloui, 27 anni – 23 febbraio – carcere di Padova, impiccagione;
  10. Rocco Nania, 42 anni – 24 febbraio – carcere di Vibo Valentia, impiccagione;
  11. Roberto Giuliani, 47 anni – 25 febbraio – carcere di Rebibbia (Roma), impiccagione;
  12. Giuseppe Sorrentino, 35 anni – 7 marzo – carcere di Padova, impiccagione;
  13. Angelo Russo, 31 anni – 10 marzo – carcere di Poggioreale a Napoli, impiccagione;
  14. Detenuto italiano, 47 anni – 27 marzo – carcere di Reggio Emilia, asfissia on gas;
  15. Romano Iaria, 54 anni – 3 aprile – carcere di Sulmona, impiccagione;
  16. Carmine B., 39 anni – 7 aprile – casa circondariale di Benevento, impiccagione;
  17. Detenuto italiano, 40anni – 11 aprile – casa circondariale si Santa Maria Capua Vetere, asfissia con gas.

    da www.metilparaben.it

Dal carcere di Spoleto: la carta straccia della Costituzione in carcere


di Carmelo Musumeci

La carta straccia della Costituzione in carcere

 “La California svuota le carceri. Costano troppo, meglio liberi. Progetto rivoluzionario.|

(Fonte: Liberazione giovedì 25 marzo 2010)

 Nel Corriere della sera di giovedì 25 marzo 2010 leggo che il Presidente delle Repubblica Napolitano, riguardo alla nostra Carta Costituzionale, dichiara:

“La Carta si onora rispettando le Istituzioni.”

Signor Presidente,  non sono d’accordo.

Non credo che la nostra Costituzione si rispetti solo onorando le Istituzioni quando le stesse Istituzioni non la rispettano.

La Costituzione Italiana si onora solo quando si applica ai cittadini, a tutti, anche a quelli cattivi che sono in carcere a scontare una pena.

Signor Presidente,  mi permetta di ricordare che il dettato costituzionale assegna alla pena una funzione rieducativa e non vendicativa.

Invece in Italia il carcere trasforma i suoi abitanti in mostri perché fra queste mura non esiste la Costituzione.

Signor Presidente,  a parte le responsabilità istituzionali esistono quelle morali e intellettuali.

La esorto, guardi cosa sta accadendo dentro le carceri italiane .

Esiste ormai una rassegnazione d’illegalità diffusa, spesso incolpevole, sia per chi ci lavora,  sia per chi ci vive.

La legalità prima di pretenderla va offerta.

Invece in carcere ci sono uomini accatastati uno accanto all’altro, uno sopra l’altro.

Detenuti che si tolgono la vita per non impazzire.

Ci sono uomini murati vivi sottoposti al regime del 41 bis che non possono vedere neppure la luna e le stelle dalle loro finestre.

Ci sono uomini condannati all’ergastolo ostativo, una pena interminabile che può finire solo quando muori o quando trovi un altro da mettere in cella al posto tuo.

Signor Presidente,  come fa il carcere e rieducare se sei sbattuto come uno straccio da un carcere all’altro?

Lontano da casa, chiuso in una gabbia come in un canile,  privato degli affetti, da una carezza e di perdono?

Signor Presidente,  ci dia una mano a educare le Istituzioni e a portare la legalità e la Costituzione in carcere.

Non siamo solo carne viva immagazzinata in una cella, siamo anche qualche cos’altro.

Dietro i nostri reati e le nostre colpe ci sono ancora delle persone.

Le ricordo che il rimpianto Presidente della Repubblica Italiana, Sandro Pertini, che in galera passò lunghi anni, diceva spesso:

-Ricordatevi, quando avete a che fare con un detenuto, che molte volte avete davanti una persona migliore di quanto non lo siete voi.

 

Lettera da un carcere del centro Italia, non più da Augusta


Stamattina ho ricevuto questa lettera da una persona attualmente detenuta in un carcere del centro Italia, l’ho copiata esattamente com’era scritta, con tutti gli errori dovuti alla sua non frequenza scolastica che non inficiano minimamente il suo racconto.

Eccola:

Carissima Daniela, scusami se ti scrivo con ritardo, ho mandato l’indirizzo del tuo sito internet hai miei figli e i miei nipoti che sono più grandi dei miei figli.

Io ho 48 anni, 9 anni me lo anno fatto fare a 41bis e sono quasi tre anni che sto a….Ho fatto 10 anni di latitanza e 12 anni di carcere. Mi anno tolto dal 41bis per le mie patologie a cui soffro “crisi epilessie neurologiche mentali e movimenti articolari, vertigini, disturbo depressione maggiore e di personalità, sindromi comiziali, frequenti tentativi di autolesionismo ecc ecc con patologie croniche, grave deficit visivo occhio sx. Mi accusano di mandante di omicidio, senza pentiti, primo grado assolto, poi ribaltata la sentenza senza motivazione per cui sto in carcere perché la voleva la giustizia (sono andati alla ricerca di un colpevole, ma no della verità). Te lo puoi immaginare come me la passo in carcere, non esco quasi mai dalla cella, da quando mi hanno arrestato mi anno fatto girare quasi tutti i carceri d’Italia, centri clinici e OPG. Adesso sto qui a…..da quando mi anno tolto il 41 bis ho il piantone 4 ore al giorno, mi fa le cose giornaliere che io non riesco a fare, fa le pulizie, cucina e mi assiste ogni quando mi sento male. Se ti ho scritto con ritardo è perché psicologicamente vengono giorni che sto malissimo. Adesso ho voglia di scrivere un po’ così ho pensato a te anche per mandarti i miei più grandi auguri di trascorrere una santa Pasqua serena unitamente alla tua famiglia.
Ritornando a te, con tuo marito che avete fatto volontariato nel carcere di Augusta, purtroppo sono tante le cose perché a tante persone che fanno parte degli apparati, delle istituzioni, non gli è stato più bene il bene che facevate verso di noi detenuti e quindi anno fatto in modo di sbarazzarsi di voi.

Carcere di Bari: “Vivicittà 2010”, domenica si è corso nel carcere minorile


E nel carcere di Augusta che stanno facendo? Chissà…tutto tace…nessuna voce che dia risonanza alle iniziative positive…ce ne saranno? tutto tace…

Aspettando domenica 11 aprile la XXVII edizione di Vivicittà, la Uisp lancia due prologhi in carcere, “coerenti con le finalità sociali della manifestazione”. Sabato 27 marzo si è corso nel penitenziario di Brescia, con il coinvolgimento dei detenuti di Canton Mombello, la sezione femminile e maschile di Verziano, gli agenti di polizia penitenziaria, atleti esterni e scuole superiori cittadine e della provincia. Ieri, domenica, invece, nel minorile di Bari, sempre alle 10.30, si è corso all’interno del carcere minorile dell’Istituto Fornelli. All’appuntamento con la gara riservata a 35 giovani detenuti dell’istituto e ad alcuni rappresentati di diverse parrocchie locali sono stati circa 60 gli atleti al via.

Vivicittà in carcere coinvolge quest’anno 15 città italiane: Bari, Biella, Brescia, Caltanissetta, Civitavecchia, Cremona, Eboli (Sa), Ferrara, Livorno, Milano, Pavia, Reggio Emilia, Roma, Siena e Vigevano. “Collocazione significativa” anche per la conferenza stampa nazionale: l’Uisp ha scelto la Scuola omnicomprensiva Di Donato in piazza Vittorio, al centro del quartiere più multietnico di Roma, visto che l’edizione di quest’anno è dedicata alla multiculturalità e all’antirazzismo.

da www.ristretti.it