Augusta, la voce ai cittadini: pericolo pubblico


di Mimmo Di Franco

Oggi abbiamo incontrato una muta di circa 15-17 cani,nella foto solo 11,erano le 18 e andavano in direzione Piazza delle Grazie provenienti da via Roma.
E’ vergognoso che ci siano,di giorno, cani che attraversano indisturbati la città.
Non oso pensare se un bambino, da solo, cammini per la strada e spaventato cominci a urlare e a correre,quale sarebbe la reazione del branco.
E’ necessario e prioritario,risolvere definitivamente questo problema;l’abbiamo denunciato più volte. E’ un problema di sicurezza e incolumità dei cittadini.

Non  si può stare tranquilli incrociando un branco del genere.
Anziani, bambini o adulti devono essere liberi di muoversi,non possono andare in giro con la paura d’incappare in un pericolo del genere.
Di questo,bisognerebbe ringraziare i proprietari dei cani che non controllano le nascite e coloro che li abbandonano.
Qualcuno si è occupato di fare un censimento?

E’ in funzione un servizio di accalappiacani e di sterilizzazione degli animali.
Per risolvere il problema ci vuole una task force , la mancanza di soldi non può essere un alibi.
E’ urgente,necessario,doveroso,salvaguardare l’incolumità dei cittadini.

Quando la solitudine si trasforma in tragedia


di Liana Baroni – *Presidente dell’ANGSA (Associazione Genitori Soggetti Autistici).

Nonostante tanti documenti e Linee Guida prodotti negli anni scorsi, i diritti dei bambini con autismo ad essere curati con terapie valide ed efficaci, ad essere educati e a vivere in modo sereno nella società sono ancora continuamente calpestati. Dal canto loro i servizi sociali e sanitari continuano a dimostrarsi impreparati culturalmente e inadeguati a dare risposte sia per i bambini che per gli adulti con autismo. Eppure, nonostante ne siano ancora sconosciute le cause, l’autismo può ugualmente consentire una buona qualità di vita, grazie a trattamenti intensivi e precoci. Si tratta di riflessioni quanto meno necessarie, nell’assistere alle ripetute tragedie che hanno per protagonisti familiari di persone con autismo, ultima delle quali la terribile vicenda di Gela, in Sicilia, che nei giorni scorsi ha visto una madre annegare i due suoi bambini con autismo

Il 2 aprile è stata la Giornata Mondiale dell’Autismo e poche testate lo hanno ricordato, nonostante il comunicato stampa prodotto per l’occasione dall’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) e da F.A.N.T.A.Si.A (Federazione delle Associazioni Nazionali a Tutela delle Persone con Autismo e Sindrome di Asperger) [lo si legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.].
A pochi giorni da questa data una tragedia: una mamma disperata, senza lavoro, esce di senno alla notizia che anche il secondo figlio, come il primo, è autistico e con il gesto più terribile, cerca di far cessare quello strazio al quale non sa far fronte da sola [la notizia di cronaca cui si fa riferimento è avvenuta a Gela, in Sicilia, il 23 aprile scorso e se ne può leggere cliccando qui, N.d.R.]. Questa mamma verrà certamente condannata: certo, ha commesso il più terribile dei reati, ma la frequenza di episodi di questo tipo (“papà spara al figlio autistico”, “mamma che si getta dalla finestra col figlio autistico”) dovrebbe far riflettere e spingere a chiedersi se non sia il caso piuttosto di cercare altre responsabilità per queste tragedie.

Nel 2004 sono state emanate dalla Società dei Neuropsichiatri Infantili le Linee Guida per l’Autismo. Ormai tutte le Regioni italiane hanno promulgato Linee Guida per la riorganizzazione dei servizi per l’autismo, quasi ovunque obsoleti e insufficienti. Nel 2008 il Ministero della Salute ha emanato un documento sul trattamento delle sindromi autistiche. Anche in Italia è stata approvata la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, diventata la Legge Nazionale 18/09 nel marzo del 2009.
Eppure, nonostante tutti questi documenti, i diritti dei bambini con autismo ad essere curati con terapie valide ed efficaci, ad essere educati e a vivere in modo sereno nella società sono ancora continuamente calpestati. I servizi sociali e sanitari non sono né preparati culturalmente, né adeguati nelle risposte a questo problema. Né per i bambini né per gli adulti autistici sono sufficienti le attuali scarsissime proposte di intervento e le famiglie, da sole, «devono affrontare i colpi di una sindrome poco studiata, i pregiudizi che l’accompagnano, il disinteresse e l’incompetenza delle istituzioni» (dal libro di Mauro Paissan Il mondo di Sergio del 2008 [se ne legga cliccando qui la nostra presentazione, N.d.R.]).

Vero è che l’autismo è sconosciuto nelle sue cause, ma è pur vero che con trattamenti intensivi e precoci è possibile fare un percorso riabilitativo ed efficace, in seguito al quale si può avere una buona qualità di vita, sia per il bambino/adulto con autismo che per la sua famiglia; è dunque un dovere per i Servizi aggiornarsi e far sì che le varie Linee Guida non rimangano teoria. Cominciano ad apparire sul territorio nazionale, spesso sollecitati dalle associazioni di genitori come l’ANGSA, alcuni Centri di Diagnosi e Riabilitazione, che purtroppo sono ancora troppo rari, ma sono una dimostrazione che una riorganizzazione dei servizi è possibile e fattibile in tempi ragionevoli e devono essere esempi da seguire.

Chiediamo alla stampa e ai mass-media in genere di essere vicini ai problemi dell’autismo, una delle disabilità più frequenti e invalidanti, di dar voce  alle famiglie che ogni giorno debbono farsi carico di ogni tipo di problema – anche di quelli che non spetterebbe loro risolvere – e cerchiamo di avere pietà di questa mamma che ha visto il proprio amore trasformarsi in dolore e la propria solitudine in tragedia.

da www.superando.it

Morricone’s “Gabriel’s oboe”


Dal film “The mission” un brano musicale di una dolcezza insuperabile del maestro Ennio Morricone…dedicato a Gianfranco nel suo giorno…:-)

From the film “The mission” a wonderful music from the tracklist of the great Ennio Morricone…dedicated to Gianfranco for his great day…:-)

http://www.youtube.com/watch?v=ksK4PZUo1Kw

A Modena e Bologna l’agenzia di viaggi che confeziona vacanze a misura di gay


di Emiliana Costa

Anche le agenzie di viaggio fanno “outing”. Robintour – il settore turistico di Coop Adriatica, nato oltre vent’anni fa e diffuso con 291 agenzie su tutto il territorio nazionale – ha lanciato a Bologna e Modena “Travel Friendly”. Si tratta di un progetto pilota che mira a un nuovo ma ben connotato segmento di mercato, quello Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali, trasgender). “Abbiamo tracciato una mappatura delle mete turistiche gay friendly. Abbiamo stretto accordi con tour operator che si occupano di questo tipo di turismo, ma confezionano anche viaggi su misura”, ha spiegato Nicoletta Lorenzetto, direttrice di Cucets. Robintour, oltre a consigliare pacchetti ad hoc, segnala alle coppie gay le mete pericolose, come Cuba o la Giamaica, o le città di riferimento della movida omosexual, come Puerto Rico e Buenos Aires.

 “Siamo i primi sul territorio a offrire questo servizio – ha concluso Paolo Grandi, responsabile marketing di Robintour -. Abbiamo avuto il coraggio di coniugare questo nuovo target con la clientela tradizionale, sia sul sito che nelle vetrine. E il coraggio premia”.

 da www.blitzquotidiano.it

Carcere: dagli agenti di polizia penitenziaria – riflessioni dopo il consiglio provinciale del 26 aprile 2010


Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

La Federazione UGL Polizia Penitenziaria, con riferimento alla seduta del Consiglio Provinciale aperto, che si è tenuto Sabato 24 Aprile 2010, per discutere della situazione Penitenziaria in provincia di Siracusa, con la presenza di molte autorità, vogliamo ribadire alcuni concetti fondamentali che abbiamo espresso con forza, determinazione e passione durante la seduta ma purtroppo non emersi nella stampa locale.

         Per anni la scrivente O.S. ha lanciato spesse volte un grido di allarme a tutti gli Enti competenti, ricevendo come risposta solamente un silenzio assordante, grazie all’iniziativa del Consiglio Provinciale per la prima finalmente diciamo “ Non più Soli”, ma anche in questa circostanza, con molto rammarico, dobbiamo constatare per l’ennesima volta come a nostro avviso, sbagliando, al centro della discussione, si è messo sempre e principalmente le condizioni, il trattamento ecc. del detenuto, dimenticando un concetto fondamentale, “ Senza Personale di Polizia Penitenziaria, gli unici ad avere un rapporto quotidiano e costante con il detenuto, non si potrà mai avere un vero trattamento ed una reale sicurezza per i nostri cittadini, quando questi finiranno di espiare la pena”.

         Il Personale di polizia Penitenziaria è costretto a fare turni massacranti, ad effettuare straordinario pagato addirittura con mesi di ritardo, svolge il proprio lavoro in condizioni pessime ed in strutture che non hanno a norma nulla di quanto prevede ad esempio la sicurezza nei luoghi di lavoro…ci domandiamo, gli organi preposti dove sono? Lo Stato dov’è?

         Inoltre, prendiamo atto con rammarico, come nessuno abbia ricordato i tanti suicidi dei nostri colleghi, o di quel personale di Polizia Penitenziaria, che ha perso la propria vita per il compimento del suo dovere, oppure per le minacce che spesso è costretto a ricevere.

         L’UGL Polizia Penitenziaria, nel pieno rispetto della persona umana e della dignità di lavoratore e servitore dello Stato, si augura finalmente un intervento concreto per affrontare seriamente la carenza di personale di Polizia Penitenziaria e delle carenze strutturali degli istituti penitenziari dell’intera Provincia di Siracusa, specialmodo quello di Augusta, che sicuramente a differenza di quello che afferma il Senatore Fleres si vive una situazione drammatica.

         La scrivente O.S. nel caso in cui, tutte le promesse e gli impegni assunti dagli autorevoli intervenuti al Consiglio Provinciale non verranno mantenuti non esiteremo, come del resto abbiamo fatto sempre, ad effettuare tutte quelle forme di protesta che la legge ci consente per difendere i diritti e la dignità del personale di Polizia Penitenziaria.

da www.uglpoliziapenitenziaria.it

Da Augusta: il mercato delle vacche


di Enzo Inzolia

  “Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui “                            (E. Pound)

 Forum bovarium, foro boario: così i Romani chiamavano il luogo, rigorosamente tenuto fuori della cinta urbana proprio a causa della naturale sporcizia, in cui aveva luogo il mercato delle vacche; in questi giorni se ne aperto uno ad Augusta.

Dimentico ed incurante degli impegni solennemente sottoscritti con gli elettori durante la campagna elettorale, dimentico ed incurante del dovere di lealtà verso gli stessi elettori che lo hanno gratificato del consenso proprio in virtù di quegli impegni e della squadra di assessori che allora furono sottoposti al loro giudizio, il sindaco dichiara sulla stampa e lo proclama ai quattro venti che finora ha scherzato, che non era niente vero.

Oddio, ovviamente da navigato politico il sindaco non si è espresso in questi termini; ha parlato di fase uno e di fase due, ma il significato è lo stesso: tutto quanto aveva detto, proposto e promesso era solo una colossale balla, un’altra delle tantissime colossali balle della sua politica.

La verità è che Carrubba non vuole confessare, oltre alla sua ormai arcinota incapacità di coerenza e di mantenimento della parola data ai cittadini, il totale fallimento di sette (diconsi sette) anni di guida della civica amministrazione; così come non vuole confessare che la sua unica speranza in un futuro politico risiede nella conservazione ad ogni costo della poltrona.

Ecco perché è stato aperto il mercato delle vacche: da una parte l’offerta di prebende, piccole o grandi ma sempre appetibili specie per i tanti lupi che si aggirano famelici sulla scena politica cittadina; dall’altra la profferta delle proprie squallide prestazioni ad opera di personaggi a tutto disposti e disponibili pur di accaparrarsi una poltrona, uno sgabello o uno strapuntino della scassatissima e moribonda diligenza a cui il più che trentennale sistema di gestione del potere da parte della sinistra ha ridotto la nostra Augusta.

A nessuno, da una parte e dall’altra, importa alcunché dello sfascio dell’amministrazione e men che meno dell’immenso degrado della Città; cianciano di “amministrazione elettorale” e di “amministrazione politica”, usano ed useranno paroloni altisonanti per confondere le idee dei cittadini, per creare una densa  cortina fumogena dietro la quale nascondere i propri maneggi non sempre esattamente trasparenti.

A nessuno importa di riparare le strade né di creare i parcheggi che, insieme al rafforzamento dei servizi pubblici, snellirebbero il traffico salvaguardando l’ambiente; a nessuno importa di riavviare l’economia cittadina; a nessuno importa di ridurre l’enorme debito comunale; a nessuno importa di porre mano alla riqualificazione e all’ammodernamento dei servizi offerti dall’amministrazione; a nessuno importa della pulizia della Città e ancor meno di eliminare le centinaia di cani randagi che attentano all’incolumità degli Augustani; e scusate se è poco!

E per di più ci sono anche anime pure ed ingenue (il riferimento non casuale è diretto a Rifondazione Comunista) che erano pronte a sostenere -disinteressatamente, è ovvio, e per spirito di servizio- che sviolinavano il sindaco pronte a sostenerlo salvo a doversi ricredere; sa tanto di volpe che non riesce a raggiungere l’uva e si lamenta perché è agra!

E’ il sistema che deve essere sconfitto; un sistema di sinistra di gestione del potere; un sistema di cui il sindaco in carica è l’ultimo interprete.

E’ per questo che, avendo manifestamente e  miseramente fallito, Carrubba deve dimettersi (sempre che abbia un minimo di senso della responsabilità) affinchè Augusta possa rinascere ed avere un futuro.                                           

                                                                                                                                      nzo

“L’amore ha bisogno di follia”


di Tiziana Mignosa

Sono i pensieri

che l’alchimia fanno

quando dal silenzio sgorgano

zampilli colorati in mezzo ai sassi.

Di sorriso il gioco si fa laccio

inchiostro fresco e pagine ingiallite

brivido e timore

la porta accostano.

Malinconia

che di miraggio antico ti disseti ancora

umido il cuore

non vuole più sentire.

Ma l’Amore

ha bisogno di follia

e si desta solo

se la trova.

A Firenze primo ciak per ‘Amici miei… come tutto ebbe inizio’


Prendono il via a Certaldo Alta a Firenze, domani le riprese di ‘Amici Miei…come tutto ebbe inizio’, l’atteso prequel della serie ”cult” nata nel 1975 con la regia di Mario Monicelli. A dirigere questo nuovo capitolo della saga è Neri Parenti che, avvalendosi della collaborazione degli stessi autori del primo film, Piero De Bernardi, Leo Benvenuti, Tullio Pinelli, e degli sceneggiatori Fausto Brizzi e Marco Martani, ha ambientato le avventure dei cinque goliardici protagonisti nella Firenze di fine ‘400, alla corte di Lorenzo de’ Medici.

‘Amici Miei… come tutto ebbe inizio’ è prodotto da Aurelio De Laurentiis (a lui il merito di avere dato seguito al film del ’75 creando una serie cinematografica di grandissimo successo) e Luigi De Laurentiis, mentre ad interpretate i cinque ”amici” saranno Christian De Sica, Michele Placido, Giorgio Panariello, Paolo Hendel e Massimo Ghini. Fanno parte del cast anche Massimo Ceccherini, qui nel ruolo di un eroe del calcio in costume, e Alessandro Benvenuti che veste i panni di Lorenzo il Magnifico.

‘Amici Miei…come tutto ebbe inizio’ si girerà per 10 settimane. Dopo Certaldo Alta la produzione si sposterà in varie location della Toscana, tra cui Pistoia e Firenze, dove il Comune aprirà in via del tutto eccezionale alla produzione le splendide sale di Palazzo Vecchio, e infine a Roma dove, all’interno degli studi di Cinecittà, grazie al lavoro dello scenografo Francesco Frigeri, sarà ricostruita la Firenze di fine ‘400. Il film uscirà nei cinema nel 2011 distribuito da Filmauro.

fonte Adnkronos

Volevo liberare i miei figli


di Roberto Puglisi

Il mistero è negli occhi. Continui a scrutarli nella foto su Facebook. Sono occhi in posa per la serenità. Non sembra lo sguardo di una donna che ha in mente l’assassinio dei figli.
L’errore è nella prospettiva. Fissare occhi fissi  in una foto non conduce mai alla verità. Bisognerebbe scovarli altrove, in un secondo momento, gli sguardi che non sanno di essere guardati. E sorprenderli allora. E scovarli quando sono nudi.
Gli occhi sono di Vanessa Lo Porto. Vanessa è la donna che ha annegato i suoi due bambini, di due e nove anni, nel mare di Gela. Le cronache riportano le frasi smozzicate di una creatura tormentata dal disagio psichico. “Li ho uccisi per liberarli”, avrebbe sussurrato Vanessa, mentre la sedavano, mentre la
bloccavano e la impasticcavano per difenderla dai suoi gesti e dalla sua consapevolezza. Liberazione da chi, da cosa? Dall’autismo che aveva preso uno dei due figli e minacciava anche l’altro. Sono informazioni incerte. Non si sa fino a che punto arrivi la realtà e dove comincino le visioni di un’anima a pezzi.
Gli occhi di Vanessa. Un azzurrino sperso. I cocci di un bicchiere in  frantumi. Occhi azzurri. Come il mare di Gela.
Il mistero è nel mistero di una maternità deformata e contorta. Annegare i bambini per liberarli. Vanessa (forse) ha creduto che togliere la vita fosse come darla una seconda volta. Io ti ho regalato l’esistenza. Io te la strappo dalle mani,
quando diventa pesante, quando è atroce immaginare il tuo futuro, figlio mio.
Immaginarlo in una selva di mani ritratte e di occhi indifferenti che non ti aiuteranno, quando la mamma non ci sarà più. Uccidere il figlio per prevenire la catastrofe della fine della madre, per salvarlo dalla futura assenza di  colei che, sola, avrebbe potuto accordare amore alla malattia. E’ un’ipotesi del dolore.
L’autismo è un male che prende i piccoli uomini e li pialla e li spoglia di significati, fino a trasformarli in alberi. Le emozioni e tutto ciò che resta di vivibile scorrono sotto la corteccia. Niente si vede da fuori, nulla si coglie, se non labili increspature di ciò che cova dentro. E’ una questione di occhi senza occhiali per scandagliare gli alberi in profondità e trovare – al
loro compimento – il bambino rapito, rinchiuso nel suo legno.
Vanessa ha preso uno dei bambini a scuola – raccontano le cronache – e con l’altro si è diretto verso la spiaggia. Poi ha avuto inizio il suo tragico rito di liberazione. E’ stata lei stessa a telefonare ai carabinieri: “Ho ucciso i miei figli, venite”.
Le parole dei medici diagnosticano un chiaro disturbo che pare fosse ignoto agli stessi familiari. In casi del genere si prescrivono pillole e gocce che placano il gesto della follia, lo stroncano in superficie, lo moderano alla radice. I matti sono come gli autistici. Sono alberi che hanno dentro tutto, quel tutto che non si mostra oltre la barriera della corteccia. Servirebbero altri sguardi e altri occhiali per capire. Sguardi più delle pillole. Ma noi che camminiamo nel nostro tempo non abbiamo tempo. Non vogliamo, né possiamo fermarci. Perché ci sentiamo partecipi della stessa follia che allontaniamo, curandola. La temiamo.
E non sapremmo comunque leggerne i segni, oltre il legno, nel retro della corteccia.
Gli alberi non hanno occhi.

da www.livesicilia.it