L’amore e basta


di Daniela Domenici

Ieri sera abbiamo avuto il piacere di assistere, all’Arena Argentina a Catania, alla proiezione del film “L’amore e basta” di Stefano Consiglio che ne è anche il regista, la perfetta colonna sonora di Rocco De Rosa, le splendide animazioni di Ursula Ferrara e con un’introduzione di Luca Zingaretti che recita, in apertura, un testo di Aldo Nove.

Non è un film nel senso più classico del termine cioè la narrazione di una storia con un inizio e una fine ma è un racconto “corale”: il film narra le storie d’amore di nove coppie gay e lesbiche, italiane e non, che hanno accettato di raccontare il loro amore al regista.

Inizia da Alessandro e Marco, due studenti universitari di Catania (che ieri sera erano presenti, insieme al regista, all’arena Argentina), e continua con le quarantenni Nathalie e Valérie (e la loro figlioletta Sasha) che vivono a Versailles. Poco distanti, a Parigi, vivono Catherine e Christine, due sessantenni che stanno insieme da vent’anni. Poi ci sono Lillo e Claudio, che da diciassette anni vivono insieme a Sutri, un piccolo paese vicino a Roma. Ci si sposta quindi a Berlino dove, da diversi anni, vivono felicemente i quarantacinquenni Thomas e Johan. Da sette anni, altrettanto felicemente, stanno insieme Emiliana e Lorenza nella loro bella casetta, con tanto di giardino, nella Bassa Padana tra Parma e Mantova. Sono addirittura trenta gli anni del sodalizio amoroso e professionale di Gino e Massimo che incontriamo nel loro negozio/laboratorio di oggetti in pelle nel cuore di un quartiere popolare di Palermo. Un’altra coppia che vive e lavora insieme da tanti anni è quella formata da Gaël e William, filmati nel loro ristorante nel 14° arondissement di Parigi. E infine le “coniugi” spagnole Maria e Marisol (legalmente unite in matrimonio non appena è stato possibile) che vivono in campagna a Vic, vicino a Barcellona, con la loro prole formata da un maschietto di otto anni e due gemelline di sei.

“…Sorridono senza esitare, esprimono la dignità di chi ha raggiunto la pace di una famiglia non tradizionale ma ugualmente bilanciata e vitale. Riflettono su adozioni, tradimenti, sensi di colpa… L’universalità dell’amore schiaccia le diversità e gli emarginati – o quelli che vengono considerati tali – diventano protagonisti di un’elegante inchiesta sul fidanzamento ‘a lungo termine’. In mezzo ai sentiti ricordi dei primi batticuore si inseriscono i pianti, i tremori e la rabbia per la sofferenza di non vedere garantito il diritto al matrimonio (almeno in Italia, ma Consiglio porta l’esempio di una coppia spagnola sposata) o i dubbi sull’adozione di un bambino che crescerà senza figura paterna. Anche la religione diventa una questione di fede personale. E gli omosessuali rivelano una spiritualità privata che crede nell’esistenza di un dio ma senza aderire all’integralismo di un dogma particolare: Dio ama e accoglie tutti, gli uomini sbagliano e creano stereotipi e discriminazioni…Nicoletta Dose”.

Ci perdonerete se, per una volta, abbiamo preso in prestito le parole di una collega ma ci sono sembrate così “nostre” che non abbiamo voluto aggiungere altro, riescono a dire esattamente quello che avremmo voluto esprimere noi dopo esserci emozionati alla visione del film: la delicatezza dei toni usati dal regista nelle sue domande che non sono mai banali né scontate, i sorrisi e la tenerezza che affiorano in ogni risposta di tutte le coppie intervistate fanno concludere sempre con le parole di Nicoletta Dose: “…Ma Consiglio ci dice una cosa precisa: quello che conta è innamorarsi, tra etero e omosessuali, senza fare distinzioni. E basta”.

Quannu moru faciti ca nun moru


di Daniela Domenici

Rosa Balistreri è morta 20 anni fa, il 21 settembre 1990, e per non dimenticarla il musicista catanese Pippo Russo ha immaginato e organizzato una serata a lei dedicata, “Faciti can nun moru”, che ha avuto luogo ieri sera al cortile Platamone a Catania che traboccava di pubblico nonostante il tempo minacciasse ancora pioggia: un vero spettacolo nello spettacolo.

Per rendere omaggio alla “cantantessa” siciliana per eccellenza, la prima e la più grande, Pippo Russo ha raccolto sul palcoscenico alcuni formidabili artisti a iniziare da Margherita Mignemi che ha saputo, con il suo calore e la sua padronanza della lingua siciliana, fare da perfetta e simpatica “trait d’union” tra i vari momenti musicali.

E’ salita sul palco per prima Laura De Palma che, con la sua chitarra e la sua voce potente e dolorosa, ha interpretato uno dei brani più celebri e dolorosi di Rosa, “Li pirati a Palermo” su testo del poeta Ignazio Buttitta. Dopo di lei è stato il turno di Gabriella Grasso, anche lei con la sua chitarra, che ha cantato una delle poche canzoni allegre e ironiche della Balistreri “’A pinnola”. Terza interprete a salire sul palco Rosita Caliò che non ha incontrato il nostro personale (e sottolineo solo di chi scrive) gradimento sia per la lunghezza della ballata che per la quasi inesistente comprensione del testo.

Dopo tre interpreti femminili è stato il turno di Carlo Muratori che con la sua voce calda e la sua simpatia trascinante ha prima cantato “Cantu e cuntu…”, una dei brani forse più celebri  della Balistreri per poi interpretare, con rabbioso dolore, una sua creazione scritta subito dopo gli attentati del ’92 ai giudici Falcone e Borsellino.

Da una porta laterale del cortile Platamone sono entrati poi, in fila come tanti menestrelli con i loro strumenti, i Lautari che sono saliti sul palco per interpretare due brani della Balistreri prima di accogliere Rita Botto che hanno “accompagnato” musicalmente in “’A curuna” e “Lu matrimoniu”: una tale perfetta empatia da meritare gli applausi più prolungati, quasi una standing ovation.

E’ toccato poi ad Alfio Antico “collaborare” magicamente con i Lautari; il grande percussionista si è divertito a suonare due suoi tamburi e a cantare alcune ninnananne-scioglilingua in lingua siciliana: ancora una volta ha dimostrato la sua classe inarrivabile.

Ha concluso la serata Otello Profazio per il quale gli anni non sembrano essere mai trascorsi; non ha bisogno di parole di presentazione, ha scoperto e portato al successo Rosa Balistreri oltre che averla aiutata, come mi ha dichiarato poco prima dello spettacolo, nella creazione di alcune sue canzoni ed è stato forse l’ultimo ad aver cantato con lei pochi giorni prima della sua morte improvvisa vent’anni fa. Ci ha regalato, accompagnato anche lui dalla sua immancabile chitarra, alcuni suoi celebri e indimenticabili successi.

Quannu moru faciti can un moru: Rosa non è morta, è ancora viva tra di noi con le sue canzoni.

Ciak, si gira a Catania


Ieri primo ciak del cortometraggio il cui testo è stato ideato e scritto da Cosimo Coltraro e Giuseppe Calaciura e la cui regia è stata affidata a Mario Cosentino; il titolo è ancora provvisorio quindi forse è meglio non citarlo per scaramanzia.

Mio marito e io abbiamo provato, per la prima volta, l’esperienza di fare le comparse; il primo giorno di riprese in un interno si sono svolte al “Gatto Blu”, delizioso locale nel centro storico di Catania; ed è stato un pomeriggio assolutamente divertente, un po’ faticoso anche, certo, sia per il caldo che per la ripetizione di alcune scene ma l’atmosfera gioiosa e di collaborazione che si è creata tra tutti noi sul set ha fatto sì che tutto andasse nel migliore dei modi.

Per un pomeriggio mi sono sentita quasi una vamp tra Maria Chiara che mi ha truccato e acconciato ad hoc e Rosy che, dalla sua valigia, ha tirato fuori per me una collana di perle e un cappellino in perfetto stile anni ’30, gli anni del charleston; a tutti gli altri ha distribuito piume, collane, scialli, vestiti, giarrettiere, papillons, sembrava davvero la borsa senza fondo di Mary Poppins!!!

Occhio a noi due


di Daniela Domenici

Due attrici teatrali che formano una coppia comica sono già una vera rarità sia perché siamo abituate solo a quelle maschili, vedi Franco Franchi e Ciccio Ingrassia o Walter Chiari e Carlo Campanini o, più recentemente, Cochi e Renato e Ric e Gian, tanto per citarne alcune; sia perché in genere queste coppie si esibiscono (o si sono esibite) in televisione e non su un palcoscenico teatrale dove il pubblico te lo devi conquistare nuovamente ogni sera in diretta. E sia perché in genere le donne difficilmente riescono ad andare d’accordo tra di loro per un tempo prolungato senza che nascano invidie e voglia di essere la “primadonna”, le donne comiche sono quasi sempre sole come Franca Valeri o con un uomo come “spalla” come Luciana Littizzetto solo per citare alcuni esempi.

Tutta questa introduzione per parlare, e rendere loro i meritatissimi complimenti, di una coppia comica “al femminile” il cui essere “duo” è stato ormai perfettamente rodato da mesi di tour nei luoghi più vari della Sicilia, dalle piazze ai teatri, sempre con lo stesso successo e che ieri sera è approdata nel parco di una cittadina ai piedi dell’Etna, Fleri.

Giovanna Criscuolo e Loredana Scalia, le due paladine della comicità che hanno meritato i nostri calorosi applausi, sono anche le registe di questo spettacolo di cui la Criscuolo è autrice dei testi e in cui, in due atti, interpretano due amiche che si ritrovano nella sala d’attesa di uno psicologo (che non si vedrà mai) per problemi con l’altra metà del cielo: gli uomini; nel primo atto una delle due sta per sposarsi e l’altra soffre per il suo “zitellaggio”, nel secondo si ritrovano nella stessa “location” dopo cinque anni e la zitella ha avuto la fortuna di maritare un uomo ricco ma con problemi mentre la seconda ha acquisito un tic molto particolare, comicissimo, che non vi vogliamo svelare perché dovete scoprirlo voi stessi andando ad applaudirle.

Durante lo spettacolo la Criscuolo e la Scalia fanno anche la parodia di tre celebri canzoni, “Aria”, “Per un’’ora d’amore” e “Il triangolo” adattandole alla situazione contingente ma, soprattutto, traducendo il testo in siciliano, elemento che le rende ancora più comiche. Le due attrici recitano tutta la piece comica in lingua siciliana perché, come ci ha detto l’autrice, Giovanna Criscuolo, è un modo per recuperare detti e proverbi della lingua degli avi di cui lei è sempre alla ricerca e vogliamo concludere questa nostra recensione con uno di questi “detti della nonna” da noi applaudito ieri sera che, però, necessita di traduzione per i non siciliani: “La carne è debole, ‘a trippa è ppi iatti, ‘u capuliato ietta schigghi”.

Federica Fanti, stilista di haute couture


di Daniela Domenici

Nata ad Augusta (SR) nel 1984 sin da piccola ha dimostrato uno spiccato interesse per tutto quello che l’estetica più raffinata rappresenta nel mondo della moda e del lusso femminile; con facile tratto di matita riportava su carta le sue idee che un giorno avrebbe realizzate chiamandole simpaticamente “le sue bambine”.

Giovane ragazza molto riservata ma con una fervida carica inventiva è molto attenta sia alla scelta dei tessuti che alla realizzazione delle sue opere uniche nel loro genere.

Dopo il diploma frequenta l’Accademia EuroMediterranea di Gabriella Ferrera conseguendo la laurea di “fashion designer di moda”; ha partecipato, durante gli anni di studio, a numerosi stages ed eventi di moda quali:

2003/2004

Back Stage con lo stilista Camillo Bona – Catania

Back Stage Oscar della Moda – Taormina

Back Stage Hotel Timeo – Taormina

Back Stage Fiera Emaia – Ragusa 2004/2005

Back Stage – S.Giovanni La Punta 2005/2006

Back Stage MadeinMedi – Catania

Esperienza di tre mesi all’interno dell’agenzia di Moda sempre dello studio Ferrera 2005/2006

Partecipazione al MadeinMedi “Settimana della Moda Siciliana” presentando la sua prima collezione 2007

Vincitrice del Concorso della rivista Zoe Magazine e partecipazione alla sfilata di Parigi, Trame Siciliane II^ 2007

Partecipazione alla sfilata di Parigi, Trame Siciliane III^ 2008

Partecipazione al Work-Shop di Parigi, Couleurs et Saveurs de Sicile 2008

Partecipazione al Concorso IN YOUNG WE TRUST By Fondazione CAMMALLERI  – Caltanissetta 2008

Selezionata per Alta Moda Roma 2008

Partecipazione all’evento Fashion Day 2008 a Caltagirone 2008

Partecipazione all’evento DINASTIE di Misterbianco, Premiata dalla Confcommercio 2008

Partecipazione alla sfilata di Parigi, Trame Siciliane IV^ 2008

Collaborazione con la Casa di Moda dello stilista Carlo Chionna 2008

Partecipazione alla sfilata di Parigi, Trame Siciliane V^ 2009

Presentazione delle sue collezioni a Mannheim in Germania 2009

Inaugurazione del proprio Atelier a Catania 2009

Partecipazione all’evento Fashion Day 2009 a Caltagirone 2009

Selezione e partecipazione all’evento IN YOUNG WE TRUST By Fondazione CAMMALLERI 2009

Partecipazione all’evento Premio Poseidone 2009 Fiumefreddo Ct 2009

Partecipazione all’evento Premio Satiro d’Oro 2009 Mazara del Vallo Tp 2009

Partecipazione all’evento Mondo Sposa Italia 2009 a Roma 2009

Presentazione Nuova Collezione al MadeinMedi Catania 2009

Partecipazione all’evento IN YOUNG WE TRUST By Fondazione CAMMALLERI 2009 con premiazione della rivista Zoe Magazine 2009

Partecipazione all’evento Fiera del Beauty Catania 2009

Partecipazione all’evento Luxury Wedding , Aga Hotel Catania 2009

Partecipazione al Salone per gli sposi , Etnasposa 2009

Partecipazione al 6° Salone di Habita & Sposa 2010 Catania 2010

Attualmente sta ideando nuove creazioni specializzandosi, con un discreto successo, in abiti da sposa, che crea nel suo atelier in Via A.Manzoni 38 nel centro storico di Catania.

sito:     www.federicafanti.com

e-mail:  federicafantidesigner@gmail.com

tel.  095310892

cell. +39 3290856495 – +39 3891694435

Magnani Anna in arte “Nannarella”


di Daniela Domenici

L’indimenticabile Nannarella ieri sera si è fermata ad Aci Bonaccorsi, una delle cittadine etnee ai piedi del vulcano, e più precisamente nel cortile del bellissimo palazzo Cutore, il municipio della città, appositamente adattato per accogliere la stagione estiva densa di eventi artistici.

Lo spettacolo “Magnani Anna in arte Nannarella”, presentato da Teatroper e Palco produzioni, ha la regia di Pino Strabioli e l’idea scenografica è di Antonio Panzarella. Nella brochure sono citati due musicisti ma ieri sera solo uno era presente ai piedi del palcoscenico, Riccardo Taddei con la sua fisarmonica (non sappiamo se il violinista ci sia stato in altre tappe).

Anna Mazzamauro, la protagonista di questo one-woman-show, ha dato vita alla grande Nannarella sia cantando alcuni suoi celebri cavalli di battaglia che recitando “momenti” della vita della grande attrice al fianco di “grandi” come Totò, Pasolini, Visconti e Rossellini e, naturalmente, anche suo marito, Massimo Serato.

Aiutata da un paravento dietro al quale, in tempo reale, si è cambiata molte volte d’abito (aiutata da un’assistente che è rimasta nascosta per tutto il tempo e alla quale, nota di demerito secondo il nostro personale parere, avrebbe dovuto rivolgere almeno un ringraziamento se non dire il suo nome) Anna Mazzamauro è davvero entrata nell’anima di questa grande attrice da noi personalmente molto amata.

Le ha dato diverse “voci”: il cafè-chantant, per esempio, con piume e paillettes, che Nannarella non amava ma che fu costretta a interpretare per motivi economici, e la Mazzamauro è scesa anche tra il pubblico interagendo in modo deliziosamente ironico. O una scena tratta dal celebre film “Bellissima” in cui dialoga con una bambola, la sua bambina che fa partecipare a un concorso di bellezza perché lei la vede bellissima anche se non lo è; o ancora la drammatica scena centrale del film  “Roma città aperta” di Rossellini in cui la Magnani, correndo dietro al marito, viene uccisa a fucilate dai nazisti.

Momento clou, secondo il nostro personale parere, quando la Mazzamauro-Magnani, seduta su una poltrona che dà le spalle al pubblico (abile scelta registica) telefona al suo grande amore, Roberto Rossellini, che ormai sta con Ingrid Bergman, non rassegnandosi a essere stata dimenticata e sostituita: davvero brava in questo momento così drammatico.

I nostri sentiti complimenti vanno al fisarmonicista Riccardo Taddei che non si è limitato a suonare magicamente il suo strumento ma che ha avuto il ruolo di presentatore, talvolta ha anche cantato e ha scherzato con la Mazzamauro in perfetta sintonia senza mai perdere una battuta: bravo.

Riposto, la città delle Pomelie…


L’Associazione culturale “Raccontare la Scienza” organizza una giornata dedicata alla particolarissima pianta che cresce rigogliosa a Riposto (CT). Su richiesta dell’Associazione  il Sindaco, con propria determina, ha già deliberato la dicitura ufficiale “Riposto Città delle Pomelie”.

RIPOSTO (CT) – Ogni cittadina è nota per una peculiarità, che la rende unica agli occhi del visitatore. Riposto, ridente paese della provincia di Catania, può vantare non solo la vocazione marinara che la vede sede di uno dei più importanti porti turistici del meridione, ma anche quella della coltivazione della Pomelia (nome scient. Plumeria), pianta di origine centro-americana, e particolarmente diffusa nelle Isole Hawaii.

L’antichissima tradizione rende Riposto unica in tutta la Sicilia, insieme solo a Palermo.

Chiunque si trovi a passeggiare per le sue vie noterà l’esplosione di colori che trabocca sui balconi, e si fermerà con gli occhi in su ad ammirare la cura e la dedizione che i cittadini riversano su tali particolari piante.

Al fine di valorizzare e far ulteriormente conoscere questa specificità ripostese, l’Associazione culturale “Raccontare la Scienza”, con il patrocinio del Comune di Riposto e della Provincia Regionale di Catania e con il supporto di sponsor privati, organizza la manifestazione “La Città delle Pomelie”, che si terrà domenica 8 Agosto 2010 dalle 19.00 alle 22.00 sul tratto del raddoppio del Lungomare antistante la Piazza del Commercio e sullo spiazzo antistante la Chiesa della Lettera.

Numerose le iniziative in programma:

il Concorso di pittura “Riposto e la Pomelia”, il Premio “La Pomelia più bella” riservato ai balconi ripostesi, l’esposizione di esemplari rari da parte di importanti produttori di Pomelie, una mostra di francobolli a tema provenienti da ogni parte del mondo.
Chiuderà la manifestazione una conferenza a più voci (prof. Pietro Pavone, dir. Dipart. Botanica Università di Catania, dott. Giovanni Toldonato presidente Ordine Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Catania, dott. Rosario Galeano, esperto in Scienze Erboristiche), al termine della quale il Sindaco di Riposto, dott. Carmelo Spitaleri, rispondendo alla richiesta dell’Associazione, comunicherà di aver già deliberato di proclamare Riposto “Città delle Pomelie”.

Sono previsti inoltre collegamenti nazionali e internazionali.

La serata, presentata da Anna Pavone, sarà trasmessa in diretta internet in streaming-TV.

Cose di Sicilia


di Daniela Domenici

La foto è di Nino Ermes

Una scalinata nel cuore del centro storico di Catania, tanti tavolini fuori dai numerosi locali che si affacciano su queste scale pieni di avventori che amano questo angolo della città etnea, turisti e “autoctoni” che passeggiano e si fermano ad ascoltare quattro artisti che hanno immaginato e creato uno spettacolo “open space”, “en plein air” come se ci trovassimo nella parigina Montmartre o sulla scalinata della romana Trinità dei Monti: “Cose di Sicilia”, un melange, un mix, di brani tratti da testi teatrali soprattutto di Martoglio e di canti tipici della tradizione non solo catanese ma siciliana in genere, il tutto condito dall’accompagnamento di strumenti musicali come la chitarra, le nacchere e i tamburelli.

I quattro baldi “moschettieri” protagonisti di questo spettacolo ieri sera sulla scalinata Alessi davanti al pub Nevsky vicino alla via Crociferi, un “concentrato d’arte a Catania, sono, in semplice ordine alfabetico, Cinzia Caminiti, Cosimo Coltraro, Alice Ferlito e Emanuele Puglia che hanno voluto dare un ulteriore “colpo di colore” alla loro performance con l’abbigliamento: le due donne in “total black”, i due uomini in “total white”.

Avevamo già applaudito questi quattro artisti durante la scorsa stagione teatrale in vari spettacoli separatamente o insieme ma l’idea di “Cose di Sicilia” che ha saputo valorizzare i talenti, sia recitativi che canori, di ognuno di loro ci è piaciuta molto, ci ha colpito favorevolmente la perfetta intesa sia musicale che recitativa tra di loro, frutto sia di un’amicizia di lunga data che di lunghe prove.

Il timballo del gattopardo


di Daniela Domenici

Cosa succede quando un attore con la passione per la cucina e uno chef con la passione per il teatro s’incontrano casualmente nella loro terra natale, la Sicilia, patria dei più grandi autori teatrali e delle prelibatezze culinarie più squisite?

“Il timballo del Gattopardo” che ha debuttato ieri sera al Palazzo dei Congressi di Taormina per la regia di Giancarlo Sammartano e le scenografie di Antonello Geleng è il risultato di questo incontro; Carlo Cartier, attore teatrale e televisivo di fama, si è affidato alla penna di Rosario Galli, autore di molte sceneggiature e docente universitario, per creare un testo che descrivesse questo incontro teatro-gastronomico e ha poi chiamato l’amico e conterraneo Carmelo Chiaramonte, chef “free lance” (come ama definirsi) di fama mondiale per interpretare insieme questa piece.

In una scenografia in cui trovano spazio una tavola elegantemente apparecchiata per tredici convitati e una comoda cucina sui cui fornelli verrà davvero cucinata la cena si muovono i due protagonisti che racchiudono in sé sia la tradizione del teatro martogliano nell’uso ironico della lingua siciliana da parte del “nipote” Carmelo che quella del beckettiano “En attendant Godot” nell’attesa, da parte del protagonista “anziano”, di una baronessa che non arriverà mai.

Durante la preparazione di questo banchetto Cartier e Chiaramonte, armati di padelle, ma soprattutto di ricette antiche e gustose, raccontano la Sicilia e le sue origini gastronomiche da Archestrato di Gela, capostipite dei cuochi poeti e filosofi, fino a Brancati e Camilleri, passando per l’Abate, Meli, Verga, De Roberto, Tomasi di Lampedusa e Vittorini.

Nonostante l’improvviso e imprevisto calo di voce, Carlo Cartier, con grande professionalità, è riuscito a interpretare questo suo “zu Saro” che con note dolenti e malinconiche rievoca un passato d’amore solo immaginato con la Baronessa mentre il nipote, alquanto scettico, con la sua verve e il suo pragmatismo tenta di arginare con ironia questo fiume di ricordi dello zio.

Ci piace concludere con due note che hanno a che fare con la passione di chi scrive per l’attenzione a certi particolari inconsueti, forse: la prima, i due protagonisti hanno le stesse iniziali di nome e cognome, una casualità che forse racchiudeva già “in nuce” quest’incontro? E poi il numero degli invitati al banchetto-fantasma, tredici, e delle portate per ciascuno, quattro, la cui moltiplicazione dà 52 come le settimane di un anno in cui le stagioni sono quattro, un’altra casualità voluta dall’autore per sottolineare come questo testo sia sempre attuale spaziando da autori siciliani dell’antichità fino ai nostri contemporanei?

Il menestrello del borgo


di Daniela Domenici

Un menestrello dei nostri giorni profondamente, visceralmente legato alla sua terra di Sicilia e, soprattutto, alla sua città, Catania. Ma ancora di più Vincenzo Spampinato, da trent’anni sulla scena musicale si sente parte del suo quartiere, il Borgo…”se chiedete a qualcuno dov’è piazza Cavour vi dirà che non lo sa perché per i catanesi è il Borgo…”. E infatti ha iniziato il suo straordinario concerto al nuovo anfiteatro di Milo, ai piedi dell’Etna, ieri sera, proprio con “Ragazzi del Borgo” che ha cantato nuovamente anche in chiusura tra i tanti bis che il pubblico, attentissimo e partecipe, gli ha richiesto.

Spampinato era accompagnato, com’è ormai consuetudine, dalla “Piccola orchestra del sole”, un ensemble di giovani musicisti di ottimo livello che interagisce con lui in perfetta empatia, giocando musicalmente e facendo divertire perché, come dice Vincenzo, la musica è l’arte del sorriso, che deve trasmettere gioia. La “Piccola orchestra del sole” è diretta da Alessandro Strano e composta da Samantha Fidanza al violino, Valentina Spoto alla viola, Caterina Longhitano al violoncello, Patrizia Privitera al contrabbasso, Francesco Novecento alle tastiere, Edoardo Musumeci alla chitarra e Francesco Bazzano alle percussioni.

Durante la serata Spampinato, in scaletta, ha alternato sue composizioni più o meno “datate” come “Per Lucia”, “Bella e il mare”, “La tarantella di Socrate”, “Napoleone”, “Muddichedda” con un tributo a Modugno in “Amara terra mia”, duettando anche con lui grazie a un video e sovrapponendo la sua voce a quella del grande Mimmo, e un omaggio a Luigi Tenco nella struggente e delicata “Lontano lontano”. Non poteva mancare la più bella serenata in lingua siciliana “E vui durmiti” di Formisano.

Il grande dono di questo “giullare della musica” un po’ Peter Pan è la sua incredibile capacità di entrare subito in comunicazione col suo pubblico interagendo con battute ironiche, momenti di dolcezza, frasi in lingua siciliana e creando così un “fil rouge” tra artisti e spettatori che è percepibile, quasi palpabile.