Singing silently inside me not to think about bad things


di Daniela Domenici

(how many casual assonances and alliterations  in this title!!!)

The way of feeling

…I did it my way

feeling, nothing more than feeling

…the way we are…

…I am feeling blue…

Morris Albert’s “Feelings”

http://www.youtube.com/watch?v=CyBcHUe4WeQ

Gheorghe Zamfir’s “Memory”

http://www.youtube.com/watch?v=OJHwmiqTxJU&feature=related

Siracusa: un Consiglio provinciale per la situazione delle carceri


Sabato mattina 24 aprile alle ore 10 presso l’aula consiliare di via del Laberinto avrà luogo il Consiglio provinciale aperto a conclusione dell’attività condotta dalla speciale commissione istituita per conoscere la situazione delle carceri in Provincia di Siracusa. In quella sede, sarà presentata ufficialmente la relazione finale condotta dalla commissione, presieduta dal consigliere provinciale Carmelo Spataro.

Parteciperanno alla seduta anche due scolaresche che hanno chiesto al Presidente del Consiglio provinciale, Michele Mangiafico, di poter essere presenti: si tratta dell’Istituto Alaimo di Lentini (con quaranta studenti accompagnati dagli insegnanti prof.ssa Maria Teresa Raudino e prof. Benedetto Lo Duca) e l’Ipsia Calapso di Siracusa (con quaranta studenti accompagnati dalle professoresse Angelico, Grande, Italia e Marchese). Parecchi gli invitati che hanno già dato conferma della loro presenza e della volontà di intervenire nell’occasione: il Senatore Salvo Fleres, garante dei diritti dei detenuti per la Regione Sicilia, la parlamentare radicale Rita Bernardini, i direttori delle strutture carcerarie Antonio Gelardi, Angela Lantieri, Angela Gianì, i funzionari dell’Asp dottori Michele Lo Magro, Antonio Cappello, Antonio Cappellani, Roberto Cafiso, la dott.ssa Maria Concetta Storaci e dott.ssa Rosalba Rizza che per l’Amp hanno curato una ludoteca presso il carcere di Cavadonna, la dott.ssa Denaro dell’Uepe, i rappresentanti degli agenti di polizia penitenziaria Giuseppe Argentino (Cgil), Christian Guarrasi e Calogero Navarra (Sappe), Massimiliano Di Carlo (Cnpp), Marcello Santoro (Cisl), Sebastiano Bongiovanni (Ugl), Massimo Angelico, Angelo Scarso (Osapp). Nella maggior parte dei casi, si tratta di interlocutori già ascoltati dai componenti della commissione, che è stata composta dai consiglieri Spataro, Iacono, Paci, Calvo, Amenta, Saggio, Schiavo e dallo stesso Presidente del Consiglio.

da www.ristretti.it

 

Riflessione molto nonsense sul colon, un mio caro amico :-)


di Daniela Domenici

Ormai lo sapete: quando le mie sinapsi partono per la tangente…la mia follia psico-linguistica vola sulle ali del delirio!!!

Oggi le suddette sinapsi si sono fermate su un link medico-linguistico su cui vorrei invitarvi a riflettere insieme a me…

Il colon è un organo molto importante del corpo umano, ha un bel nome di origine greca, intraducibile in italiano…mi sono divertita a metterlo in collegamento con “colonia” come se fosse il suo corrispondente femminile e ho pensato: nel colon si installa, come ospite, un tumore il quale, silenziosamente, senza far rumore perché è un tumore (rima voluta), si diffonde come un serpente lentamente e inesorabilmente (altra rima voluta) con le sue spire in tutto il resto del corpo, lo…”colonizza” quindi ne fa una ”colonia”; ne consegue che il corpo umano diventa, grazie al tumore-serpente colonizzatore, una… colonia del colon!!!

XIV Festival Pianistico di Spoleto 2010 in carcere


Eros e Thanatos. Amore e morte nella letteratura e nella Musica.

20 aprile 2010, nella casa di reclusione di Maiano s’è svolta una giornata della XIV edizione del Festival Pianistico di Spoleto.

In carcere si ha tanto tempo ed è un peccato che normalmente tutto questo sia sprecato.

Oggi non è accaduto.

Oggi ai cattivi è stata data la possibilità di essere umani.

È difficile per delle persone che vivono da dieci, venti,  trenta anni chiusi in una cella riuscire a essere ancora umani.

Eppure oggi ci sono riusciti.

Oggi ad alcuni di noi è stata data la possibilità di esistere.

Giovanni T., Giovani S., Pino, Salvatore, Francesco, Carmelo, Giuseppe, Andrea e Girolamo sono stati le voci narranti di brani di letteratura d’amore e morte.

Accompagnati con il pianoforte da Laura, Filippo ed Egidio.

La musica ha trasformato la nostra rabbia e il nostro dolore in pensieri d’amore.

L’amore è la cosa che manca di più in carcere, ma i cattivi non hanno ancora perso l’abitudine ad amare e a essere amati.

Oggi i “cattivi” si sono commossi.

Molti di noi non potranno mai più essere felici.

Eppure continuiamo ad amare e a credere nell’amore.

Oggi ci siamo sentiti meno soli, meno uomini ombra e meno cattivi.

Oggi ci siamo sentiti ancora amati dal mondo che c’è fuori dal muro di cinta.

Ma domani sarà un giorno uguale a ieri e diverso da oggi.

Poi abbiamo interpretato anche parole di morte perché il carcere è soprattutto e anche un mondo di morte.

La morte è la migliore amica del detenuto e dell’ergastolano.

-Le nostre carceri sono quelle dove si muore di più. (Fonte: L’Unità giovedì 15 aprile 2010).

Con l’augurio che Thanatos esca fuori dai nostri cuori e dalle nostre celle, i detenuti e gli ergastolani in lotta per la vita del carcere di Spoleto ringraziano gli organizzatori del Festival Pianistico di Spoleto 2010, soprattutto l’organizzatrice interna Eleonora, le due docenti di lettere Daniela Masciotti, Luciana Santirosi e il personale della casa di Reclusione di Spoleto.

 Carcere Spoleto 20/04/2010

“Sorry seems to be the hardest word”


by Elton John

What have I got to do to make you love me
What have I got to do to make you care
What do I do when lightning strikes me
And I wake to find that you’re not there
What do I do to make you want me
What have I got to do to be heard
What do I say when it’s all over
And sorry seems to be the hardest word

It’s sad, so sad
It’s a sad, sad situation
And it’s getting more and more absurd
It’s sad, so sad
Why can’t we talk it over
Oh it seems to me
That sorry seems to be the hardest word

What do I do to make you love me
What have I got to do to be heard
What do I do when lightning strikes me
What have I got to do
What have I got to do
When sorry seems to be the hardest word.

http://www.youtube.com/watch?v=J2e4NlnLr28

Chiedere scusa a una donna allunga la vita


Probabilmente per la moglie di Tiger Wood è ormai troppo tardi.

Ma in generale a una donna le scuse possono fare molto bene alla salute, tanto da allungarle la vita. Al contrario non porgere le proprie scuse al gentil sesso, quando se le merita, significa metterle a rischio infarto e ictus.

Almeno questo è quanto emerso da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della University of Massachusetts Medical School di Worcester (USA) e riportato dai quotidiani britannici Daily Mail e Daily Telegraph.

Quando le donne vengono offese subiscono un aumento della pressione arteriosa e di conseguenza un aumento del rischio di infarto o ictus. Ma se ricevono tempestivamente delle scuse si “calmano” più velocemente con la pressione sanguigna che torna alla normalità il 20% più rapidamente. Al contrario gli uomini ci mettono il 20% in più di tempo per recuperare dopo aver ricevuto le scuse. Per arrivare a questi risultati i ricercatori hanno misurato la pressione arteriosa di 29 uomini e 59 donne invitati a partecipare alla ricerca.

I soggetti sono stati sottoposti a test di matematica che dovevano completare in cinque minuti. Durante il test sono stati interrotti tre volte oppure sono stati incitati con rabbia ad affrettarsi. Al termine del test, i ricercatori hanno detto a ogni singolo partecipante: “Ovviamente tu non sei abbastanza bravo“. Due minuti dopo, i ricercatori hanno chiesto scusa per la loro maleducazione a metà degli uomini e delle donne che hanno preso parte alla ricerca. Ebbene, le donne che hanno ricevuto le scuse si sono calmate più velocemente, mentre gli uomini hanno continuato a sentirsi agitati nonostante l’ammissione di colpa da parte dei ricercatori.

I risultati indicano che ci sono potenziali benefici al perdono e alle scuse“. Infatti, la pressione arteriosa, se rimane per troppo tempo alta, aumenta le probabilità di ictus e infarto.

fonte AGI

Usare i soldi della mafia per curare i malati


Gentilissimo  Presidente,

sono il padre di una giovane ragusana di 27 anni in stato vegetativo persistente. Come tanti familiari di persone gravi e gravissime, sto sostituendo, insieme a mia moglie, da anni  un welfare che si nasconde dietro la mancanza di coperture economiche permettendo allo Stato di risparmiare somme ingentissime.

A Ragusa mancano purtroppo i centri per gravi che, oltre a curare questo tipo di malati, potrebbero anche provvedere a riabilitarli per evitare retrazioni tendinee, piaghe da decubito, blocchi articolari e quant’altro. Per questo motivo io e mia moglie, 24 ore su 24 ore al giorno, da anni adottiamo la sanità “FAI DA TE” nel reparto ospedaliero con un solo posto letto quale è diventato il nostro domicilio e curiamo nostra figlia come possiamo.

È da quattro anni che faccio la seguente domanda alle famiglie ragusane e ai politici: “Vi siete chiesti, dove possiamo ricoverare i nostri cari, se ci ammaliamo, anche per un periodo limitato di tempo e non possiamo accudirli? Ci sono le strutture?”

La risposta è no! Nemmeno un posto letto per gravi in tutta la Provincia!

Io so, per esperienza diretta, che in Emilia Romagna ci sono moltissime strutture ospedaliere d’altissimo livello dove i malati vengono curati adeguatamente. Chi vive alla ricerca di un centro di riabilitazione o di accoglienza disposto ad accogliere i malati più gravi deve sperare di poter partire verso i tanti centri del centro-nord. Chi non ci riesce deve  arrangiarsi…. Eclatante è il caso del ricovero improprio di una giovane in stato di minima coscienza che, nell’ospedale “S. Elia” di Caltanissetta,  è rimasta nel reparto di rianimazione per 15 anni.

Paradossalmente, la Regione siciliana spende somme notevoli per ricoveri impropri e per sovvenzioni quando un malato siciliano trova posto  nelle attrezzate ed efficienti strutture riabilitative del Nord. Eppure le tasse le paghiamo anche noi in Sicilia. E’ da quattro anni che propongo  a tutte le forze politiche, alle autorità della Sanità, di  avere un impeto di orgoglio di sana “ragusanità”  per far nascere   un centro per gravi cerebrolesi  nella Provincia di Ragusa, per  potenziare  le strutture esistenti e per fornire  servizi domiciliari più efficienti alle famiglie. Nessuna risposta!

La risposta all’esigenza della popolazione ragusana di avere un centro di accoglienza  per  neurolesi invece   l’hanno data   sette generosi   ragusani  che hanno   fondato l’associazione onlus “Centro Risvegli Ibleo” ed hanno pensato di realizzare una struttura di accoglienza per persone in stato vegetativo o in stato di minima coscienza. Da tenere presente che attualmente in provincia di Ragusa, secondo i dati dell’ASP, i pazienti in stato vegetativo o di minima coscienza ammontano a circa 150.

L’opera completa dovrebbe disporre di 70/80 posti letto dei quali 10, ubicati in appartamentini di 45 mq riservati alle persone in  stato vegetativo e ai loro familiari per consentire l’eventuale “risveglio”; gli altri invece destinati a pazienti con altre patologie neurologiche (ictus, sclerosi multipla, SLA, etc…).

Il Comune di Ragusa ha già donato un terreno di 9000 mq ed esiste già un progetto per la realizzazione della struttura. E’ di vitale importanza  realizzarla al più presto considerato che  centri  simili in tutto il Sud del paese  non ce ne sono e che, essendo una onlus senza fini  di lucro, la struttura sarà gestita e controllata  da tutti i  soci e dagli  utenti che hanno tutto l’interesse a far si che i loro familiari malati siano curati nel miglior modo possibile.

Molte sono le iniziative per la raccolta dei fondi e la popolazione iblea sta partecipando con generosità, ma le somme necessarie  per realizzare la struttura sono tante ed è per questo che chiedo a Sua Eccellenza  l’interessamento per far pervenire alla suddetta onlus parte delle somme sequestrate alla mafia.

Certo della Sua sensibilità la ringrazio a nome mio e di tutte le famiglie  in attesa di trovare una soluzione dignitosa per i propri cari.

Ragusa

21 aprile 2010 (Giorno del 27° compleanno di Sara)

Distinti saluti

il papà di Sara

Luciano Di Natale

da www.italianotizie.it

 

Crisi, e le casalinghe diventano ‘squillo’


Casalinghe, donne con la pensione minima e disoccupate. Madri senza più i mariti che per campare avevano deciso di arrotondare facendo la prostituta. Sette, ottocento euro al mese: soldi che servivano per pagare l’affitto e mantenere gli studi del figlio. Non una scelta di vita, ma una necessità imposta dalla crisi.

In assenza di un’altra occupazione, in un periodo difficilissimo per chi cerca impiego, lavoravano tutti i pomeriggi, ad eccezione della domenica. Tre ore al giorno, dalle 15,30 alle 18,30: un orario facilmente mascherabile nel menage quotidiano, che non avrebbe dovuto destare sospetti fra i conoscenti. Ma i pettegolezzi hanno cominciato a circolare e la voce che un garage vicino al ponte alla Vittoria, a Firenze, era diventato una casa d’appuntamenti per improvvisate squillo italiane è arrivata fino ai carabinieri. Ieri pomeriggio il blitz: i militari si sono appostati di fronte al garage, hanno visto entrare le donne e qualche minuto dopo i primi clienti. A quel punto si sono fatti aprire anche loro e, tra l’imbarazzo dei presenti, hanno interrotto il ‘business’ che durava ormai da alcuni mesi. La ‘tenutaria’ del fondo – una fiorentina ultrasessantenne, pensionata da 242 euro al mese, divorziata e domiciliata in una casa popolare del Comune, un figlio iscritto all’università – è stata arrestata per sfruttamento della prostituzione. Secondo gli inquirenti, era lei, prostituta a sua volta, a ‘subaffittare’ a due amiche, una sessantenne e l’altra di 37 anni, anch’esse fiorentine, entrambe da poco disoccupate, una stanza del fondo in cambio di una tariffa di dieci euro ogni prestazione. I clienti, secondo i risultati dell’indagine, erano tutti di una certa età, ma ogni prestazione veniva remunerata con almeno 50 euro. Si pubblicizzava l’attività con inserzioni nella bacheca degli annunci di un quotidiano locale, ma le tre donne lavoravano soprattutto grazie al ‘passaparola’. Nel fondo trasformato in alcova, adesso sotto sequestro, i carabinieri hanno rinvenuto anche falli in lattice e film pornografici, utilizzati per soddisfare esigenze particolari dei clienti. Sono state sequestrate anche numerose confezioni di profilattici. Li procurava, hanno riferito le casalinghe-prostitute, la tenutaria, assieme a sapone e carta, anche se poi le spese venivano equamente divise in tre.

fonte ANSA

Dalla Sicilia uno schiaffo a Maroni


di Lara Cirinò

Per il tribunale di Ragusa, la circolare del ministro che vieta le nozze ai clandestini non può prevalere sul diritto a sposarsi. E a un albanese irregolare è stato permesso di unirsi in matrimonio con una ragazza italiana. Un precedente che può portare a migliaia di ricorsi

Sei in Italia senza un regolare permesso di soggiorno? Non ti puoi sposare. Lo ha stabilito una circolare del ministero dell’Interno del luglio 2009 collegata alle norme del cosiddetto “pacchetto sicurezza” voluto da Maroni, grazie alla quale alcuni sindaci hanno già bloccato matrimoni che non s’avevano da fare.

La circolare viene applicata da tempo da alcuni sindaci del Nord, soprattutto della Lega. E a Morazzone, un comune nel varesotto, nel 2007 il primo cittadino leghista Giancarlo Cremona ha proposto anche un protocollo tra sindaci per evitare le “nozze di comodo“, mentre il sindaco leghista di Caravaggio, nel bergamasco, ha emesso un’ordinanza contro i matrimoni tra extracomunitari e cittadini italiani con «lo scopo di tappare una grossa falla contenuta nel regolamento dello stato civile di tutti i comuni». A Gallarate, nel giugno 2009, un giovane marocchino, già colpito da decreto di espulsione, e la fidanzata italiana sono stati fermati all’ingresso del municipio dai vigili urbani.

Stava per accadere di nuovo a Ragusa, dove un ufficiale di stato civile aveva vietato le nozze a un giovane albanese di 24 anni, in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno, e alla sua compagna ragusana, ma questa volta il finale ha un happy end che farà discutere. Dopo lo stop dell’ufficiale giudiziario infatti i due ragazzi, entrambi 24enni, non si sono dati per vinti e hanno fatto ricorso al tribunale. Ebbene i giudici hanno accolto l’istanza del loro legale e hanno motivato il provvedimento con la considerazione che «la libertà di sposarsi (o di non sposarsi) e di scegliere il coniuge in assoluta libertà, riguarda la sfera dell’autonomia e dell’individualità e, quindi, una scelta sulla quale lo Stato, che tutela la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, non può interferire».

Egentian Mucaj ed Eugenia Libro così sono tornati in Comune, a Ragusa, e si sono fatti sposare dal sindaco: ora sono marito e moglie.

Il precedente siciliano potrebbe ora aprire la stura a una serie di ricorsi in tribunale per far prevalere il diritto al matrimonio sulla circolare del ministero degli Interni e sulle oridnanze dei sindaci. Nel frattempo le coppie miste in cui uno dei partner non è in regola con le norme sull’immigrazione possono andare a sposarsi a Ragusa: tra capolavori del Barocco e con la brezza dei monti Iblei, non dev’essere peraltro un’esperienza per nulla sgradevole.

E la morale della storia si potrebbe riassumere parafrasando uno slogan caro al centrodestra italiano: l’amore vince sempre su Maroni e su Silvio.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2125494

Libri: da domani in tutte le librerie ‘Sapphire Precious’


La Fandango presenta da domani in tutte le librerie Sapphire Precious. Con il suo linguaggio illetterato e sconnesso, Claireece Precious Jones racconta la sua storia.Precious ha 16 anni ma ne dimostra almeno 30, e’ nera, povera e grassa. A scuola, dove si reca testardamente ogni giorno, e’ preda degli scherzi cattivi dei compagni per la sua mole e perche’ e’ rimasta indietro nelle classi. Tutti la credono ritardata e si disinteressano di lei finche’ non si accorgono che e’ incinta e la puniscono con l’espulsione. Precious e’ incinta, per la seconda volta, di suo padre: a 12 anni ha messo al mondo una bambina down, frutto dell’incesto. Sua madre non e’ da meno: gelosa, la schiavizza abusando a sua volta sessualmente di lei. Ma Precious, pur semianalfabeta, e’ intelligente, curiosa, percettiva: la sua ostinazione a continuare gli studi e’ in qualche modo dettata dalla coscienza che l’istruzione e’ la chiave per sfuggire alla violenza e all’emarginazione, e’ cio’ che la rendera’ visibile al mondo, non piu’ ”una macchia di unto nero da lavare via”. La sua insegnante, Miss Rain, le insegnera’ a leggere e a scrivere incitandola a tenere un diario.

E’ l’inizio di un inferno, ma anche di una redenzione: le prime, incerte parole che Precious faticosamente mette insieme compongono un quadro di indicibile violenza e poverta’, ma nello stesso tempo materializzano sogni, sentimenti e desideri. Da questo libro, il film che ha vinto due premi Oscar per la Miglior Sceneggiatura non originale e per la Miglior attrice non protagonista. Precious si e’ aggiudicato numerosissimi premi tra i tanti ricordiamo che all’ultimo Sundance Festival il film ha vinto: il Premio del Pubblico, Gran Premio della Giuria, Miglior Interpretazione Drammatica per Mo’Nique che si e’ aggiudicata anche il Golden Globe sempre come Miglior attrice non protagonista. Il film ha vinto cinque Independent Spirit Awards per: miglior film, miglior regista, miglior attrice protagonista (Gabourey Sidibe), miglior attrice non protagonista (Mo’Nique) e miglior sceneggiatura d’esordio. Al Toronto International Film Festival 2009 Precious vince anche il People’s Choice Award.

Ramona Lofton, in arte Sapphire (Zaffiro), nasce nel 1950 in una base militare della California dove il padre prestava servizio come ufficiale. Trasferitasi a New York in piena era hippie e n ew age, lavora dapprima come ballerina topless e nel frattempo comincia la sua carriera di artista versatile; pubblica le sue prime poesie su riviste femministe, scrive per il teatro, si diploma in danza moderna al City College. Dopo un master al Brooklyn College, per dieci anni, insegna a leggere e a scrivere nelle scuole di Harlem e del Bronx. Da questa esperienza scaturisce la materia del suo primo romanzo Push, la vita di Precious Jones, che segue la raccolta di poesie American Dreams, accolta dalla critica come ”uno dei migliori debutti degli anni Novanta”.

fonte Adnkronos