Alcune riflessioni sulla festa di SEL a Messina


di Daniela Domenici

Alla festa di SEL a Messina il partito di Vendola ha ritenuto di rappresentare il movimento lgbt soltanto con l’esposizione di una bandiera arcigay e qualche bandiera rainbow della pace evitando d’invitare le associazioni LGBT di Messina e a Messina c’è solo l’Arcigay; hanno fatto tanti validi dibattiti ma non si è dato spazio al dibattito per le lotte LGBT. Questo sembra strano dato che Vendola collaborò alla fondazione di Arcigay a Palermo trent’anni fa.

Ecco, in merito a questo, una dichiarazione rilasciata da Rosario Duca, segretario provinciale di Arcigay Makwan Messina.

Qualche tempo fa ebbi a scrivere e pubblicare la mia scelta di tesserarmi al partito di SEL ritenendo valide certe scelte e valutazioni su tanti argomenti. Feci la mia adesione su Internet e affermai pure che, forse, in molte cose, mi sembrava essere quel partito con fondamenti di libertà come loera stato il PSI di cui ero tesserato.

Alla luce delle ultime dichiarazioni-non dichiarazioni di Niky Vendola e dopo aver visto il disinteresse verso la nostra causa da parte di chi si richiama a Vendola credo che neanche questo sia il partito in cui posso credere. Non è con il mettere delle bandiere della pace e una dell’arcigay alle proprie feste che si rappresenta il popolo LGBT ma dando a questo la possibilità di esprimersi e rappresentarsi. SEL ancora non è, a mio avviso, nelle sue sezioni (o in qualcuna) ancora mentalmente libera per questo per cui preferisco non prendere la tessera e rimanere ancora in attesa di capire gli sviluppi o quale partito in futuro potrà rappresentarmi.

Certo, ragazzi in gamba in SEL ce ne sono ed il lavoro di Tonino Cafeo a Messina per la prima festa SEL, naturalmente con tutto lo staff che ha collaborato con lui, è stato un esempio di grande impegno e desiderio di crescita. Complimenti. Peccato però che la timidezza o l’imposizione di qualche parte del contesto organizzativo abbia fatto sì che tutti gli argomenti venissero toccati (argomenti importantissimi per carità) ma l’argomento un tempo, spero non remoto, caro a Vendola è stato lasciato fuori. Va bene lo stesso: il movimento LGBT messinese ha ben tanti altri modi per incontrare la gente in quanto una cosa che non ci manca è la spigliatezza di saper stare tra la gente con l’orgoglio di ciò che siamo e con la determinazione di dove vogliamo arrivare.”

L’amore e basta


di Daniela Domenici

Ieri sera abbiamo avuto il piacere di assistere, all’Arena Argentina a Catania, alla proiezione del film “L’amore e basta” di Stefano Consiglio che ne è anche il regista, la perfetta colonna sonora di Rocco De Rosa, le splendide animazioni di Ursula Ferrara e con un’introduzione di Luca Zingaretti che recita, in apertura, un testo di Aldo Nove.

Non è un film nel senso più classico del termine cioè la narrazione di una storia con un inizio e una fine ma è un racconto “corale”: il film narra le storie d’amore di nove coppie gay e lesbiche, italiane e non, che hanno accettato di raccontare il loro amore al regista.

Inizia da Alessandro e Marco, due studenti universitari di Catania (che ieri sera erano presenti, insieme al regista, all’arena Argentina), e continua con le quarantenni Nathalie e Valérie (e la loro figlioletta Sasha) che vivono a Versailles. Poco distanti, a Parigi, vivono Catherine e Christine, due sessantenni che stanno insieme da vent’anni. Poi ci sono Lillo e Claudio, che da diciassette anni vivono insieme a Sutri, un piccolo paese vicino a Roma. Ci si sposta quindi a Berlino dove, da diversi anni, vivono felicemente i quarantacinquenni Thomas e Johan. Da sette anni, altrettanto felicemente, stanno insieme Emiliana e Lorenza nella loro bella casetta, con tanto di giardino, nella Bassa Padana tra Parma e Mantova. Sono addirittura trenta gli anni del sodalizio amoroso e professionale di Gino e Massimo che incontriamo nel loro negozio/laboratorio di oggetti in pelle nel cuore di un quartiere popolare di Palermo. Un’altra coppia che vive e lavora insieme da tanti anni è quella formata da Gaël e William, filmati nel loro ristorante nel 14° arondissement di Parigi. E infine le “coniugi” spagnole Maria e Marisol (legalmente unite in matrimonio non appena è stato possibile) che vivono in campagna a Vic, vicino a Barcellona, con la loro prole formata da un maschietto di otto anni e due gemelline di sei.

“…Sorridono senza esitare, esprimono la dignità di chi ha raggiunto la pace di una famiglia non tradizionale ma ugualmente bilanciata e vitale. Riflettono su adozioni, tradimenti, sensi di colpa… L’universalità dell’amore schiaccia le diversità e gli emarginati – o quelli che vengono considerati tali – diventano protagonisti di un’elegante inchiesta sul fidanzamento ‘a lungo termine’. In mezzo ai sentiti ricordi dei primi batticuore si inseriscono i pianti, i tremori e la rabbia per la sofferenza di non vedere garantito il diritto al matrimonio (almeno in Italia, ma Consiglio porta l’esempio di una coppia spagnola sposata) o i dubbi sull’adozione di un bambino che crescerà senza figura paterna. Anche la religione diventa una questione di fede personale. E gli omosessuali rivelano una spiritualità privata che crede nell’esistenza di un dio ma senza aderire all’integralismo di un dogma particolare: Dio ama e accoglie tutti, gli uomini sbagliano e creano stereotipi e discriminazioni…Nicoletta Dose”.

Ci perdonerete se, per una volta, abbiamo preso in prestito le parole di una collega ma ci sono sembrate così “nostre” che non abbiamo voluto aggiungere altro, riescono a dire esattamente quello che avremmo voluto esprimere noi dopo esserci emozionati alla visione del film: la delicatezza dei toni usati dal regista nelle sue domande che non sono mai banali né scontate, i sorrisi e la tenerezza che affiorano in ogni risposta di tutte le coppie intervistate fanno concludere sempre con le parole di Nicoletta Dose: “…Ma Consiglio ci dice una cosa precisa: quello che conta è innamorarsi, tra etero e omosessuali, senza fare distinzioni. E basta”.

Il primo registro delle coppie di fatto in Sicilia


di Daniela Domenici

Arcigay Makwan Messina e Italia dei Valori hanno iniziato una collaborazione al fine di poter istituire, per la prima volta in Sicilia, il registro delle coppie di fatto sia eterosessuali che omosessuali che trans.

A tale scopo sono stata incaricata dalla responsabile trans siciliane, Fabiola Rinaldi, di fare la portavoce di questa iniziativa, che personalmente ritengo necessaria e urgente, sia per la mia attività giornalistica online da sempre attenta a quei mondi a cui nessuno, o pochi, rivolgono la propria attenzione, detenuti, disabili e mondo LGBT, sia perché ho appena finito di scrivere, ed è pronto per la pubblicazione, un libro sul mondo trans.

Si vuole in questo modo iniziare una prima collaborazione con tutto il mondo trans al fine di riuscire ad ottenere ciò che di diritto spetta loro e non solo per quanto riguarda il registro delle coppie di fatto ma anche per tutti quei problemi che riguardano il mondo trans in generale.

Per questo vi invito a scrivere alla mia mail, che leggete in fondo a questo articolo, per avere una prima visione d’insieme di questo mondo;

Daniela Domenici

danidamavi@virgilio.it

www.nutrimente.org

San Lorenzo a San Saba


di Daniela Domenici

Non crediate che sia un carteggio tra due santi o un dialogo tra loro: è solo che ho trascorso con mio marito la notte di san Lorenzo di quest’anno sulla spiaggia di San Saba, luogo incantevole poco fuori da Messina in direzione Palermo, sul versante tirrenico quindi.

Ma questo non basterebbe a giustificare le parole che voglio dedicare a questa notte per noi un po’…alternativa: all’interno di questa spiaggia si è ritagliata un suo angolo la comunità lgbt di Messina e provincia ed è tra loro che ho passato qualche ora della notte delle stelle cadenti.

La serata era stata ben organizzata da Rosario Duca che, purtroppo però, non ha avuto il supporto che sperava perché la persona che si sarebbe dovuta occupare della musica non si è fatta vedere, i motivi non li sappiamo, quindi solo il rumore delle onde (per noi personalmente molto migliore) e le conversazioni sottovoce alla luce romantica del falò acceso sulla spiaggia e a quella, un po’ più prosaica, fornita da un generatore rumoroso per illuminare il banchetto su cui venivano serviti i bicchieri di sangria. Altra assenza è stata quella del responsabile nazionale Arcigay, Paolo Patanè, che era atteso ma che ha addotto motivi di famiglia.

Da brava giornalista un po’ monella (ma Rosario ormai mi conosce e mi apprezza anche per questo) ho rivolto delle domande anche un po’ impertinenti ad alcuni ragazzi gay, sia single che in coppia, e anche all’organizzatore, Rosario, e tutti, immancabilmente, sono stati gentilissimi nel rispondermi rendendosi conto dell’ironia affettuosa e della voglia di ascolto che avevo nei loro confronti.

Siamo stati accompagnati alla spiaggia da Fabiola Rinaldi, la responsabile delle trans siciliane, che è diventata un vero punto di riferimento per tutte quelle persone che, come lei, vogliono diventare donna ma che hanno bisogno, in questo percorso così difficile, di supporto, di consigli, di incoraggiamento.

Nel mio resoconto di questa notte così particolare voglio sottolineare un altro fatto che mi è sembrato davvero importante: venivano distribuiti gratuitamente profilattici e ci hanno detto che questo succede anche nelle discoteche dove si fa anche informazione su una sessualità sicura; approviamo e sottoscriviamo e vorremmo che questo succedesse anche tra le coppie etero e nei luoghi da loro frequentati: un’iniziativa dal mondo lgbt che deve servire da esempio per tutti.

Italia in top five mete turismo gay


Gay e lesbiche preferiscono viaggiare nei paesi in cui i loro diritti sono tutelati. In questo ambito l’Italia rappresenta però un paradosso “perché nonostante l’assenza dei diritti è nella top five delle destinazioni gay grazie a Torre del Lago e al suo ‘chilometro gay‘”: è quanto rileva un sondaggio di Gay.it realizzato in vista del convegno ‘Nuovi turismi:Versilia destinazione gay‘, che si terrà domani a Viareggio (organizzato dal Consorzio Friendly Versilia) con rappresentanti dell’imprenditoria e della politica.

Secondo la rilevazione l’Italia è dunque entrata nelle prime cinque posizioni tra le destinazioni Ue estive grazie al flusso turistico di Torre del Lago che dal sondaggio si conferma “prima meta turistica italiana, sia nel weekend (scelta dal 27% del campione, seguita dalla Riviera Romagnola col 10%) che nella vacanza di oltre 5 giorni (scelta dal 21%, seguita da Gallipoli e dal Salento col 16%)”.

Nella scelta delle destinazioni europee, l’isola greca di Mikonos risale la classifica e torna prima dopo un periodo in cui è stata surclassata dalle destinazioni spagnole. Il fascino di Zapatero sembra dunque sfumare: dal 39% delle preferenze di solo 12 mesi fa, la Spagna oggi è poco sopra il 31%, cifra ottenuta sommando i dati di ben 4 destinazioni (Ibiza, Barcellona/Sitges, Gran Canaria e Madrid).

Cresce invece la Costa Azzurra che arriva inaspettatamente ad un 5%. Bene anche i paesi Sudamericani, in primis Brasile e Argentina, “sempre più all’avanguardia nel riconoscimento dei diritti lgbt”. Rispetto alla fascia eterosessuale, gay e lesbiche viaggiano mediamente il doppio col treno e il triplo con l’aereo e continuano a spendere molto in vacanze, nonostante la crisi economica: quasi il doppio dei loro coetanei eterosessuali. Inoltre, viene sottolineato, “ormai non si deve più parlare di ‘turismo gay’, ma di ‘turismi gay’: viaggi di coppia, viaggi coi propri figli, viaggi di gruppo, viaggiatori gay con mille altri interessi, dall’enogastronomico allo sportivo”.

fo9nte ANSA

Fiat: a Madrid le 500 sfilano al gay pride


TORINO – Cinque modelli di Fiat 500, rivisitati in nome dell’orgoglio gay, sfilano nel fine settimana a Madrid in occasione del Gay Pride. Lo rivela un servizio del quotidiano spagnolo El Mundo, che ha diffuso le immagini dei cinque originali allestimenti.

Ogni modello è stato disegnato per cogliere le caratteristiche dei gruppi che animano la sfilata di Madrid. C’é la versione ‘Drag’, omaggio alla cultura e alla storia delle Drag Queen, quella ‘Lesbo’, una 500 cabrio con tanto di rossetto che spunta dalla capote di tela e smack sulla fiancata. La ‘Cool’ assomiglia invece a una palla stroboscopica da discoteca, mentre la ‘Leather’ è dedicata a chi ama la pelle e le borchie.

Originale anche la ‘Bear’, che fa il verso agliorsacchiotti di peluche. Questi modelli, così personalizzati, saranno poi esposti nella Plaza de Vasquez de Mella. Un’idea del settore marketing di Fiat Spagna che non sembra essere destinata ad avere un seguito. Le cinque auto, infatti, sono state realizzate apposta per il Gay Pride, non è prevista la loro vendita.

fonte ANSA

“La libellula” di Bert d’Arragon


di Daniela Domenici

Un romanzo storico ma anche una grande storia d’amore, anzi tante storie d’amore, di vita, di dolore, di lotta intrecciate: uno splendido romanzo CORALE come da tempo non ci capitava di leggere, una POLIFONIA in cui ogni personaggio, ogni situazione, ogni evento trova la sua giusta collocazione e contribuisce così alla perfetta musicalità dell’insieme come un’orchestra in cui ogni elemento è importante per la magica riuscita di un concerto.

L’autore, un signore tedesco di origini spagnole ma da anni residente in Italia, laureato in Scienze dell’Antichità, dimostra una tale conoscenza dei più minimi elementi del periodo storico da lui preso in esame, il ventennio fascista dal 1924 al 1944, da poterli padroneggiare con sapiente perizia riuscendo a intrecciare, in modo da non far mai annoiare il lettore (cosa che succede spesso con un libro storico), documenti dell’epoca con fogli di diario, lettere private e narrazione di questa storia d’amore che è solo lo spunto per parlare di un momento storico così cruciale per la nostra nazione e non solo.

Bert d’Arragon segue, con discrezione ma anche con affetto partecipe, la fuga di due ragazzi, Pietro e Giovanni, dalla natìa Montepulciano verso Roma e poi nuovamente in Toscana narrando, parallelamente, tante altre storie di personaggi che vengono in contatto, per i motivi più vari, con questi due giovani che hanno un elemento fondamentale che li lega: si amano, sono omosessuali e lo sono nel ventennio fascista; alla fine prenderanno strade diverse sia in campo affettivo che di scelte politiche e lavorative continuando a combattere, ognuno a proprio modo e con i suoi mezzi, quella “bestia famelica” che è stato il fascismo. Per questo, come giustamente sottolinea Roberto Barontini, presidente dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea che ha pubblicato il libro, nella sua introduzione “rendere il giusto tributo alla sofferenza e alle esperienze del passato rappresenta un ineludibile dovere civile e una grande opportunità per il presente”.

Concludiamo con un’affermazione che sappiamo già ci attrarrà gli strali di buona parte dei critici letterari ma di cui ci assumiamo la piena responsabilità: questa “opera prima” di Bert d’Arragon può essere paragonata, per tutti i motivi sopra descritti, a un capolavoro come “La storia” dell’indimenticata Elsa Morante.

Fotografo del gay pride denuncia: “Insultati, minacciati e derubati”


Il tam tam di facebook rilancia una storia di insulti e omofobia. A pochi giorni dalla parata del 19 giugno, che costituisce la conclusione del ‘Sicilia Pride Palermo 2010′, il primo mai realizzato in città, il fotografo del Pride, Francesco Paolo Catalano, ha raccontato di aver subito un episodio di omofobia. Era in via Chiavettieri – ha denunciato il fotografo – nel quartiere della Vucciria a Palermo, per un set fotografico con dei modelli. Mentre i modelli si truccavano per le foto in macchina sono stati apostrofati con insulti omofobi e minacciati. Dopo pochi minuti di assenza, hanno ritrovato il vetro della macchina rotto, la valigetta dei trucchi rubata, insieme a soldi ed altri oggetti. Ad una richiesta di spiegazioni e di eventuali testimonianze, i presenti hanno risposto: “Questo è stato il nostro benvenuto, froci di merda, anzi dovevano bruciarvi pure la macchina. Pezz’ i arruso (in siciliano “pezzo di frocio”)”.

“Palermo – dice il Coordinamento stop omofobia – sta accogliendo molto bene il ‘Sicilia pride Palermo 2010′: Istituzioni, istituzioni culturali, universita’, artisti, associazioni, gente comune: la città si sta riempendo di asterischi (che richiamano il logo del pride) e di persone che partecipano agli eventi in calendario e che aspettano la parata finale del 19 giugno con entusiasmo. Ma insieme a questa città accogliente e libera dalle discriminazioni – continua la nota -, c’è la Palermo che, come accade nel resto d’Italia, discrimina, insulta, emargina”.

da www.livesicilia.it

“La libellula” vola anche a Siracusa


di Daniela Domenici

Dopo la tappa di Catania è arrivato anche a Siracusa, nel cuore di Ortigia, alla libreria Biblios in via Consiglio Reginale, Bert D’Arragon che ha presentato il suo libro “La libellula” edito da I.S.R.Pt di Pistoia.

L’autore, che è nato in Westfalia da una famiglia di origini spagnole e che vive in Italia da più di vent’anni, e la sua “opera prima” sono stati presentati in modo dettagliato ed esaustivo da Angela Barbagallo.

Questo libro, di ampio respiro anche nella mole (quasi 400 pagine), copre un periodo storico ben definito, il ventennio fascista; la storia si svolge infatti tra il 1924 e il 1944 e in vari luoghi geografici italiani. Al centro della narrazione due ragazzi omossessuali, Giovanni e Pietro, del loro amore durante il fascismo con tutte le implicazioni che ne derivano e della loro fuga attraverso l’Italia fascista.

L’autore ha voluto dare un sottotitolo al suo libro “una storia di persone nella resistenza” con quest’ultima parola volutamente scritta in minuscolo per indicare non il periodo della lotta di liberazione che segnò la fine della seconda guerra mondiale ma la resistenza quotidiana che questi due ragazzi e le persone con cui verranno in contatto in quegli anni dovranno mettere in atto.

Non vogliamo anticiparvi come finirà la storia d’amore di Giovanni e Pietro e che conclusione avranno le loro vite ma ci preme sottolineare la perfetta conoscenza dei dettagli di quel periodo storico di Bert D’Arragon, delle leggi, dei movimenti politici durante il fascismo (leggiamo nella sua biografia che è laureato in Scienze dell’Antichità) e, dalla quarta di copertina, “l’autore descrive le città in cui si muovono i suoi eroi con quel sentimento di partecipazione intima con il quale Pratolini descriveva la sua San Frediano, Fenoglio le sue Langhe e con cui Tobino scriveva “Il clandestino”.

Concludiamo ancora con parole tratte dalla quarta di copertina che ci sembrano rendere perfettamente il valore aggiunto di questo libro di D’Arragon “rendere il giusto tributo alla sofferenza e alle esperienze del passato rappresenta un ineludibile dovere civile e una grande opportunità per il presente”.

Mamma, li gay!


di Roberto Puglisi

Davanti alla redazione c’è un parco. Le persone lo evitano come se fosse il bosco di Cappuccetto Rosso in grado di nascondere, nella sua penombra,  ogni specie di lupo. Nel parco ci sono panchine arrugginite. Eravamo in due o in tre, momentaneamente sottratti alle notizie, in cerca di un caffè, tutti con idee molto corrette sulla diversità e sulla libertà di gesti e opinione. Abbiamo notato, di sfuggita,  su una panchina del parco di Cappuccetto Rosso due piccole donne che si baciavano. E siamo rimasti di sale. Chi scrive ha avvertito un brivido nello stomaco,  una scossa di estraneità: come osservare l’atterraggio di un marziano sul balcone di casa. Una meravigliata incapacità di comprendere e definire la scena peraltro evidentissima. Pure gli altri parevano toccati dalla stessa reazione.  Eppure, sappiamo benissimo cos’è l’omosessualità maschile e femminile. Livesicilia ha portato avanti alcune campagne contro l’intolleranza. Perché allora quelle bocche metaforicamente spalancata al cospetto di  un bacio tra due ragazze?

La tolleranza è una conquista e spesso devi lavorarci di pialla e scalpello prima che diventi un patrimonio emotivo consolidato (e qui diciamo subito al presidente Patanè, intervistato da Miriam Di Peri,  che la tolleranza denunciata da lui è effettivamente orrenda. Tuttavia, per noi la parola sottintende appunto la condivisione come traguardo di un cammino). La tolleranza e la condivisione sono gli antidoti da elaborare davanti allo “scandalo” della diversità che malamente ci spinge a tracciare un confine difensivo, dimenticando la ricchezza e le occasioni che offre. La non conformità degli altri al nostro mondo, sia un colore, un bacio, un vestito,  il taglio degli occhi, il tifo manifestato in piazza per la squadra che non è la nostra, ci percuote al basso ventre, secondo un registro antico. L’esibizione di percorsi e nature alternativi spiazza perfino coloro che hanno letto tutti i libri. Più facile che il solco si scavi (non è affatto la storia del nostro caffè), con enorme danno, quando c’è chi si si arroga, in materie e condizioni improprie,  il diritto di dare una sua definizione assoluta e generica di ciò che è giusto e naturale, tracciando una riga bianca per lasciare fuori il resto. E’ un chiaro favoreggiamento del ghetto, o del campo di concentramento.
La tolleranza della condivisione implica il dolce sforzo di sentire, più che capire, che dietro un inconsueto bacio si manifestano l’amore, l’attrazione,  e che amore e attrazione appartengono sempre alla natura, al buono, alla giustizia. Talvolta, è necessario saltare il fosso delle sicurezze consolidate e un po’ meschine e accettare di mettere in discussione il nostro sguardo per gli altri, solo allora potremo sperare che gli altri facciano lo stesso con noi.

Palermo (e non solo) aspetta il Gay pride, di cui oggi parliamo diffusamente. Come sarà? Cosa farà la città? Accetterà ciò che esiste comunque senza bisogno, per fortuna, di permessi o visti? Condividerà e crescerà? Rimarrà indifferente? Qualcuno lancerà il grido d’allarme: mamma li gay? Qualcuno, come suole,  pronuncerà parole nobili e profonde per poi raccontare, nel segreto del sabato sera in comitiva, le classiche barzellette sui “finocchi”?

Viviamo tempi da lupi,  di sputi e botte per uomini e cose fuori dai confini che la violenza ha stabilito. Allora, forse, su ogni panchina, a ogni angolo,  ci dovrebbe essere una coppia gay che si bacia, proprio come la gente “normale”. Sarebbe una buona misura di salute pubblica, per giungere all’approdo che chi scrive ha conosciuto dopo lo scontro meravigliato e frontale col bacio di due ragazzine. Di tutto lo stupore è rimasto un tenero sentimento di bellezza, alla fine della mareggiata, una conchiglia in spiaggia. La vita, dal vivo, è diversa.

da www.livesicilia.it