Il Sole


“In generale, si crede che solo l’uomo adulto possieda veramente l’intelligenza. Certo, egli la possiede in modo particolarmente evidente, ma in realtà l’intelligenza esiste già nei neonati, e anche negli animali, pur se in un modo che resta ancora misterioso per la scienza. Sotto forme assai diverse, l’intelligenza esiste ovunque nell’Universo. La terra è intelligente, e anche il sole lo è, anzi, è l’essere più intelligente… Sì, perché è il più vivo. Direte: “Più vivo di noi?”… In un certo modo sì, più vivo di noi. Ovviamente, se andate a raccontare in giro che il sole è la creatura più intelligente sarete derisi. Eppure, la prova esiste: dato che è il sole a vivificare gli umani, significa che è più vivo di loro. Se non ci fosse il sole a distribuire il suo calore e la sua luce, non ci sarebbe nessuna vita sulla Terra, quindi nessuna intelligenza e nessun amore. ”

Omraam Mikhaël Aïvanhov

Attività e passività


“Si definisce il principio maschile “attivo”, e il principio femminile “passivo”. Ma la passività non ha un ruolo minore rispetto all’attività, perché se il principio maschile porta il contenuto, il  principio femminile porta il contenente, la forma; e la forma è dotata di un formidabile potere di attrazione. È per contrapporlo al principio maschile, attivo, che il principio femminile viene definito “passivo”. Ma dire che è passivo non significa che esso sia inattivo; questo principio esercita un’azione, e tale azione, che assume l’aspetto della passività, è estremamente efficace. Invece di proiettarsi in avanti come fa il principio maschile, il principio femminile attira a sé. È questa la sua attività, e chi non ha vera resistenza da opporgli viene assorbito.
L’attività maschile è più visibile, ma non è più potente. Si può dire che essere attivi significa andare dal centro verso la periferia, mentre essere passivi significa attirare gli elementi
dalla periferia verso il centro; e anche se quell’attrazione non è talmente visibile, è assolutamente reale e attiva. ” Omraam Mikhaël Aïvanhov

Dal primo capitolo del diario, ancora inedito (speriamo per poco), di Claudio Crastu


Vi prego di dedicare un secondo della vostra attenzione a queste parole atrocemente dolorose del diario di questa persona che ha vissuto molti anni della sua vita da detenuto e che è morto molto giovane un anno fa lasciando molte raccolte poetiche e tanto altro materiale su cui riflettere…

…Ho atteso un’infinità di tempo prima di capire che è necessario che io, comunque, continui a vivere in questi fogli, perché la mia vita non resti un fiore appassito prima di dischiudersi.

Voglio gridare a tutti che vivrò i miei giorni senza nascondermi perché, sebbene io stia morendo aggredito da un male feroce, non posso fermarmi, non mi è concesso stare passivamente ad osservare i miei giorni svanire, senza aggredire a mia volta quella creatura orrenda che mi corrode dentro, spietata e senza controllo.

Desidero lasciare qualcosa che vada oltre lo stesso esistere, allo scopo che chiunque non mi abbia conosciuto sappia che sono esistito e che, nonostante tutto quello che ho commesso, sono un ragazzo di trent’anni che ha passato gli anni più belli a torturarsi, a ferirsi, ad ammalarsi, con una sporca mercanzia, in strade colme di gente indifferente, che si accorgeva di me solo quando gli rubavo qualcosa

Pesci fuor d’acqua


“Quanti esseri umani sono come pesci fuor d’acqua! Si sentono a disagio, come stranieri nel luogo in cui vivono; allora, appena possono, lasciano la loro famiglia e vanno esuli in un altro paese, dove vivono completamente ai margini della società. In realtà, la questione che si pone agli esseri umani non è unicamente quella del posto che devono occupare fisicamente, socialmente; è necessario che non solo il loro cuore e il loro intelletto, ma anche la loro anima e il loro spirito trovino in quel posto delle buone condizioni per espandersi. Finché non trovano il proprio posto, sono come semi che aspettano di essere seminati; e il loro posto è una terra fertile, la terra spirituale, dove potranno crescere. Quanti sono ancora simili a dei semi depositati in un granaio! Quando avrete trovato il posto del vostro cuore, del vostro intelletto, della vostra anima e del vostro spirito, sarete al vostro vero posto. A quel punto, ovunque vi troviate e qualunque sia la vostra situazione materiale e sociale, sentirete che quello è il vostro posto.”
Omraam Mikhaël Aïvanhov

“La giusta via dell’amore è quella dell’esperienza” di Giovanni Farina dal carcere di Siano Catanzaro


Ricevuta, copiata e pubblicata

Il vero capire non avviene il più delle volte con la testa ma col cuore.

Anche un piccolo sussulto quando è sincero può diventare un uragano e in mezzo alla tempesta ti fa vedere un cielo pieno di stelle che ti parrà di vedere per la prima volta.

Qualche volta è utile anche perdersi nell’immensità di un universo che ti senti di farne parte ancche con i soli pensieri…anche se non so dove passi le tue notti ti raggiungo ogni notte con i miei sogni, è un viaggio notturno dell’anima.

Dove ci sei tu ci sono i silenzi che io ero abituato a sentire. Il silenzio che esce dalla terra, un simbolo della vita, il respiro dell’amore e della nascita. Dal giorno che sono nato ho aspettato l’alba che liberasse il mio cuore prigioniero.

Da questo omento dentro al mio silenzio cerco la fonte dove scorre l’acqua sorgiva che un giorno accarezzerà la mia pelle e mi darà la chiave del paradiso.

La visione che più mi piace è quella che mi fa capire che la vita non si ferma, si può distruggere, oscurare il mondo ma all’improvviso si può vedr spuntare una piccola piantina che ti dice che un germoglio sta nascendo.

L’inferno è per chi ha dimenticato l’amore.

“Madri di anime di uomini vivi” di Giovanni Farina dal carcere di Siano Catanzaro


Ricevuta, copiata e pubblicata

Da anni vivo sotto il peso di un’esistenza che non è più la stessa.

Incontri di spiriti e di fantasmi nelle lunghe passeggiate sotto le larghe

Braccai dei castagni illuminati dalla luna, dalle fronde ombrose, bagnate dalla brina della nebbia. Momenti di immaginazione e di pensiero libero nel corpo e nella mente.

Ora invece il mio corpo è stretto da mura di cemento nere di umidità prigioniero di un’esistenza lenta, senza idee, senza limite.

Sono geloso dei sogni che non ci sono pi, che si sono allontanati, svaniti, sciolti nel nulla…

Il mio spirito, anche da sveglio, è sotto assedio scrutato da occhi invisibili che, in continuazione, mormorano dentro le mie orecchie i minuti, gli attimi della mia condanna senza esistenza.

Sono costretto, giorno dopo giorno, a camminare dentro un vestito nuovo, logoro dal tempo che passa.

Non sono reale stretto in un’esistenza che non c’è.

Circondato da corvi che si cibano del tuo respiro, di ogni tuo attimo.

Resto assente per giorni, non vedo, non sento la loro presenza, sono piombato in un profondo oblio da anni, insensibile, non sento la mia presenza.

Il sonno profondo che, giorno dopo giorno, mi ha fatto suo non mi fa sentire i rumori, le voci che sento non mi appartengono.

Prigioniero di un soffitto che non vuole farmi riconoscere il cielo, il sole che mi ha nutrito a ogni risveglio del mattino.

Sono giorni che dalla stretta finestra entra un insetto nero con macchie gialle, si fa un giro in questo angolo buio penso stia cercando dove fare il suo nido. Lo lascio fare, non mi dà fastidio, è troppo concentrato a creare la rinascita.

Da Giovanni Farina una riflessione sull’uomo, sempre dal carcere di Siano Catanzaro.


Ricevuta, copiata e pubblicata come sempre…pensate che queste parole sono state scritte da una persona che è all’ergastolo e che prima faceva il pastore e che non ha studiato…

L’uomo è un esploratore della vita.

Sa guardare la luce dall’oscurità. Anche dal luogo più lontano può dare un senso alla sua esistenza se gli è permesso di crescere dentro di sé.

Basta dargli la possibilità di raccogliere il buono che incontra nel suo tragitto.

Ogni ramo di un albero quando viene attraversato da un filo di vita manda un richiamo di esistenza al mondo, alla mente che sa ascoltare.

Ci sono luoghi dove ogni suono diventa canto e ogni pensiero magia che darà gioia e frutti nel tempo.

“Non vivo, respiro” di Giovanni Farina dal carcere di Siano Catanzaro


Appena ricevuta, copiata e pubblicata…

Cella di espiazione.

Se il giorno ancora non appare – che devo fare della notte.

Segno col pensiero i quattro muri della cella, ci scrivo delle frasi a memoria, ci faccio dei disegni, frasi e disegni si accavallano in continuazione per ore nella mia mente.

Disegno a matita, scrivo a penna in tutti i colori, li calco nel sasso.

Compongo un libro che sfoglio senza guardare con gli occhi, senza il bisogno di un lume che illumini il pensiero.

Leggo un libro fatto di pietra, di ferro, marcato dalla ruggine del cemento.

Trovo nelle sue pagine frammenti di pensiero, nomi di uomini che hanno sofferto, amato, gridato il senso della loro vita mutilata, smembrata dai giorni che passavano veloci o non passavano mai dentro le immaginazioni di colpe che non ti abbandonano mai.

Di uomini che sognano di svegliarsi, di fuggire lontano dalla loro stessa vita, dalla nebbia creata dal loro cervello giorno dopo giorno sempre più vuoto. Incatenati nella tomba della loro inutile esistenza.

“La regressione dell’HOMO ITALICUS” di Sebastiano Milazzo dal carcere di Spoleto


Ricevuta, copiata e pubblicata

Una volta c’erano i Calamandrei, i Vassalli, i Pertini, i De Gasperi, i Togliatti. Poi c’è stato il garantista Bertinotti il quale, prima di ogni elezione, affermava che l’ergastolo è una pena infame, e quando l’on. Ersilia Salvato era riuscita a farne approvare l’abrogazione alla Camera, il garantista Bertinotti ha pensato bene di far cadere il governo per non abolirlo e per cancellare l’affronto ha fatto scomparire dalla politica l’on. Ersilia Salvato.

Tipica regressione dell’Homo Italicus.

Dopo il garantista Bertinotti è venuto uno più garantista di lui che ha chiamato il suo partito il Partito della Libertà, l’on. Berlusconi, che in coerenza con il nome del suo partito ha tolto definitivamente ogni speranza agli ergastolani per poterli mostrare come trofei ogni volta che qualcuno del suo partito viene preso con il sorcio ancora in bocca.

Tipica dimostrazione di regressione dell’Homo Italicus.

Una volta avevamo l’on. Moro che insegnava ai suoi studenti “E per quanto riguarda questa richiesta della pena, di come debba essere la pena, un giudizio negativo, in linea di principio, deve essere dato non soltanto per la pena capitale che istantaneamente, puntualmente, elimina dal consorzio sociale la figura del reo, ma anche nei confronti della pena perpetua, l’ergastolo che, privo com’è di qualsiasi speranza, di qualsiasi prospettiva, di qualsiasi sollecitazione al pentimento e al ritrovamento del soggetto, appare crudele e disumano non meno di quanto lo sia la pena di morte”.

Ora abbiamo l’avv. Calvi del PD che afferma “sì, sono favorevole all’abolizione dell’ergastolo ma non per coloro che hanno agevolato l’attività della criminalità”.

Qualcuno lo avvisi che senza il reato associativo l’ergastolo non lo prende nessuno in Italia.

Tipica dimostrazione di regressione dell’Homo Italicus.

Abbiamo avuto il sen. Gozzini, ora abbiamo i circuiti differenziati  voluti da Oliviero Diliberto e dal dott. Caselli e chi sconta la pena in quei circuiti quando fa istanza per un beneficio riceve la risposta con un prestampato, uguale per tutti, che afferma “Rilevato come la cartella personale dell’istante non rechi traccia di alcun accertamento di condotta collaborativa con la giustizia ex art. 58 ter o.p. ovvero della collaborazione irrilevante o impossibile, ritenuto pertanto di dover denegare, allo stato, la richiesta di permesso premio, si dichiara inammissibile l’istanza”.

Con questa risposta viene imposta l’omologazione della follia di applicare la pena di morte senza doverlo ammettere “Ha 87 ani – Vive in uno stato d’incoscienza. Dicono che con il acldo che fa indossi ancora il cappello e le calze di lana dell’inverno, sempre gli stessi. E che la biancheria pulita che gli portano in carcere riesce intatta al posto di quella sporca. Sta solo in una cella dell’infermeria di Pagliarelli, sporco e abbandonato a se stesso. Se non gli danno da mangiare non mangia, se non lo reggono non cammina. E soprattutto non capisce” Alessandra Ziniti su Repubblica del 3 agosto 2008.

Tipica dimostrazione di regressione dell’Homo Italicus.

Siamo partiti col diritto romano che stabiliva l’eguaglianza tra patrizi e plebei e ora abbiamo la Santanchè che è capace, nello stesso contesto, di criticare ferocemente i magistrati che concedono un beneficio penitenziario e con la stessa ferocia definire i magistrati subdoli attentatori alla democrazia quando si ostinano a non capire che a Scajola gli hanno pagato, a sua insaputa, un appartamento a Roma con vista Colosseo.

Tipica dimostrazione di regressione dell’Homo Italicus.

Abbiamo avuto Beccaria e siamo finiti con i march ettari mediatici che nel fare il gioco delle parti con i politici, dicono loro, io ti do in televisione del mafioso e del camorrista, tu per far vedere che non lo sei, approvi leggi sempre più repressive contro gli altri, così noi vendiamo libri e ci facciamo contratti miliardari con la Rai e tu puoi continuare a combattere il male degli altri e mai il tuo.

Tipica dimostrazione di regressione dell’Homo Italicus.

Una volta c’era il fascismo che raccomandava ai carcerieri “Le relazioni tra le famiglie e i detenuti si mantengano affettuose, esortando le famiglie a dare ai detenuti frequenti notizie e buoni consigli”. Ora si allontanano i detenuti dalle residenze dei famigliari oppure si destinano in regimi carcerari che scavano un solco sempre più profondo tra il condannato e i propri affetti.

Tipica dimostrazione di regressione dell’Homo Italicus

Una volta si andava nelle piazze a protestare contro la pena di morte applicata in America, ora un giudice americano nega l’espulsione di un italiano avvalendosi della testimonianza di un agente FBI che,  a proposito del 41bis, ha riferito al giudice “Lo useranno per ottenere informazioni” e il giudice ha motivato la negazione dell’estradizione “C’è il rischio che venga sottoposto al regime di carcere duro previsto dall’art 41bis del codice italiano, un trattamento che equivale alla tortura”. E nessuno protesta.