Lena Horne sings “Stormy weather”


Lena Horne, one of the greatest jazz singers of the 20th century, a very smart woman, has died; her most famous performance is “Stormy weather”, here it is…

E’ morta Lena Horne, una delle più grandi cantanti jazz del ‘900,una donna molto elegante;  la sua interpretazione più celebre è “Stormy weather”, eccola 🙂

http://www.youtube.com/watch?v=EMf0Z7EPdLo

Ella Fitzgerald 25th April 1917


Oggi nasceva una delle regine del jazz, Ella Fitzgerald, ho scelto questa sua interpretazione che amo particolarmente…da brivido

Today one of the queens of jazz music, Ella Fitzgerald, was born, I have chosen this performance of hers which I love most…shrivers…

Ella Fitzgerald sings Gershwins “Summertime” at a concert in Berlin in Germany

http://www.youtube.com/watch?v=1j6avX7ebkM&feature=related

Billie Holiday, born on 7th April 1915


Oggi nasceva Billie Holiday, una delle prime e più grandi cantanti jazz del 20° secolo, la sua voce così particolare, una vita così dolorosamente intensa…ascoltiamola in questa sua interpretazione di “My man”…da brivido 🙂

Today in 1915 Billie Holiday, one of the first greatest jazz singers of the 20th century, was born, her voice so particular, a life so griefly intense…let’s listen to her in this performance of “My man”…shrivers 🙂

http://www.youtube.com/watch?v=IQlehVpcAes&feature=related

dedicated to J.

Nat King Cole 17 marzo 1919 – 17th March 1919


Il grande jazz singer Nat KIng Cole, che è nato oggi nel 1919,  interpreta “When I fall in love” con un’introduzione di sua figlia Natalie Cole, ascoltiamolo…

The great jazz singer Nat King Cole, who was born today in 1919, sings “When I fall in love” with an introduction by his daughter Natalie Cole, let’s listen to it

When I fall in love it will be forever
Or Ill never fall in love
In a restless world like this is
Love is ended before its begun
And too many moonlight kisses
Seem to cool in the warmth of the sun

When I give my heart it will be completely
Or Ill never give my heart
And the moment I can feel that you feel that way too
Is when I fall in love with you.

And the moment I can feel that you feel that way too
Is when I fall in love with you.

http://www.youtube.com/watch?v=-h1P-p7muOI&feature=fvw

“You don’t know what love is”


You don’t know what love is
Until you learned the meaning of the blues
Until you loved the love you’ve had to lose
You don’t know what love is

You don’t know how lips hurt
Until you’ve kissed and had to pay the cost
Until you’ve flipped your heart and you have lost
You dont know what love is

Do you know how a lost heart fears
The thought of suffering
And how lips that taste of tears
Lose their taste for kissing

You dont know how hearts burn
For love that cannot live yet never dies
Until you reached each dawn with sleepless nights
You don’t know what love is

Do you know how a lost heart fears
The thought of suffering
And how lips that taste of tears
Lose their taste for kissing

You don’t know what love is
Until you learned the meaning of the blues
Until you loved the love you had to lose
You don’t know what love is

cantata dalla grande Billie Holiday

http://www.youtube.com/watch?v=avUXnAMpFoo

nella versione della jazz singer siciliana Giulia La Rosa

http://www.myspace.com/larosagiulia

I “Chicago High Spirits” all’Alexanderplatz di Roma


Davvero magica la serata che l’Alexanderplatz, luogo storico del jazz nella Capitale, ci ha offerto sabato scorso, 26 dicembre: il “magic sound”, il suono magico del Natale attraverso la voce e il pianoforte dei “Chicago High Spirits” che ci hanno regalato una scaletta densa di brani del “Christmas Gospel”, della spiritualità del Natale.

Lo spettacolo è stato un excursus dello sviluppo di quel genere musicale che in duecento anni di storia americana è diventato cultura: la musica sacra africana, il gospel, espressione di un popolo, quello africano,  costretto a vivere in schiavitù in un paese non scelto che, grazie alla propria profonda e incrollabile fede in Dio, dà vita agli “spirituals”.

All’interiorizzazione austera di un “monologo musicale”, un “assolo” di uno dei componenti del “quartet”, segue lo scatenarsi ritmico del gruppo in un perfetto “interplay” tra i musicisti che punta sull’intensità della musica e la fisicità delle voci regalando al numeroso pubblico uno spettacolo denso di religiosità che è stato un continuo inno alla felicità e alla vita; conclusione quasi d’obbligo con l’esecuzione della celebre “Happy days” a cui è stata invitata a partecipare, in una sorta di jam session improvvisata, la jazz singer Giulia La Rosa che si trovava tra gli spettatori.

I componenti dei CHICAGO HIGH SPIRITS:

Charlie Cannon: voce
Joy Garrison: voce
Orlando Johnson: voce
Desiree KedJour: voce
Davide Pistoni: piano

Giulia La Rosa: ritratto di una jazz singer siciliana – Giulia La Rosa: Portrait of a Sicilian jazz singer


di Daniela Domenici

Abbiamo rivolto alcune domande a Giulia La Rosa per conoscere un po’ più da vicino questa formidabile cantante jazz.

–      Ogni tanto vieni a esibirti a Catania come lo scorso 19 febbraio all’Enola Jazz Club, come mai?

–      Catania è la mia città d’origine anche se vivo ormai da 17 anni a Roma ed è sempre rimasta dentro di me; non appena se ne presenta l’occasione torno volentieri a esibirmi qui. E’ una grande emozione per me cantare nella terra dalla quale provengo. Significa ridare alla mia terra le vibrazioni che mi ha donato dalla mia nascita.

–      Da quanto tempo canti?

–      Iniziamo dicendo che la musica è sempre stata presente sin dalla mia più tenera infanzia nella mia famiglia d’origine; i miei genitori avevano un palco al Teatro Massimo Bellini, il tempio catanese della lirica, e quindi sono cresciuta respirando musica lirica. Sono stata fortunata per essermi ritrovata in un ambiente musicalmente curato, ero piccola e ascoltavo Bach, Chopin, Duke Ellington, Brian Auger, modelli di ascolto che mi hanno lasciato un’impronta. Ho iniziato a cantare durante l’adolescenza ma non subito musica jazz, diciamo che le mie prime esibizioni canore sono state di blues. Poi verso i 25 anni quella che sarebbe diventata poi la mia maestra, Rosalba Bentivoglio, ascoltando la mia voce mi ha spronato a iniziare nel campo del jazz e da quel giorno, e sono passati più di 20 anni, non mi sono più fermata.

–      Cos’è, per te, cantare e, soprattutto, questo tipo di songs?

–      Per me cantare jazz è far emergere il mio vero “sé”, è un modo per rapportarmi al pubblico, per avvicinarmi a lui, per dare emozioni, è una maniera di esprimere la mia vera anima. Entrare nell’interpretazione…”the way of feeling” ò la mia caratteristica espressiva…come un anello che fonde la parola alla nota musicale…diventando un unico colore. La Musica può metterci in contato con esperienze passate e prefigurare un futuro migliore. Nel Jazz le imperfezioni, gli errori possono aggiungere sfumature e personalità alla musica diventando un momento di grande insegnamento. L’improvvisazione jazzistica è un momento di elaborazione di una matrice tematica dalla quale…fuoriescono delle varianti che ti ricongiungono al punto di partenza.

–      Per noi “profani” puoi provare a spiegare cos’è una “jam session”?

–      La magia di unire cuori sconosciuti. Quando è notte fonda…la scena si svolge in un qualsiasi posto al mondo…dove i musicisti swingano fino al mattino. Sali sul palco, suona quello che senti…annunci un pezzo…stacchi il tempo e la gente incomincia a sorridere…i musicisti iniziano un viaggio…tra le note insieme a te. Benvenuti ad una jam session!…un sassofonista sbuca fuori non si sa da dove…la sezione ritmica può rimanere…una cantante…si insinua tra le note…e diventiamo ubriachi di swing finchè non sorge il sole.

–      So che hai vissuto lunghi periodi all’estero; pensi che queste esperienze ti abbiano arricchito anche nel campo del jazz?

–      Ogni nazione ha una propria anima…ed è così che esiste la possibilità di decodificare uno spirito jazzistico diverso da un altro ma che diventa un unico colore…il colore del jazz…il colore della libertà.

http://www.myspace.com/larosagiulia

http://www.youtube.com/watch?v=u6Tg47VxCy8