“Quando te ne vai”


di Nunzio Buono

Sei stata, vento
tra le mani, e sguardo
fuggevole del tempo

perché
se adesso piove
il ramo cerca sole

– quando te ne vai –
e il cielo chiude gli occhi
non ha, più senso il tempo

e al giorno
manca la carezza

di quel sorriso, amico
del mio sorriso.

“Gemelli sì, ma biovulari” di Marca Sfavilla – Boopen editore


di Daniela Domenici

“…in questo patto però c’è di più di quanto espresso, c’è il tacito, il non detto che riguarda la loro sfera affettiva reciproca. C’è una trasfusione solidale di forza, di comunicazione immediata che sottende sempre tutto ancor prima che accada. Il loro abbraccio non è più solo funzionale, non è solo necessità di adattarsi agli spazi angusti disponibili, ora è anche un passaggio d’amore che lega sempre più strette le loro esistenze in una circolazione unica di affettività esclusiva, di complicità che li fonde in un ‘noi’ singolare, in un’individualità collettiva, solo gemellare, perché solo i gemelli hanno già imparato a spartire prima ancora di nascere. Che bello vivere abbracciati!…” Ecco in queste parole, tratte dalle prime pagine del libro, c’è già tutta l’essenza dell’elemento che ne sarà il leitmotiv, il fil rouge: la “gemellitudine”, il loro essere un “noi” singolare, un”individualità collettiva”, il loro vivere in coppia pur essendo separati, il patto prenatale che li unisce per sempre, la telepatia che li lega, la solidarietà, la complicità ma anche la diversità che porta i gemelli a fare scelte di vita diverse, a entrare anche in competizione ma ad amarsi comunque e per sempre al di là di ogni razionalità, oltre qualunque metro di misura terreno.

L’opera prima di questa autrice un po’ misteriosa che si nasconde dietro un nome che profuma di ironia fanciullesca ci ha completamente avvinti, stregati sin dalle prime battute quando descrive, con un linguaggio da vera sportiva, la corsa vincente di “spermatozoa” che crede di essere l’unica ad avere ottenuto il premio finale di fecondare l’ovulo ma la quale si rende conto che è, invece, una vittoria ex aequo, che c’è anche “spermatozoo” con lei a condividerla e da quel momento inizierà la loro convivenza uterina, stringeranno quel patto indissolubile che li terrà legati tutta la vita e che si infrangerà solo con la morte di uno dei due “…ma è lei che ha paura di restare sola, è lei che ha paura di essere un ‘io’, che si è sempre aggrappata a questo ‘noi’ che esiste solo nella sua testa!…”

E’ la cronaca di un continuo amare e tradire, sentirsi amati e traditi raccontata con gli occhi di Gemella che narra del patto prenatale che viene infranto al momento del parto perché con la nascita diventano individui con esperienze postnatali diverse; Gemella descrive lo scambio serrato di fisicità, di emozioni e tensioni tra lei e Gemello che stabilisce tra loro un legame unico, indissolubile.

Questo libro è, secondo noi, un inno alla “gemellitudine” con tutti i suoi lati positivi e negativi, un’esperienza che segna per sempre la vita dei protagonisti che non dimenticheranno mai quel “contratto biologico” tacitamente sottoscritto durante i nove mesi della loro permanenza intrauterina. Lo consigliamo vivamente sia ai genitori di gemelli biovulari per comprendere meglio questo legame così unico tra i loro figli che alle coppie gemelle che potranno forse ritrovare in alcuni passaggi del libro emozioni, sensazioni, situazioni da loro vissute quotidianamente in prima persona.

MEDICINA – Sclerosi Multipla: scoperti i“marcatori”


Uno studio italiano ha analizzato le ricadute di risonanza magnetica come possibili indicatori a breve termine della progressione di malattia

Marcatori ad hoc per predire la progressione della sclerosi multipla. A individuarli ed esaminarli uno studio tutto italiano, pubblicato su “Neurology”, condotto da Maria PiaSormani dell’Università di Genova in collaborazione con colleghi dell’Istituto nazionale per la ricerca sul cancro (Ist) di Genova e cofinanziato da Fism (Federazione italiana sclerosi multipla). La ricerca ha analizzato le ricadute e i marcatori di risonanza magnetica come possibili indicatori a breve termine della progressione di malattia. L’obiettivo finale dei trattamenti della sclerosi multipla, ricordano i ricercatori, è quello di prevenire l’accumulo a lungo termine di disabilità irreversibile, l’esito che più impatta sulla qualità di vita dei pazienti. Quindi l’efficacia terapeutica di un trattamento deve essere verificata misurando il suo effetto sulla disabilità. L’accumulo di disabilità avviene nel corso di anni, per questo motivo gli studi clinici necessitano di un gran numero di persone seguite per molti anni per avere risposte sull’effetto del farmaco sulla disabilità. Per ridurre la durata e le dimensioni di uno studio clinico, spesso si considerano i cosiddetti “endpoint surrogati”, eventi più semplici da misurare o che si verificano in tempi più brevi, e che in qualche modo riflettono il decorso della malattia.

Nella sclerosi multipla gli endpoint surrogati possono essere le lesioni che si rilevano con risonanza magnetica (Rm) o le ricadute cliniche. Tuttavia, non si è ancora certi che un trattamento in grado di ridurre le lesioni o le ricadute cliniche abbia anche un effetto sulla disabilità. Gli autori hanno analizzato i risultati di tutti i trial clinici condotti sulla forma recidivante remittente di sclerosi multipla, per verificare se gli effetti di un trattamento su ricadute e marcatori di Rm sono in grado di predire gli effetti del trattamento sulla progressione della disabilità.

Gli autori hanno trovato una correlazione “molto forte e statisticamente significativa” tra gli effetti dei trattamenti sulle ricadute e il peggioramento della scala Edss; mentre la correlazione tra effetto del trattamento sulle lesioni evidenziate dalla risonanza magnetica e scala Edss è risultata meno forte ma sempre statisticamente significativa. Gli autori della ricerca concludono che i risultati del loro lavoro supportano l’utilizzo di specifici marcatori surrogati come predittivi dei peggioramenti della scala Edss in studi clinici sulla sclerosi multipla. I ricercatori sottolineano, infine, la necessità di ulteriori ricerche per validare l’utilizzo di marcatori surrogati anche a livello individuale, per poter un domani «arrivare a formulare conclusioni sulla gestione terapeutica» del singolo paziente.

da http://www.vita.it

Il pianista che suona al contrario: “Così ho messo ordine nella mia vita”


C’è un senso di marcia per molte cose della vita, ma non per la musica dove la geometria, su cui si fonda, garantisce eccezioni dentro l’armonia. Il maestro Maurizio Mastrini, il 17 febbraio del 2008, è divenuto simbolo della reversibilità, quando, dopo un sogno rivelatore, ha iniziato ad eseguire brani di grandi compositori al contrario, vale a dire dall’ultima alla prima nota con le difficoltà tecniche del caso. Da allora la sua vita, racconta all’ADNKRONOS, “si è rimessa in ordine”: lui è tornato a vestire i suoi veri panni, quelli del pianista (per 5 anni aveva lasciato ai margini la sua arte facendo l’imprenditore della musica), i ritmi frenetici sono finiti, la cadenza delle stagioni è di nuovo compagna di gesti quotidiani, lo spazio per suo figlio è cresciuto e le scelte professionali seguono costantemente questo vento nuovo.

Rende bene l’idea in questo senso l’aver voluto eseguire a Fano un Concerto per l’Aurora alle 4 e 45 del mattino: “Sono arrivato davanti al mare quando stava per spuntare l’alba – racconta – Nel silenzio assoluto, ho cominciato a suonare, mentre tutti dormivano sapendo che sarebbero stati svegliati dalle mie note. Per me è stata un’esperienza incredibile, magica. Ho suonato per un’ora ad occhi chiusi, completamente immerso nella natura. Poi, pian piano, mi sono ritrovato circondato dalle persone che in ordine sparso si andavano svegliando”.

Le cose semplici, che la natura offre e che spontaneamente ci attraggono, sono gli elementi cui Mastrini sceglie di legare la sua musica: i profumi, il mare, l’uva. Elementi che si fondono con i brani dei concerti che il Maestro toscano ha in programma in Europa e in Italia. “In questa mia nuova vita ‘al contrario’ – dice – sono dentro quello che sto vivendo secondo dopo secondo. Le mie giornate, paradossalmente, sono noiose, perché sono fatte di piccolissime cose, semplici, verso le quali io sono in ascolto. Non voglio perdere nulla. Sono tornato alle emozioni, quelle che nascono ad ogni alba, ad ogni tramonto, alla prima neve (a novembre farò un concerto vicino Trento in onore dei primi fiocchi), quelle che provo quando do il bacio della buona notte a mio figlio, quelle di un profumo”.

Ed infatti il singolo del suo secondo disco ‘Profumo’ nell’esecuzione dal vivo viene abbinato ad un ballerino che, danzando, sparge essenze profumate, tra il pubblico. Insomma, Mastrini vuole esplorare e vuole far esplorare. Anche il cd che uscirà il 18 settembre, ‘Contrario’, è parte di questo fil rouge. E’ “un disco di meditazione – spiega – E’ fatto di pochissime note ma note che trasmettono emozioni. Già avevo sperimentato nel primo disco un brano con sole 200 note, le più semplici che si possano fare al pianoforte. Ho constatato, andando su youtube, che il brano è stato usato in moltissimi paesi del mondo per commentare le immagini”.

Questo prossimo cd, in più, ha la particolarità di essere distribuito insieme al Sagrantino al ContRario nelle enoteche e nelle botteghe del gusto di tutta Italia, perché, di fatto, è ‘nato’ per lui: il pianista umbro, infatti, ha composto i brani immerso nell’atmosfera dei vigneti e del cammino che porta l’uva a divenire un vino pregiato.

“La follia” di suonare al rovescio, racconta Mastrini, “mi ha portato e mi porta continuamente a conoscere persone incredibili, come è accaduto con il produttore Filippo Antonelli, proprietario della tenuta Antonelli San Marco, la prima cantina del territorio a uscire con un vino a base di sagrantino in purezza che non sia Docg. Un vino che, al contrario del ‘fratello maggiore’ affinato in legno, fa solo un passaggio in acciaio”. Il Cd, in onore di questo binomio sensoriale, sarà distribuito insieme al Sagrantino al ContRario nelle enoteche e nelle botteghe del gusto di tutta Italia”.

Grazie alla sua scelta controcorrente, ha fatto molti incontri fuori dagli schemi e particolarmente interessanti, come quando, svela, “chiacchierando con Silvana Giacobini, in un ‘dietro le quinte’, ho saputo che lei scrive al contrario”.

La Giacobini, infatti, – come lei stessa conferma – scrive “da destra a sinistra” da quando era piccola “come Leonardo Da Vinci”, sorride la giornalista. “Scrivo anche da sinistra a destra, come tutti, ma conservo l’attitudine di scrivere al contrario che ho continuato a sviluppare anche a scuola persino scrivendo in greco. Divertente – racconta – rendersi conto che nessuno poteva capirci nulla”. Insomma, tornando al Maestro Mastrini, l’avventura della reversibilità gli ha dato e gli continua a dare molto, come uomo. E’ sì perché, dice il pianista, “come musicista dal 17 febbraio 2008 (giorno del sogno rivelatore) “non ho scoperto nulla. Ho solo trovato un brano nascosto in uno già esistente”.

Certo, non sono mancate le difficoltà tecniche, perché rovesciare la lettura di una partitura significa entrare in sintonia con il nuovo senso del battere e del levare, ma, dice Mastrini, “non mi sono scoraggiato alla prima lettura perché quello che usciva era fantastico. Mi sono reso conto di quanto era importante per me ciò che stavo facendo dalla scarica di adrenalina che mi dava già alle sei del mattino”.

fonte Adnkronos

“Vacanze talpa’: il 15% degli italiani, chiusi in casa, finge di essere partito


Uno studio della Società italiana di psicologia sottolinea l’aumento di persone che per non confessare la rinuncia alle ferie, causa crisi, si nascondono in abitazioni poco distanti dalla propria. La fascia medio alta quella più colpita.

Fonte: Immagine dal web

Vacanze barricati in casa, o ‘nascosti’ in

abitazioni non troppo distanti dalla propria, per non confessare la rinuncia alla ferie per colpa della crisi. Sono aumentati gli italiani, concentrati soprattutto in provincia che, complici le difficoltà economiche, scelgono le ‘vacanze talpa’. Secondo uno studio condotto condotto dalla Società italiana di psicologia, se negli anni passati rappresentavano poco più del 5 per cento “oggi queste persone sono il 10-15%”.

“Si tratta di persone – spiega Antonio

Lo Iacono, presidente della Società italiana di psicologia – che non riescono a mostrare la propria povertà, la propria crisi. Soprattutto in provincia e tra le classi sociali medie o medio alte che si sono impoverite”. Così raccontano vacanze a cinque stelle mentre invece vanno da parenti o amici fuori dal giro delle normali frequentazioni, o tornano nella casa paterna e magari fanno qualche lampada abbronzante per mostrare un aspetto ‘da vacanza’.

L’esperto spiega come questo fenomeno riguardi soprattutto gli

ambienti dove il controllo sociale è elevato: le persone che hanno un forte bisogno di apparire ‘vincenti’, ad esempio, nascondono le proprie difficoltà anche a caro prezzo.

Un fenomeno in crescita la cui percentuale, complice la crisi, racconta

Lo Iacono “è più che raddoppiata, in particolare tra chi sente il bisogno di ‘salvare la faccia’ in ambienti dove ciò che si mostra è più importante di tutto il resto. E il fatto che ci siano tante persone che rinunciano alle ferie non cambia la loro prospettiva”. E’ sicuramente un segno di disagio amplificato dalla città che si svuota e dagli amici che in vacanza ci vanno davvero.

A dover rinunciare alle ferie ‘per crisi’, però, ci sono anche tanti italiani

che non sentono nessun bisogno di ‘nascondere’ la loro scelta obbligata. “Anche in questi casi – spiega Lo Iacono – non mancano i disagi psicologici. Si aggrava sicuramente la percezione della precarietà, delle difficoltà economiche, delle paure per il futuro”. Insomma, la crisi si fa sentire al suo massimo livello. Ma lo psicologo invita a cogliere anche le opportunità ‘nascoste’ di questa situazione.

“La parola crisi – prosegue – ha una doppia valenza. Significa difficoltà

ma anche opportunità”. E, in questo senso, chi resta a casa può cogliere comunque l’occasione di una ‘vacanza alternativa’, per recuperare energie. Semplicemente cambiando abitudini. “In primo luogo rallentando i ritmi. Ciò permette di sentire anche di più se stessi. Poi occorre puntare a riscoprire il territorio e le risorse della propria città o del proprio paese o le località più vicine. In Italia ci sono tante ‘offerte’ estive, anche a casa propria”.

Ci si può organizzare, inoltre, “con cose semplici, visitare la biblioteca se

si ama la lettura, fare una gita in un parco o in località limitrofe”. Utile anche “inventarsi attività fisiche – dalla camminata alla passeggiata in bicicletta – che aiutano. Perché – conclude Lo Iacono – chi non fa niente entra in agitazione, si sente stupido e si intristisce”.

da http://www.nannimagazine.it

Portate via i bambini da Palermo


di Roberto Puglisi

Palermo si è abituata al cassonetto stracolmo. Lo coccola, lo vezzeggia. Non sente nemmeno più la puzza. Tutto è compiuto.
Sperimentiamo un nuovo tipo di cittadinanza: la sottomissione dei vinti. Le rivolte sporadiche contro chi governa sono le scosse elettriche di un minuto. Questa non è più una città, è un agglomerato urbanistico. E’ una congregazione di case e persone che casualmente si scontrano. E’ un luogo senz’anima e non è neanche bello, secondo le promesse della canzone. Palermo è oscena. L’oscenità non risiede soltanto nella putrefazione delle cose, sta tutta nella nostra assuefazione. Lo spettacolo è visibile, le informazioni ci sono oltre ogni aspettativa. I cassonetti che scoppiano – per citare uno dei tanti esempi di decadimento – sono il sottofondo d’accompagnamento dei nostri spostamenti in macchina. Da Mondello al centro, il pattume si estende con apprezzabile coerenza. Dice: il sindaco, certo. Diego Cammarata dovrebbe dichiarare fallimento, dimettersi e non rilasciare interviste contro una fantomatica campagna di odio, orchestrata da ignoti cospiratori ai suoi danni. Il risentimento che lo circonda è il frutto di una gestione amministrativa scellerata. Questo non giustificherà mai alcuna reazione violenta, beninteso. Ma il minimo che si possa provare per il primo cittadino – sul piano squisitamente politico – è un feroce dissenso dalle azioni che compie e dall’immagine che offre. Siamo ben oltre lo sconsiderato ottimismo del capitano del Titanic che non si avvide dell’iceberg. Siamo alla colata a picco, condita da sorrisi incomprensibili. E mancano – la solita beffa – i soldi per l’orchestrina.
L’attrazione orrida della munnizza di Palermo è un fatto più forte di qualsiasi mistificazione o bugia di Palazzo delle Aquile. Tuttavia, accanto al sindaco non brillano Alcide De Gasperi in sedicesimo. Il prossimo disgraziato inquilino di Villa Niscemi avrà un compito immane. E in giro non scorgiamo nemmeno un quarto di ciò di cui Palermo avrebbe bisogno. La crisi del potere è la crisi della politica. La destra ha strangolato la speranza, presentando un candidato non all’altezza, nonostante una personale buonafede di fondo che riconosciamo a Diego Cammarata e che rappresenta addirittura un’aggravante, un indice puntato contro la sua incapacità gestionale. La sinistra ha strangolato la speranza, non avviando per tempo una riflessione sulla fine e sulla successione dell’esperienza orlandiana. Destra e sinistra, se non pari, sono almeno compartecipi del disastro annunciato.
Uomini, topi e munnizza, ammucchiati alla rinfusa. Questo offre Palermo felicissima che ha perso la sua dignità, intrappolata in una grotta da un malvagio pifferaio magico. Solo un’ultima grazia chiederemmo allora al commendator pifferaio. Torni indietro, suoni il piffero e – come nella favola – porti via tutti i bambini. Nessun bambino merita di crescere qui, nel cuore disperato di Hamelin-Palermo.

da http://www.livesicilia.it

Suicida il detenuto numero 39 A quaranta facciamo una festa?


Un detenuto del carcere di Siracusa si è tolto la vita la notte scorsa, impiccandosi. L’ennesimo suicidio in cella è stato reso noto dal segretario generale della Uil Pa penitenziari Eugenio Sarno. La vittima, L.C., accusato di estorsione e rinchiuso nel reparto “isolati” della struttura, già la settimana scorsa aveva commesso atti di autolesionismo ingoiando lamette da barba. “Con grande disagio e rammarico – afferma Sarno – dobbiamo annunciare il 39/mo suicidio in cella di questo 2010. Ogni ulteriore commento a questa strage senza fine appare sinanche riduttivo di fronte alla portata della tragedia che si consuma ogni giorno dietro le sbarre delle nostre degradate e sudice galere”. Per il sindacalista della Uil “suicidi ed evasioni certificano il fallimento del sistema penitenziario sempre più abbandonato al proprio, ineluttabile, destino nell’indifferenza della politica, della società e della stampa. A questo punto il personale, allo stremo e prosciugato di tutte le residue energie psico-fisiche , nulla può opporre alle fughe. Siano esse dalle mura piuttosto che dalle vite”.

Ps. L’indifferenza è assordante davanti a trentanove vite spezzate. A quaranta festeggiamo?

da http://www.livesicilia.it