“Lo sciabordio del cuore”


di Maria Grazia Vai

…mentre ascolto Andre Rieu “Je t’aime”

ti sento,
quando scende la sera
e i pensieri fuggono via

Via da qui
e in te si immergono

Travolti,
a rincorrersi
tra le pieghe ambrate e morbide, tra i cirri d’un tramonto

Quando il sole trepidamente
aspetta
la carezza del giorno,
ed io – la tua

E’ da te, la sera
che i miei pensieri corrono
Smaniosi
di arrivare e di toccarti

Lambire le tue nude rocce

E ti voglio,
quando scende la sera
e nel tuo cuore mi immergo

E dei tuoi sensi mi appago
travolta
da silenziose, morbide carezze

Immaginando
i tuoi baci frementi
– sono tua

Nell’immenso tramonto di fuoco
mi prendi
mi perdo

Perché
di te, la sera
mi lacrimano gli occhi

Mentre ascolto lo sciabordio del cuore

Due liriche di Sebastiano Milazzo dal carcere di Spoleto


La statistica”

In questo continente

di un pianeta clandestino

di giorno rubo

spiragli di luce al cielo

con trastulli momentanei

stanco di essere vivo.

La notte vivo il furore

della mia condizione

stanco di essere un numero

d’una statistica.

Un numero che elenca

la vita e la morte in cifre

non racconta

che piango e graffio pareti

tra scorci di cielo notturno

e rantoli mattutini.

……………………………………………………..

“La replica”

Sul fondo silente

d’una città morta

sento l’eco dei fischi

e il nauseabondo

odore di cavoli lessi.

I lividi sull’anima

non sono un ricordo

sono il presente

ostinato e fedele

della grande farsa

di cui mi ha onorato

l’autore tiranno.

Una tragica farsa

replicata ogni sera

con le stesse battute

ad ogni stagione.

Parole tra i denti

false promesse

principi di carta

ideali sepolti.

Non altro del resto

viene insegnato

nel buio teatro

dove passo la vita.

Soltanto frammenti

di un tempo già morto

e di un futuro

che non diventerà mai vita.

da “Le quaranta porte” di Elif Shafak


Dopo aver letto vi sembrerà che siano brani di un pensatore o filosofo cristiano; invece, incredibilmente, sono regole tratte dal Corano, il libro sacro degli islamici; ritengo che ci siano stupendi elementi di meditazione anche per i non musulmani.

“Dio è impegnato a completare la sua opera, nella sfera del visibile e in quella dell’interiorità. Dio si occupa intensamente di te. Ogni essere umano è un’opera non ancora conclusa, avviata lentamente ma inesorabilmente verso la perfezione. Ciascuno di noi è un’opera d’arte incompiuta che attende il proprio completamento e si adopera per raggiungerlo. Dio si dedica a ciascuno di noi individualmente perché l’umanità è un’arte finissima degna del miglior calligrafo dove ogni singolo punto è fondamentale per il quadro complessivo” p. 133

“L’universo intero è contenuto in un singolo essere umano: tu. Tutto quel che vedi attorno a te, anche le cose che potrebbero non piacerti, e persino quelle che tu disprezzi o aborri, tutto è presente in te, in gradi diversi. Non cercare dunque Sheitan fuori di te. Il diavolo non è una forza straordinaria che ti aggredisce dall’esterno. E’ semplicemente una voce interiore. Se riuscirai a conoscere bene te stesso, d affrontare con onestà e severità il tuo lato oscuro come quello luminoso, raggiungerai una forma suprema di conoscenza. Chi conosce se stesso, conosce Dio”. p. 145

Morto Lelio Luttazzi, il re dello swing


E’ morto la scorsa notte all’età di 87 anni a Trieste Lelio Luttazzi, uno dei maggiori protagonisti della canzone italiana degli anni ’50 e ’60.

Nato a Trieste il 27 aprile 1924, Luttazzi, dopo aver studiato giurisprudenza, comincia a suonare il pianoforte ispirandosi al jazz. Prima un piccolo gruppo che si esibisce in localetti della costa triestina poi, nel 1944, l’incontro con Ernesto Bonino, cantante swing dell’epoca, che si accorge di quel ragazzo che canta un brano intitolato ‘Il giovanotto matto’, che poi diventerà il suo primo successo. Dopo la guerra, Luttazzi abbandona gli studi. Incontra Teddy Reno e ne diventa socio nel 1948 in qualità di arrangiatore e direttore d’orchestra della Cgd.

Per anni la sua carriera resta divisa tra la sua passione jazzistica, che lo porterà a suonare nel giro di musicisti come Piero Piccioni, Armando Trovajoli, Gianni Ferrio, e la musica leggera che gli farà scrivere canzoni come ‘Muleta mia’, ‘E tu biondina capricciosa’, ‘Una zebra a pois’ e ‘El can de Trieste’.

fonte Adnkronos

Poi, dopo un grave incidente stradale nel 1963, torna al lavoro in radio e in tv: conduce ‘Hit parade’ in radio, inventando tormentoni come ‘La canzone regina’ per indicare la prima in classifica. ‘Lelio Luttazzi presenta: Hit Parade!’ era il grido che gli adolescenti degli anni Settanta riconoscevano immediatamente e che significava che stava per iniziare la classifica radiofonica dei 45 giri più venduti.

In tv presenta spettacoli storici come ‘Studio Uno’ con Mina, ‘Teatro Dieci’, ‘Il Paroliere’, ‘Musica insieme’, ‘Ieri e oggi’. Diverse anche le colonne sonore per film tra cui quella di ‘Totò, Peppino e la malafemmina’ e ‘Venezia la luna e tu’ (ma compare anche come attore nell”Avventura’ di Antonioni e in ‘Oggi, domani, dopodomani’).

Nel 1970 all’apice del successo, viene coinvolto in una vicenda legata a detenzione e spaccio di stupefacenti: un clamoroso errore giudiziario nato da una telefonata di Walter Chiari, implicato nel caso, e concluso con 27 giorni passati a Regina Coeli e lo scagionamento completo da ogni accusa (sull’esperienza Luttazzi ha scritto anche un libro intitolato ‘Operazione Montecristo’).

Da allora solo radio, ancora qualche anno di ‘Hit parade’ e poi il lungo isolamento interrotto, di tanto in tanto, da poche partecipazioni televisive come quella al programma condotto da Gigliola Cinquetti, ‘Festa di compleanno’ e alla partecipazione, nel 1998, alla trasmissione di Raidue’Scirocco’. Nel 2009 accompagna al Festival di Sanremo la canzone vincitrice ‘Sincerità’ di Arisa e, grazie alla sua sonata al pianoforte, risulta determinante per l’affermazione della giovane.

“Il lupo e il filosofo” di Mark Rowlands


di Daniela Domenici

Homo, homini lupus: L’uomo è lupo per un altro uomo. Spesso l’uomo si comporta più come un animale (invece che come essere intelligente dotato di razionalità) nei confronti di altri uomini. Ciò significa che: ogni uomo è pronto a diventare violento ed aggressivo (come un lupo) per difendere i propri interessi personali da altri uomini.”: questo celebre motto latino è esattamente l’opposto del concetto che è alla base di questo splendido libro del filosofo Mark Rowlands: l’animale, cioè Brenin, il lupo protagonista, ha molta più razionalità dell’essere umano, Mark, a cui regala quotidianamente, nei dieci lunghi anni in cui vivono insieme, esempi di intelligenza, di fedeltà, di amore che ci danno infiniti punti di riflessione. Anche quando nella vita di Brenin e Mark arrivano Nina e Tess, due cagnoline, i nuovi equilibri che si vengono a creare, i nuovi legami affettivi che si instaurano sono esempi pregnanti per noi “umani”, i cosiddetti “esseri intelligenti dotati di razionalità” del motto latino. Il lamento funebre di Mark, poi, davanti alla pira su cui giace Brenin, è, per chi scrive, l’acmè di tutto il libro, il momento topico, uno straziante dolore descritto magistralmente.

Ma Mark Rowlands è anche docente di filosofia, nella vita reale, e voglio porre alla vostra attenzione alcuni suoi concetti, tratti da questo libro, che ritengo degni di attenta riflessione.

“Il pensiero” p. 150-151 …”Il pensiero è come un groppo in gola che si sente salire lentamente, adagio, e con lui sale anche la dolce promessa del sollievo. Poi, però, ci si rende conto che si tratta di un vicolo cieco e il groppo, il blocco, scende di nuovo nello stomaco e si cementa dentro, duro, ostinato e sgradevole come un cattivo pasto. Magari, dopo un po’, si intravede una strada nuova e la speranza rinasce, ma il pensiero non è ancora pronto e si inabissa di nuovo. Non si può costringere un pensiero a farsi pensare più di quanto si ossa costringere un coniglio a farsi catturare. Il pensiero arriverà – e il coniglio verrà catturato – solo al momento giusto. Tuttavia non si può neppure ignorare il p0ensiero e limitarsi semplicemente ad aspettarlo: bisogna mantenere alta la pressione su di esso, altrimenti non arriverà mai. E alla fine, se si è fortunati e diligenti, il pensiero arriva e a quel punto uno è in grado di pensare qualcosa che prima per lui era troppo difficile da pensare. Il sollievo è innegabile ma non è questo il punto. Presto si passerà al pensiero successivo  tutto il penoso processo ricomincerà”…

“L’amore” p. 173 …”L’amore ha molte facce. E, se ami, devi essere abbastanza forte da saperle considerare tutte. Io credo che l’essenza della “philia” sia molto più dura, molto più crudele di quanto ci piaccia ammettere. C’è una cosa senza la quale la “philia” non può esistere e non è questione di sesazioni ma di volontà. “Philia”, l’amore adeguato al tuo branco è la volontà di fare qualcosa per coloro che fanno parte del branco anche se non vuoi farlo, anche se ti fa orrore e ti disgusta e anche se, alla fine, potresti dover pagare un prezzo molto alto, forse più alto di quanto tu possa sopportare. Lo fai perché è ciò che è meglio per il branco. Lo fai p0erchè devi. Può darsi che tu non sia mai costretto ma devi essere sempre pronto a farlo. L’amore a volte è disgustoso. L’amore può dannarti per l’eternità. L’amore può portarti all’inferno. Ma se sei fortunato ti riporterà i8ndietro”…

“Il momento” p. 196-197 …”Non riusciamo mai a goderci il momento per quello che è di per sé perché per noi il momento non è mai quello che è di per sé. Il momento è continuamente “spostato” sia in avanti sia all’indietro. Quello che per noi è l’adesso è costituito dai nostri ricordi di ciò che è avvenuto prima e dalle nostre aspettative di ciò che verrà. E questo equivale a dire che per noi no c’è un adesso. Il momento del presente è spostato, distribuito nel tempo: il momento è irreale. Il momento ci sfugge sempre. E quindi per noi il significato della vita non può mai essere al momento…per noi nessun momento è completo in se stesso. Ogni momento è adulterato, inquinato da ciò che ricordiamo e da ciò che ci aspettiamo. In ogni momento della nostra vita l freccia del tempo ci mantiene “verdi e morenti”. E questa è la ragione per cui crediamo di essere superiori a tutti gli altri animali”…

Se l’amore è un negozio chiuso


di Carmelo Caruso

E poi perché dopo trent’anni debba finire, proprio non si capisce. Cosa credevi che io ero per te solo una semplice compagnia? Credevi che a sessantotto anni la vita ricominciasse e che io potessi mettere i jeans a tubo degli anni ‘80? Io ho sessantotto anni diamine! L’amore non ricomincia!
No, tu non puoi andare via, e non lo devi fare! E poi è da trent’anni che ci svegliamo insieme. Già non siamo sposati ma cosa vuol dire?
Avrà – fantastichiamo – rimuginato queste parole da un mese, camminato con la lingua di fuori come un cane affamato nella Palermo calda, nella Palermo della sfiducia al sindaco, nella Palermo di Bellolampo, nella sua Palermo che più non lo ama. Ma fino a stamattina, quando i carabinieri hanno messo la camicia di forza ai suoi flussi di coscienza, spento il suo cellulare, cancellata l’ultima mail che stava inviando a quella donna che lo aveva lasciato come l’ultimo cliente che ha deciso di non entrare più nel suo negozio e andare forse in quello nuovo aperto proprio di fronte al suo, o forse in uno dei tanti centri commerciali giovani e anonimi come l’amore. No, questa volta la merce venduta non si cambia, accettalo!
Quante volte hai detto che il cliente ha sempre ragione ed hai chinato la testa! Ma l’amore non è una merce e trent’anni non sempre bastano a fare di un rapporto un sodalizio, una preferenza, un contratto. La legge ti arresta perché non si pedina una donna, non si mandano cento messaggi al giorno come la pubblicità che avevi pensato “più martellante, più funziona”. E allora sembra quasi uno dei tanti randagi che vengono arrestati e portati in un canile questo commerciante denunciato per stalking, questo uomo che non accetta che l’amore sia il primo contratto precario della storia, quello che si rinnova di giorno in giorno senza notai e uffici ma in cucina e con le forchette. Però la parola “stalking” vuol dire tutto e niente, e confina in un’isola la molestia così vicina, così evidente da essere più che materia di Astrea (dea della giustizia) materia di nemesi, quindi vendetta.
Cos’era rimasto di quella lingua segreta che è la narrativa di ogni coppia, se non il rancore di chi voleva recitare il monologo, messaggi di castigo per quella donna andata via per imparare un’altra lingua?
E’ giusto che quest’uomo venga fermato, perché le molestie ad una donna sono catene e rischiano di diventare coltelli, perché una donna è sempre “ quella cosa leggera e vagante”, non ha che le unghie per difendersi contro i pugni dei bruti, non ha che unghie lucide ma da cuccioli.
Forse avresti potuto vestirla di bianco, fare per lei ogni giorno “un festino”, forse sarebbe bastato uno di quei cento messaggi caricati a salve, come le pistole giocattolo che sparano una margherita. Chi lo sa poteva bastare uno scontrino che una volta tanto era un saldo per una cliente e un debito per te: l’amore è sempre un debito, ma questo non te lo dice il commercialista.
Questa volta non è colpa dell’arbitro, hai sbagliato l’ultimo passaggio. E trent’anni a volte non bastano ad imparare che non servono chiavi per aprire le saracinesche del tuo “amato” negozio

da http://www.livesicilia.it

“Simana santa”


di Ina Asero

Pi pasqua quannu c’era religioni,
faceumu esercizi spirituali,
si ministrava maccu ppe pureddi
i pacchi cu li robbi usati
passavunu ne casi de criati.
‘E tempi iu e me frati, nichi e sicchi,
me pattri cu li manu ni l”aricchi
fora petto ni isava comu pisci
in coru ripitennu ‘ncantilena
crisci,crisci ca u signuri arburisci
ie u signuri abburiscennu l’indomani ,
cudduri,ova e aceddi ni puttava.
Oggi me figghiu a pasqua va a sciare
pripara scappuni,piumoni e doposci
e supra a machina ppo cuntinenti arranca.
E me tempi era a simana santa
ora inveci è a simana bianca.

Suore tra trucchi e whiskey


“Animazione vocazionale per suore” così si chiama il corso organizzato a Roma dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose del Regina Apostolorum. L’incontro internazionale prevede sette giorni di preghiera, ascolto, dialogo, e condivisione di esperienze ma anche l’approccio, per le religiose, a cosmetici e alcolici. Gli organizzatori spiegano che è necessario per la nuova evangelizzazione, “dare speranza ai giovani” avvicinandosi al loro mondo.

Suore tra trucchi e whiskey

Le religiose di certo non si daranno alla bella vita, solo cercheranno di comprendere meglio l’universo dei più giovani. Le suore di tutto il mondo si riuniranno a Roma per una settimana per diventare “animatrici dei giorni nostri”. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato la necessità di un “impegno universale di tutti gli uomini e le donne di buona volontà, laici e consacrati, per una nuova evangelizzazione”.

Gli organizzatori del corso spiegano che tra ombretti e cocktail, le religiose “consacrate dallo Spirito, faranno arrivare all’intera società il messaggio sempre attuale della salvezza di Cristo, attraverso il carisma proprio di ogni congregazione”. Tra i temi trattati nel corso: da Internet al convento; promotori vocazionali tra i cosmetici e i pub; le qualità essenziali dell’animatrice vocazionale; capire la ragazza dei nostri giorni; ridare la speranza; natura, finalità e ostacoli nella pastorale vocazionale; la direzione spirituale; i sacramenti e la preghiera.

fonte Tgcom

Scienza: il cervello dell’amante lasciato ‘impazzisce’ d’amore


L’amore e’ come una dipendenza da droga e purtroppo quando un amore finisce e’ come si andasse in crisi d’astinenza e le conseguenze possono essere imprevedibili. E’ quanto emerge da uno studio sul cervello di un innamorato ferito: appena vede la foto dell’amato che l’ha lasciato il suo cervello attiva intensamente aree legate al desiderio, alla dipendenza da droghe (in modo simile a quello di una crisi d’astinenza) e al dolore. La ‘foto’ del cervello abbandonato’ e’ stata scattata in una ricerca pubblicata sul Journal of Neurophysiology da Lucy Brown e Saul Koreydell’Albert Einstein College of Medicine of Yeshiva University di New York. Gli esperti hanno analizzato con la risonanza magnetica cosa succede nel cervello di 15 studenti di college recentemente ‘abbandonati’ dal proprio amato. Al solo vederlo in foto le emozioni da cui i volontari sono invasi scuotono il loro cervello dove si iperattivano diverse aree neurali: l’area ”ventrale tegmentale”, che controlla motivazione o incentivo a fare qualcosa da cui trarre appagamento (area gia’ nota per il suo coinvolgimento nei sentimenti suscitati dall’amore romantico); il ”nucleo accumbens” e le corteccie orbitofrontale e prefrontale, associate al desiderio e alla tossicodipendenza, in particolare il sistema dopaminergico che e’ coinvolto nella dipendenza da cocaina; infine la corteccia insulare e quella cingolata anteriore, associate con dolore fisico e stress. Lo studio dimostra che l’abbandono da parte della persona amata genera delle reazioni ‘folli’ nel cervello del triste innamorato, tanto folli che a volte  potrebbero portare a gesti inconsulti

fonte ANSA