Il Comune di Torino ha deciso di riconoscere i diritti delle coppie di fatto. La decisione è stata presa dal Consiglio comunale cittadino, complice l’assenza in blocco del centrodestra, impegnato nella protesta contro la probabile ripetizione del voto per le regionali. Chiunque ne farà richiesta potrà avere dagli uffici dell’anagrafe cittadina un certificato di famiglia anagrafica basato anche sul vincolo affettivo, non solo sul matrimonio. Con questo documento, anche le coppie di fatto possono quindi godere dei diritti e dei benefici sulla casa, sanità, servizi sociali, sport, tempo libero e altre tipologie di servizi. Questa decisione coinvolge almeno 32 famiglie, di cui 505 coppie gay, anch’esse incluse dal provvedimento approvato dal Consiglio comunale. Non sono pochi quelli che nutrono dubbi su questa decisione. Se la Lega e il Pdl, assenti al momento della votazione, parlano di «farsa», il consigliere dell’Api Gavino Olmeo, sulla Stampa, si è espresso in questo modo: «È il Parlamento a dover legiferare in materia di riconoscimento delle unioni civili. Il certificato anagrafico basato sul vincolo affettivo cadrà al primo ricorso alla giustizia amministrativa».
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Da “Sotto cieli noncuranti” di Benedetta Cibrario pp 122-123
SUGGERIMENTO DI LETTURA …:-)
“…Perduta. Mi sono perduta dentro un corpo che non sento più mio. Smarrita come un ragazzino dentro a un labirinto, o come se fossi rimpicciolita, diventata minuscola, imprigionata dentro a un corpo gigantesco, pieno di angoli bui e di bagliori. Vedo una stanza chiara, una scrivanie e diverse sedie. C’è anche un telefono che suona, e nessuno risponde. Se mi sgancio inavvertitamente dalla realtà efficace e multiforme che ho sotto gli occhi, ogni cosa si scompone in un firmamento casuale, un caos senza forma che tracima in ogni direzione , slabbrandosi davanti al mio sguardo immobile. Sento freddo. Freddo alle mani e ai piedi, freddo alla base del collo. Mi agito sulla sedia, mi massaggio le braccia, chino la testa. Le mani della ragazza con il naso sottile ballano una danza scomposta e aggraziata, come le tortore in primavera, con i loro brevi voli. Quante volte ho sentito dire la frase “non ho parole”. Riesco perfino a sorridere di queste undici lettere che significano l’esatto contrario di quello che esprimono, ‘impossibilità di parlare quando siamo sopraffatti dalla quantità delle cose da dire. Resto incollata a quello che vedo. Una luce al neon che pulsa fastidiosamente. Un computer nell’angolo. Un cestino butta carte di vimini. Le mani della ragazza con il naso sottile. Rabbrividisco e la ragazza si informa se ho freddo con un suono carezzevole. Scuoto la testa. E lascio che il tempo che scorre mi raccolga nelle sue invisibili braccia per portarmi là dove il dolore si acquieta, l’amore impallidisce, il caos si fa ordine, le parole non significano più nulla e tornano a essere solo invisibili vibrazioni…”
La valigia di Brunella Li Rosi fa tappa a Palazzolo Acreide e a Buccheri
di Daniela Domenici
Certo che questa “valigia bordeaux” di Brunella Li Rosi qualcosa di speciale deve averlo davvero!
La serata di presentazione a Palazzolo Acreide, organizzata dalla locale sezione Fidapa, ha visto la sala comunale” Aquile Verdi” gremita da un folto pubblico coinvolto e quasi commosso che ha ascoltato in silenzio le vicende di questa protagonista così particolare sapientemente illustrate dalla prof. Maria Arisco e accompagnate dal sottofondo musicale di due pianoforti elettrici e una chitarra. Moderatore della serata è stato il giornalista Salvo Di Salvo che ha preparato ed organizzato l’evento in modo davvero egregio.
La tappa successiva è stata la città di Buccheri.
Qui l’autrice e il suo” In viaggio con me” sono stati inseriti nell’ambito delle celebrazioni per la festa della Repubblica che da otto anni a questa parte sono soliti celebrare in questo piccolo e splendido paese della comunità montana degli Iblei “frizzante” di idee e di attività.
Brunella Li Rosi, Maria Arisco e Salvo di Salvo sono stati accolti dal Sindaco, Dottor Gaetano Pavano, e dalla sua giunta comunale. Anche qui un pubblico attento e interessato ha seguito prima le parole di presentazione molto pertinenti della professoressa Liliana Nigro, assessore alla cultura, e poi il dipanarsi delle vicende della “valigia bordeaux” dalla voce della prof.Maria Arisco. La melodia di una chitarra ha accompagnato la lettura di alcuni brani fatta da due giovani e promettenti attori.
E ora la valigia bordeaux di Brunella Li Rosi varca i confini della Sicilia e vola a Torino dove il prossimo 11 giugno sarà “ospite” della manifestazione “L’uomo con la valigia” che si terrà al Borgo Mediavale nel cortile di Avigliana.
2 giugno: il Fai ‘rilegge’ i discorsi di Calamandrei sulla Costituzione
Una giornata dedicata alla riscoperta della Costituzione italiana nel giorno della Festa della Repubblica. Questa la proposta del Fai, il Fondo Ambiente Italiano che, per mercoledi’ prossimo nell’appuntamento ‘Non basta avere un’idea’, organizza la lettura teatrale del ‘Discorso ai giovani sulla Costituzione’ e altri testi di Piero Calamandrei, giurista fiorentino tra i fondatori del Partito d’Azione.
In sette siti della Fondazione, infatti, – Villa Necchi Campiglio a Milano, Parco Villa Gregoriana a Tivoli (Roma), Castello di Masino a Caravino (Torino), Giardino della Kolymbetra nella Valle dei Templi di Agrigento, Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno (Varese), Monastero di Torba a Gornate Olona (Varese) e Castello di Avio a Sabbionara d’Avio Trento – le parole di Calamandrei torneranno a sollecitare l’impegno scientifico e morale di tutti i giovani. In particolare, nella cornice del Parco Villa Gregoriana a Tivoli, in provincia di Roma, alle 16, la lettura teatrale in pubblico del discorso di Calamandrei sara’ affidata alla voce dell’attrice Paola Gassman.
Il Fai vuole far conoscere e far amare il testo che raccoglie i valori della Repubblica. Per illustrare gli articoli della Costituzione e’ stato scelto uno dei piu’ celebri testi di Piero Calamandrei, adattato alla lettura scenica e integrato da brani tratti da altri discorsi dell’intellettuale fiorentino, dedicati al rapporto tra la Carta e la tutela del paesaggio e della cultura d’Italia.
fonte Adnkronos
La valigia bordeaux di Brunella Li Rosi fa tappa a Torino
IN VIAGGIO CON ME Il 11-06-2010
Presentazione del volume di Brunella Li Rosi
ore 18 – Cortile di Avigliana
Tra le iniziative collaterali legate alla mostra L’uomo con la valigia. Piccola storia del bagaglio il Borgo Medievale propone la presentazione di un’opera prima di una scrittrice siciliana, Brunella Li Rosi.
In viaggio con me è, dalle parole dell’autrice, “un viaggio fantastico, nel tempo e nello spazio, di una valigia bordeaux, contenitore di emozioni, di conoscenza e di crescita, metafora della parabola umana nel complesso percorso dell’esistenza”.
L’aggrovigliata favola di una valigia elegante, nata per viaggi esclusivi e finita come contenitore di medicinali in un paese in via di sviluppo, va di pari passo con la storia della vita.
Il viaggio della vita di un oggetto si trasforma nel percorso individuale di ogni esistenza, con i silenzi, le gioie e i dolori: un mistero va, sempre e comunque, percorso con coraggio e responsabilità.
Brunella Li Rosi vive a Lentini, dove coltiva due passioni: la famiglia e gli studi letterari e teologici.
Ingresso libero
Info:
Tel. 011.4431.701/702
borgomedievale@fondazionetorinomusei.it;
Sindone e ancora Sindone, il viaggio nel mistero continua
di Loretta Dalola
L’attenzione per questa Sacra reliquia è ancora molto alta.
Il giorno dopo la chiusura dell’Ostensione, anche la trasmissione “Voyager ai confini della conoscenza” in onda si Rai2, condotta in studio dal giornalista e autore televisivo Roberto Giacobbo ha presentato le ultime immagini – realizzate grazie ad un permesso speciale.
Da secoli il telo di lino conservato a Torino mantiene intatto il suo segreto e rimane un grande mistero ancora da spiegare. Rappresenta l’esempio piu’ famoso di immagine acheropita, cioe’ ritenuta non fatta da mano umano.
È la reliquia più importante della Cristianità , raffigurazione quasi tangibile della sofferenza e del sacrificio di un uomo, condannato a torture terribili e a una morte atroce.
Ma è davvero il sudario che ha accolto il corpo di Cristo o è solo un falso del Medioevo? Questi gli interrogativi affrontati durante la puntata.
Partendo dall’aspetto scientifico le telecamere hanno seguito gli ultimi studi realizzati sulla Sindone da parte del fisico dell’Enea, dott. Giuseppe Baldacchini, mirati a sostenere la versione dell’autenticità e che vuole rispondere alla tesi che l’immagine prodotta sulla tela sia frutto di una grande irradiazione miracolosa.
Utilizzando altissime frequenze, e con specifiche caratteristiche di potenza e durata di emissione, il team del Dr. Baldacchini ha ottenuto immagini che con altre condizioni e differenti metodiche non sarebbero replicabili riuscendo a riprodurre in laboratorio una colorazione giallognola simile a quella della Sindone di Torino. Grazie a speciali laser hanno prodotto un’immagine, una sorta di ombra che al momento e’ l’unica con la stessa caratteristica di superficialita’ dell’originale.
Analisi effettuate da diversi anatomo-patologi di fama internazionale, tra cui il torinese prof. Luigi Baima Bollone, afffermano che sul lenzuolo vi sono macchie di sangue coagulato del gruppo AB, DNA maschile.
Di parere nettamente contrario Luigi Garlaschelli, chimico e responsabile delle sperimentazioni del CICAP, che ha presentato una carrellata di dati sulla Sindone (spesso riportati in modo distorto o parziale dai molti saggi sindonologici), sottolineando il fatto che a differenza delle impronte naturali lasciate da un corpo tridimensionale, l’immagine sindonica si presenta come una proiezione ortogonale incompatibile con la presenza di un cadavere al suo interno.
Naturalmente questa caratteristica falsifica le vecchie ipotesi di formazione dell’immagine, quella vaporografica e quella per contatto. In particolare quest’ultima non produrrebbe l’effetto chiaroscuro presente invece sulla Sindone né la presenza di sangue proverebbe qualcosa, vista la possibilità che nel corso dei secoli possa essere stato usato del sangue per ravvivare le macchie sul lenzuolo.
Le tante ricerche e i dubbi collegati alla reliquia non hanno scoraggiato le migliaia di persone che sono accorse a vederla, ma perché suscita tanto interesse?
Il lenzuolo racchiude al suo interno una storia umana che non ha eguali, inoltre i fedeli vedono, come specchiati, i loro stessi patimenti: “Passio Christi. Passio hominis”. Proprio per questo essa è un segno di speranza: Cristo ha affrontato la croce per mettere un argine al male; per fare intravvedere, l’anticipo di quel momento in cui anche per noi, ogni lacrima sarà asciugata e non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno.
Quello che sicuramente e fuori di dubbio “miracoloso” è il fatto che nonostante il tempo, questa reliquia sia giunta fino a noi.
Comunque indipendentemente da come lo si vuole affrontare, questo argomento merita rispetto.
Visualizza altro: http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/2010/05/04/visualizza_new.html_1788555880.html
http://www.pagliarino.com/sindone/sindone/intro.htm
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/ostensione/articolo/lstp/183942/
“La tua prima volta a Torino” diventa accessibile
Un turismo senza barriere, accessibile e fruibile da tutti, proprio da tutti. È con questo desiderio e aspettativa che Turismo Torino e Provincia ha fatto in modo che l’itinerario cittadino denominato La tua prima volta a Torino diventasse accessibile. Proposto infatti come servizio di visita guidata nel centro storico a chi giunge per la prima volta nel capoluogo piemontese, oggi è finalmente fruibile anche da parte delle persone con difficoltà motorie.
«Si tratta di un prestigioso traguardo – sottolinea Livio Besso Cordero, presidente di Turismo Torino e Provincia – che abbiamo raggiunto e a cui la città guardava da molto per renderla una vera e propria case history* a livello italiano. Siamo quindi orgogliosi di permettere a tutti di conoscere la nostra storia e di scoprire i nostri luoghi, considerando che il “turismo per tutti” è poco sfruttato e quasi sconosciuto, ma con un potenziale davvero elevato; basti pensare ai circa 900 milioni di potenziali clienti in tutto il mondo. Ma soprattutto ci piace sottolineare che ancora una volta la nostra città ci permette di fare una scelta che è segno e simbolo di rispetto e di civiltà».
Fabrizio Marta, «Rotex», in Piazza San Carlo a TorinoTutti clienti, dunque, che d’ora in poi potranno tranquillamente partecipare al giro per la città di Torino che si effettua ogni sabato mattina. La valutazione dell’accessibilità è stata infatti condotta considerando le esigenze di mobilità di una persona con disabilità motoria da parte della CPD (Consulta per le Persone in Difficoltà), attraverso il Progetto Turismabile voluto dalla Regione Piemonte, il cui obiettivo principale è quello di migliorare la vita di chi ama viaggiare, facilitando l’accesso ai luoghi d’interesse e permettendo un completo utilizzo dei servizi turistici offerti da un territorio.
Come evidenzia Paolo Osiride Ferrero, presidente della CPD, «integrare i servizi offerti ai turisti con l’attenzione necessaria a permetterne la fruibilità da parte delle persone con esigenze particolari è l’obiettivo che Turismabile persegue fin dalla sua istituzione, nel 2007. In questo senso intendiamo andare oltre al tradizionale concetto di “turismo sociale” per realizzare pienamente un turismo per tutti che consideri finalmente anche i turisti con esigenze particolari come clienti a tutti gli effetti. Abbiamo trovato in Turismo Torino e Provincia identità di vedute e fini e questo ci ha permesso, grazie al lavoro dello staff dell’Agenzia Turistica e dei nostri tecnici, di realizzare un itinerario per tutti alla scoperta del capoluogo, fiore all’occhiello del turismo piemontese. Si tratta, mi sia permesso dirlo, del migliore benvenuto che la nostra città potesse offrire a tutti coloro che vengono a visitarla. Un obiettivo che siamo certi sarà un punto di partenza per altre iniziative realizzate congiuntamente».
Ecco quindi che La tua prima volta a Torino può essere percorso in modo autonomo da una persona in carrozzina, prestando comunque attenzione ad alcuni elementi di disagio, quali i risalti e la scabrosità delle superfici degli elementi di pavimentazione, i giunti di congiunzione di larghezza (e spesso anche di profondità) eccessiva o talune irregolarità, come gli avvallamenti, le buche o i lastricati sconnessi.
Per la descrizione dell’itinerario, lasciamo la parola a chi ha trasformato la sua passione in mestiere, al “blogger giramondo” Fabrizio Marta, in arte “Rotex”, il “viaggiatore rotante”: «È stato un vero piacere essere invitato dalla CPD ad intraprendere l’Eductour che mi ha dato la possibilità di sperimentare l’effettiva accessibilità di Torino, così da bearmi della sua bellezza. Il tour parte da Piazza Castello e per circa due ore si scoprono i principali monumenti della città (Palazzo Madama, Palazzo Reale e il Duomo, solo per citarne alcuni), con visita finale al Museo Egizio. Mi piace “srotellare” per le vie di Torino, il centro storico è totalmente accessibile. Nei miei ricordi avevo in mente una Torino grigia e anonima, ma ora non ritrovo nulla di quel grigiore, anzi trovo molta luminosità e palazzi bianchi, grandi piazze, che ti fanno venire voglia di stare all’aperto e passeggiare per ore. È una città bella e confortevole e noto che molti negozi sono privi di scalini, che nella zona porticata la pavimentazione è di marmo. Come vorrei che tutto il mondo avesse passaggi pedonali di marmo! Forse è eccessivo, però sogno per un attimo!».
«Durante tutto il percorso – continua “Rotex” – non ho bisogno di alcun aiuto e questo significa che Torino ha un’ottima accessibilità. Molte chiese hanno la pedana e spero che non si tratti di installazioni provvisorie in occasione dell’Ostensione della Sindone. L’intinerario si conclude al Museo Egizio, orgoglio della città (basti pensare alla sfinge che dà il benvenuto all’ingresso di Torino, arrivando dall’A4), totalmente accessibile, con la possibilità, inoltre, di effettuare dei percorsi tattili per i non vedenti. Che cosa ci si può aspettare di più da una città?».
Fabrizio Marta, come detto, è un blogger giramondo, che ha fatto della propria passione per il viaggio un mestiere. Viaggiare lo mette alla prova, facendogli scoprire i limiti e le possibilità. Negli ultimi anni, poi, ha scoperto il fascino del viaggiare da solo, scegliendo quasi sempre mete molto distanti geograficamente, come gli Stati Uniti o l’Australia, che però gli hanno dato l’opportunità e la sicurezza di essere visitate, in quanto assai accessibili, mentre visitare luoghi più vicini – proprio come l’Italia – può diventare un'”impresa estrema”, in quanto assai inaccessibili!
“Rotex” ha deciso di iniziare a scrivere dei suoi viaggi da “rotellato”, prima di tutto per sensibilizzare sull’abbattimento delle barriere architetoniche, ma anche per incentivare al viaggio coloro che hanno problemi di mobilità. (Silvia Lanza e Davide Prette)
*Una case history è letteralmente la “storia di un caso”, ovvero il racconto di un’esperienza specifica realmente accaduta, che in genere esemplifica e spiega una teoria precedentemente enunciata.
“A museum of everything”: artisti disabili in mostra a Torino
Animali fantastici, disegni fatti di chicchi di caffè, giardini che nascono dai cocci di bottiglia. È sbarcata alla Pinacoteca Agnelli l’esposizione di artisti sordomuti, schizofrenici e down che hanno sfogano attraverso l’arte la propria sofferenza. La mostra rimarrà aperta fino al 29 agosto. Un appuntamento da non perdere
TORINO – La temporanea “A Museum of Everything” è una mostra sull’ossessione: un signore di nome James Brett un giorno iniziò a collezionare “Ogni cosa”, un po’ “Tutto”, in giro per il mondo. Ma gli artisti di cui si occupava non erano persone qualunque, ma outsider, ognuno a suo modo. Nei due piani della Pinacoteca Agnelli dove è ospitata la mostra sono raccolte opere che raccontano vite, destini e anche manìe. Per i numeri, per le parole, per le persone, per il raccontare le proprie esistenze. Nei quadri e negli oggetti si celano vite ai margini: sono opere spesso recuperate nei cassonetti o negli archivi polverosi di ospedali psichiatrici. Molti artisti hanno sentito le voci: alcuni sono schizofrenici, ispirati dal verbo divino a scrivere o dipingere, altri con la sindrome di down, altri che vivono per strada, altri hanno sfogato con il pennello o con la penna la propria sofferenza.
Dell Schau aveva paura delle navicelle volanti degli ufo; Judith Scott era sordomuta e comunicava creando bozzoli sospesi nell’aria, animali fantastici racchiusi in un gomitolo; Radler era schizofrenico: era ceramista e in istituto gli vennero dati fogli e pennelli per raccontare la vita e le persone che vivevano assieme a lui nel luogo di cura: ne nascono dipinti straordinari; Tichy aveva l’ossessione per le donne e le fotografa di nascosto e ovunque e in tutti i loro movimenti; Felipe Jesus Consalvos era cubano e lavorava per una ditta di sigari: con le etichette di questi ha ricoperto violini, vasi, qualsiasi cosa. Bill Traytor (1854-1949) visse la schiavitù, si ritrovò in strada e a 83 anni iniziò, con il disegno, a rappresentare quello che vedeva: figure stilizzate, animali.
Insomma: oggetti raccolti e pazientemente resi oggetti d’arte, riciclati, riusati: di chi scrive sui tovaglioli da bar, chi per rilassarsi, come il cuoco giapponese Dai, con il pensiero fisso della morte, disegna con finissimo tratto chicchi di mais e di caffè; l’artista non vedente che crea spaventapasseri con cartelli forati da buchi di proiettile (un classico per i piccoli paesi degli Stati Uniti sperduti nel nulla, dove niente sembra mai succedere); il netturbino pachistano Nek Chand che crea un giardino fantastico con resti di ogni tipo: vasellame, bottoni, vetri di bottiglie. E ancora: le lettere alla madre di un paziente schizofrenico con un grande impatto grafico, che dalla sofferenza si trasforma in arte. E anche le tragedie di vite spezzate: la fantesca che si innamora di Guglielmo II e, allontanata, si inventa un mondo fantastico in cui è una nobildonna o la storia di un bambino violato, che venne svelata con il disegno di un mondo fantastico.
Esistenze ricreate e ritrovate, in una mostra del “Tutto che incanta”. Realizzata grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo l’esposizione The Museum of Everything è aperta fino al 29 di agosto alla Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli
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Claudia Cardinale inaugura il 25esimo gay lesbian Film Festival di Torino
Sarà Claudia Cardinale ad inaugurare la XXV edizione del Torino Glbt Film Festival, presentato oggi per la prima volta nella capitale nella sede della regione Piemonte. Proprio nel giorno del suo compleanno, il 15 aprile, l’attrice presenterà ‘Le fil’, un film girato in Tunisia, suo luogo di nascita, da Mahdi Ben Attia. Nella pellicola la Cardinale interpreta Sara, la madre di un ragazzo gay.
‘Da Sodoma a Hollywood’, il Torino Glbt Film Festival si svolgerà dal 15 al 22 aprile in un’edizione ricca di novità: diretta da Giovanni Minerba, la manifestazione si propone in una veste in parte rinnovata, a cominciare dall’immagine realizzata per l’edizione 2010 dal pittore e scultore Ugo Nespolo. “Il buon cinema che siamo riusciti a far vedere e l’intreccio che si è creato tra il pubblico e il festival – ha spiegato all’ADNKRONOS Minerba – ci hanno dato la possibilità di andare avanti in un certo modo. Se non ci fosse stato questo credo che non ci sarebbe ancora il festival”.
Dal rapporto tra genitori e figli omosessuali alla bisessualità, dalla fluidità di genere ai problemi dei gay anziani: sono solo alcune delle tematiche che verranno trattate dal Festival. Temi che dal cinema italiano “non vengono troppo affrontati e laddove lo sono – ha sottolineato Minerba – sono affrontate male”. Dei piccoli film italiani ci saranno ”sparsi tra le varie sezioni – ha detto il coordinatore artistico Fabio Bo – però non tali da meritare il concorso, salvo ‘La capretta di Chagall’”. Nelle selezioni, ha sottolineato Bo, “abbiamo visto pochissimi film italiani”. Il confronto, non solo con le grandi cinematografie, “è veramente tremendo” e, ha concluso, “in Italia la situazione è demoralizzante”.
Una delle novità dell’edizione 2010 è il premio alla carriera ‘Dorian Gray’, che sarà consegnato a James Ivory “per il suo contributo alla causa e un ringraziamento per il suo lavoro”, presente al Festival anche con il suo ultimo film ‘The City of Your Final Destination’, tratto dall’omonimo libro di Peter Cameron. il riconoscimento gli verrà consegnato sabato 17: una statuetta creata da Nespolo che raffigura Oscar Wilde.
Come ogni anno il Festival propone tre sezioni in concorso (lungometraggi, documentari e cortometraggi) sottoposte al giudizio di tre giurie internazionali composte, oltre che da Peter Cameron, Ivan Cotroneo ed Eytan Fox, da Patricia Rozema e Cesare Petrillo per i lunghi, da Giovanni Anversa, Maria Beatty e Massimo Fusillo per i Doc, da Massimo Fenati, Zvonimir Dobrovic e Roberto Cuzzillo per i corti.
Come da tradizione, al Torino Glbt Film Festival ci saranno anche i premi attribuiti dal pubblico. Rispetto alle passate edizioni, le sezioni sono state curate da un nuovo comitato di selezione composto da Fabio Bo (coodinatore artistico) e, tra gli altri, da Angelo Acerbi, Margherita Giacobino e Alessandro Golinelli, tutti capitanati dal direttore e ideatore del Festival. L’intento del gruppo è andare incontro alle esigenze del pubblico e riservare forte attenzione alle istanze socio-culturali della comunità gay.
Sono 175 i film, tra lungometraggi, cortometraggi e documentari in concorso, omaggi (Open Eyes), Midnight Madness, Retrospettiva e Binari, la nuova sezione che racchiude opere fuori concorso. Circa 30 le nazioni presenti, una vera e propria olimpiade del cinema gay. A fare la parte del leone, escludendo dal conteggio “i film che ci hanno cambiato la vita” e gli omaggi, sono gli Stati Uniti con 32 titoli (ma nessuno nel concorso lunghi). Tra gli europei spiccano la Spagna e la Francia, rispettivamente con 13 e 11 film, mentre gli italiani sono 7 (ma solo uno gareggia per un premio nella competizione che riguarda i corti, ‘La capretta di Chagall’).
Per festeggiare il suo XXV anniversario, il Festival presenta una retrospettiva dal titolo “I venticinque film che ci hanno cambiato la vita”: 25 suggestioni scelte tra le pellicole presentate al Festival nel corso di questi anni. Tra i titoli ‘The boys in the Band’ di William Friedkin (Usa, 1970), ‘Desert Hearts’ di Donna Deitch (Usa, 1985) e ‘Tazi Zum Klo’ di Frank Ripploh (Germania 1980), “tre outsiders” come li ha definiti lo stesso Bo, e ‘Happy Together’, di Wong Kar-Way, vincitore della Palma d’oro per la miglior regia a Cannes ’97 e “venticinquesimo” film scelto dal pubblico del web che ha partecipato al sondaggio indetto dal sito del Festival.
Infine, dal 23 al 25 aprile al Nuovo Cinema Aquila di Roma si terrà la manifestazione Queering Roma, festa del cinema a tematica Glbt. Un evento organizzato dall’Associazione Armilla in collaborazione con il Torino Glbt Film e con la collaborazione del Circolo degli Artisti e il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli: saranno proiettati alcuni dei lungometraggi, dei corti e dei documentari presentati quest’anno a Torino.
fonte Adnkronos
Cinema: da Sodoma a Hollywood, al via a Torino il Glbt Film Festival
“I 25 film che ci hanno cambiato la vita” al Torino Glbt Festival. Sono trascorsi 25 anni da quell’aprile del 1986 in cui fu realizzata la prima edizione di una manifestazione “a tematica omosessuale” mai tenutasi in Italia. Oggi, “Da Sodoma a Hollywood” -Torino Glbt Film Festival – gestito e amministrato dal Museo Nazionale del Cinema- e’ il piu’ antico Festival d’Europa e terzo nel mondo, dopo i leggendari “Frameline” di San Francisco e “Outfest” di Los Angeles. Per festeggiare le nozze d’argento, la rassegna di quest’anno in programma all’ombra della Mole Antonelliana dal 15 al 22 aprile, presenta 25 suggestioni scelte tra le tante pellicole presentate al Festival nel corso di questi anni.
Il nuovo comitato di selezione composto da Fabio Bo (coodinatore artistico) e da Angelo Acerbi, Margherita Giacobino, Alessandro Golinelli e dai consulenti (Christos Acrivulis, Flavio Armone, Nancy K. Fishman, Simone Morandi) e capitanato dallo storico direttore e ideatore del Festival, Giovanni Minerba, ha voluto, ancora una volta, essere attento alle esigenze del pubblico, riservando una forte attenzione alle istanze ocio-culturali della comunita’ gay.
Fra i temi in evidenza, l’omofobia anche in paesi come Iran, Camerun e Uganda, il tormentato rapporto genitori e figli, la bisessualita’, non vissuta piu’ come indecisione ma come scelta, i problemi dei gay anziani e soli. A giudicare i titoli in concorso tre giurie tra i cui componenti anche lo scrittore Peter Cameron
fonte Adnkronos