Una barca per i disabili


di Daniela Domenici

Salire in barca con la sedia a rotelle, in Sicilia, ad Augusta, per l’esattezza : da oggi si può grazie a “La forza di Salvo Ravalli”.

Siamo stati l’estate scorsa a bordo de “Lo spirito di Stella”, il primo catamarano  a misura di disabile creato da Andrea Stella dopo l’incidente che lo ha reso paraplegico; ieri abbiamo conosciuto ad Augusta Salvo Ravalli.

E’ un signore di quasi 40 anni che quattro anni fa, per il solito banale incidente con la moto, ha perso l’uso delle gambe, è finito sulla sedia a rotelle. Dopo essere stato ricoverato in ospedali italiani ed esteri, al ritorno a casa, ad Augusta, ha trovato una sorpresa: suo padre, conoscendo il suo profondo amore per il mare, gli aveva regalato una barca e lui si è messo a immaginare e disegnare modifiche, insieme a Marcello Ferro, per renderla accessibile a chi, come lui, fosse “rotellato”, termine preso in prestito dal giornalista Franco Bomprezzi.

Salvo Ravalli ha trovato chi mettesse in opera le sue idee, la Effenautica di Francesco Ignoti e Filippo Saraceno, sempre ad Augusta, che in sei mesi di lavoro, dal dicembre 2009 all’aprile di quest’anno, hanno reso accessibile questa barca a cui Salvo ha voluto dare il nome di sua figlia: “Roberta”.

In questa sua “voglia di mare accessibile” Salvo è riuscito a trovare l’appoggio del Circolo Nautico San Gaetano, nel golfo Xifonio ad Augusta, dove “Roberta” è ormeggiata: può salire e scendere dal pontile alla barca e viceversa, non c’è alcuna barriera architettonica anche a livello di servizi igienici negli edifici del club.

In pratica, senza scendere in troppi dettagli tecnici, la barca è stata “allungata” a poppa di circa un metro per ospitare una piattaforma a cui si può accedere con la carrozzina, il motore fuoribordo può essere spostato con un “power lift” quando passano le carrozzine ed è stato calcolato che questo “passaggio” sia di 70 cm perché la loro larghezza è, in genere, di 60 cm, come ci ha detto Salvo. La poppa della barca può contenere fino a 4 carrozzine. Anche il sedile del guidatore è stato adattato alle esigenze di un “rotellato” con dei braccioli in modo da spostarne il baricentro ad hoc.

Salvo Ravalli ha trovato appoggio anche in una onlus di Augusta, Il Faro, presieduta dall’infaticabile Giovanni Spadaro, che ha preso a cuore questa iniziativa e ha creato, per iniziare, delle magliette con il logo “la forza di Salvo Ravalli”.

Ora il sogno di Salvo Ravalli è quello di mettere a disposizione dei disabili, sia psichici che fisici, di Augusta e dintorni la sua barca per delle passeggiate a mare come ha fatto, appunto, Andrea Stella col suo catamarano ma, per far questo, ha bisogno di sponsor che credano in questo suo progetto.

Sexy in carrozzina: parola di Antonietta Laterza


di Luca Baldazzi

Chi l’ha detto che una donna disabile non può essere bella e mostrarsi un po’? “Io mi sento una sirena postmoderna, solo che ho la carrozzina al posto della coda. Le barriere a volte ce le abbiamo dentro”. La filosofia di vita di una cantautrice

Antonietta Laterza

ROMA – “Chi sono io? Un’opera d’arte vivente. Un’installazione mobile, per di più. Sulla mia due ruote elettrica, vedi?”. E giù una risata che risuona forte sotto i portici. Quando gira in carrozzina per il centro di Bologna, Antonietta Laterza si diverte un mondo. “Soprattutto a vedere le facce della gente, se appena appena mi vesto un po’ scollata e appariscente. Niente di esagerato, eh? Non ho nemmeno la parrucca blu che uso spesso in scena. Eppure si voltano ancora a guardarmi: certe donne anziane di traverso, certe ragazze con gli occhi fuori dalle orbite, gli uomini poi… quelli sono sempre arrapati. Insomma, mi fanno sentire una Maddalena peccatrice. Ma perché, una donna in carrozzina non può essere sexy e mostrarsi un pochino? Le altre sì e io no? Ma andiamo!”.

Cantautrice (quattro dischi all’attivo), attrice (ha collaborato con Carlo Verdone nel film “Perdiamoci di vista”), performer teatrale e presidente dell’associazione Sirena project-arte e diversità, Antonietta Laterza è soprattutto se stessa. Su e giù dal palco, come direbbe Ligabue, la storia non cambia: è quella di una donna che non si fa imporre limiti dalla poliomielite che l’ha costretta sulla sedia a ruote fin dalla prima infanzia. La potete incontrare sul suo blog: www.antoniettalaterza.wordpress.com. Intanto si racconta.

Lei sembra giocare a ribaltare tutti gli stereotipi e i tabù sulla sensualità e la bellezza, sul corpo e sul sesso…
“Io mi sento un po’ una sirena postmoderna. Come le creature dei miti greci che seducevano i naviganti, e che danno il titolo anche al mio nuovo spettacolo. Solo che ho la carrozzina al posto della coda. Sono per metà miss Mondo e per metà mostro: voi, mi raccomando, guardate solo la metà di sopra. Lo dico scherzando ma lo penso davvero: ognuno di noi dovrebbe fare della propria vita un’opera d’arte. Perché la vita può essere difficile, bisogna prenderla con ironia e sapersi valorizzare. Le barriere ce le costruiscono intorno, ma tante volte ce le abbiamo dentro”.

E Antonietta Laterza le barriere le butta giù a colpi di provocazioni?
“Ma se parlo tanto di eros e sesso, amore e diversità, non è in modo gratuito. Rovescio gli schemi, ma lo faccio quando mi sento colpita da una valutazione discriminante. Perché, ripeto, una donna in carrozzina non può essere sexy? Io ho cercato mille sfide nella vita, ho sedotto uomini e ne sono stata sedotta, ho avuto una figlia, sono salita giovanissima su un palco per cercare di conquistare gli altri con la mia voce, una chitarra e una carrozzina. E poi di recente ho capito una cosa”.

Cioè, si spieghi meglio…
“Oggi la mia ‘diversità’ è diventata veramente un valore aggiunto. Perché la presunta perfezione fisica ora si raggiunge facilmente con la chirurgia estetica, che ci rende tutte uguali. Le donne si rifanno il seno per diventare maggiorate. Poi magari, come è successo a una mia amica, se lo fanno nuovamente ridurre perché altrimenti viene la scoliosi. Ma il fatto è che rincorrere la perfezione fisica è un comportamento infantile. Le donne diventano tutte fotocopie, ‘bellezze’ stereotipate modello veline. Ma è una bellezza artificiale, costruita. E finisce che l’uomo si stufa. Così la diversità assume valore: sto diventando una merce rara! Magari fra un po’ le ragazze faranno a gara per imbruttirsi ed essere diverse. Ma scherzi a parte, sono ottimista. Un po’ sta passando il messaggio che la diversità è preziosa. E questo vale per tutti, non solo per le persone disabili”.

Ma dove sta di casa la bellezza autentica, quella che non si rimedia dal chirurgo?
“Ti rispondo con un luogo comune, ma io l’ho sempre trovato giustissimo. Più una persona è positiva, spiritosa e bella dentro, più diventa affascinante. La bellezza interiore migliora lo sguardo e l’aspetto fisico. Alla fine è tutta una questione di personalità, e quella non si compra. Non puoi mica fare un intervento chirurgico alla personalità”.

E le donne di carattere e positività ne hanno da vendere…
“Io ho la fortuna di conoscere donne ‘toste’ che sanno ribaltare i conformismi e gli stereotipi. Come le mie amicheSyusy Blady e Jo Squillo, la scrittrice Caterina Cavina e tante altre. In generale, però, oggi le donne sono in fase di transizione. Siamo come crisalidi, non ancora farfalle: dobbiamo cambiare pelle per realizzarci. Sul piano della parità sociale sono stati fatti passi avanti, ma resta tanto da fare per vincere l’insicurezza, l’aggressività… abbiamo molte barriere mentali da superare”.

A proposito, e con le barriere fisiche e architettoniche per i disabili come andiamo?
“Maluccio. Ne abbattono di vecchie, e intanto ne costruiscono di nuove. Anche qui, sarebbe ora di cambiare tutti mentalità. Proprio l’altro giorno, in un teatro dov’ero in scena, non c’era il gabinetto attrezzato per i disabili. Risultato: mi sono tenuta la pipì dalle due di pomeriggio, quando abbiamo iniziato le prove, fino a tarda sera dopo la fine dello spettacolo. Bella, eh, la vita da diva”.

da http://www.superabile.it

“Paradiso-Inferno A/R”, storia di un trombettista jazz disabile


Dopo l’incidente che gli ha causato la tetraplegia, Vincenzo Deluci torna a suonare su un palco grazie a una tromba adattata. Un prototipo di “slide trumpet”, una tromba che al posto dei pistoni ha una coulisse scorrevole come nel trombone a tiro, modellato per le sue limitate possibilità motorie. Il 21, 23 e 25 giugno alla Grave delle Grotte di Castellana (Bari). Voce fuori campo di Peppe Servillo

ROMA – Vincenzo Deluci torna alla musica. Dopo l’incidente stradale che nel 2004 lo ha costretto alla tetraplegia, il giovane trombettista e compositore jazz pugliese sale di nuovo sul palco per suonare dal vivo. E lo fa con “VianDante, Paradiso-Inferno A/R” – il 21, 23 e 25 giugno alla Grave delle Grotte di Castellana (Bari) – grazie alla voce fuori campo di Peppe Servillo, leader degli Avion Travel, e soprattutto grazie all’amicizia di Giuliano Di Cesare, musicista e compagno di tromba fin dai tempi del conservatorio. Insieme, a partire dal 2006, hanno iniziato a progettare il ritorno alla musica live di Deluci. In tre anni sono riusciti a realizzare la loro “invenzione”: un prototipo di “slide trumpet” – una tromba che al posto dei pistoni ha una coulisse scorrevole come nel trombone a tiro – modellato sulle limitate possibilità motorie di Vincenzo, che riesce a muovere lentamente avanti e indietro solo l’avambraccio sinistro. Nel suo spettacolo Vincenzo Deluci rilegge in musica la “Divina commedia” di Dante Alighieri, metafora della vita attraverso la discesa agli inferi e la risalita verso il cielo. Compone così, con il solo ausilio di un puntatore ottico, un’opera inedita, visionaria e corale intarsiata dalle note della sua nuova tromba e impreziosita dalle letture di Peppe Servillo. Il risultato è “VianDante”, un viaggio dal Paradiso all’Inferno, andata e ritorno. Una performance artistica ma che è anche “un’esperienza umana che può toccare inaspettatamente chiunque, nel mezzo del cammin di nostra vita”, si legge nella presentazione. I biglietti si possono acquistare su http://www.bookingshow.com e nei punti vendita convenzionati. Posto unico: 15 euro più prevendita. Informazioni: 349 5291885 begin_of_the_skype_highlighting 349 5291885 end_of_the_skype_highlighting, e-mail: viandante@zonaeffe.it. Per ascoltare uno spezzone dello spettacolo basta andare su YouTube. “VianDante” è anche su Facebook.

da www.superabile.it

Disabile eletta in Consiglio regionale. E il «Palazzo» deve adeguarsi


di Maria Giovanna Faiella

Con la mia inseparabile carrozzella entrerò a Palazzo e saranno costretti ad allargare ascensori e corridoi». Era solo una provocazione politica in campagna elettorale quella di Anna Petrone? Non si direbbe proprio; qualche ostacolo, infatti, c’è davvero alla palazzina F13 del centro direzionale di Napoli, sede istituzionale del Consiglio regionale della Campania. E, per consentire alla neo consigliera in carrozzina di esercitare le sue funzioni, il «palazzo» dovrà adeguarsi, abbattendo le barriere architettoniche ancora esistenti.

STANZE DEL POTERE INACCESSIBILI- «Nelle stanze del potere non sono abituati a occuparsi di noi disabili, né a confrontarsi coi nostri problemi – dice Petrone, consigliera nazionale dell’Unione italiana per la lotta alla distrofia muscolare e presidente dalla Uildm di Salerno -. Di solito i politici ascoltano i nostri bisogni, ma non danno risposte adeguate». Da sempre in prima fila contro le barriere architettoniche che limitano la vita di chi, come lei, è su una sedia a due ruote, la neo eletta porta ora le sue battaglie in Consiglio. «Un dirigente della regione mi ha assicurato che stanno già provvedendo ad adeguare i servizi igienici e a rimuovere le sedie da cinema nell’aula consiliare», afferma.

LAVORI IN TUTTA FRETTA – Sono dunque cominciati in tutta fretta i lavori. «Il nuovo Consiglio dovrebbe insediarsi ai primi di maggio: per quella data dovrebbero aver finito», dice fiduciosa. Nessun ostacolo, invece, all’ingresso dell’edificio che ospita il Consiglio. «Nella palazzina lavora già un disabile – dicono alla regione Campania -. Arriva ogni mattina in macchina davanti all’entrata principale, priva di gradini; prende l’ascensore e raggiunge il suo ufficio». L’ ufficio di Anna, invece, sarà nella palazzina F10, insieme a quello del suo gruppo politico, il partito democratico. «Mi hanno assicurato che lì non dovrei avere problemi a muovermi sulla mia sedia, anche il bagno dovrebbe essere accessibile».

da www.corriere.it

Sul filo di una ragnatela


di Roberto Puglisi

Chi scrive, da bambino, ebbe in regalo un costume da Uomo Ragno, ai tempi di un Carnevale lontano. I bambini dell’epoca attribuivano poteri magici ai travestimenti. Il piccolo Goldrake avrebbe sguainato l’alabarda spaziale, il piccolo Superman sarebbe riuscito a volare. E il piccolo Uomo Ragno avrebbe scalato con le mani adesive l’immenso muro bianco del soggiorno. Potenza del costume indossato. Appiccicai perciò il palmo delle mani all’intonaco candido e tentai la salita. Indubbiamente ci rimasi male nel constatare che i presunti sensi di ragno acquisiti erano buoni solo per la fantasia. Mai mi avrebbero aiutato nel mondo dei muri concreti. Io ero e sono un sognatore.  Io ero un disabile.

Cos’è la disabilità? E’ una mutilazione, è una distanza siderale tra le possibilità del corpo e la durezza delle cose. Vuoi camminare sulla strada e non ci riesci? Sei un disabile. Vuoi arrampicarti su un muro e non ci riesci? Sei un disabile.  L’influenza del paradosso è ovvia. Tuttavia, l’handicap non è solo una mutilazione oggettiva, è la relazione che si intreccia con un contesto che non accoglie, perché respinge. Conosciamo quali siano le difficoltà dei disabili al cospetto delle usanze incivili palermitane, per esempio. Ma se le carrozzine avessero strade piallate, passaggi liberi… Se tutte le sedie a rotelle del mondo avessero davanti a loro un campo infinito senza ostacoli (e veri diritti al posto di una compassione pelosa), resterebbe la mutilazione del corpo, si attenuerebbe l’umiliazione dello spirito, con lo smorzarsi delle difficoltà fisiche e della fatica.

Come fate a non capirlo, voi che posteggiate sulle strisce o nei parcheggi riservati? Pensate che sia una questione di disagio momentaneo? Pensate che i disabili siano pedanti perché basterebbe aggirare l’ostacolo? Come fate a non capirlo? Ogni sassolino sul sentiero di un uomo in sedia a rotelle è una sottolineatura della sua “diversità”, è una corona di spine, è una sbarra che esclude dalla festa dei vivi, è l’umiliazione di una mente vigile costretta in un meccanismo rotto, è una mano che spinge fuori dalla grazia di Dio e dall’amore degli uomini.

Pensateci. E fate penitenza, leggendo i pezzi di questa domenica di “Livesicilia” dedicata alla disabilità. Argomento seccante perché non ci riguarda, riteniamo. Invece in America hanno inventato delle magliette per normodotati con la scritta: “Corpo temporaneamente abile”. In fondo, la normalità è un transito, perché la decadenza, prima o poi, è un corpo – ops, un porto – sicuro. Saremo tutti bambini in costume da Carnevale, davanti a un muro bianco, insormontabile. Siamo anime appese al filo esile di una ragnatela.

da www.livesicilia.it

Treviso, bimba down insultata al ristorante: “Con figli così rimanete a casa”


Orribile episodio di nei confronti di una piccola disabile a . «Quando si hanno dei figli è meglio restarsene a casa», infastidito dal gioco di una bimba seduta nel tavolo vicino, il cliente di un di ha apostrofato così i suoi genitori.

Per non turbare ulteriormente la bambina, lì per lì il padre non ha reagito all’offesa ma, non volendo far passare sotto silenzio questo «atto di inciviltà», ha scritto una lettera alla Tribuna di .

«L’ho fatto perchè simili scene non accadano più – spiega il papà – In un istante quell’uomo è riuscito a rovinare una tranquilla serata, ma non ho voluto che mia figlia assistesse a una scenata che avrebbe trasformato un bel ricordo in un trauma». La famiglia – padre, madre e quattro bambine dai tre ai nove anni – aveva appena finito di mangiare la pizza e, in attesa del caffè, una cameriera intratteneva la più grande facendola giocare con dei ritagli di carta.

Un foglietto è inavvertitamente volato sul tavolo vicino, dove un signore stava cenando insieme alla famiglia e ad alcuni amici, cadendo vicino ad un piatto: la reazione è stata quella frase brutale e intollerante che ha creato il gelo, ma di fronte alla quale nessuna delle altre persone sedute al tavolo ha avuto nulla da eccepire.

«Cose del genere non devono succedere – dice il titolare della – Se avessi assistito alla scena avrei allontanato quel cliente arrogante e cattivo. Di clienti così facciamo volentieri a meno».

da www.blitzquotidiano.it