Sul filo di una ragnatela


di Roberto Puglisi

Chi scrive, da bambino, ebbe in regalo un costume da Uomo Ragno, ai tempi di un Carnevale lontano. I bambini dell’epoca attribuivano poteri magici ai travestimenti. Il piccolo Goldrake avrebbe sguainato l’alabarda spaziale, il piccolo Superman sarebbe riuscito a volare. E il piccolo Uomo Ragno avrebbe scalato con le mani adesive l’immenso muro bianco del soggiorno. Potenza del costume indossato. Appiccicai perciò il palmo delle mani all’intonaco candido e tentai la salita. Indubbiamente ci rimasi male nel constatare che i presunti sensi di ragno acquisiti erano buoni solo per la fantasia. Mai mi avrebbero aiutato nel mondo dei muri concreti. Io ero e sono un sognatore.  Io ero un disabile.

Cos’è la disabilità? E’ una mutilazione, è una distanza siderale tra le possibilità del corpo e la durezza delle cose. Vuoi camminare sulla strada e non ci riesci? Sei un disabile. Vuoi arrampicarti su un muro e non ci riesci? Sei un disabile.  L’influenza del paradosso è ovvia. Tuttavia, l’handicap non è solo una mutilazione oggettiva, è la relazione che si intreccia con un contesto che non accoglie, perché respinge. Conosciamo quali siano le difficoltà dei disabili al cospetto delle usanze incivili palermitane, per esempio. Ma se le carrozzine avessero strade piallate, passaggi liberi… Se tutte le sedie a rotelle del mondo avessero davanti a loro un campo infinito senza ostacoli (e veri diritti al posto di una compassione pelosa), resterebbe la mutilazione del corpo, si attenuerebbe l’umiliazione dello spirito, con lo smorzarsi delle difficoltà fisiche e della fatica.

Come fate a non capirlo, voi che posteggiate sulle strisce o nei parcheggi riservati? Pensate che sia una questione di disagio momentaneo? Pensate che i disabili siano pedanti perché basterebbe aggirare l’ostacolo? Come fate a non capirlo? Ogni sassolino sul sentiero di un uomo in sedia a rotelle è una sottolineatura della sua “diversità”, è una corona di spine, è una sbarra che esclude dalla festa dei vivi, è l’umiliazione di una mente vigile costretta in un meccanismo rotto, è una mano che spinge fuori dalla grazia di Dio e dall’amore degli uomini.

Pensateci. E fate penitenza, leggendo i pezzi di questa domenica di “Livesicilia” dedicata alla disabilità. Argomento seccante perché non ci riguarda, riteniamo. Invece in America hanno inventato delle magliette per normodotati con la scritta: “Corpo temporaneamente abile”. In fondo, la normalità è un transito, perché la decadenza, prima o poi, è un corpo – ops, un porto – sicuro. Saremo tutti bambini in costume da Carnevale, davanti a un muro bianco, insormontabile. Siamo anime appese al filo esile di una ragnatela.

da www.livesicilia.it

La diversità non è un vicolo cieco


La diversità non è un vicolo cieco

di Matteo Schianchi

A Tel Aviv sono in corso le riprese di un breve film totalmente ideato, girato e interpretato da persone cieche. È la storia di una ragazza nata cieca che si sente poco accettata dalla famiglia. Allora scappa. Incontra un ragazzo con il quale intraprende alcune gite in moto e sul mare. Un giorno, anche il ragazzo perde la vista a causa di una malattia.

L’idea del film è venuta alla direttrice di un centro di servizi per ciechi, dopo aver scoperto la passione di alcuni utenti per le videocamere e la loro competenza nel maneggiarle. La lavorazione è adattata alla disabilità del cast e probabilmente in alcune fasi interverranno persone vedenti.

Non conosciamo gli esiti finali del film, né se potremo vederlo, la trama è troppo scarna (e facilmente banalizzabile) per poter fare previsioni. Forse sarà un cattivo e inutile esperimento, forse un colpo di genio ben riuscito, forse un fenomeno commerciale, forse sarà completamente ignorato.

Di certo sarebbe interessante vederlo. Non perché fatto da disabili o per cedere a buoni sentimenti, ma con la speranza e il piacere di poter vedere un film diverso, nel suo modo di essere concepito, girato, realizzato, narrato.

La diversità, il guardare il mondo da un altro punto di vista, è interessante quando trova (cioè è messo nelle condizioni e riesce ad esprimersi) per creare e produrre altro, nell’arte e nella vita di tutti i giorni. Non quando cerca maldestramente e a fatica di rincorrere la normalità, per farsi accettare o per conformarcisida www.superabile.it