Onorevole, come parla?


di Roberto Puglisi

Onorevole, ma come parla? E meno male che Nanni Moretti non traffica e non bazzica dalle parti dell’Ars. Onorevole, ha presente la scena di “Palombella rossa”, quando la giornalista intervista l’ombroso Nanni, utilizzando termini orrendi come “cheap” e consimili, e si becca un dovuto ceffone? Ecco. Non arriviamo a tanto, però forse uno schiaffetto (tenue e affettuoso, per carità) sarebbe ben meritato.
Alcuni esempi. Quando uno sta per finire il suo intervento, non è elegante mormorare “concludo dicendo”. Lo insegnano alle scuole elementari, se uno ha la ventura di averle praticate.  Dà un’impressione di eccessiva considerazione per i propri discorsi che – si tenga forte onorevole – non cambieranno la storia dell’umanità. E poi perché, quando ci si riferisce a questa o a quella categoria, egregio onorevole, le scappa un: “Questi soggetti”? Questi chi? Soggetti o complementi oggetti?  E perché il riferimento grammatical-burocratico? Queste persone, proprio no? Perché sa, onorevolissimo, coloro che battono le nocche, fino al sangue, sulla porta dei palazzi del potere o soffrono in silenzio, questo sono: persone.  E infine, lasciando stare altre facezie come “questa questione”, i congiuntivi massacrati, i trapassati a miglior vita, gli avverbi scellerati…  Tralasciando tutto l’abominevole resto, perché quegli interventi “anema e core” in cui lei, caro onorevole, finge di essere un uomo nuovo, un marziano estraneo alle tematiche di palazzo, anche quando ha le piaghe da quasi decubito, per il troppo lungo attaccamento alla poltrona?
Sì, onorevole, ci vorrebbe un ceffone alla Moretti. O forse basterebbe una porzione di poesia, per riflettere sulle cose umane. Basterebbe un verso di Edgar Lee Masters: “Diffidate dell’uomo che oggi ha il potere e una volta portava una sola bretella”.

da www.livesicilia.it

Gesti inutili? Alle donne non sfuggono


Il cervello femminile risponde più rapidamente di quello maschile alle azioni prive di senso. Ad accorgersi dell’errore, rivela uno studio italiano, sono in entrambi i neuroni specchio

 Bastano circa 200 millisecondi al cervello per accorgersi che un’azione è stupida, inutile o semplicemente un errore. A quello delle donne però basta anche qualcosa di meno. A compiere questa opera di identificazione, come spiega Alice Mado Proverbio dell’Università di Milano-Bicocca (inseme a Federica Riva e Alberto Zani dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Cnr di Milano) sulle pagine di Neuropsychologia, sono i neuroni specchio.

Queste cellule nervose si attivano quando un soggetto ne vede un altro compiere un’azione e sono alla base dell’empatia e delle relazioni sociale (Vedi Galileo). La loro attività è maggiore quando si osserva un’azione con uno scopo (afferrare un oggetto per usarlo) rispetto a quando se ne guarda una non finalizzata (prendere un frutto e buttarlo invece di mangiarlo); sono quindi in grado di attivare un circuito neuronale capace di distinguere tra azioni sensate e azioni inutili.

Per esaminare questa capacità, i ricercatori milanesi hanno coinvolto 23 studenti universitari, sia maschi sia femmine, e hanno chiesto loro di osservare 260 immagini. Contemporaneamente gli scienziati registravano da 128 sensori l’attività cerebrale stimolata dalla visione. Le immagini utilizzate ritraevano persone nell’atto di compiere azioni di diverso tipo: in alcune i soggetti si dedicavano a normali attività quotidiane come lavarsi o brindare; in altre, invece, compivano azioni completamente prive di scopo. Ai partecipanti tuttavia non era chiesto di distinguere esplicitamente tra un’azione appropriata e una non appropriata.

Le analisi dei dati ottenuti con i sensori hanno mostrato tuttavia un riconoscimento automatico delle azioni insensate, immediatamente successivo alla visione dell’immagine: a partire dai 170 ai 200 millisecondi con un picco di attività (riconoscimento di un errore) tra i 450 e i 600 millisecondi. Il cervello femminile è quello che ha mostrato un’elaborazione più rapida rispetto a quello maschile, e un’attivazione dei neuroni specchio presenti nelle aree cerebrale più legate all’affettività (corteccia cingolata e del sistema limbico). Negli uomini invece ad attivarsi era l’area più “razionale”(corteccia orbitofrontale).
 
“Questi risultati sembrano suggerire una maggiore suscettibilità femminile alle azioni incongruenti”, ha spiegato Alice Mado Proverbio “e forniscono nuove prove dell’esistenza dei neuroni specchio anche negli esseri umani, e del loro ruolo nei comportamentali sociali complessi di imitazione, apprendimento e valutazione dell’appropriatezza”. (c.v.)

Riferimenti: Neuropsychologia doi:10.1016/j.neuropsychologia.2010.01.015

da www.galileonet.it

“La potenza del pensiero”


“Avete commesso degli errori, avete molto sofferto… Dimenticate
quegli errori e quelle prove, e sforzatevi di proiettarvi
nell’avvenire. Pensate che siete figli e figlie di Dio, pensate
che siete predestinati ad avvicinarvi alla perfezione del vostro
Padre Celeste. Immaginate quello stato straordinario di
dilatazione, di gioia, di pienezza, e già lo assaporerete, lo
vivrete: per voi esso si sarà realizzato.
Se dovete affrontare una situazione temibile, come ad esempio
superare un esame, subire un’operazione o comparire di fronte a
un tribunale, iniziate a preoccuparvi già parecchi giorni prima
chiedendovi cosa accadrà, e vivete già penosamente quei
momenti… E quando pensate che state per incontrare l’uomo o la
donna che amate, anche allora vivete quel momento in anticipo e
già ne provate gioia. Perciò, siccome il pensiero può
proiettarvi in un avvenire molto prossimo, perché non dovrebbe
potervi proiettare in un avvenire lontano? La potenza del
pensiero è una realtà e il discepolo deve imparare a servirsene
per accelerare la propria evoluzione.”

Omraam Mikhaël Aïvanhov

Museo Lombroso, lezione di “errori” della scienza


di Monica Maiorano

Dal 26 Novembre a Torino è aperto al pubblico il Museo di antropologia criminale, meglio noto come Museo Lombroso per evocare chi ne fu l’iniziatore originario.

Ciò che i visitatori si troveranno ad osservare sono dei reperti anatomici se osservati con occhio scientifico, ma al contempo macabri se si pensa all’immaginario che essi evocano.

Crani, resti scheletrici umani, cervelli umani, resti scheletrici animali, corpi di reato utilizzati per compiere delitti, ferri di contenzione, maschere mortuarie, manufatti e disegni di alienati, migliaia di fotografie di criminali, folli e prostitute, abiti di briganti, persino modelli di piante carnivore.

Molti dei reperti osservabili derivano dalla raccolta personale che Cesare Lombroso accumulò lungo il corso di tutta la sua vita e che arricchì negli anni con reperti inviati anche da altri studiosi, professori, medici carcerari, direttori di manicomi, anatomo-patologi che condividevano le sue teorie.

Lombroso sosteneva che le condotte atipiche del delinquente o del genio sono condizionate prevalentemente da fattori involontari quali l’ereditarietà e le malattie nervose. In particolare sosteneva la tesi secondo cui i comportamenti criminali sarebbero determinati da predisposizioni di natura fisiologica che spesso si rivelano anche esteriormente nella configurazione anatomica del cranio. Lombroso era convinto che la costituzione fisica sia la più potente causa di criminalità e, nella sua analisi, egli attribuiva particolare importanza al cranio. Studiando il cranio del brigante Vilella, Lombroso rilevò che nell’occipite, invece di una piccola cresta, c’era una fossa nota oggi come “fossetta di Lombroso”, che riteneva trattarsi di un carattere degenerativo più frequente negli alienati e nei delinquenti che classificò in quattro categorie: i criminali nati con specifiche peculiarità anatomiche, fisiologiche e psicologiche, i criminali alienati, i criminali occasionali e quelli professionali.

Non solo, considerando anche altre parti del corpo umano arrivò a sostenere che il “delinquente nato” ha generalmente testa piccola, fronte sfuggente, zigomi pronunciati, occhi mobilissimi ed errabondi, sopracciglia folte e ravvicinate, naso torto, viso pallido o giallo, barba rada.

A distanza di oltre un secolo si è pensato di riproporre la raccolta “Lombroso” per offrire al pubblico non un museo degli “orrori”, ma la possibilità di una lettura ragionata del concetto di devianza e di tutte le manifestazioni ad esso associate, criminalità, asocialità, malattia mentale, demenza, ma anche genialità.

Una tale scelta è legata al fatto che molti problemi affrontati da quei ricercatori sono quanto mai attuali, il museo rappresenta la possibilità di comprendere che oggi la scienza, a differenza del periodo positivista, non ha più alcuna certezza assoluta di poter raggiungere una soluzione definitiva a questi ed altri problemi, una grande lezione di “errori” della scienza.

Fonte: Galileo.

Sbagliando…non si impara


di Monica Maiorano

sbagliando non si imparaSi è sempre detto che sbagliando s’impara, a quanto pare invece, sono i successi che favoriscono gli apprendimenti. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Neuron.

Per apprendimento s’intende l’insieme dei processi che, provocando una modificazione dei vecchi modelli di comportamento o l’acquisizione di nuovi, consente all’individuo una migliore conoscenza ed un migliore adattamento all’ambiente. Nell’apprendimento è quindi implicato un cambiamento nell’interazione tra il comportamento dell’organismo e gli eventi ambientali.

Gli studi condotti sul comportamento delle scimmie, da Earl Miller insegnante di Neuroscienze al Massachusetts Institute of Technology hanno dimostrato che proponendo un compito, l’animale quando raggiunge un risultato positivo, memorizza l’informazione di aver compiuto il gesto corretto e tende a ripetere lo stesso comportamento nel tempo. In caso invece di errore è stato osservato che non si ottengono miglioramenti neanche in tempi successivi.

Alle scimmie veniva proposto un videogioco: se appariva sullo schermo un uomo con la pipa gli animali dovevano voltarsi verso sinistra. Se appariva un semaforo, dovevano voltarsi a destra. L’unico modo per imparare l’associazione giusta era procedere per tentativi, attraverso una serie di successi ed errori. Nel frattempo Miller e i suoi colleghi misuravano l’attivazione dei neuroni delle scimmie in due aree cerebrali specifiche, la corteccia prefrontale, che armonizza pensieri e azioni e l’area dei gangli basali che controllano i movimenti.

E’ stato osservato che voltandosi dal lato sbagliato, le scimmie non ricevevano nessun premio, l’attivazione dei loro neuroni durava meno di un secondo e nei tentativi successivi non compariva alcun miglioramento. Mentre in caso di risposta corretta e quindi ricompensa, l’attivazione delle cellule celebrali durava molto a lungo: cinque secondi circa, il tempo necessario per arrivare alla domanda successiva.

La ricerca dimostra dunque che almeno a livello dei neuroni si impara di più dai successi che dai fallimenti.

Studi simili sono stati condotti, all’università di Leida, sugli uomini e pubblicati sul Journal of Neuroscience. Sono state evidenziate delle differenze a seconda dell’età dei volontari. Nei bambini tra 8 e 9 anni funziona molto bene il meccanismo dell’apprendimento attraverso i successi. A 12 anni anche i fallimenti cominciano a lasciare il segno sulla memoria del cervello. Da adulti invece si impara in maniera altrettanto efficiente sia nel caso di successi che insuccessi.

La conclusione dunque è che l’apprendimento è un fenomeno complesso, ancora oggi non si dispone di una teoria in grado di coglierne tutti gli aspetti ma è comunque sostanzialmente riconosciuto il fatto che vi siano più tipi di apprendimento diversi tra loro e diversi i fattori che lo influenzano.

Fonte: Repubblica.it

Museo Lombroso, una lezione di “errori” della scienza


di Monica Maiorano

cesare lombrosoDal 26 Novembre a Torino è aperto al pubblico il Museo di antropologia criminale, meglio noto come Museo Lombroso per evocare chi ne fu l’iniziatore originario.

Ciò che i visitatori si troveranno ad osservare sono dei reperti anatomici se osservati con occhio scientifico, ma al contempo macabri se si pensa all’immaginario che essi evocano.

Crani, resti scheletrici umani, cervelli umani, resti scheletrici animali, corpi di reato utilizzati per compiere delitti, ferri di contenzione, maschere mortuarie, manufatti e disegni di alienati, migliaia di fotografie di criminali, folli e prostitute, abiti di briganti, persino modelli di piante carnivore.

Molti dei reperti osservabili derivano dalla raccolta personale che Cesare Lombroso accumulò lungo il corso di tutta la sua vita e che arricchì negli anni con reperti inviati anche da altri studiosi, professori, medici carcerari, direttori di manicomi, anatomo-patologi che condividevano le sue teorie.

Lombroso sosteneva che le condotte atipiche del delinquente o del genio sono condizionate prevalentemente da fattori involontari quali l’ereditarietà e le malattie nervose. In particolare sosteneva la tesi secondo cui i comportamenti criminali sarebbero determinati da predisposizioni di natura fisiologica che spesso si rivelano anche esteriormente nella configurazione anatomica del cranio. Lombroso era convinto che la costituzione fisica sia la più potente causa di criminalità e, nella sua analisi, egli attribuiva particolare importanza al cranio. Studiando il cranio del brigante Vilella, Lombroso rilevò che nell’occipite, invece di una piccola cresta, c’era una fossa nota oggi come “fossetta di Lombroso”, che riteneva trattarsi di un carattere degenerativo più frequente negli alienati e nei delinquenti che classificò in quattro categorie: i criminali nati con specifiche peculiarità anatomiche, fisiologiche e psicologiche, i criminali alienati, i criminali occasionali e quelli professionali.

Non solo, considerando anche altre parti del corpo umano arrivò a sostenere che il “delinquente nato” ha generalmente testa piccola, fronte sfuggente, zigomi pronunciati, occhi mobilissimi ed errabondi, sopracciglia folte e ravvicinate, naso torto, viso pallido o giallo, barba rada.

A distanza di oltre un secolo si è pensato di riproporre la raccolta “Lombroso” per offrire al pubblico non un museo degli “orrori”, ma la possibilità di una lettura ragionata del concetto di devianza e di tutte le manifestazioni ad esso associate, criminalità, asocialità, malattia mentale, demenza, ma anche genialità.

Una tale scelta è legata al fatto che molti problemi affrontati da quei ricercatori sono quanto mai attuali, il museo rappresenta la possibilità di comprendere che oggi la scienza, a differenza del periodo positivista, non ha più alcuna certezza assoluta di poter raggiungere una soluzione definitiva a questi ed altri problemi, una grande lezione di “errori” della scienza.

Fonte: Galileo.