Museo Lombroso, lezione di “errori” della scienza


di Monica Maiorano

Dal 26 Novembre a Torino è aperto al pubblico il Museo di antropologia criminale, meglio noto come Museo Lombroso per evocare chi ne fu l’iniziatore originario.

Ciò che i visitatori si troveranno ad osservare sono dei reperti anatomici se osservati con occhio scientifico, ma al contempo macabri se si pensa all’immaginario che essi evocano.

Crani, resti scheletrici umani, cervelli umani, resti scheletrici animali, corpi di reato utilizzati per compiere delitti, ferri di contenzione, maschere mortuarie, manufatti e disegni di alienati, migliaia di fotografie di criminali, folli e prostitute, abiti di briganti, persino modelli di piante carnivore.

Molti dei reperti osservabili derivano dalla raccolta personale che Cesare Lombroso accumulò lungo il corso di tutta la sua vita e che arricchì negli anni con reperti inviati anche da altri studiosi, professori, medici carcerari, direttori di manicomi, anatomo-patologi che condividevano le sue teorie.

Lombroso sosteneva che le condotte atipiche del delinquente o del genio sono condizionate prevalentemente da fattori involontari quali l’ereditarietà e le malattie nervose. In particolare sosteneva la tesi secondo cui i comportamenti criminali sarebbero determinati da predisposizioni di natura fisiologica che spesso si rivelano anche esteriormente nella configurazione anatomica del cranio. Lombroso era convinto che la costituzione fisica sia la più potente causa di criminalità e, nella sua analisi, egli attribuiva particolare importanza al cranio. Studiando il cranio del brigante Vilella, Lombroso rilevò che nell’occipite, invece di una piccola cresta, c’era una fossa nota oggi come “fossetta di Lombroso”, che riteneva trattarsi di un carattere degenerativo più frequente negli alienati e nei delinquenti che classificò in quattro categorie: i criminali nati con specifiche peculiarità anatomiche, fisiologiche e psicologiche, i criminali alienati, i criminali occasionali e quelli professionali.

Non solo, considerando anche altre parti del corpo umano arrivò a sostenere che il “delinquente nato” ha generalmente testa piccola, fronte sfuggente, zigomi pronunciati, occhi mobilissimi ed errabondi, sopracciglia folte e ravvicinate, naso torto, viso pallido o giallo, barba rada.

A distanza di oltre un secolo si è pensato di riproporre la raccolta “Lombroso” per offrire al pubblico non un museo degli “orrori”, ma la possibilità di una lettura ragionata del concetto di devianza e di tutte le manifestazioni ad esso associate, criminalità, asocialità, malattia mentale, demenza, ma anche genialità.

Una tale scelta è legata al fatto che molti problemi affrontati da quei ricercatori sono quanto mai attuali, il museo rappresenta la possibilità di comprendere che oggi la scienza, a differenza del periodo positivista, non ha più alcuna certezza assoluta di poter raggiungere una soluzione definitiva a questi ed altri problemi, una grande lezione di “errori” della scienza.

Fonte: Galileo.