Quannu moru faciti ca nun moru


di Daniela Domenici

Rosa Balistreri è morta 20 anni fa, il 21 settembre 1990, e per non dimenticarla il musicista catanese Pippo Russo ha immaginato e organizzato una serata a lei dedicata, “Faciti can nun moru”, che ha avuto luogo ieri sera al cortile Platamone a Catania che traboccava di pubblico nonostante il tempo minacciasse ancora pioggia: un vero spettacolo nello spettacolo.

Per rendere omaggio alla “cantantessa” siciliana per eccellenza, la prima e la più grande, Pippo Russo ha raccolto sul palcoscenico alcuni formidabili artisti a iniziare da Margherita Mignemi che ha saputo, con il suo calore e la sua padronanza della lingua siciliana, fare da perfetta e simpatica “trait d’union” tra i vari momenti musicali.

E’ salita sul palco per prima Laura De Palma che, con la sua chitarra e la sua voce potente e dolorosa, ha interpretato uno dei brani più celebri e dolorosi di Rosa, “Li pirati a Palermo” su testo del poeta Ignazio Buttitta. Dopo di lei è stato il turno di Gabriella Grasso, anche lei con la sua chitarra, che ha cantato una delle poche canzoni allegre e ironiche della Balistreri “’A pinnola”. Terza interprete a salire sul palco Rosita Caliò che non ha incontrato il nostro personale (e sottolineo solo di chi scrive) gradimento sia per la lunghezza della ballata che per la quasi inesistente comprensione del testo.

Dopo tre interpreti femminili è stato il turno di Carlo Muratori che con la sua voce calda e la sua simpatia trascinante ha prima cantato “Cantu e cuntu…”, una dei brani forse più celebri  della Balistreri per poi interpretare, con rabbioso dolore, una sua creazione scritta subito dopo gli attentati del ’92 ai giudici Falcone e Borsellino.

Da una porta laterale del cortile Platamone sono entrati poi, in fila come tanti menestrelli con i loro strumenti, i Lautari che sono saliti sul palco per interpretare due brani della Balistreri prima di accogliere Rita Botto che hanno “accompagnato” musicalmente in “’A curuna” e “Lu matrimoniu”: una tale perfetta empatia da meritare gli applausi più prolungati, quasi una standing ovation.

E’ toccato poi ad Alfio Antico “collaborare” magicamente con i Lautari; il grande percussionista si è divertito a suonare due suoi tamburi e a cantare alcune ninnananne-scioglilingua in lingua siciliana: ancora una volta ha dimostrato la sua classe inarrivabile.

Ha concluso la serata Otello Profazio per il quale gli anni non sembrano essere mai trascorsi; non ha bisogno di parole di presentazione, ha scoperto e portato al successo Rosa Balistreri oltre che averla aiutata, come mi ha dichiarato poco prima dello spettacolo, nella creazione di alcune sue canzoni ed è stato forse l’ultimo ad aver cantato con lei pochi giorni prima della sua morte improvvisa vent’anni fa. Ci ha regalato, accompagnato anche lui dalla sua immancabile chitarra, alcuni suoi celebri e indimenticabili successi.

Quannu moru faciti can un moru: Rosa non è morta, è ancora viva tra di noi con le sue canzoni.

Rita Botto in concerto


di Daniela Domenici

Ancora un successo per Rita Botto e i suoi musicisti: ieri sera la piazza del municipio di Carlentini in provincia di Siracusa era colma di gente, nonostante il tempo atmosferico non proprio clemente, per applaudire il suo concerto nell’ambito della ricca rassegna estiva che Carlentini sta regalando ai suoi cittadini. Come ha ben sottolineato in apertura il presentatore Silvio Breci si è voluto dare un segnale forte di questa volontà di cultura ospitando i musicisti proprio davanti al Municipio appena restaurato, illuminato e aperto alle visite fino a tarda sera; e Breci ha voluto anche salutare, celato tra il pubblico, un ospite di riguardo, Alfio Antico, grande percussionista partito da questa terra verso il successo e venuto a salutare la protagonista della serata.

I musicisti che hanno accompagnato Rita in questo suo concerto sono gli stessi che avevamo già applaudito all’Antico Mercato di Ortigia e che ormai hanno creato con lei un perfetto legame musicale arricchito di empatia, affetto e sorrisi scambiati durante i tanti brani in scaletta; ecco i loro nomi: Carlo Cattano ai fiati, Giuseppe Finocchiaro alla tastiera, Ruggero Rotolo alla batteria e Giovanni Arena al contrabbasso.

Rita ha iniziato la serata con “Amuri amuri”, un canto che veniva intonato durante la raccolta dei limoni, per proseguire con “’A curuna” e “Lu matrimoniu”. Ed ecco uno dei brani più celebri e amati della tradizione siciliana “Cu ti lu dissi” che Rita ha voluto dedicare all’amico Alfio Antico. Quinto brano “Curri cavallo mio”, il canto del carrettiere, con uno stupendo assolo di Cattano al flauto e quindi “Ritango”, una canzone ironica, scritta da Rita Botto su un ritmo di tango, in cui si parla di corna. Ha proseguito con “Rosa” quindi la dolorosa “I pirati di Palermo” di Ignazio Buttitta in cui riecheggia il triste refrain “n’arrubbaru lu suli/arristammu a lu scuru/Sicilia chiangi”. Subito dopo Rita si è esibita nel suo formidabile “Scioglilingua”, un vero e proprio banco di prova linguistica da lei ancora una volta superato con apparente facilità, per poi regalarci la stupenda “Stranizza d’amuri” di Franco Battiato e concludere con una canzone della tradizione siciliana “C’è la luna ‘n mezzu ‘u mari”. Non potevano mancare due bis regalati al pubblico che li ha richiamati applaudendo: “Lu pisci”, immortale canzone portata al successo da Domenico Modugno, e una delicata e intima “Sulu pittia”.