Il timballo del gattopardo


di Daniela Domenici

Cosa succede quando un attore con la passione per la cucina e uno chef con la passione per il teatro s’incontrano casualmente nella loro terra natale, la Sicilia, patria dei più grandi autori teatrali e delle prelibatezze culinarie più squisite?

“Il timballo del Gattopardo” che ha debuttato ieri sera al Palazzo dei Congressi di Taormina per la regia di Giancarlo Sammartano e le scenografie di Antonello Geleng è il risultato di questo incontro; Carlo Cartier, attore teatrale e televisivo di fama, si è affidato alla penna di Rosario Galli, autore di molte sceneggiature e docente universitario, per creare un testo che descrivesse questo incontro teatro-gastronomico e ha poi chiamato l’amico e conterraneo Carmelo Chiaramonte, chef “free lance” (come ama definirsi) di fama mondiale per interpretare insieme questa piece.

In una scenografia in cui trovano spazio una tavola elegantemente apparecchiata per tredici convitati e una comoda cucina sui cui fornelli verrà davvero cucinata la cena si muovono i due protagonisti che racchiudono in sé sia la tradizione del teatro martogliano nell’uso ironico della lingua siciliana da parte del “nipote” Carmelo che quella del beckettiano “En attendant Godot” nell’attesa, da parte del protagonista “anziano”, di una baronessa che non arriverà mai.

Durante la preparazione di questo banchetto Cartier e Chiaramonte, armati di padelle, ma soprattutto di ricette antiche e gustose, raccontano la Sicilia e le sue origini gastronomiche da Archestrato di Gela, capostipite dei cuochi poeti e filosofi, fino a Brancati e Camilleri, passando per l’Abate, Meli, Verga, De Roberto, Tomasi di Lampedusa e Vittorini.

Nonostante l’improvviso e imprevisto calo di voce, Carlo Cartier, con grande professionalità, è riuscito a interpretare questo suo “zu Saro” che con note dolenti e malinconiche rievoca un passato d’amore solo immaginato con la Baronessa mentre il nipote, alquanto scettico, con la sua verve e il suo pragmatismo tenta di arginare con ironia questo fiume di ricordi dello zio.

Ci piace concludere con due note che hanno a che fare con la passione di chi scrive per l’attenzione a certi particolari inconsueti, forse: la prima, i due protagonisti hanno le stesse iniziali di nome e cognome, una casualità che forse racchiudeva già “in nuce” quest’incontro? E poi il numero degli invitati al banchetto-fantasma, tredici, e delle portate per ciascuno, quattro, la cui moltiplicazione dà 52 come le settimane di un anno in cui le stagioni sono quattro, un’altra casualità voluta dall’autore per sottolineare come questo testo sia sempre attuale spaziando da autori siciliani dell’antichità fino ai nostri contemporanei?

Gastronomia e letteratura siciliana insieme sul palcoscenico: “Il timballo del Gattopardo”


di Daniela Domenici

Quando il destino fa incontrare un attore teatrale che ama la buona cucina e uno chef che ama recitare ecco che la magia è fatta e con l’aiuto di un formidabile autore nasce “Il timballo del Gattopardo”.

Se poi l’attore, lo chef e l’autore sono tutti e tre siciliani doc, pur se residenti altrove, con la sicilianità nel sangue, con tutti i suoi sapori odori e colori unici e inconfondibili, allora la magia è ancora più bella.

L’attore in questione, Carlo Cartier, che nonostante il cognome francese è originario di Modica (ha alle spalle un curriculum artistico, tra televisione e teatro, troppo lungo per essere riassunto qui) ha avuto l’idea di unire la gastronomia siciliana con alcuni dei grandi autori siciliani che dai tempi della Magna Grecia a oggi hanno parlato di cucina, hanno descritto dei piatti, nelle loro opere.

L’autore a cui si è affidato Cartier per dare corpo con le sue parole a questa sua idea è Rosario Galli, drammaturgo, regista e docente al DAMS di Roma(anche lui con un curriculum artistico troppo esteso per un riassunto in questa sede) che ha prima tentennato nell’accettare questa proposta e ha poi accettato scrivendo inizialmente un monologo cucito addosso a Cartier.

Poi c’è stato l’incontro con lo chef Carmelo Chiaramonte, anche lui modicano, con la passione per la recitazione; Carlo Cartier ha voluto subito coinvolgerlo in questo suo progetto e l’autore, Rosario Galli, ha quindi trasformato il monologo iniziale in un dialogo tra due chef che stanno preparando un banchetto per la morte di una baronessa, il cosiddetto “consolo” in dialetto siciliano; e mentre cucinano davvero sul palcoscenico declameranno brani tratti dalle opere di autori siciliani di ieri e di oggi fino a una conclusione che stamattina alla conferenza stampa non ci hanno voluto svelare per non toglierci il piacere di andarli ad applaudire la prossima estate quando debutteranno a Catania per poi portare questo spettacolo così particolare in giro per la Sicilia e, si spera, nel resto della penisola.

La regia di questo spettacolo è di Giancarlo Sammartano e la scenografia di Antonello Geleng che per precedenti impegni di lavoro non hanno potuto essere presenti questa mattina al teatro Brancati a Catania.

http://iltimballodelgattopardo.blogspot.com/

“Il timballo del Gattopardo” al teatro Brancati di Catania


Giovedì 1 Aprile alle ore 11.30 conferenza stampa di presentazione dello spettacolo ”IL TIMBALLO DEL GATTOPARDO”, scritto da Rosario Galli, interpretato da Carlo Cartier e con la partecipazione di Carmelo Chiaramonte, scenografia di Antonello Geleng, per la regia di Giancarlo Sammartano, lo spettacolo debutterà  in PRIMA NAZIONALE ASSOLUTA la prossima estate.

Interverranno, l’autore Rosario Galli, il regista Giancarlo Sammartano, i protagonisti Carlo Cartier e Carmelo Chiaramonte e Orazio Torrisi, consulente del progetto.

Si tratta di un evento particolare e del tutto originale : letteratura e gastronomia siciliane si uniscono in una storia dalle tinte noir con incursioni ironiche e divertenti a causa della diversità dei due protagonisti, due chef di grande fama impegnati nella preparazione di un banchetto funebre in onore di una famosa Baronessa.

E, particolarità nella particolarità, durante lo spettacolo alcune delle specialità del banchetto saranno realmente realizzate da Carmelo Chiaramonte, stella in ascesa della ristorazione nazionale, chef irrequieto, creativo e fantasioso, alla perenne ricerca di antiche ricette andate perdute e soprattutto di profumi, odori e sensazioni che, prima del palato, raggiungano l’olfatto, che prima che allo stomaco arrivino al cervello.

A beneficiare della sua opera saranno proprio gli stessi spettatori che alla fine di ogni replica potranno gustare la prelibata cucina siciliana. La presenza di Carmelo Chiaramonte aggiunge quindi una nota di realismo alla rappresentazione permettendo al pubblico di gustare dal vero i sapori e i profumi autentici della Sicilia.

Ma prima della degustazione, la preparazione del banchetto funebre sarà andata avanti tra discussioni e litigi, in una miscela esplosiva di scontri verbali dagli esiti a volte comici a volte drammatici ma sempre di alto livello gastronomico.

Attraverso le loro dispute e lo choc di due culture, due filosofie, due visioni del mondo e non solo culinario, i due protagonisti raccontano la Sicilia e le sue origini gastronomiche, da Archestrato di Gela, capostipite dei cuochi poeti e filosofi, fino a Brancati e Camilleri, passando per l’Abate Meli, Verga, De Roberto, Tomasi di Lampedusa e Vittorini con un fondo comune a entrambi: i colori, i sapori, gli odori, i suoni, le delicatezze e le asperità della loro Sicilia.

Una produzione Associazione Città Teatro in collaborazione con la Provincia di Ragusa il Comune di Ragusa e la Camera di Commercio di Ragusa.