Giusy Versace: dalla moda all’atletica. Di corsa e su due protesi di carbonio


Amputata alle gambe dopo soli 3 mesi di allenamento è già una promessa dell’atletica leggera e gareggerà ai Campionati Italiani di Imola. Prima la sua vita era fatta di aeroporti, trolley in mano e macchine a noleggio; ora di podi paralimpici da scalare e ancora un volo da prendere: quello per Londra 2012 ROMA – Le origini sono a Reggio Calabria, come il cuore, ma il lavoro e la vita da grande sono a Milano, ormai da 10 anni. Lei è Giuseppina Versace, anzi Giusy, ha 33 anni e vanta almeno due record: essere la prima atleta donna con amputazione bilaterale alle gambe in gara a un campionato nazionale di atletica leggera e concorrere al titolo, a soli 3 mesi dal debutto in questa disciplina. L’appuntamento è vicino: Imola, dal 19 al 20 giugno. “Correrò per i colori della mia terra, la Calabria, per l’Asd con noi di Reggio Calabria. Mi sono detta: se devo iniziare questa avventura sportiva, voglio rappresentare la regione da cui provengo”, racconta Giusy, anche se Milano l’ha adottata diventando la sua casa. E le ha offerto un lavoro che farebbe gola a qualsiasi amante della moda: quello di retail supervisor per una nota griffe, in pieno centro. Non l’azienda di famiglia (e il nome che porta parla di un’azienda che fattura cifre da capogiro), ma quello di una casa concorrente, “Per correttezza – dice lei-per non mischiare il lavoro con la famiglia, e anche per curiosità”, una qualità che la caratterizza da sempre e che, insieme a un briciolo di incoscienza, l’ha portata sulle piste d’atletica, appena realizzate le sue protesi sportive da corsa. “Me le ha fatte la Roadrunnerfoot Engineering, azienda che ha fondato il mio amico Daniele Bonacini, ex atleta paralimpico e ingegnere, aprendo di fatto la via alle protesi in carbonio qui in Italia. Perché da noi non esistono altre aziende che lavorino questo materiale, bisogna rivolgersi in Germania, in Islanda o in Francia”. Dall’amicizia con Bonacini è nata la collaborazione con Roadrunnerfoot, di cui Giusy ora è testimonial, e per la preparazione atletica, visto che Bonacini la segue attualmente negli allenamenti. Ma come è cambiata la vita di questa splendida ragazza calabrese, solare, umile, ottimista e di una bellezza magnetica? “Sono invalida a causa del lavoro. Sai, prima due settimane al mese, 4 giorni su 7, ero lontana da casa per lavoro: in giro per il mondo a controllare le boutique che avevano il nostro marchio in franchising, su e giù dagli aerei, negli alberghi, affittavo automobili con la velocità con cui si beve una tazzina di caffè- racconta-. E’ successo durante una delle trasferte, nell’agosto del 2005. Un incidente in cui ho davvero rischiato di morire e a causa del quale ho subito l’amputazione di entrambe le gambe”. Dopo, come è prevedibile, le pedine del gioco non si incastrano più come prima. “Al rientro a lavoro qualcosa è cambiato, certo. Per esempio, ho trovato molte porte chiuse”. E ha cominciato a lavorare nel back office. “Pian piano, però, a gomitate mi sono ripresa la mia scrivania. Ho ricominciato a guidare, ma sono realista: non posso più tenere i ritmi di prima. Ora viaggio molto meno”. In compenso, dirige una Onlus, Disabili no limits, di cui prima si occupava a tempo perso, e che ora è diventato un impegno importante, il lavoro per una causa giusta, come dice lei. “Ci occupiamo di raccogliere fondi per amputati economicamente svantaggiati – dice Giusy-, perché il servizio sanitario non riesce a garantire ausili abbastanza evoluti, fornisce solo protesi base. In più, curiamo progetti come “Emergenza Haiti”, attraverso cui abbiamo spedito kit e protesi per gli adulti e i bambini rimasti feriti nel terribile terremoto”. Poi c’è l’impegno sportivo, cominciato per caso e soprattutto da solo pochi mesi. “Ho messo le mie prime protesi da corsa il 15 febbraio scorso, e ho provato a correre in pista. Risultato? Non sono caduta, e già questo è stato un grande risultato”. Poi ci ha preso velocemente gusto, Giusy, fino a correre in 24 secondi i 100 mt, tempo che le è valso la qualificazione, per la verità non cercata, ai prossimi Campionati italiani, appunto. “Ero anche infortunata, quel giorno: perché la sera prima ero caduta ed avevo il moncone pieno di lividi. Quindi ho pensato che in forma ottimale, e allenandomi, posso far bene”. Non solo ‘far bene’. Infatti, da qui in poi, per Giusy prende vita un sogno grandioso, cui si è messa in testa di dar corpo con tutta se stessa, cominciando allenamenti seri e mirati. “Vorrei essere in gara alle Paralimpiadi di Londra, nel 2012. Pensa, Pistorius al femminile, la prima italiana a correre senza due gambe!”. L’ha promesso a se stessa e al presidente del Cip Calabria Fortunato Vinci che è un caro amico, e a Daniele, ovviamente. Indirettamente, però, lo promette a tutti quelli come lei, ma con meno coraggio e ottimismo, di lei. Ancora un volo da prendere, dunque. Stavolta per Londra, ma non nella settimana della moda. E’ già prenotato.

da www.superabile.it

A Priolo (SR) il 1° campionato regionale di nuoto per diversabili siciliani


di Daniela Domenici

Si è appena concluso con le varie premiazioni il 1° campionato di nuoto regionale per diversabili, provenienti da molte province della Sicilia, presso la piscina Tapsos di Priolo (SR), una struttura costruita ad hoc per accogliere chi soffre di qualunque forma di disabilità.

Fortemente voluto e splendidamente organizzato da Giovanni Spadaro, dell’associazione onlus Il Faro di Augusta, che è riuscito a trovare tanti e diversi sponsor per questo suo progetto, ha visto gareggiare insieme diversabili psichici e fisici, divisi soltanto tra “agonisti” e promozionali”, come mi ha spiegato la gentilissima Cinzia Deliberto, delegata regionale del FISDIR, federazione che raggruppa al suo interno le persone con disabilità psichica mentre i disabili fisici fanno parte del CIP che poi passeranno alla FIN, federazione italiana nuoto, perché i regolamenti degli agonisti diversabili sono gli stessi dei nuotatori normodotati. A una mia domanda specifica la sig.ra Deliberto mi ha spiegato che questi atleti gareggiano in tutte le specialità, come i normodotati, quindi tutti e quattro gli stili e anche la staffetta; le età variavano dagli 8 ai 50 anni e naturalmente hanno gareggiato sia uomini che donne. Era presente anche il vice-presidente Ninni Gambino che ha voluto dire qualche parola sull’evento e che ha poi gareggiato insieme a Giovanni Spadaro, l’infaticabile organizzatore del campionato.

La sig.ra Deliberto ha aggiunto che alle Paralimpiadi di Londra 2012 ci saranno, per la prima volta, anche atleti disabili psichici e che ci sono buone probabilità che partecipi anche qualche siciliano; e a settembre ci saranno in Messico gli internazionali di nuoto per ragazzi con la sindrome di down, oggi numerosissimi e tra i più bravi e agguerriti. Mi ha chiesto, a fine intervista, di poter ringraziare pubblicamente i due tecnici Dario Cerruto e Marco Davì  che hanno collaborato seguendo i campionati in maniera egregia sempre attenti e vicini agli atleti diversabili.

Prima di elencare le società siciliane che erano presenti oggi a Priolo i cui splendidi atleti hanno dato vita a questo evento accolgo l’invito di Giovanni Spadaro, anima di questo evento, che vuole ringraziare gli scout dell’Agesci Augusta 2 e del Masci che si sono prodigati con tanta disponibilità nel far sì che la gara andasse nel migliore dei modi.

Ed ecco i nomi delle società:

–      D’Alba Fiorita di Caltagirone

–      Coperta di Linus di Palermo

–      Life di Acireale

–      Swimming di Caltanissetta

–      Burgaro di Enna

–      Giampi di Catania

–      Come ginestre di Catania

–      Iride di Catania

–      Il Faro di Augusta

–      Torball di Catania

–      Augusta Nove di Augusta

Ci sono stati anche due momenti musicali prima dell’inizio della gara (l’inno di Mameli) e poco prima della premiazione (l’aria “Nessun dorma” di Puccini) a cura di William Grosso alla tastiera e Giovanni Di Mare voce.

E’ superfluo sottolineare le emozioni che ci hanno fatto vivere queste persone insieme ai loro formidabili allenatori, c’è stata sempre una sana competitività e un calorosissimo tifo ma quello che ha colpito di più è stato il notare come vengano trattati come atleti normodotati a tutti gli effetti dai loro allenatori e come l’elemento acqua elimini o comunque diminuisca quegli handicap fisici che fuori costringono a stare su una sedia a rotelle o con le stampelle: in piscina erano tutti uguali, liberi di volare nello stile prescelto e di esultare all’arrivo battendo un cinque con gli amici-allenatori.

Voglio concludere con una delle frasi che mi ha regalato il papà di uno degli atleti, Igor Catalano, un ragazzo down di 18 anni di Enna, che è una forza della natura di simpatia travolgente, un folletto, è attualmente campione italiano dei 50 m dorso e fa anche il batterista “Avere un ragazzo come Igor è un regalo della vita”.

Storia di Salvatore tra lavoro, volontariato e sport


di Simona Amadesi – responsabile Ufficio Stampa
Centro Protesi INAIL
“Vecchio” cliente del Centro Protesi INAIL, il ventiduenne siciliano Salvatore Nitto è campione italiano di lancio del disco disabili, ma anche vicecampione italiano di lancio del peso indoor e ottimo piazzato ai Mondiali del 2009 in Svizzera. Impegnato nel lavoro e nel volontariato – è stato anche in Abruzzo con la Protezione Civile – Salvatore sogna di partecipare alle Paralimpiadi di Londra 2012

Salvatore Nitto sulla pedana del lancio del discoOspite del Centro Protesi INAIL di Vigorso di Budrio (Bologna), Salvatore Nitto, nato a Siracusa 22 anni fa, è un ragazzo sempre sorridente, che tutti gli operatori del Centro conoscono e salutano, anche perché, nonostante la giovanissima età, Salvatore è un “cliente” affezionato. Ha infatti una malformazione congenita agli arti inferiori e da quando aveva appena 14 mesi, cammina con due protesi. Grazie alla nostra vecchia conoscenza, accetta di incontrarmi per raccontare un po’ di sé.

Cominciamo subito con i tuoi successi sportivi.
«Da tre anni sono campione italiano di lancio del disco e detengo il record italiano con la misura di 25 metri e 33 (categoria F 56). Da due anni sono anche vicecampione italiano di lancio del peso indoor. Nel luglio scorso ho partecipato ai mondiali di Nottwil, in Svizzera, classificandomi sesto nel disco, settimo nel peso e ottavo nel giavellotto, con il record personale di 16 metri e 77. Qui però mi hanno cambiato categoria: da F56 a F57, il che comporta una variazione delle misure minime necessarie per la qualificazione. Comunque mi sono già qualificato per i prossimi Campionati Italiani di giugno, nel lancio del disco, migliorando anche il mio personale in disciplina, con 27,33 metri».

Come ti sei avvicinato ai “lanci” e più in generale allo sport?
«Tramite il professore di educazione fisica delle scuole superiori, Emanuele Moscuzza, che mi ha sempre fatto partecipare alle lezioni e non solo assistere, facendomi capire il valore dello sport, anche come aggregazione e partecipazione. Da lì è nato il mio desiderio di fare qualcosa di più; l’ho detto al professore e lui mi ha introdotto nella Polisportiva ASPET di Siracusa, dove ho cominciato a praticare diverse discipline sportive, fino a scoprire la passione per i lanci. Lancio stando seduto su una sedia particolare che, da regolamento, è alta 75 centimetri, compreso il cuscino. Mi siedo sulla parte destra, appoggiandomi sulla gamba sinistra. Fino a poco tempo fa, mi tenevo alla sedia collegando la gamba sinistra con alcune cinghie, ma dalle gare di novembre, carico sulla protesi».

E oltre allo sport, di cosa ti occupi?
«Dopo il diploma di geometra, ho trovato lavoro come stewart di cassa in un negozio di articoli sportivi di Mililli (Siracusa), appartenente a una grossa catena commerciale. Nel tempo che mi rimane, cerco di fare qualcosa per gli altri. Sono volontario nella Protezione Civile e ho anche il corso di primo soccorso. Recentemente, sono stato in Abruzzo per due settimane; precisamente nel paese di Tornimparte. Pensa che il Sindaco ha voluto donarmi lo stemma della città per l’aiuto prestato».

Come mai sei al Centro Protesi, in questo periodo?
«Sono arrivato qui a 14 mesi e ho messo le prime protesi per camminare. Da allora vengo periodicamente e quindi, nonostante abbia solo 22 anni, sono un “vecchio” cliente! Mi sono sempre trovato bene, così come mia madre che mi accompagnava. Quando vengo qui ritrovo un ambiente familiare, perché nonostante il Centro sia diventato sempre più grande, sono gli operatori che hanno un atteggiamento amichevole e mi fanno sentire come a casa. Adesso sono tornato per rifare le protesi, dopo quattro anni e in previsione anche dei Campionati Italiani Indoor di Ancona».

Prossimi obiettivi?
«I Campionati Italiani di Imola, a giugno, poi i Mondiali di agosto in Repubblica Ceca, ma il mio reale obiettivo e il mio sogno sono le Paralimpiadi di Londra 2012. Per cui mi auguro e mi aspetto che facciate tutti il tifo per me!»

da www.superando.it