Spagna. La favola del figlio di Del Bosque


di Lorenzo Alvaro

Il primo a scendere dal pullman dei campioni del mondo è stato proprio Álvaro, affetto da sindrome di down

La Spagna è campione del mondo per la prima volta. Le furie rosse sono tornate a casa ricevendo un’accoglienza degna di veri e propri eroi. Il re, il primo ministro e i tifosi erano lì ad aspettarli. Il momento più emozionante però non è stato il boato della folla, il ringraziamento di re Juan Carlos o il plauso di Zapatero. No, il momento più bello è stato veder scendere dal pullman de la selección Álvaro, un ragazzino down. Una volta sceso ha afferrato la coppa e l’ha alzata al cielo circondato dai giocatori.

Chi è questo ragazzino? Di cognome fa Del Bosque e altri non è che il figlio del ct spagnolo Vicente. Tutto inizia a dicembre quando riesce a strappare al padre (già vincitore di campionato e coppe con il Real Madrid) una promessa. Il bambino infatti si vide rifiutare dal padre, per una questione di professionalità, la possibilità di conoscere i giocatori. Così, per rifarsi, si fece promettere che in caso di vittoria sarebbe stato sul pullman con la squadra in giro per le calle di Madrid a festeggiare. E così eccolo lì. non sta nella pelle dalla gioia. I giocatori intorno, i campioni del mondo, il primo ministro di Spagna. E suo papà, gordito, ciccione bonario ma grintoso, taglia 58 e baffoni poco telegenici, che gli ha regalato quel che tutti i ragazzi sognano. Lo si nota, il giovane Alvaro, con la maglia blu della Spagna addosso. Tutti lo coccolano, tutti gli vogliono un gran bene. Mai, forse, come stavolta, una vittoria mondiale ha fatto bene a qualcuno. Come ad Alvaro Del Bosque e al suo babbo campione.

Di lui il papà parla poco. Ma quando ne parla gli brillano gli occhi «è un fenomeno. È l’allegria di casa nostra. Ed è l’unico che discute le mie scelte come allenatore», ha spiegato ad un giornalista spagnolo.

da http://www.vita.it

“Frenesia d’averti”


di Maria Grazia Vai

Sulle note di Enigma “ I Love you…I’ll Kill You “

 
E’ quest’idea colma di te
di scarlatte, fruttate voglie
Quando t’immagino nell’incavo dorato dei miei sensi
Quando ti stringo fra lo sguardo e le mie vene
E gli occhi – sudano languore

Ed è allora che mi pungi il respiro
Di piccoli tocchi, leggeri – io fremo
Quando mi avvolgi, come una coppa d’argento, fra le tue mani
Quando mi goccioli sopra le labbra
Stille di fuoco – rosea promessa

E’ quel sapore tenero, dolce vermiglio
dei miei rossori, e di bianche lenzuola
Quando mi slacci – ad uno ad uno – ogni pensiero
Quando la voce si fa cristallo e frenesia
di averti

Averti, qui fra le labbra – eterno, languido tormento.