La passione corre sulle note kazake. I giovani talenti conquistano l’Italia


Hanno scelto la musica per creare un ‘ponte’ tra il Kazakistan e l’Italia. Ieri sera la giovanissima Orchestra Euroasiatica dell’Università Nazionale dell’Arte è salita sul palco del Conservatorio Santa Cecilia con la direzione di uno dei grandi maestri del teatro Bolshoi di Mosca, Fuat Mansurov che, oltre a essere musicista, è anche matematico, poliglotta (parla sei lingue) e scacchista a livello agonistico. Il concerto, patrocinato dall’Ambasciata della Repubblica del Kazakistan in Italia, nasce nell’anno della presidenza kazaka di turno dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). “Si tratta di un’orchestra giovane – spiega con orgoglio il direttore – abbiamo un violinista che ha solo sedici anni e anche il più anziano ha ventidue anni. Sono sessantaquattro musicisti di altissimo livello di cui sono molto orgoglioso. Nonostante siano ancora dei ragazzi, sono pieni di talento. Sono tutti artisti capaci di trasmettere intense emozioni con i loro strumenti”. Oltre alle opere classiche dei compositori George Bizet e Aram Khauchaturian, il pubblico italiano è stato conquistato soprattutto dalle melodie folk kazako. La prima parte del programma ha visto i giovani artisti mettersi alla prova con il kui sinfonico ‘Dairabai’ di Erkegaly Rakhmadiev, l’Allegro per orchestra ‘L’oro della steppa’ di Serik Erkimbekov e la Suite ‘Ricordo di Roma’ di George Bizet. La seconda parte ha visto i giovani impegnati nella Suite dall’opera di Lope de Vega ‘La vedova Valenziana’ di Aram Khachaturyan e il concerto per violino e orchestra in do minore.

L’Orchestra Sinfonica Euroasiatica dell’Università d’Arte del Kazakistan è nata nel 1998. Da quegli anni ne ha fatta di strada. A oggi è impegnata in un tour che, dopo aver fatto tappa in Vienna e ieri sera a Roma, li porterà il 27 aprile in Francia a Parigi e il 30 aprile a Mosca in Russia per salire sul palco del conservatorio Tchaikovsky. “Noi con la nostra musica vogliamo dare un contributo all’interscambio culturale e al dialogo tra le nazioni – spiega la violinista Aiman Mussakhajayeva, rettore dell’Università Nazionale delle Arti del Kazakistan -. D’altra parte voglio ricordare che in Kazakistan convivono in pace centotrenta etnie diverse”. Non solo la sua magistrale tecnica e il suo talento nel saper comprendere ‘stili diversi’ le hanno permesso di affrontare con facilità le più difficili composizioni per violino, ma per il suo grande contributo alla cultura, la Mussakhajayeva è stata insignita del titolo di ‘Artista della Pace’ dall’Unesco. “Il pubblico italiano – aggiunge con soddisfazione – è rimasto colpito soprattutto da un nostro brano sinfonico molto vivace: ‘L’oro della steppa’. E’ un pezzo originale nel quale il violino solista esprime l’energia dello spirito e i sentimenti della nostra gente. Un pezzo in cui il compositore riesce a trovare ‘la giusta sintesi’, quel punto di incontro, tra il folclore nazionale e la tradizione orchestrale kazaka con elementi moderni e la tecnica compositiva della fine del ventesimo secolo”.

Sembra di sentire tutta la forza di questa terra dai colori meravigliosi. Cerniera tra Europa e Asia, il Kazakistan è un Paese fiero che non smette di stupire. “Siamo fatti così – spiega il compositore, Serik Yerkimbekov – il nostro segreto è nella tenda, la Yurta, fatta in tre parti: una guarda sempre al cielo, l’ultima sulla terra. La seconda – la metà della tenda – simboleggia gli uomini e le donne che sono il cuore di carne che lega la terra al cielo. Ho voluto con le mie composizioni ricordare questo legame. Si sente il nostro popolo, la nostra energia e credo che l’Italia possa capirla. Per me è una grandissima emozione poter vedere come quest’orchestra riesca a comunicare attraverso le note. La musica può essere un modo per far incontrare i popoli. Queste sono le fondamenta del mio lavoro che vuole dare ‘concretezza ai sogni’. E poi ho sempre desiderato sin da piccolo di poter sentire le mie composizioni nella città eterna”. Un concerto pieno di sorprese quello di ieri sera. Sei giovanissimi in costume tradizionale hanno fatto il loro ingresso dai lati della sala e con la dombra, lo strumento tradizionale kazako, hanno ricamato un piccolo fuori programma. “Il suono – sorride il direttore Mansurov – trasmette la sensazione del trionfo. E’ un battito ritmico con molteplici sfumature di timbro e una potenza straordinaria che trasmette l’ammirazione per la vita”.

Il concerto è stato soltanto il primo passo. Un inizio in grande stile per porre le basi per una collaborazione sempre più stretta tra l’Università Nazionale dell’Arte del Kazakistan e il Conservatorio Santa Cecilia. Nella giornata di ieri è stato firmato un importante documento di interscambio culturale. “Poche pagine di grande valore – dice Edda Silvestri, la direttrice della scuola di musica più importante della capitale – per trovare un punto d’incontro. Per noi è molto importante costruire un ponte con questo Paese che parta proprio dall’arte. I nostri docenti andranno a insegnare lì e faranno dei concerti in questa terra così affascinante. La forza di questo accordo è che un ‘documento aperto’. Ci conosceremo e, sulla base dei reciproci interessi culturali, vedremo quali collaborazioni instaurare”. Un punto di partenza per conquistare obiettivi sempre più ambiziosi. “Per noi è importante – spiega il Ministro Consigliere, Nurlan Zhalgasbayev – far conoscere la nostra cultura nel mondo. In particolare nel vostro Paese a cui siamo molto legati. Non dimentichiamo che i kazaki sono detti gli italiani d Asia. Un concerto si tiene nell’anno per noi importantissimo della presidenza di turno dell’OSCE e ha un forte valore simbolico. Una stretta di mano per favorire l’amicizia e la collaborazione tra i popoli di cui vogliamo essere vessillo”.

fonte Adnkronos