Quando si dice avere degli scheletri nell’armadio… A York, nella regione inglese dello Yorkshire, gli abitanti si sono ritovati nei giardinetti di casa più di ottanta scheletri dalla testa mozzata. Gli inquietanti resti, si è scoperto, appartengono a del gladiatori romani vissuti 1800 anni fa. Ad attestare l’età degli scheletri è stata l’Università del Central Lancashire. La loro “professione” di gladiatori è dimostrata invece dai segni dei morsi di leone e di colpi di martello. Ma la prova regina nel riconoscimento degli antichi natali degli scheletri è venuto dall’esame delle braccia: le ossa, tutte di uomini giovani e robusti, mostravano segni che fanno dedurre un maggiore sviluppo del braccio destro, caratteristica descritta dagli scrittori latini come comune agli schiavi addestrati fin dalla giovane età. Dagli esami sui denti è emerso poi che gli uomini provenivano da numerose province romane, tra cui il Nord Africa, uno dei tradizionali luoghi di provenienza dei gladiatori. “Non ci sono altri cimiteri di gladiatori così ben conservati in nessuna altra parte del mondo”, ha dichiarato Michael Wysocki, professore di antropologia e archeologia presso l’università del Central Lancashire, che ha aggiunto: “Nulla di simile a quei morsi è mai stati rinvenuto su uno scheletro romano. E’ molto improbabile che questo individuo fosse stato attaccato da un leone o da una tigre tornando dal pub a York 2.000 anni fa”. Kurt Hunter-Mann, membro della York Archeological Trust è d’accordo sull’importanza del morso: “E’ una delle prove più significative. Il morso di un grosso carnivoro – probabilmente un leone, ma anche una tigre o un orso – deve per forza essere stato provocato in un’arena”. Le precedenti teorie riguardo all’identità degli scheletri sono tante. Alcuni avevano ipotizzato che si trattasse di alcuni aristocratici la cui rivolta era stata fermata da Caracalla. Altri sospettavano un rito pagano che terminava con la decapitazione, altri ancora temevano si trattasse dello sterminio di una minoranza, forse cristiani.
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Inghilterra, padre Jones: “Rubare è lecito per i poveri”

Sarà pure l’ottavo dei Dieci Comandamenti, “non rubare”, ma in tempi di crisi lo si può anche dimenticare. Così la pensa un prete anglicano di York, in Inghilterra: in una predica ai suoi fedeli, ha dichiarato che il furto è un peccato, ma che è comunque accettabile e comprensibile che una persona povera rubi da un grande negozio o da un supermercato, quando ne ha davvero bisogno.
Intervistato dalla Bbc riguardo all’insolito contenuto del suo sermone, Padre Tim Jones, vicario della diocesi di St Lawrence e St Hilda, ha spiegato che rubare da un negozio è comunque una cosa più morale che la rapina o la prostituzione.
«Quando, come società, non ci curiamo delle persone più vulnerabili, preferirei che queste persone rubassero un pacco di ravioli da 80 centesimi, anzichè ricorrere ai crimini più terribili. Non dico che rubare ai negozi sia giusto. È sbagliato, ma a volte è l’unica opportunità che lasciamo a certe persone», ha detto.
Nella sua predica di domenica scorsa, il parroco aveva affermato: «Il mio consiglio, come prete cristiano, è di rubare ai negozi. Non lo dico perchè credo che il furto sia una cosa buona e priva di danni. Non lo è affatto. Consiglio anche alla gente di non rubare da negozi piccoli a conduzione famigliare, ma dalle grandi catene nazionali, dato che la perdita viene assorbita da tutti noi con prezzi più alti».
I commenti del parroco non sono piaciuti al consorzio dei negoziati britannici, il cui portavoce Richard Dobbs ha detto: «Speravo che un parroco più di ogni altro capisse ce vi è una chiara differenza tra ciò che giusto o sbagliato e che rubare è sbagliato in ogni circostanza».