“Il brusio dell’assenza”


di Tiziana Mignosa

Urla sottovoce

il vuoto

anche quando sotto la cesta colma delle ore

gioca a nascondino.

Coi divertimenti vani

di nulla si disseta

e d’attese innaffia

gli appassiti fiori senza sole.

Risa menzognere

camuffano

la bruna spina

amarezza che forte grida.

Per non sentire altro male ancora

d’appassionate note

ubriaca l’esistenza

ma in agguato ama rimanere.

E tormento di nuovo dà

anche quando

accendendo di stupore il tuo sorriso

sostiene d’essere tuo amico.

“Accarezzando le mie malinconie”


di Tiziana Mignosa

Danzano i tratti morbidi

sui passi lenti

e intanto a te giungono

i miei sorrisi zuppi.

Realtà stagnanti

in questo pieno vuoto dove conto

i sì che di me ne fanno

il suo balocco.

E’ a passi nudi che sugli aguzzi cocci

si sgretola la personalità mondana

mentre raccolgo perle rosse e trasparenti

per farne collane saldaconto.

Frammenti di materia diventano fulgide fantasie

particelle colorate d’arcobaleno

aquiloni svolazzanti levitano festosi

sopra tutti i crucci.

E’ la tua mano che io cerco

invisibile conforto in questo tempo duro

mentre ancora a denti stretti

sorvolo il sottobosco della vita.

A te rivolgo la leggerezza del pensiero

quando controvento piango

imboccando la via che i piccoli

dedicano alla follia

quando nella notte del giorno pieno

mi accoccolo dentro il caldo abbraccio tuo

e chiudendo gli occhi stanchi

scivolo nel sogno che non conosce inganno.

Volano via le rondini


Sussurrata a quattro mani dal respiro poetico di Marco Casini e Maria Grazia Vai

sulle note del Concerto di Aranjuez Adagio di Joaquin Rodrigo

Pindarici distratti
simbolici e tonanti

– I sogni –

nel vuoto pan di zucchero
che il fato ha costruito

dove finisce l’anima
e il cielo si scolora

Tra foglie
di papavero appassito

e la voce
di un cantore senza nome

– Volano via le rondini –

Chimere, fragili
come cristalli d’acqua

– poesie –

Nel pianto di una rosa
sulla neve partorito

dove si posa il vento, e
cantano gli aquiloni

Ritornerò
frammento d’anima e dolore

nei labirinti,
e i mormorii del cuore

Dove tornano
e vanno a stridere
– e a morire,

anche i gabbiani –

Il retino acchiappa-farfalle


di Angela Ragusa

Cosa sarà di noi
quando in briciole sparse
diverrà il nostro sogno,
quando pure il ricordo
ogni attimo avrà cancellato
e solo vuoto abiterà
le stanze della memoria…

Cosa sarà del tempo intessuto
tra fili di passione e sentimento,
quando diverrà irto e spinoso
da lacerare anche ultimi brandelli
di un amore che si specchiava
nei laghi della verità…

Cosa sarà di questo cencio
abbandonato tra i dispetti,
pezza vecchia e lercia
sporca di fango,
trascinata nel mare
delle incomprensioni…

Cosa sarà di me
se mai smetto
di leccare le ferite,
(chiudo gli occhi e non immagino)
animale senza tana
(stringo forte il mio retino)
vagabondo tra i pensieri…
(in cerca di farfalle me ne andrò).

“Zero”


di Tiziana Mignosa

L’amore senza amore
è come un corpo senz’anima
involucro attraente
che ha smarrito la sostanza.

Ghiaccio arroventato
si scioglie con la calura
guardando in fondo all’occhio
c’è solo vuoto e fuga.

Sulle lancette esegue l’ardito ballo
passione senza battito
illude impacchettando
il tondo dello zero.

“Frammenti di me”


di Angela Ragusa

Triste questo giorno
che lascia segni di inquietudine
all’animo mio sospinto…

Solo vuoto languente
di gocciole fioche
che candela consuma
sotto occhi screziati
di affanno e speranza.

Non scalda il mio cuore
carezza cercata…
…e aspetto che il tempo
mi porti con se ,
che consumi
di vita l’anelito,
afferando nel pugno
degli attimi suoi
fragili e delicati
frammenti di me.

“Alle spalle dei funamboli”


di Tiziana Mignosa

Sulle note di Ashram – Entry Into Ashram

 Anche quando gioca a nascondino

dietro i fatui luccichii del tutto

furtivamente prende posto

quello che è il temuto vuoto.

Stridula voce

che in mille pezzi strappa il cuore

e di fare inebri allora il tempo

commedia e i suoi attori

funamboli senza talento sui fumi del pensare.

Tra singhiozzi impercettibili

senza intralci

silenzioso si fa strada coi sospiri

segni stilizzati

sul vetro che s’accoppia col vapore.

Echi di risate altisonanti

e retrogusto amaro

la porta in faccia sbattono

a quel sommesso grido

che vorresti tanto … non avere mai udito.