“Settembre sulla pelle”


di Tiziana Mignosa

Senza sapere come

ti ritrovo lungo la traiettoria del mio sguardo

visione che carezzo

mentre sto guardando

dove invece dovrei vedere.

.

Nessuno percepisce il gusto pieno

quello che furtivo m’assaporo

voglia d’assecondar la voglia

e mentre si diffonde il desiderio

gocciolo miele sulla tua preziosa essenza.

.

D’audacia sussurro allora dolci note al tuo orecchio

parole in sintonia coi fatti

flussi intensi di piacere

a intreccio sui bisbigli accalorati

che in verità dicono ben altro.

.

Ghirigori a lunghe onde

vanno e poi ritornano

invisibili gli intrecci

sul gioco inconfessato

che informa senza parlare.

.

E adesso che anche il tempo

pesa di più dietro alle spalle

mi chiedo perché non t’ho mai incontrato prima

e poi chissà

come sarebbe stato.

.

Ma quando i passi avevano

la vista tutta davanti

c’era ben altro a cui pensare

e mentre io tramavo l’oggi

chissà tu dove orbitavi.

.

E pure gli occhi

di piacere mi si colmano anche adesso

ora che il tuo fascino col tempo

t’ha reso il viso un po’ sgualcito

e bello, forse, pure più di prima.

.

E mica serve che io mi dica

che anche se ne avessi avuti venti

pure così saresti stato al centro

perché quello che di te vedo

è quello che da sempre avrei voluto avere.

.

“Figlie del cielo d’agosto”


di Tiziana Mignosa

Ci sono pagine

scritte con inchiostro di sole

giornate figlie del cielo d’agosto

attimi come raggi di splendore

capaci di scaldare il cuore dell’inverno.

Inattesi

destano la notte

ma dopo poco

e quando ancora addosso vivi il morbido tepore

ritorna tutto come prima

ma basta solo lanciare indietro l’Amo della mente

per riafferrarle e riviverle intensamente

sorsi di chiarore che ti lasciano sul viso

la luminosa scia

di un dolcissimo sorriso.

“Sfiorami”


di Claudio Crastus

Se un giorno

ti lascerai dietro le spalle

tutti questi cancelli sbarrati

i visi severi, giocondi, tristi

dei ragazzi sepolti quaggiù

lascia di te un solo ricordo

ti prego!

Quando saprai di non dover tornare

guardami una volta sola

come si sprofonda nel cuore di un’amante,

cogli, amore, tutta la polvere

che sovrasta il mio cuore,

soffia e spazza via le mille spine

che inconsapevolmente mi hai piantato

una alla volta sul petto.

Sfiorami il viso,

le labbra,

i capelli

affinché le mie paure si smaterializzino.

Non ricordo più

la sensazione che trasmette una carezza,

un bacio,

un attimo di gioia;

non se solo tu mi parli e sfiori

riesco a immergermi nei tuoi occhi belli e neri

incastonandomi nel tempio del tuo cuore.


da http://urladalsilenzio.wordpress.com


“Lungo il soffio dell’estate”


di Tiziana Mignosa

Sei l’estate che mi stuzzica

il pensiero che accompagna le ore deste

poesia

che di rosso si lascia scivolare

dolce miele alle pareti.

Sei il respiro

delicato sulle palpebre socchiuse

dita affusolate

brivido

sopra l’arco della schiena.

Voglio trovarti

lungo il soffio dell’estate

quando la cicala alla calura canta

e la goccia scende

gusto e voglia sulle labbra.

Sei l’assaggio

che dal ghiaccio del cubetto

sul calore della pelle goccia

contrasto e desiderio

centuplicano il piacere.

Come vento che m’afferra nella notte

sui leggeri polpastrelli

amo raccattare

il fremito tuo nello sfiorarmi

e la luna guarda.

Sei il sorriso

che sul viso mi si specchia

quando mi spalmi gli occhi lungo il corpo

o quando

silenzioso attraversi la mia mente.

“Segreto d’amore”


di Angela Ragusa

Agita soffio di labbra
perfora spazi sospinti
nel segreto che ingabbia parole
e mute celano un dire indicibile…

Storia , peccato,incontro d’amanti.
E assiste il mare,
suono notturno di violini a sfiorare
il viso suo, contrasto passione,
alla mani che insinuano
profili di seni spumeggianti di bianco.

Nascosti dal cielo,ladri d’amore
nicchia incavata una fossa di sabbia
a coprire l’inganno al resto del mondo ,
a scoprire la gioia di un amore rubato.

Senza lacrime nè cielo


di Angela Ragusa

Trasforma il sogno la realtà.
L’incanto si è svelato
e polvere così sfuma
dai sandali tuoi rossi…

Salice piangente
si specchia sul tuo viso.

Dietro quelle sbarre,
destino indecifrabile
assurdo nei perché
che non lasciano risposte.

Verde come mela,
mani non ebbero riguardo .

Non riesci più a danzare
nelle ore senza tempo ,
tutto è fermo a quel ricordo
che non smette di svanire.

Dietro l’angolo gramigna
soffocò il tuo bel fiore…
ora cresci senza linfa,
senza lacrime ne cielo!

“Indimenticato”


di Angela Ragusa

Magico trovarsi
sui passi di un passato.

Vivo è il ricordo di estati giù in strada
assolate alla calura,
a sognare di futuro, di vita che correva
su ruote sempre sgonfie
di bici sgangherate…

La coppola sormontava
il capo degli anziani, dal viso tutti uguale,
che il sole di ogni giorno aveva stinto fino all’osso…
Le rondini planavano pure al pozzo
a prender acqua, con il becco a preparare
nuovo nido ,nuova prole…

E seduti sulla soglia
del gradino di granito,
nel bicchiere di granita
annegava il vecchio giorno…

Il tramonto così calava
nel paese dei miei nonni.

“Anelito d’amore”


di Angela Ragusa

Tappeto di palpiti, il cuore mio…

I tuoi passi ,lenti e delicati,
sovrastano rosso scarlatto
che illumina il mio viso
e dentro, mi cammini dolcemente
come un “adagio” che prende forma
tra delicate mani d’ artista…

Soffiami l’anima
come polline che svolazza
ora che primavera risveglia
ogni emozione.

Lascia che io fiorisca ai tuoi piedi
e manto di corolle, ricoprirò le tue carezze…

Dolci gocce di rugiada ,
i tuoi sguardi nascosti.
disseteranno di me
ogni anelito d’amore.

“Il cerchio del piacere”


di Tiziana Mignosa

Tre sono le parti
che colgono tre fiori differenti
quelli che tu senza volere mi presenti.
 
Quando ti vedo
le guance ispide avverto sul mio viso
sospiro e mi divido.
 
Gli occhi 
la voglia delle mani alimentano
ma poi ti sento
 
fervore della voce
è riso divertito e un po’ mi perdo
 impeto che al sogno sovrappone sogno.
 
La terza si fa verbo a vista
dolcezza e confusione
fin quando rivedendoti ricomincia il cerchio del piacere.
 

“Pulcinella”


di Angela Ragusa

Simula allegria
quel volto pagliaccio
che ostenti alla vita
e agli occhi di chi
cieco non vede
quanto di dolore
è impresso il tuo sorriso
e quanto finzione
in quel viso di maschera
riempie di lacrime
il tuo cuore nascosto…

…attore costretto
dal circo dell’ipocrisia
a camuffare gocce di gioia
e fiori di magia.