“Cose di Sicilia” al teatro Canovaccio di Catania


di Daniela Domenici

Un piccolo teatro-bomboniera di appena 54 posti nel cuore di Catania, il Canovaccio, per accogliere un recital di brani e canti tratti dalla cultura popolare siciliana che Cinzia Caminiti, attrice e cantante, è riuscita a creare, grazie al suo attento e prolungato (quasi 25 anni) lavoro di ricerca in ambito etno-antropologico, basandosi sulle parità e le storie morali di Serafino Amabile Guastella e Salomone Marino, per divulgare e tramandare le tradizioni del popolo siciliano e non perderne la memoria storica; e per questo tutto lo spettacolo è in lingua siciliana, idioma che conserva nella sua struttura e nel suo vocabolario complesso e affascinante tracce delle varie dominazioni che si sono susseguite nell’Isola.

Cinzia Caminiti ha voluto la collaborazione, sul palcoscenico, di un’altra attrice e cantante etnea, Alice Ferlito, per raccontare insieme l’ineluttabilità, l’inesorabilità del destino voluto da Dio e l’atteggiamento del popolo siciliano verso agli eventi che gli accadono alternando testi sacri alle leggende legate alla tradizione del Venerdì Santo in Sicilia e alle poesie di produzione anonima e d’autore.

Un applauso particolare vogliamo tributarlo, tra i tanti “momenti” della serata, a un dialogo divertentissimo del grande Nino Martoglio, intitolato “Il rosario”, in cui la Caminiti e la Ferlito alternano, con una bravura da esperte attrici, la recita del rosario con frasi di puro “cuttigghio” fino all’imprevista ironica conclusione.

Le musiche e i canti popolari e colti, scelti tra i più emblematici e apprezzati dal pubblico, sono stati eseguiti dal vivo da tre musicisti: Stefano La Rosa e Michele Gagliano alle chitarre e altri strumenti a corda e Anna Spoto al flauto e sono anch’essi il risultato di una fruttuosa ricerca svolta in questi anni dall’associazione “Schizzi d’Arte: molto delicato il loro lavoro di arrangiamento che ha fatto da contrappunto all’asprezza del narrato regalandoci momenti di pura poesia.

Cinzia Caminiti, con Alice Ferlito e i tre musicisti, ha voluto concludere il suo recital con l’interpretazione di un classico della tradizione siciliana, “E vui durmite ancora”, intriso di un pathos davvero struggente, senza tempo, una conclusione poetica per una serata magica.