di Monica Maiorano
La Lega Nord torna alla carica contro i precari, in particolare non settentrionali, proponendo di escludere gli aspiranti docenti
provenienti da fuori sede dall’inserimento nelle graduatorie se non residenti nella provincia in cui si produce la domanda.
Il partito del Carroccio fa sapere, dalla voce del capogruppo Mario Pittoni, che la proposta è già stata presentata sottoforma di disegno di legge e sottoscritto da tutti i parlamentari del gruppo.
Considerando il potere indiscusso della Lega Nord a livello politico, il consenso di una parte delle Regioni chiamate in causa, sicuro Lombardia e Veneto, e molto probabilmente anche di alcune sigle sindacali, la Uil Scuola e la Gilda insegnanti che essendosi espresse nei mesi scorsi a favore delle code se ne deduce saranno contrari agli spostamenti interregionali, è molto probabile che il disegno di legge vada avanti.
La Lega e quanti avallano la proposta si giustificano mettendo l’accento sulla mobilità territoriale da nord a sud che destabilizzerebbe le scuole del nord a causa dell’interruzione della continuità didattica.
Probabilmente i Parlamentari leghisti, e molti altri, non conoscono lo studio condotto dalla Fondazione Agnelli sui flussi della mobilità relativi all’anno 2009/10, l’analisi condotta è stata su quanto effettivamente pesano i trasferimenti di riavvicinamento alla propria regione d’origine di docenti del Sud che insegnano nelle scuole del Nord.
Dai risultati ottenuti il peso è irrilevante: i docenti che nel 2009/10 si sono trasferiti da Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino, Veneto, Friuli, Emilia-Romagna a sud sono stati 691, cifra irrisoria che non ha potuto di certo influire sulla qualità didattica.
Dallo stesso studio si evince che rilevante è, invece, la richiesta di mobilità all’interno delle stesse regioni padane: il 95.5% per il caso del Piemonte, il 93.6% per la Lombardia, il 96,2% per il Veneto. Questi dati riguardano i flussi all’interno della regione stessa, sicuramente non causati da docenti del sud che non hanno interesse a spostarsi da una provincia all’altra di una stessa regione, ma da locali padani che, avuto il ruolo in una determinata provincia perché più favorevole, tentano di ritornare presso i propri cari, un diritto da negare, secondo l’ideologia leghista, soltanto ai docenti meridionali.
Art.4 della Costituzione della Repubblica Italiana:
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Quello proposto dalla Lega è, dunque, soltanto un criterio discriminatorio.
“Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l’arte di vivere come fratelli” Martin Luther King.
Fonte: OrizzonteScuola.it