Bau Bau Beach a Marina di Priolo


di Daniela Domenici

“Se aveste mai dormito con un gatto o un cane adagiato sopra il grembo ora sapreste che la metamorfosi è possibile che uomo, gatto e cane sono entità volatili e cangianti, nel sonno condiviso scompaiono le stinte gerarchie cavalieri e fanti”: queste parole scritte su un cartello rosso campeggiano all’entrata del Bau Bau Beach inaugurata da due settimane sul lungomare di Marina di Priolo in provincia di Siracusa, prima spiaggia del genere in Sicilia.

Bau Bau Beach, come recita la frase-slogan della spiaggia, è “una spiaggia per cani d’amare” come tiene a sottolineare il dott. Claudio Di Bari, medico veterinario, anima e motore propulsore di quest’iniziativa a cui il comune di Priolo ha dato in gestione questo lembo di spiaggia per un anno; e aggiunge che Bau Bau Beach è una spiaggia per le persone che imparano, anche grazie a questa iniziativa, come comunicare con il proprio cane, è uno spazio per uomini e animali, per capire che si deve avere una cultura ambientale. Il dott. Di Bari lo definisce addirittura “un presidio zoo-antropologico” dove poter fare educazione cinofila e ambientale.

Ci ha colpito all’ingresso un cartello in cui campeggiano le regole, lo statuto molto severo a cui si devono attenere i padroni dei cani per avere accesso alla spiaggia, ci sembra assolutamente corretto e dettagliato e ci è sembrata una novità curiosa leggere che il Comune di Priolo, oltre ad avere un sindaco attivissimo e pieno di idee interessanti a cui sta cercando di dare corpo, ha anche un…assessore al Mare!!!

E’ bello sottolineare che l’ingresso è totalmente gratuito e dà diritto a un ombrellone, qualche sedia pieghevole e una ciotola per il proprio cane, che ci sono le docce per i padroni e quelle per i cani e anche un percorso di “agility” per mantenerli in forma e farli giocare; è stato indetto un concorso per la migliore poesia sui cani e domenica, ci ha detto il dott. Di Bari, ci sarà anche il primo…concorso canoro!!!

Vaccino provoca autismo: non è vero. Sarà diffusa questa notizia?


Nel 1998 la rivista scientifica Lancet pubblicava uno studio che ipotizzava, solo ipotesi e dubbio di ricerca e non prova provata, che ci fosse un legame tra e casi di nei . Da allora e a ritmo crescente per un decennio l’ipotesi è stata trasformata in allarme e quindi in certezza.

L’informazione medica “fai da te” ha assunto e diffuso l’idea che i possano generare . Veicolo di questa “notizia” sono stati i siti web, ben 55mila ce ne sono dove l’ipotesi di ricerca è stata trasformata in fatto accertato. Ora gli autori della ricerca originaria hanno verificato che l’ipotesi era sbagliata e infondata. Hanno ritirato dalla circolazione il loro stesso studio e la rivista Lancet lo ha conseguentemente escluso dalla letteratura scientifica: non c’è nessun rapporto tra e casi di infantile.

Così funziona la scienza: ipotizza, sperimenta. E accetta l’idea che la sperimentazione possa confermare o smentire l’ipotesi iniziale. La sperimentazione, l’osservazione del reale serve a questo: a confermare o smentire. Funzionerà allo stesso modo l’informazione di massa via web? Quei 55mila siti cancelleranno, smentiranno e daranno la nuova e stavolta provata notizia? E’ lecito dubitarne perché, crescendo e gonfiandosi, espandendosi e riempiendo il grande sito del senso comune, della voce diffusa, la notizia si è caricata di ideologia. Invece che un’ipotesi di lavoro scientifica è diventata la prova della malvagità e della pericolosità di “big pharma”, l’industria dei farmaci.

Ideologia che trasforma i grandi profitti delle industrie farmaceutiche e le loro discutibili scelte sui farmaci da sviluppare (solo quelli che rendono e non sempre quelli che servono) in una sorta di “peccato originale”. Peccato per cui tutto ciò che è farmaco è speculazione, inganno e, in fondo, maleficio. Ideologia che si è consolidata in costume, addirittura in “sapere”. Falso e mitico, ma comunque “sapere”. Decine di migliaia di famiglie solo in Italia credono in perfetta e ignorante buona fede di “sapere” che i fanno male. E quindi non hanno vaccinato i figli contro gli , il , la …Genitori in angoscia per i figli, dimenticando che molti di loro sono vivi e quindi genitori anche perché da piccoli sono stati vaccinati.

La stessa vicenda del vaccino contro l’influenza A è stata percepita sotto la lente distorta dell’ideologia. Si è trattato di un allarme eccessivo da parte dell’Oms e dei governi. Eccessivo però con il senno di poi: cosa avrebbe detto la pubblica opinione se il contagio fosse stato massiccio? Eccessivo allarme all’ombra del quale si sono fatti affari, non c’è dubbio. Ma questo nulla c’entra con la pericolosità dei : il “link” tra farci i soldi sopra e diffondere “ maligni” non esiste se non nel mondo taroccato e semplicistico dell’ideologia. Un mondo che nulla ha a che fare con la scienza. Si può e si deve rimproverare a “Big Pharma” di piazzare sul mercato soprattutto farmaci che curano le affezioni marginali del mondo economicamente sviluppato. Ma non c’è alcuna prova e in fondo non c’è nessuna ragione al mondo, neanche di bieco profitto, per cui dovrebbero spacciare veleno sotto forma di vaccino.

Quindi, facciamo una “prova” scientifica: si vada a vedere nei prossimi giorni quanti dei 55mila siti che hanno accreditato l’equazione vaccino- attingendo a suo tempo dall’ipotesi comparsa su Lancet,  riporteranno le conclusioni definitive e finalmente sicure pubblicate da Lancet.

da www.blitzquotidiano.it