Dalla Sicilia uno schiaffo a Maroni


di Lara Cirinò

Per il tribunale di Ragusa, la circolare del ministro che vieta le nozze ai clandestini non può prevalere sul diritto a sposarsi. E a un albanese irregolare è stato permesso di unirsi in matrimonio con una ragazza italiana. Un precedente che può portare a migliaia di ricorsi

Sei in Italia senza un regolare permesso di soggiorno? Non ti puoi sposare. Lo ha stabilito una circolare del ministero dell’Interno del luglio 2009 collegata alle norme del cosiddetto “pacchetto sicurezza” voluto da Maroni, grazie alla quale alcuni sindaci hanno già bloccato matrimoni che non s’avevano da fare.

La circolare viene applicata da tempo da alcuni sindaci del Nord, soprattutto della Lega. E a Morazzone, un comune nel varesotto, nel 2007 il primo cittadino leghista Giancarlo Cremona ha proposto anche un protocollo tra sindaci per evitare le “nozze di comodo“, mentre il sindaco leghista di Caravaggio, nel bergamasco, ha emesso un’ordinanza contro i matrimoni tra extracomunitari e cittadini italiani con «lo scopo di tappare una grossa falla contenuta nel regolamento dello stato civile di tutti i comuni». A Gallarate, nel giugno 2009, un giovane marocchino, già colpito da decreto di espulsione, e la fidanzata italiana sono stati fermati all’ingresso del municipio dai vigili urbani.

Stava per accadere di nuovo a Ragusa, dove un ufficiale di stato civile aveva vietato le nozze a un giovane albanese di 24 anni, in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno, e alla sua compagna ragusana, ma questa volta il finale ha un happy end che farà discutere. Dopo lo stop dell’ufficiale giudiziario infatti i due ragazzi, entrambi 24enni, non si sono dati per vinti e hanno fatto ricorso al tribunale. Ebbene i giudici hanno accolto l’istanza del loro legale e hanno motivato il provvedimento con la considerazione che «la libertà di sposarsi (o di non sposarsi) e di scegliere il coniuge in assoluta libertà, riguarda la sfera dell’autonomia e dell’individualità e, quindi, una scelta sulla quale lo Stato, che tutela la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, non può interferire».

Egentian Mucaj ed Eugenia Libro così sono tornati in Comune, a Ragusa, e si sono fatti sposare dal sindaco: ora sono marito e moglie.

Il precedente siciliano potrebbe ora aprire la stura a una serie di ricorsi in tribunale per far prevalere il diritto al matrimonio sulla circolare del ministero degli Interni e sulle oridnanze dei sindaci. Nel frattempo le coppie miste in cui uno dei partner non è in regola con le norme sull’immigrazione possono andare a sposarsi a Ragusa: tra capolavori del Barocco e con la brezza dei monti Iblei, non dev’essere peraltro un’esperienza per nulla sgradevole.

E la morale della storia si potrebbe riassumere parafrasando uno slogan caro al centrodestra italiano: l’amore vince sempre su Maroni e su Silvio.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2125494

A un malato di sclerosi multipla concessa la marijuana per uso terapeutico


Il tribunale di Avezzano accoglie la procedura di urgenza per la somministrazione gratuita di un farmaco a base di cannabis, che deve essere acquistato fuori dall’Italia. Primo caso in Italia

pillole farmaceutiche sul palmo di una mano

AVEZZANO – Per la prima volta in Italia a un malato di sclerosi multipla viene concessa la somministrazione gratuita di un farmaco a base di cannabis. Succede ad Avezzano dove il tribunale ha dato ragione ad un malato in uno stata avanzato della malattia che aveva chiesto di essere curato con il farmaco che deve essere acquistato fuori dall’Italia. Il giudice, Elisabetta Pierazzi, si è infatti pronunciato in un procedimento cautelare e urgente promosso da un malato, affermando il diritto alla somministrazione gratuita di cannabinoidi al malato in questione, in rispetto dell’articolo 32 della Costituzione (che afferma il diritto del cittadino alla salute). L’ordinanza considera, infatti, questo diritto prevalente rispetto a norme a fondamento etico che pure di fatto ne limitano l’efficacia.

Secondo quanto riportato oggi dalla pagina on-line de “Il centro”, il malato ha ottenuto un pronunciamento favorevole perché in condizioni di particolare indigenza e perché il farmaco si è dimostrato l’unico mezzo per alleviarne le sue sofferenze. A spingere inoltre il giudice ad accogliere la procedura di urgenza per ottenere il farmaco anche il fatto che sussisterebbe il cosiddetto periculum in mora. Cioè il rischio di un pregiudizio imminente e irreparabile alla salute del paziente perché le condizioni del ricorrente potrebbero essere pregiudicate dal tempo che occorre per instaurare un giudizio ordinario (più lungo e complesso), in considerazione della gravità della patologia diagnosticata e della sua progressiva evoluzione in senso peggiorativa.

Il pericolo di una danno grave e irreparabile consiste, secondo il giudice, anche nel fatto che la spesa necessaria per l’acquisto degli unici medicinali efficaci, anche in relazione alla cronicità della patologia, potrebbe compromettere la possibilità di soddisfare con il proprio reddito le altre minime esigenze di vita del malato: insomma il farmaco in questione costerebbe troppo rispetto al reddito della persona che ha presentato il ricorso.

da www.superabile.it