2 giugno: il Fai ‘rilegge’ i discorsi di Calamandrei sulla Costituzione


Una giornata dedicata alla riscoperta della Costituzione italiana nel giorno della Festa della Repubblica. Questa la proposta del Fai, il Fondo Ambiente Italiano che, per mercoledi’ prossimo nell’appuntamento ‘Non basta avere un’idea’, organizza la lettura teatrale del ‘Discorso ai giovani sulla Costituzione’ e altri testi di Piero Calamandrei, giurista fiorentino tra i fondatori del Partito d’Azione.

In sette siti della Fondazione, infatti, – Villa Necchi Campiglio a Milano, Parco Villa Gregoriana a Tivoli (Roma), Castello di Masino a Caravino (Torino), Giardino della Kolymbetra nella Valle dei Templi di Agrigento, Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno (Varese), Monastero di Torba a Gornate Olona (Varese) e Castello di Avio a Sabbionara d’Avio Trento – le parole di Calamandrei torneranno a sollecitare l’impegno scientifico e morale di tutti i giovani. In particolare, nella cornice del Parco Villa Gregoriana a Tivoli, in provincia di Roma, alle 16, la lettura teatrale in pubblico del discorso di Calamandrei sara’ affidata alla voce dell’attrice Paola Gassman.

Il Fai vuole far conoscere e far amare il testo che raccoglie i valori della Repubblica. Per illustrare gli articoli della Costituzione e’ stato scelto uno dei piu’ celebri testi di Piero Calamandrei, adattato alla lettura scenica e integrato da brani tratti da altri discorsi dell’intellettuale fiorentino, dedicati al rapporto tra la Carta e la tutela del paesaggio e della cultura d’Italia.

fonte Adnkronos

Trento: pronto il primo carcere sostenibile


di Lorenzo Alvaro

Ha otto celle destinate alle persone con disabilità, un asilo nido e diversi spazi per attività di reinserimento e ricreative

«Un nuovo istituto di pena, moderno e all’avanguardia, il primo in Italia costruito con criteri di sostenibilità ambientale e progettato per avviare un’azione vera di recupero dei detenuti». Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, descrive così il nuovo carcere a Spini di Gardolo, la cui inaugurazione è prevista per il mese di luglio. La nuova struttura sostituirà il carcere attiguo al Palazzo di Giustizia, in pieno centro città. La nuova casa circondariale, «da considerarsi come una vera cittadella autonoma» precisa Dellai: potrà ospitare 244 detenuti, di cui 204 uomini e 20 donne; avrà un asilo nido per i bambini fino ai tre anni e 20 posti per persone in stato di semilibertà. Nel carcere ci sono, inoltre, otto celle per detenuti disabili, ambulatori in ognuno degli otto bracci, un’infermeria, una cucina, un teatro-cinema, una cappella e uno spazio disponibile per gli altri culti, aule didattiche e laboratori, una palestra e un campo da calcetto.

Accanto al carcere è stato realizzato un intero complesso di edifici per la polizia penitenziaria, con la caserma, la cucina, la mensa, sale ricreative e spazi per le attività sportive. Gli alloggi destinati agli agenti penitenziari sono 66, distribuiti in 5 palazzine. Entro l’autunno del 2010, inoltre, inizieranno i lavori per la realizzazione di un parco pubblico attrezzato e di una vasta area multiuso per attività sportive, vicina al centro abitato di Spini; una struttura e un’area verde utilizzabili dagli abitanti delle località vicine e che valorizzerà l’intera periferia nord di Trento.

Le zone predisposte per l’ora d’aria hanno una parete non di cemento ma di inferriata che, insieme alla vista della Paganella, alleggeriscono il senso di oppressione che un posto del genere porta con sè per propria natura. Anche il campo di calcetto con erba sintetica, le altre attrezzature sportive e i luoghi di socializzazione ne fanno uno stabilimento che può proporsi di operare quel recupero che la legge si propone.

Nel nuovo carcere saranno avviati una serie di progetti formativi e di reinserimento in collaborazione con associazioni e cooperative sociali. In particolare, in base ad un accordo sottoscritto tra il ministero della Giustizia, la Direzione del carcere, il Servizio Politiche sociali e abitative della Provincia di Trento e il consorzio di cooperative “Consolida”, saranno avviati laboratori di saldatura, assemblaggio, legatoria, lavanderia, attività agricole e giardinaggio. Al via anche i progetti scolastici e formativi come il completamento del ciclo delle scuole secondarie, laboratori di educazione artistica, corsi di acconciatura maschile e femminile, corsi per la lavorazione del legno, laboratori di sartoria maschile e femminile. L’intero progetto del nuovo istituto di pena è costato circa 112 milioni di euro, interamente finanziati dalla Provincia autonoma di Trento.

 da www.vita.it

Matrimoni gay: Consulta rigetta ricorsi


La Corte Costituzionale ha rigettato i ricorsi sui matrimoni gay presentati dal Tribunale di Venezia e dalla Corte di Appello di Trento per chiedere l’illegittimità di una serie di articoli del codice civile che impediscono le nozze tra persone dello stesso sesso. I giudici della Consulta – secondo quanto appreso dall’ANSA – nelle motivazioni della decisione presa stamane in camera di consiglio dovrebbero puntualizzare che compete alla discrezionalità del legislatore la regolamentazione dei matrimoni gay.

La Corte Costituzionale – ha successivamente reso noto Palazzo della Consulta – ha rigettato i ricorsi sui matrimoni gay dichiarando inammissibili le questioni sollevate dai Tribunale di Venezia e dalla Corte di Appello di Trento in relazione all’ipotizzata violazione degli articoli 2 (diritti inviolabili dell’uomo) e 117 primo comma (ordinamento comunitario e obblighi internazionali) della Costituzione. I ricorsi sono stati invece dichiarati infondati in relazione agli articoli 3 (principio di uguaglianza) e 29 (diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio). Le motivazioni della decisione si conosceranno nei prossimi giorni e saranno scritte dal giudice costituzionale Alessandro Criscuolo.

A portare la questione all’ attenzione della Corte Costituzionale erano stati il tribunale di Venezia e la Corte di Appello di Trento chiamati a dirimere le vicende di tre coppie gay alle quali l’ ufficiale giudiziario aveva impedito di procedere alle pubblicazioni di matrimonio. Nei ricorsi alla Consulta si ipotizzava il contrasto tra gli articoli del codice civile sul matrimonio con diversi principi sanciti dalla Costituzione. In particolare l’ingiustificata compromissione degli articoli 2 (diritti inviolabili dell’ uomo), 3 (uguaglianza dei cittadini), 29 (diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio) e 117 primo comma (ordinamento comunitario e obblighi internazionali) della Costituzione. I ricorrenti, in sostanza, affermavano la non esistenza nell’ordinamento di un espresso divieto al matrimonio tra persone dello stesso sesso e lamentavano l’ingiustificata compromissione di un diritto fondamentale (quello di contrarre matrimonio) oltre che la lesione di una serie di diritti sanciti a livello comunitario. Per non parlare poi – veniva fatto notare – della disparità di trattamento tra omosessuali e transessuali, visto che a questi ultimi, dopo il cambiamento di sesso, è consentito il matrimonio tra persone del loro sesso originario.

Nel corso dell’udienza pubblica a palazzo della Consulta, lo scorso 23 marzo, i legali delle coppie gay avevano sollecitato la Corte a dare una “risposta coraggiosa” che, anticipando l’intervento del legislatore, consentisse il via libera ai matrimoni omosessuali. Dal canto suo, invece, l’avvocato dello Stato Gabriella Palmieri, per conto della presidenza del consiglio, aveva ribadito che il matrimonio si basa sulla differenza tra sessi e aveva rivendicato il primato del legislatore a decidere su una materia tanto delicata. La Corte, nel dichiarare inammissibili e infondati i ricorsi, fa già intendere ciò che metterà nero su bianco tra qualche settimana e cioé che non è sua competenza stabilire le modalità più opportune per regolamentare le relazioni tra persone dello stesso sesso. Resta da vedere – ma questo si comprenderà solo dalla lettura delle motivazioni della sentenza che sarà scritta dal giudice Alessandro Criscuolo – se la Corte coglierà l’occasione o meno per sollecitare il legislatore a provvedere.

CONCIA (PD), ORA TESTIMONE PASSA A PARLAMENTO
“La Corte Costituzionale, nella pronuncia di oggi con cui ha rigettato i ricorsi in tema di matrimoni gay, ha affermato un principio di fondamentale importanza: la Consulta ha stabilito senza possibilità di equivoco che la Costituzione italiana non vieta i matrimoni tra persone dello stesso sesso”, afferma Anna Paola Concia deputata del Partito Democratico. “Fermo restando che aspettiamo di leggere nel dettaglio le motivazioni della Corte – aggiunge – questa pronuncia deve ora diventare la pietra miliare da cui ripartire nell’attività legislativa. La Corte, infatti, nel riconoscere la potestà del legislatore sull’argomento, ha passato la palla ai corpi legislativi, che non possono più eludere la questione. Alle Camere sono già 5 le proposte di regolamentazione delle unioni omosessuali, tre delle quali presentate da me. Mi appello a tutti i colleghi parlamentari affinché, sotto lo stimolo e il pungolo della Corte, si calendarizzi la discussione e si cominci a lavorare per il riconoscimento dei diritti di tantissimi cittadini, avendo l’intelligenza e il cuore per affrontare la questione senza pregiudizi ideologici”.

COMITATO ASSOCIAZIONI,NON EPILOGO MA RILANCIO
Quello di oggi, con la decisione della Corte costituzionale sui matrimoni tra persone dello stesso sesso, non è certo “un epilogo” ma semmai un’occasione di rilancio della campagna sulle unioni gay: in queste parole si può sintetizzare la reazione, a caldo, del Comitato “Sì lo voglio” che riunisce le principali associazioni gay e lesbiche italiane. Sergio Rovasio dell’associazione radicale Certi Diritti (che con Rete Lenford ha seguito i casi dei ricorsi delle coppie giunti alla Consulta), Paolo Patané di Arcigay e Imma Battaglia di DìGay Project hanno portato in una conferenza stampa alla Camera la loro amarezza ma anche la ferma intenzione di non demordere dall’obiettivo di dare alle coppie omosessuali un istituto giuridico. E lo faranno seguendo la doppia strada della via legislativa e giuridica. “Aspettiamo di leggere le motivazioni della Corte costituzionale – ha precisato Rovasio – che potrebbero anche riservare delle sorprese, e poi decideremo il da farsi”. Un ulteriore passo potrebbe essere, ad esempio, quello di un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, dove già pende un ricorso che riguarda l’Austria. Per il momento, però, la cautela è d’obbligo, spiegano. Alla conferenza stampa è intervenuta anche Anna Paola Concia, deputata del Pd che ha spiegato come in Parlamento giacciano ben sei proposte di legge, di cui tre sue, per fare forma giuridica alle unioni gay: “ora il Parlamento deve fare il suo dovere e calendarizzare le proposte. Il vuoto legislativo esiste”. “Speriamo che non prevalga l’omofobia della Lega” si è augurata Imma Battaglia, che teme la “visione arcaica e offensiva” del Carroccio e rivolge un appello al movimento gay: “il prossimo gay pride si svolga serenamente, non cadiamo delle trappole”.

fonte ANSA

Consulta: matrimoni gay, aperta l’udienza pubblica


 – Si e’ aperta davanti alla Corte Costituzionale l’udienza pubblica sulla questione di legittimita’ di una serie di articoli del codice civile che impediscono il matrimonio tra persone dello stesso sesso. L’argomento e’ stato portato all’attenzione della Consulta da alcune coppie gay di Venezia e Trento alle quali l’ufficiale giudiziario ha vietato di procedere delle pubblicazioni di matrimonio. I ricorrenti affermano che nell’ordinamento non esisterebbe il divieto espresso al matrimonio tra persone dello stesso sesso in quanto tra i requisiti non e’ prevista la diversita’ di sesso. Nel ricorso si afferma che il divieto viola il principio costituzionale di uguaglianza tra cittadini ed e’ in contrasto von le norme europee in materia. Ne deriverebbe inoltre una “irragionevole disparita’ di trattamento” tra omosessuali e transessuali dal momento che a questi ultimi – dopo il cambiamento di sesso – e’ consentito il matrimonio tra persone del loro stesso sesso originario. L’avvocatura dello Stato, costituitasi in giudizio per la presidenza del Consiglio, sostenendo l’inammissibilita’ della questione, sottolinea, tra l’altro che, nel caso di accoglimento da parte della Corte, si produrrebbe una “operazione di manipolatura del tessuto normativo” che compete al legislatore. Il relatore della causa e’ il giudice Alessandro Criscuolo. Il verdetto potrebbe essere emesso in giornata.Vittorio Angiolini, già protagonista della battaglia costituzionale per Eluana Englaro, rappresenta di fronte alla Corte le ragioni dell’incostituzionalità del divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso.

da www.metilparaben.it

Psichiatria. Basaglia da Trento a Pechino


di Sara De Carli

Sarà inaugurato il 20 gennaio il centro di Haidian frutto della collaborazione con l’Italia Si parte domani da Trento. Destinazione Pechino. Una delegazione italiana, guidata da Renzo De Stefani, direttore del DSM di Trento e presidente dell’associazione Le parole ritrovate, andrà a Pechino ad inaugurare il primo centro di
salute mentale territoriale della Cina. L’inaugurazione è fissata per il 20 gennaio, e quella sarà la data d’inizio della rivoluzione basagliana in Cina. Con marchio italiano.

 Il centro Ba Li Zhuang, il centro di salute mentale territoriale che vuol dimostrare che si può curare la malattia mentale anche fuori dai manicomi è il primo esito di un progetto a cui lavorano – dal maggio 2008 – gli psichiatri del Dsm di Trento, guidati da De Stefani, e l’associazione La panchina, grazie a un finanziamento di 80mila euro della Provincia autonoma di Trento che ha permesso la formazione in Italia di ben quaranta operatori cinesi.

 Si parte con una quindicina di operatche gestiranno il centro. L’obiettivo è il superamento graduale dell’ospedale psichiatrico. Ci sarà un centro di salute mentale aperto 7 giorni su 7, che farà da filtro leggero all’utenza in crisi, oggi di norma inviata all’ospedale psichiatrico e prenderà in carico l’utenza leggera; un day hospital; un centro diurno; attività di “fareassieme”. Fin da subito si proverà a coinvolgere i famigliari, secondo il modello trentino degli UFE-Utenti familiari esperti. «L’idea è anche quella di coinvolgere le scuole, lo sport, i media. I dirigenti che hanno seguito questo progetto – l’Ospedale numero 6 e l’Università di Pechino – vogliono usare il centro come grimaldello per dimostrare al paese che si può fare psichiatria di questo tipo, fuori dai manicomi», spiega De Stefani.

 Che succede dopo il 20 gennaio? «Continueremo a seguire l’avventura, per almeno altri due anni continueremo a seguire la formazione. Abbiamo chiesto un nuovo finanziamento alla Provincia, siamo in attesa di sapere se sarà approvato. Se funziona, i cinesi sono intenzionati a esportare il modello di Haidian a tutta la Cina, e allora…».

 In Cina ci sono circa 18 milioni di malati mentali, curati nei manicomi.

 da www.vita.it

“Ho trattato male un extracomunitario: non ho lezioni da dare”. E il prete rinuncia all’omelia


di Roberta Casa

 «Stasera niente omelia. Non mi sono comportato bene con un extracomunitario e quindi non mi pare il caso di mettermi a fare la predica a voi». E poi il silenzio tra le navate della chiesa di , piccolo comune in provincia di . Facce sicuramente stupite quelle dei parrocchiani presenti all’omelia di , che in un primo momento non hanno capito cosa stesse succedendo.

 Ma poi il prete, notoriamente taciturno e un po’ burbero, ha spiegato: «Sabato sera? Sì è vero, non me la sono sentita di fare la predica. Il giorno prima avevo avuto una discussione con un cittadino marocchino. Niente di grave, ma ci sono rimasto male. Ho passato una notte tormentata. E il giorno dopo non me la sono sentita di predicare agli altri. Tutto qui. Basta».

 Onestà d’animo e rigore di un uomo che ha lavorato un’intera vita al servizio del prossimo. Missionario per dieci anni in Ciad, l’esperienza in Africa ha cambiato profondamente il prete, che tornato in Italia ha continuato il proprio mandato con risolutezza e dedizione. E sabato sera don Damolin ha dato prova di grande umiltà, confessando apertamente la propria colpa, sedendosi a braccia conserte. In silenzio, più eloquente di ogni possibile omelia.

 Una notizia insolita, che arriva da una zona d’Italia dove sempre più spesso si parla di ronde e lotta all’immigrazione, collocabili nel più ampio discorso sulla diffusasi dal nord-est in tutta Italia. Ne è un esempio concreto la cronaca che arriva in questi giorni dal comune calabrese di Rosarno. L’intolleranza e la discriminazione non aiutano il nostro paese, ma soprattutto non possono essere accettati. Don Damolin con il suo silenzio ha dato l’esempio.

 da www.blitzquotidiano.it