“Respiro attimi”


di Tiziana Mignosa

Ogni tanto mi piace rovistare

in quei luoghi dove l’adesso non mi concede di tornare

e mi lascio allora trascinare

in quel vortice accaldato

che mi fa ancora emozionare.

Sulla scena respirata a menadito

l’allora assaporo sul presente

sul tuo sguardo che mi veste come guanto sulla pelle

sulle labbra tue introverse

bianco e nero sulla chiacchiera degli occhi.

Accattivante è lo splendido sorriso

che legna secca aggiunge

sulle fiamme della voglia

non bisbiglia tenerezze al chiar di luna

ma notti estreme deste e grida di passione.

M’incendio dentro al rogo del tuo sguardo

tra polpastrelli e labbra di piacere oscillo

tra il ruvido che le mani col pensiero afferrano

e l’umido tepore della tua bocca

nettare prelibato per il gusto.

“Figlie del cielo d’agosto”


di Tiziana Mignosa

Ci sono pagine

scritte con inchiostro di sole

giornate figlie del cielo d’agosto

attimi come raggi di splendore

capaci di scaldare il cuore dell’inverno.

Inattesi

destano la notte

ma dopo poco

e quando ancora addosso vivi il morbido tepore

ritorna tutto come prima

ma basta solo lanciare indietro l’Amo della mente

per riafferrarle e riviverle intensamente

sorsi di chiarore che ti lasciano sul viso

la luminosa scia

di un dolcissimo sorriso.

“Tu non puoi sapere”


di Tiziana Mignosa

( Sulle note di “Life Circle” di G. Webb)

No

tu non puoi sapere

quanto grande ancora sia l’amaro smarrimento

come allora gocciola

sul dono impacchettato coi fogli del tormento.

Credi, credi di conoscere l’intensità

degli umidi perché spaiati

come se ad una ad una avessi pesato ogni lacrima versata

come se avessi raccolto nella pozza nera

ogni singolo singhiozzo che straziava l’anima.

Ma tu non c’eri

no, non puoi sapere

eppure

quando il tuo presente indietro porti

su quell’erba calpestata e strappata al sole

pensi ancora di conoscere

l’esatta pesantezza dei tuoi passi folli.

Ora, ora che davanti allo specchio

la tua coscienza incontri

e col tuo sguardo spento

 ti ritrovi a rovistare

tra le parole dette e quelle pensate

 adesso

adesso che l’inverno ha perso il suo cappotto caldo

e al sole torni

al suo tepore buono

e a quella fionda che l’ha colpito al cuore.

No

non puoi sapere

tu non puoi neanche immaginare …

ma adesso è tardi

è troppo tardi anche solo per pensare.

“Rima baciata”


di Angela Ragusa

…chissa cosa pensavan le stelle
di noi, a trovar le parole più belle…
per dire a nostri cuori impazziti
quanto coi sensi eravamo riusciti,
a provar sensazioni invadenti
immense come astri cadenti…

Chissà quanta invidia sentivan
quelle stelle che dal cielo assistevan
ai nostri baci sbocciati
sotto un manto dai colori incantati,
sulla sabbia che di diurno tepore
accoglieva il nostro sfrontato fervore

Ora che il tempo è passato
e che le stelle hanno dimenticato
resta il suono di una conchiglia
a cui il ricordo soltanto si appiglia….

…all’ orecchio la porto e ancor sento
quanto quel sogno ancor non si è spento.

“Dove finiscono gli sguardi”


di Tiziana Mignosa

Quando i sogni non combaciano con le mani

oltre il visibile

svaniscono gli sguardi

rapiti dal tepore

a volte s’incantano nell’abbaglio buono

morbido desio, rifugio per il cuore.

Estranei i corpi riempiono il tracciato

e intanto gli occhi inseguono le scie degli aquiloni

assorti si disperdono oltre l’ultimo selciato.

E mentre d’altro il sorriso parla

la tenerezza veste quel pensiero

e l’occhio un po’ si bagna

quando con lo sguardo

dentro il dolce sogno piomba

e almeno per quell’ istante tutto il resto scorda.

“Malinconici i poeti”


di Tiziana Mignosa

Come grigia coltre
le nubi a volte
di pioggia vestono l’umore.
 
Malinconici i poeti
valicando le stagioni della vita
s’allacciano agli aromi dell’autunno.
 
Nostalgiche visioni
proiettano attimi di chiarore
gli altri, il mondo
inconsapevoli fiammiferi
dolce fonte di tepore.
 
E nemmeno un po’ lo immaginano
d’essere luce e accesa
a volte grande ispirazione.
 
Nascono così
parole intinte in pregiate essenze
d’oli crepuscolari e languide assenze.

“Cielo e terra”


di Tiziana Mignosa

( Sulle note di Surrender di Omar Akram )
 
Morbido
è quel pendio
dove il pensiero si lascia catturare
e intanto il mondo ignaro si dimena fuori.
 
Vento sui crinali
respiro
fino in fondo all’anima
libertà che il gelo dell’inverno spazza via.
 
Attimi … come note
sole che mi veste
intrecci di silenzi pieni
e soffice tepore.
 
Cielo e terra
si fanno amici e amanti
mentre le mani
l’Amore fanno con i fili d’erba.
 
Delicati soffi sulle palpebre
socchiuse il sogno inseguono
profumi che catturano
primavera … si fa presto gioia sulla pelle.
 

“Il gioco delle ventidue”


di Tiziana Mignosa

Bocciolo
che di sorpresa
rose e spine sul diletto delle ventidue
al tepore della novità
si schiude

era quasi palpabile
l’energia che l’altra sera ho annusato nell’aria
frizzante e sottile
mi ha tenuto compagni
lungo la notte desta.

Calde maree
vanno
e poi ritornano
tra la forza del potere
il tremolio del dubbio e lo stupore

gelido graffio, brivido e piacere … fanno l’amore con la pelle.

Alla parola che si spoglia
il sussulto
si fa presto treccia
carezza e sferza
assolvono i pensieri.

Leggero è il tocco
anima ad anima
rassicura l’angelo
deciso ma impalpabile
strappa paura e tempo

ma la donna
di sorriso allaccia la puntata e fugge
dono si fa dono all’attimo
strega e carne
adesso

“Come acqua”


di Tiziana Mignosa

 Quando il dolore è troppo

diventa come il nero pesto dell’inchiostro

anima come acqua

di corvino l’esistenza tinge.

Ora che l’adesso ha spento l’interruttore al tempo

e il sentimento raccatta punti di domanda

ti ritrovi ancora a rovistare

tra scarti di tepore e fiele.

Negli spaziosi luoghi dell’assenza

smarrita vivi l’ingorgo della mente

pensieri stropicciati

tenerezza e piombo.

Ma la ragione ti porta ad asserire

che anche se il fato ribaltasse il gioco

troppi sono i nei accatastati

che tu comunque non vorresti niente.