Matteo Musumeci “In Concerto” per Il Circuito del Mito


Domani lunedì 26 luglio Castellammare del Golfo in Piazza Castello, con alle spalle il suggestivo Castello Arabo-Normanno, il compositore catanese Matteo Musumeci, dopo il successo ottenuto a Toronto, Canada, dove è stato insignito del premio  internazionale CSNA 2009 per la Musica, ed in Repubblica Ceca con la sua opera Aitna, sarà in concerto per Il CIRCUITO DEL MITO promosso dall’Assessorato Regionale Turismo Sport e Spettacolo.

In programma musiche di scena composte per spettacoli teatrali  di successo prodotti, tra gli altri, dal  Teatro Stabile di Catania e dal  Teatro Biondo di Palermo, tra cui spiccano Classe di ferro di Aldo Nicolaj (con Tuccio Musumeci e Marcello Perracchio di scena in questi giorni al Brancati); La Lupa (con  Guia Jelo), L’Uomo che incontrò se stesso di L. Lunari (con Romano Bernardi); un medley dell’opera lirica Aitna ed arie della stessa dedicate ai miti dell’Etna , Butterfly Lullaby, rielaborazione dal coro muto di Madama Butterfly di G.Puccini.

Il tenore Massimiliano Costantino interpreterà l’aria Passanu i jorna, unica aria in siciliano tratta da Aitna. In programma anche una rivisitazione di Resta qui,  successo internazionale composto per Andrea Bocelli ,che ne ha scritto il testo, tratto dall’album, disco di platino, Cieli di Toscana.

Brani per balletto composti per il Gala Internazionale della Danza organizzato dal Prague Ballet, eseguite al Teatro Nazionale dell’Opera di Praga.

Matteo Musumeci al pianoforte eseguirà una selezione di musiche appositamente rivisitate ed arrangiate per la seguente formazione d’eccellenza: GAETANO CRISTOFARO Clarinetti e Sassofoni- ALESSANDRO CORTESE primo Violino- EMILIA BELFIORE secondo Violino -ALDO RANDAZZO Viola- ALESSANDRO LONGO Violoncello- ALBERTO AMATO Contrabbasso-

Che Dyskolos !!!


di Daniela Domenici

Quale conclusione migliore di una stagione teatrale se non quella di lasciare il proprio pubblico con il sorriso sulle labbra e nel cuore? E’ quello che ha fatto il direttore artistico del teatro Vitaliano Brancati di Catania, Tuccio Musumeci, che ha voluto mettere in scena come ultimo spettacolo di cartellone “Il Dyskolos di Menandro” per la regia di Romano Bernardi che si è divertito a mescolare situazioni  e personaggi tanto che, pur rispettando la vicenda raccontata da Menandro, ne è scaturita una commedia del tutto nuova. L’opera d Menandro è venuta alla luce solo nel 1957 grazie al rinvenimento di alcuni rammenti di quindici delle cento e più commedie da lui composte, l’unica ritrovata intatta è proprio il “Dyskolos” del 317 a.C.

Al centro della vicenda un vecchio scontroso e misantropo, Cnemone, che dovrà ricredersi sulla bontà umana e dare in sposa l’amatissima figlia Criside a Sostrato, il giovane che insieme al suo servo lo salva da una situazione di difficoltà. Questa in breve la trama per non togliervi il piacere di andare a ridere di cuore per tutta la durata dello spettacolo e ad applaudire tutti i formidabili interpreti.

Prima di parlare di loro vorremmo tributare un “bravissimo” allo scenografo Giuseppe Andolfo che ancora una volta ha saputo immaginare una scenografia ad hoc con il pozzo che è anche oracolo e sembra davvero fatto di pietra; nei costumi, poi, soprattutto quelli della maga Panfile e dei suoi particolari “aiutanti”, ha dato liberamente spazio alla sua fantasia creativa così come nel trucco “esagerato” della serva Simiche: applausi meritati.

E ora vogliamo regalare una standing ovation a tutta la compagnia, perfettamente affiatata nei tempi delle battute e nella gestualità che in un testo umoristico, come ben sapete, sono elementi fondamentali per provocare la risata e l’applauso. E ci riescono tutti perfettamente: da Tuccio Musumeci che interpreta un servo Pirrìa molto imbranato che però sarà il “deus ex machina” della vicenda a Olivia Spigarelli, una forza della natura di comicità travolgente, truccata da megera; da Agostino Zumbo che dà vita a un Cnemone che da scontroso misantropo si trasforma in un uomo bisognoso solo di affetto e coccole a Salvo Piro che impersona un Sostrato innamorato ma ancora un po’ immaturo.

Un “brave” a parte lo meritano Debora Bernardi e Maria Rita Sgarlato; la prima ha saputo ben rendere Criside, la figlia del misantropo, una ragazza inesperta che ha voglia di scoprire cosa sia l’amore anzi, “la differenza” e la Sgarlato ha dato vita a una maga molto sui generis, anche grazie al make up e al costume, che riesce a prendersi gioco dei protagonisti aiutata, in questo, da due personaggi un po’ “alternativi”, diremmo in termini moderni, i suoi seguaci Sicone e Davo, che giocano a essere Eros e Giunone in versione gay, interpretati deliziosamente da Giovanni Santangelo e Plinio Milazzo a cui è stato affidato anche il compito di raccontare una sorta di “incipit” iniziale nelle vesti di un improbabile dio Pan.

L’unica nota negativa, se ce lo permettete,  è stata la musica di Mikis Theodorakis che, secondo il nostro modesto parere, poteva essere evitata perché non aggiunge niente allo spettacolo e anzi, in alcuni momenti, disturbava la recitazione sovrastandola.

“Il Dyskolos di Menandro” al teatro Brancati di Catania


Mercoledì 12 Maggio 2010 alle ore 21 al Teatro Vitaliano Brancati di Catania andrà in scena la “prime” della commedia “Il Dyskolos di Menandro”, ovvero le tragicomiche peripezie del servo Pirria.

Il testo di Menandro (Atene 342 a.C. circa – 291 a.C. circa ), uno tra i maggiori poeti greci della commedia nuova, si presenta con una veste diversa grazie all’adattamento di Romano Bernardi che, per l’occasione, dirigerà sul palcoscenico del Brancati un cast d’eccellenza: Tuccio Musumeci vestirà i panni del servo Pirria; accanto a lui Agostino Zumbo, Salvo Piro, Olivia Spigarelli, Debora Bernardi, Plinio Milazzo, Maria Rita Sgarlato e Giovanni Santangelo.

L’opera di Menandro, conosciuta solo per fama e per la rielaborazione dei comici latini, è venuta alla luce nel 1957 grazie al rinvenimento di alcuni frammenti riguardanti soltanto quindici delle cento e più commedie composte in trent’anni di attività febbrile. L’unica rinvenuta pressoché intatta è proprio il Dyskolos del 317 a. C.

Vi si narra la vicenda di Cnemone, vecchio scontroso e misantropo che, abituato a cacciare a bastonate chi aspira alla mano della figlia, dovrà ricredersi sulla bontà dell’essere umano e del prossimo proprio quando, caduto dentro un pozzo, verrà salvato da Sostrato, giovane e ricco ateniese innamorato della figlia. Nello spettacolo, prodotto dal Teatro della Città, Romano Bernardi si è divertito a mescolare situazioni e personaggi tanto che, pur rispettando la vicenda raccontata da Menandro, ne è scaturita una commedia del tutto nuova che ha come scopo quello di esaltare gli elementi comici del testo originale offrendo al pubblico uno spettacolo brillante e pieno di ritmo.

Le musiche sono di Mikis Theodorakis, le scene e i costumi sono firmati da Giuseppe Andolfo e realizzati a cura del laboratorio di scenografia del Teatro della Città.

“Classe di ferro” al teatro Brancati di Catania


di Daniela Domenici

Una scenografia essenziale che rende perfettamente la tristezza e la malinconia della storia, una panchina, tre alberi spogli e una ringhiera al di là della quale c’è il mondo che scorre, perfettamente immaginata dallo scenografo Giuseppe Andolfo, per accogliere “Classe di ferro” di Aldo Nicolaj al teatro Brancari di Catania per la regia di Nicasio Anzelmo e la colonna sonora molto pertinente di Matteo Musumeci.

Due i protagonisti principali di questo testo che fu rappresentato per la prima volta in Italia nel 1974 e che si rivela ancora molto attuale, Tuccio Musumeci, alias Libero Bocca, e Marcello Perracchio – Luigi La Paglia. Terza co-protagonista Alessandra Cacialli nel ruolo di Ambra.

A un primo impatto sia la scenografia che la coppia di personaggi rimanda a un testo del teatro dell’assurdo del ‘900, “En attendant Godot” di Samuel Beckett in cui i due protagonisti, Vladimir e Estragon, si ritrovano giorno dopo giorno aspettando un qualcosa o qualcuno che non arriverà mai; ma le similitudini si fermano qui perché il testo di Nicolaj tratta, in modo assolutamente poetico, dell’abbandono da parte delle rispettive famiglie, della conseguente solitudine affettiva e della disperazione di due anziani che si ritrovano a parlare quotidianamente su una panchina, a conoscersi lentamente, a volersi bene e a progettare insieme una fuga rocambolesca che si concluderà prima di iniziare per un evento imprevisto, doloroso e lacerante che accade a uno dei protagonisti.

Tuccio Musumeci e Marcello Perracchio riescono, con la splendida professionalità e l’esperienza che li contraddistinguono, a provocare risate spontanee e convinte ma anche tanta commozione e struggente tenerezza per quei gesti di affetto, di complicità, di empatia che si scambiano in questo crescendo di amicizia che si instaura tra di loro: applausi e complimenti a questi due “leoni” del palcoscenico.

“Disturbatrice” divertentissima, ma anche tenera, è una deliziosa Alessandra Cacialli nella parte di Ambra, un’anziana signorina che si inserisce nella vita dei due protagonisti con la sua logorrea che maschera la sua infinita solitudine e che col suo affetto spontaneo regalerà un po’ di colore e calore a Libero ma soprattutto a Luigi.

“Il timballo del Gattopardo” al teatro Brancati di Catania


Giovedì 1 Aprile alle ore 11.30 conferenza stampa di presentazione dello spettacolo ”IL TIMBALLO DEL GATTOPARDO”, scritto da Rosario Galli, interpretato da Carlo Cartier e con la partecipazione di Carmelo Chiaramonte, scenografia di Antonello Geleng, per la regia di Giancarlo Sammartano, lo spettacolo debutterà  in PRIMA NAZIONALE ASSOLUTA la prossima estate.

Interverranno, l’autore Rosario Galli, il regista Giancarlo Sammartano, i protagonisti Carlo Cartier e Carmelo Chiaramonte e Orazio Torrisi, consulente del progetto.

Si tratta di un evento particolare e del tutto originale : letteratura e gastronomia siciliane si uniscono in una storia dalle tinte noir con incursioni ironiche e divertenti a causa della diversità dei due protagonisti, due chef di grande fama impegnati nella preparazione di un banchetto funebre in onore di una famosa Baronessa.

E, particolarità nella particolarità, durante lo spettacolo alcune delle specialità del banchetto saranno realmente realizzate da Carmelo Chiaramonte, stella in ascesa della ristorazione nazionale, chef irrequieto, creativo e fantasioso, alla perenne ricerca di antiche ricette andate perdute e soprattutto di profumi, odori e sensazioni che, prima del palato, raggiungano l’olfatto, che prima che allo stomaco arrivino al cervello.

A beneficiare della sua opera saranno proprio gli stessi spettatori che alla fine di ogni replica potranno gustare la prelibata cucina siciliana. La presenza di Carmelo Chiaramonte aggiunge quindi una nota di realismo alla rappresentazione permettendo al pubblico di gustare dal vero i sapori e i profumi autentici della Sicilia.

Ma prima della degustazione, la preparazione del banchetto funebre sarà andata avanti tra discussioni e litigi, in una miscela esplosiva di scontri verbali dagli esiti a volte comici a volte drammatici ma sempre di alto livello gastronomico.

Attraverso le loro dispute e lo choc di due culture, due filosofie, due visioni del mondo e non solo culinario, i due protagonisti raccontano la Sicilia e le sue origini gastronomiche, da Archestrato di Gela, capostipite dei cuochi poeti e filosofi, fino a Brancati e Camilleri, passando per l’Abate Meli, Verga, De Roberto, Tomasi di Lampedusa e Vittorini con un fondo comune a entrambi: i colori, i sapori, gli odori, i suoni, le delicatezze e le asperità della loro Sicilia.

Una produzione Associazione Città Teatro in collaborazione con la Provincia di Ragusa il Comune di Ragusa e la Camera di Commercio di Ragusa.

“Uscita di emergenza” al teatro Vitaliano Brancati di Catania


Domani mercoledì 17 marzo alle ore 21 debutterà al Teatro Vitaliano Brancati in via Sabotino a Catania la commedia “Uscita di Emergenza” di Manlio Santanelli con Lello Arena e Sebastiano Tringali e la regia di Giancarlo Sammartano.

Due personaggi, due “naufraghi”, emblema di una condizione esistenziale comune a ogni essere umano che abbia perso, o abbia voluto perdere, il senso del reale e ogni rapporto con il mondo esterno.

Pacebbene, ex sacrestano, e Cirillo, ex suggeritore teatrale, entrambi di un’età indefinibile, si muovono in uno spazio concreto eppure metafisico, pensato a misura dallo scenografo  Lello Esposito, in cui la tradizione figurativa e concettuale di un immenso sud sussurra e grida. Messi a dura prova da un’esistenza che ha lasciato loro soltanto l’amaro sapore della memoria, non sono in grado di esprimere altra volontà se non quella di spostarsi su e giù per l’unica stanza che costituisce il loro covo in una smania di emigrare che però non li porta mai oltre la soglia di casa. Ognuno geloso dei suoi piccoli segreti, dei suoi oggetti personali tramite i quali riesce a mantenere la propria identità, impegnati in un continuo scambio di dispetti, in una gara di racconti e di storie vissute anni addietro miste a bugie e “coloriture” con un sentimento comune: la paura di rimanere soli e affrontare ciò che non si conosce e si trova fuori da quella stanza.

“Beati i senzatetto perché vedranno il cielo” recita con una parafrasi evangelica il sottotitolo di “Uscita di Emergenza” che non è solo un testo teatrale ma un vero saggio cifrato di antropologia, intatto nella sua visione profetica di un mondo sradicato, fuori ruolo e misura, dove nel degrado dello sfondo sopravvivono a basso rilievo uomini soli  che raccontano di vite trascorse, vite sprecate, ora solo esistenze.

La molla di carica del racconto cigola ad arte per mostrare l’inarrestabile bisogno di vita per cui una persona è spinta a divenire un personaggio. Ansia, istinto, pazzia, desiderio oscuro di felicità, liberazione, si travestono, tra avanzate e ritirate, nella sfida a chi fa più baccano, più clamore” . I costumi sono firmati da Daniela Catone, le musiche di scena sono di Germano Mazzocchetti

“Senza Hitler” al teatro Brancati di Catania


Mercoledì 24 febbraio 2010 alle ore 21 debutta al Teatro Vitaliano Brancati, in via Sabotino a Catania, la commedia “Senza Hitler” scritta da Edoardo Erba, autore contemporaneo già applaudito dal pubblico e dalla critica durante la scorsa stagione teatrale, sempre al Teatro Brancati,  per “Margarita e il gallo”. Due atti tra il drammatico e il grottesco, tra la risata e la tragedia, diretti da Armando Pugliese che costruisce una regia interamente al servizio della sorpresa. In scena come protagonisti due interpreti d’eccezione quali Andrea Tidona e Carla Cassola insieme a Giovanni Carta e Barbara Giordano.

Come sarebbe stato il mondo Senza Hitler? E soprattutto chi e cosa sarebbe diventato Adolf senza Hitler? Se non avesse mai ricevuto quel secco no, quel fatidico verdetto: «Scarso talento, prova di disegno insufficiente!» di non ammissione all’ Accademia di Arti Figurative di Vienna nel 1907.

E se invece avesse superato quell’esame? Erba ci proietta in una dimensione parallela in cui Adolf, che  viene promosso all’ Accademia di Belle Arti,  realizza il sogno della sua giovinezza: diventare pittore. Un tema affrontato con ironia che reinventa così la storia di un secolo.

Lo spettacolo assume i caratteri di un thriller in un gioco di rimandi, incastri e metafore; è una divertente sciarada espressionista che si caratterizza per le pennellate aggressive e vivaci, in cui l’invenzione teatrale funziona da specchio rimandandoci la figura di un dittatore che senza quella bocciatura sarebbe diventato soltanto un pittore folle, mediocre ed irrequieto.

“La pianta della parola” al teatro Brancati di Catania


Per la rassegna “Fantasie” domani mercoledì 23 dicembre alle ore 17.30 l’Associazione teatrale “Buio in Sala” presenta presso il teatro Vitaliano Brancati di Catania “La pianta della parola” , fiaba musicale tratta da un racconto di Luigi Capuana, scritta diretta e interpretata da Giuseppe Bisicchia e Massimo Giustolisi.
La storia narra della bella principessa Doralice alla quale un brutto spavento ha tolto la parola. La piccola passa il suo tempo a curare i fiori del giardino reale ma il misterioso arrivo di una pianta “magica” preoccupa la corte tanto da spingere la regina e il suo buffo consigliere a rivolgersi a due improbabili maghi che si riveleranno due spassosissimi imbroglioni. Riuscirà la piccola a riacquistare l’uso della voce?

“In un epoca in cui l’incomunicabilità è divenuta un male quasi incurabile, attraverso la storia di una ragazzina che si esprime a gesti ma che riesce a parlare con una pianta attraverso il cuore,  si raccontano sentimenti semplici quali l’amicizia, l’amore materno, la tolleranza non tralasciando il divertimento puro che scaturisce da esilaranti gags, clownerie e nonsense”.
Non manca l’interazione con il pubblico, grazie all’intervento di due “disturbatori” un po’ strampalati, che ne combineranno di tutti i colori. Il tutto è sottolineato da divertenti brani cantati dal vivo che danno alla “mise en scene” l’aspetto da piccola commedia musicale.

In scena, insieme a Giustolisi e Bisicchia che interpretano i due maghi,  Giovanna Sesto (regina), Biagio Barone (Adalberto) e  Graziana Lo Brutto (Doralice). Le musiche originali sono composte ed arrangiate da Ettore D’Agostino. Le coreografie sono di Gaia Giuffrida che in scena darà vita alla pianta magica. Romanticismo, magia, divertimento e buoni sentimenti: ecco gli ingredienti di questo spettacolo per grandi e piccini e per tutti coloro che desiderano spiccare il volo sulle ali leggere della fantasia.

Si replica giovedì 24 dicembre alle 10.30

“Margarita e il gallo” al teatro Brancati di Catania


di Daniela Domenici

Debutto ieri sera, al teatro Brancati di Catania, di “Margarita e il Gallo”, commedia scritta da Edoardo Erba, autore contemporaneo, protagonisti Debora Bernardi, Alessandra Cacialli, Filippo Brazzaventre, Lino De Motta e Vittorio Bonaccorso con la regia e le scene di Angelo Tosto e i costumi di Giuseppe Andolfo.

Al centro della vicenda una “strega” che muove, quasi incidentalmente, i desideri dei vari personaggi realizzando i loro più inconfessabili desideri. E’ una commedia degli equivoci ma anche una “pochade” sulla perdita d’identità e una farsa sugli amori proibiti: il testo di Erba lascia intuire tutte queste allusioni sempre con un sorriso e tanta leggerezza.
Una breve trama: siamo nel 1500, nella casa di Annibale Guenzi, un tipografo fiorentino che ha qualche problema economico: stampa libri che nessuno compra e l’unico modo che avrebbe per cavarsela sarebbe diventare tipografo di corte ma ci vorrebbe una buona raccomandazione…Annibale la trova: il Visconte Morello, cugino del Granduca, può fargli avere quello che desidera ma c’è un piccolo particolare: Morello è un “gallo” e in cambio del favore vuole giacere con sua moglie Bianca ma non perché la conosce, a lui piace “andare al buio”, e ha anche un altro vizietto: la passione per quell’“altera parte”, quella a tergo…
Annibale, che non si fa scrupoli ad usare la moglie come merce di scambio, combina l’incontro ma all’ultimo momento la suocera, già ammalata, si aggrava e la moglie Bianca deve correre ad assisterla. In casa, ad aspettare il “gallo”, restano Annibale e Margarita, la serva appena assunta, che ha un temperamento estroverso e bizzarro: è figlia di una strega, una povera donna che, per sfuggire all’Inquisizione, aveva addirittura imparato a trasformarsi per incantesimo in un animale. Margarita capisce, dalle insistenze del suo padrone, che alla fine sarà proprio lei a dover concedere quell’“altera parte” al visconte e allora tenta una carta disperata: prova a trasformarsi in Annibale con l’incantesimo che ha visto fare a sua madre…

Intanto i nostri complimenti vanno al regista Romano Bernardi per aver saputo “tradurre” il particolare “gramelot” originario di Margarita, in lombardo, in puro lingua siciliana per renderla più vicina al gusto del pubblico riuscendo con questo a strappare risate a scena aperta. E complimenti anche per la gestualità di tutti i protagonisti che passa dalla ieraticità, sottolineata anche dai perfetti costumi di Giuseppe Andolfo, della contessa Bianca alle movenze quasi da “clownerie”  di Margarita e ai movimenti particolari di tutti gli altri, sempre pertinenti al ruolo.

Iniziamo con una meritatissima “standing ovation” per la protagonista, Debora Bernardi, semplicemente formidabile in questo ruolo sia per la mimica facciale mobilissima che per la perfetta recitazione in questo “siculo-gramelot” che per le movenze da atletico clown: davvero la padrona del palcoscenico ieri sera, secondo noi.

E un “bravo” a Filippo Brazzaventre che ha saputo rendere le manie e i tic di questo stampatore in crisi che si presta a questo “scambio” di favori sessuali a fin di bene, anche lui supportato da un make-up “esagerato” e da movenze che provocano la risata.

I nostri applausi anche a Lino De Motta che ha saputo ben impersonare un frate, padre Saverio, e ad Alessandra Cacialli nel ruolo della contessa Bianca, ignara di quello che si sta tramando alle sue spalle e affascinata dalla figura di Margarita.

Concludiamo con i nostri complimenti a Vittorio Bonaccorso che ha dato vita con bravura e simpatia al visconte Morello che verrà beffato dall’intelligenza e dall’arguzia della servetta.

Il teatro Brancati a Catania apre la stagione…in mutande


di Antonella Sturiale

Il 28 ottobre alle 21:00 ci troviamo al Teatro Brancati per assistere alla prima della commedia in due atti di Luigi Lunari “L’incidente”, con la regia di Giuseppe Romani e le scene ed i costumi di Giuseppe Andolfo.

Un pubblico entusiasta ma non tanto numeroso da riempire tutte le poltrone dell’accogliente teatro, molto probabilmente riconducibile al fatto che contestualmente allo stadio si svolgeva la partita interna di calcio, attende l’inizio di una commedia che sembra la parodia esasperata del momento politico e sociale che vive l’Italia negli ultimi tempi.

L’incidente” è una commedia tratta da “Die hose”, “le mutande” di Carl Sternheim, commedia dai tratti e dalle connotazioni boccaccesche, dai ritmi veloci, movimentati, a tratti esageratamente. Narra la storia dell’avvenente moglie di un umile bancario che, durante l’inaugurazione della nuova sede bancaria, perde le mutande a causa della rottura imprevista dell’elastico. Qualcuno dei presenti nota l’inconveniente e ne trae le logiche, personali conclusioni. Tutto gira nella fantasia creata negli uomini che, perversamente, tracciano ed intessono tele atte a conquistare la “de- mutandata”: dal direttore di banca al figlio – marionetta appena tornato dal militare.

Il povero marito, il ragionier Martelli, si sente travolgere dallo scandalo e lotta disperatamente per salvare il buon andamento della sua carriera. Pensa dunque ad organizzare un’orgia per il direttore risvegliato in certi “appetiti” dall’incidente accorso alla propria moglie.

I personaggi della commedia si muovono sul palcoscenico con molta disinvoltura, nel pieno possesso artistico del personaggio interpretato. Il bravissimo attore Tuccio Musumeci, alias il ragionier Martelli, appare molto calmo e fa da “cucitura” all’intera tela intessuta dalla tragicomica trama della commedia.

La malcapitata moglie, Concita Vasques, ci appare in alcune scene, un po’ sottotono, come se l’incidente avesse creato in lei una sorta di timido imbarazzo.

Agostino Zumbo interpreta egregiamente, con ironia e grande padronanza scenica il direttore della banca, Dottor Scotti, che deve nascondere sapientemente la voglia sessuale risvegliatasi in lui dopo tanto tempo.

La moglie bigotta, caricaturale, parecchio somigliante alla Olivia compagna del famosissimo Braccio di Ferro, è interpretata in modo unico da una sempre adeguata, sempre eccelsa, camaleontica Carmela Buffa Calleo. E’ la sua personale rivisitazione che ci regala le più spontanee risate, è lei che, comandando a bacchetta marito e figlio, ci fa comprendere il vero ruolo di molte mogli all’interno della famiglia. La rivalsa femminile che sfocia normalmente, in molte menti perverse e deviate di mariti infedeli, nel ricercare all’esterno del proprio nucleo familiare, sensazioni fisiche “forti” ma effimere, senza futuro dove la rivalsa sull’altra diventa necessità psicologica (è vietato innamorarsi).

Giovanni Santangelo è Guido, figlio dei coniugi Scotti. Il giovanissimo attore è frizzante, energico e coinvolgente. Con l’euforia tipica della sua età, si prefigge la sfida di conquistare la donna più matura e considerata “esperta” nelle arti amatorie.

Salvo Scuderi ed Elisabetta Alma sono i coniugi Crisafulli. Lui ragioniere presso la banca, uomo goffo e caricaturale, lei donna dalla risata ad intermittenza e insopportabilmente stridula, complice reverenziale e per nulla disinteressata della signora Scotti.

Le due “escort” sono interpretate da Egle Doria, alias Natasha, e Maria Rita Sgarlato, alias Mimosa. Entrambe esageratamente e volgarmente abbigliate, sono due povere diavole che da bombe del sesso si trasformano in crocerossine per alleviare gli acciacchi senili del partner. Egle Doria, sempre all’altezza dei diversi ruoli affrontati, parla un dialetto esasperatamente romano, mentre, Maria Rita Sgarlato una miscela tra dialetto veneto alternato con espressioni e termini tipicamente siculi. Da sottolineare il grande affiatamento scenico delle due colleghe che, alla fine, si rivelano due “brave” ragazze.


Una commedia dal tessuto molto semplice, poco consistente ma di grande attualità: dimostrazione chiara e tangibile di come l’uomo abbia sempre la testa nelle “mutande”.