di Loretta Dalola
“Ogni volta che muoiono i nostri soldati all’estero è doveroso ricordare il loro sacrificio ed è anche opportuno prestare attenzione sul motivo per cui lo fanno”. Queste le parole di Alessio Vinci per l’apertura del tema della serata di Matrix, su Canale 5, che ha tentato di prendere in esame la missione italiana in Afghanistan e i recenti fatti di cronaca che hanno avuto come protagonista la morte di due soldati riaprendo il dibattito sull’impegno militare nel paese.
Siamo in guerra o no con i Talebani? Ufficialmente no, e il Ministro della Difesa Ignazio La Russa ne ha chiaramente spiegato i motivi in una “concitata”, per usare un grosso, abnorme eufemismo, puntata di Matrix. Soprattutto nella seconda parte del programma , il tono della discussione degenera in un modo che risulterà poi irrimediabile , riuscendo a scalfire anche il noto self control del conduttore.
Il Parlamento ha detto che è giusto tributare un saluto ai nostri ragazzi, ha esordito il ministro, che ogni giorno fanno qualcosa per la pace e tengono lontano il pericolo del terrorismo.
La presenza dei nostri soldati è una forza di pace, si tratta di ottenere la pace utilizzando determinati strumenti che non possono prescindere dai metodi di militarizzazione.
Gli argomenti di discussione sono stati sostanzialmente due e principalmente uno: che ci facciamo in Afghanistan? Ci dobbiamo rimanere o no? E perchè? E’ veramente utile rimanere? Serve a qualcosa o rischiamo solo la vita dei nostri militari?.
L’altro è quello della presenza delle donne sul campo di battaglia, oggettivamente poco analizzato durante la trasmissione. Si potrebbe anche pensare, a dire il vero, che sia stato giusto così, le donne soldato infatti sono militari alla stregua dei loro colleghi maschi, niente di più, niente di meno. Che siano oggetto di discussione potrebbe anche essere visto da parte di alcuni come una sorta di discriminazione.
Secondo Ferrero, il rimanere in “zona di guerra” è controproducente, vale a dire mette appunto a rischio la vita dei nostri soldati senza che però si ottenga niente è da ormai 9 anni che si sta prolungando l’attività dei militari.
Il portavoce della Sinistra più “radicale” sostiene a gran voce il ritiro delle nostre truppe, bisogna cambiare strategia e intavolare una “conferenza di pace” e aprire il dialogo.
La Russa comincia scaldarsi, e dopo varie scaramucce inizia a chiedere “con chi” ? i Talebani non vogliono la pace dice il Ministro.
E da questo momento, inevitabilmente la situazione precipita e nonostante la serata sia all’insegna del ricordo doloroso della morte dei nostri soldati, La Russa scatena la polemica.
ll sentire concetti “sbagliati” sulla guerra in Afghanistan pare essere per La Russa qualcosa di insopportabile. Il Ministro si trova a discutere con quasi tutti i presenti in trasmissione, Alessio Vinci compreso. Quest’ultimo a tratti appare un po’ spaesato, per diversi minuti non riesce a tenere in mano la trasmissione e non certo per incapacità sua, quanto per l’incontenibile “esuberanza” di La Russa, un vero e proprio “carroarmato verbale”.
Nemmeno il concetto dei “due militari morti” li ferma, gli argomenti, sfociati nella politica dura e pura sono, almeno per loro, professionisti del mestiere, troppo importanti per fare un passo indietro. Vinci, sconsolato, chiude la trasmissione con un: “ è più facile pacificare l’Afghanistan che questo studio“, e rivolgendosi a La Russa , “la critica è legittima ma per parlare di politica non siamo riusciti a spiegare agli italiani perché siamo in Afghanistan”!
Ma non credo che questo abbia scosso la coscienza del ministro.
Personalmente ritengo che a livello politico sia ora più che mai utile aprire un dialogo, un conferenza internazionale sui problemi, quelli veri, con tutti, anche con i talebani.
Come pensiamo di risolvere la situazione se non parliamo a loro per capire cosa vogliono? Li si ascolti, se poi non ci si trova si potrà decidere metodi alternativi. La nostra missione? Si può cambiare etichetta alle missioni ma alla fine risulta quello che è, una guerra ,diversa dal passato, assimetrica ma sempre guerra è.
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