Congedo di paternità: Italia verso l’allineamento Ue su quello obbligatorio


di Valentina Marsella

Dopo la sentenza di Firenze, che concede 5 mesi ai neo-papà con determinati requisiti, presentate due proposte di legge, ora in discussione alla Camera, che puntano a introdurre i 4 giorni di congedo obbligatorio presente in altre realtà europee.

Fonte: immagine dal web

Una sentenza del Tribunale di Firenze, mesi

fa, aveva rivoluzionato la vita di alcuni fortunati neo-papà, concedendo loro cinque mesi di congedo. Fino ad allora l’Inps riconosceva al padre la possibilità di restare a casa con l’80 per cento dello stipendio per i tre mesi successivi al parto della compagna. Ma il giudice fiorentino, giudicando quel tempo troppo stretto, perché la legge dota quel genitore di un diritto autonomo e speculare a quello della madre, aveva prolungato i termini. E allora se la lavoratrice può astenersi dal suo impiego per cinque mesi, avrà diritto a farlo anche il padre, solo quando sussistono determinate condizioni.

Da allora una valanga di richieste ha invaso gli uffici dell’Inps, e molti papà

desiderosi di stare a casa con il proprio bimbo hanno preso alla lettera la sentenza. Eppure quella pronuncia non è da considerarsi la panacea di tutti i mali, perchè ci vogliono dei requisiti per poter richiedere il beneficio. L’interessato può ottenere tutto il periodo stabilito, solo se la madre è casalinga, è in malattia oppure è una lavoratrice autonoma che non usufruisce del diritto all’astensione. Altrimenti potrà prendere un congedo che sommato a quello della compagna non può superare i cinque mesi. E infatti protagonisti della sentenza erano stati due coniugi, in cui la donna, lavoratrice autonoma e vicepresidente della Cna fiorentina, aveva avuto una malattia importante.

Un tempo il periodo di maternità era

pensato per salvaguardare la salute della madre. Adesso si intende anche come tutela di quella del bambino, e il ruolo del padre diventa fondamentale, anche per aiutare la compagna incinta nell’ultimo periodo della gravidanza. E dalla pronuncia di quella sentenza, la legislazione a favore dei ‘mammi’ ha cercato di fare un ulteriore balzo in avanti. Dopo mesi, in questi giorni si è tornato a parlare di congedo di paternità e stavolta è la parola ‘obbligatorio’ a metterci lo zampino e a rendere tutto più interessante per i papà che finalmente non saranno costretti a ferie e permessi per star vicino alla compagna in sala parto o durante le prime ore dopo la nascita.

Come avviene nella maggior parte dei Paesi europei, anche i papà italiani

potrebbero godere di un congedo di paternità obbligatorio, si legge sulla prima pagina dei disegni di legge che la Camera ha iniziato a discutere a metà giugno. Se arriveranno al traguardo finale i papà, subito dopo la nascita del bambino, dovrebbero prendere quattro giorni di congedo obbligatoriamente, come è obbligatorio il congedo che impone alla mamma (purtroppo non a tutte ma a chi ha determinati contratti di lavoro) di non lavorare per cinque mesi. Il tutto a carico delle aziende per i lavoratori dipendenti e del sistema previdenziale per gli autonomi.

Due le proposte di legge all’esame della commissione Lavoro di

Montecitorio, molto simili tra loro. Per prima è arrivata quella del Pd scritta da Alessia Mosca e firmata da 25 deputati, seguita da quella depositata dal Pdl, autore Barbara Saltamartini, sottoscritta da 36 colleghi. “L’Europa ci impone di portare a 65 anni l’età pensionabile per le donne – spiega Mosca, la firmataria della proposta Pd – ma è opportuno riequilibrare anche un altro pezzo della vita, e cioè la cura dei figli che non può essere a carico solo delle mamme”. Quei quattro giorni, dunque, avrebbero un valore simbolico. E sarebbero il primo passo di un lunghissimo percorso.

“Il vero obiettivo – spiega Saltamartini, autrice del testo Pdl – è passare

dalle pari opportunità alle pari responsabilità. E quindi pensare non alla tutela delle donne, ma ad un sistema che consenta alla famiglia di organizzarsi”. In attesa del congedo obbligatorio, in Italia esiste comunque quello facoltativo, ma è una rarità: lo chiede meno del 4 per cento dei padri. “Quattro giorni per lavoratore con un tasso di natalità dell’1,24 per cento – dice Saltamartini – sono davvero poca cosa. E poi vogliamo aiutare le famiglie a fare figli e le donne a rimanere nel mondo del lavoro. Anche questo è sviluppo”. Esistono esempi positivi in Europa: il Portogallo ha introdotto il congedo obbligatorio per i papà nel 2002. Prima aveva solo quello facoltativo, ma non lo chiedeva nessuno, meno del 2 per cento dei papà. Adesso sono arrivati al 22 per cento.

“Questo vuol dire che l’obbligo di restare a casa – spiega Mosca – può

insegnare che prendersi cura dei bambini è bello. Può rompere un tabù, avviare una rivoluzione”. L’iniziativa bipartisan, dunque, affronta una questione che in molti paesi europei è già da tempo acquisita e regolarizzata. Di fatto, un padre svedese deve trascorrere 30 giorni a casa col bebè, uno francese 12 giorni, e norme simili esistono in Spagna, Gran Bretagna, Germania, e appunto Portogallo.

Ma l’esempio di quello che viene considerato il paese modello in questo

campo, la Svezia, mostra che la diffusione del congedo tra i papà dipende sicuramente da fattori culturali, ma anche da un sistema di incentivi che lo rendano sostenibile per la famiglia: e questo può essere ottenuto solo con una piena retribuzione di parte del periodo e con l’obbligo di un’equa suddivisione tra i genitori. L’introduzione nel paese scandinavo del congedo per i padri nel 1995 ebbe un impatto immediato grazie ad una forma di coercizione indiretta: se il papà non ne fruiva, la famiglia perdeva un mese di indennità. Di lì a poco, otto uomini su dieci usufruivano del congedo. L’aggiunta di un ulteriore mese di congedo paterno non trasferibile nel 2002 ha aumentato solo marginalmente il numero di uomini che vanno in ‘paternità’, ma ha più che raddoppiato la durata.

La Germania, con quasi 82 milioni di abitanti, nel 2007 ha imitato il

modello svedese, destinando due dei 14 mesi di congedo retribuito ai papà. In due anni, il numero di padri che hanno richiesto il congedo è balzato da tre a oltre il 20 per cento. Le due proposte prevedono inoltre, per tutte le donne, l’innalzamento dell’indennità spettante durante l’astensione obbligatoria dall’80 per cento al 100 per cento della retribuzione, e una serie di altri miglioramenti alle tutele per maternità e paternità, che dovranno ora passare alla verifica di compatibilità con i conti dello stato.

PROPOSTE DI LEGGE ATTUALMENTE IN FASE DI STUDIO:

Proposta di legge di Alessia Mosca (Pd)
Proposta di legge di Barbara Saltamartini (Pdl)

da http://www.nannimagazine.it

Scultura: scolpire sospesi tra cielo e terra, sette scultori sulla vetta del monte Altissimo (LU)


Scolpire sospesi tra cielo e terra, immersi nella nobilta’ della materia, in un assoluto corpo a corpo con la forma dell’idea, sulla vetta del Monte Altissimo, a 1200 metri sul livello del mare. Nell’inedito scenario, il simposio di scultura ”Sette scultori alla Cava delle Cervaiole, Altissimo 2010|2011” nasce per iniziativa di due artiste scandinave, da diversi anni legate alla Versilia: la norvegese Inger Sannes e la svedese Yemisi Wilson. Da dopodomani al 2 luglio si svolgera’ il progetto pilota che vedra’ entrambe le scultrici protagoniste, mentre nell’estate 2011 a Sannes e Wilson si uniranno, per il completo sviluppo del simposio, Lars Widenfalk, Alena Mate’jkova’, Eva Ziggy Berglund, Diana Andersson e Dag Birkeland. Un’iniziativa, a cura di Valentina Fogher, che vede la collaborazione della Henraux grazie alla quale l’antica cava diventera’ visitabile

Un fascino infinito rivestono da sempre le cave apuo-versiliesi, per quel loro specchiarsi sul mar Tirreno, per il pregio della materia che da oltre duecento anni se ne estrae, per l’antica storia che vede tra i suoi testimoni piu’ significativi Michelangelo Buonarroti che aveva esplorato quei luoghi intorno al 1518 apprezzandone l’immensa ricchezza mineraria. A questo spettacolo paesaggistico andra’ ad aggiungersi la seduzione dell’atto creativo. Il simposio prevede che gli artisti salgano per quattro settimane in cava, dove, fianco a fianco ai cavatori, lavoreranno alla realizzazione delle loro opere. Ogni fase della giornata e del loro operare sara’ ripreso e documentato dal regista Piero Tartagni. Piccoli gruppi di visitatori, ogni martedi’ e giovedi’ pomeriggio, a partire dal 15 giugno, dalle ore 14.30 alle ore 17.30 circa (partenza dalla sede della Henraux | via Deposito, 269 a Querceta), potranno visitare la cava ed incontrare gli scultori al lavoro. La visita, gratuita, deve essere prenotata alla segreteria della Henraux, chiamando lo 0584 761217. ”Lavorare -spiega la curatrice Valentina Fogher- con il marmo tagliato da poco dalla montagna, sulla vetta delle Cervaiole, per uno scultore e’ come per un cristiano pregare con la piu’ fervente passione all’interno della Basilica di San Pietro: e’ il massimo della sacralita’ della scultura”

fonte Adnkronos

La cultura fa bene al cuore: meno infarti per chi è stato a scuola almeno 8 anni


Più si studia più si allunga la vita. Insomma, studiare fa bene al cuore. Infatti, chi ha trascorso più di 8 anni tra i banchi di corre un minor rischio di infarto .

Il nesso è il risultato di un ampio studio, pubblicato sulla che ha messo a confronto, in 52 Stati, circa 12mila infartuati e 14 mila persone in buona salute.

Finora sapevamo che un giro vita abbondante, poca attività fisica, troppe sigarette, mangiare poca frutta e verdura possono mettere a dura prova la salute del nostro cuore. Diversi studi nei Paesi occidentali hanno poi evidenziato un legame tra più elevato status socioeconomico e minor rischio di malattie cardiovascolari.

Tuttavia, non era ancora del tutto chiaro se i diversi indicatori utilizzati per individuare le condizioni socioeconomiche, come per esempio istruzione, reddito familiare, tipo di lavoro svolto, fossero ugualmente importanti. Inoltre, si sapeva poco su come lo status socioeconomico agisca sul rischio cardiovascolare nei .

Ora, un gruppo di ricercatori svedesi ha scoperto che è l’istruzione, indipendentemente dal reddito familiare, dal lavoro svolto o dai beni posseduti, è associata direttamente col rischio di un attacco di cuore. In particolare, spiega una delle autrici della ricerca, Annika Rosengren, cardiologa del Sahlgrenska University Hospital di Goteborg: «Un livello di istruzione, uguale o inferiore a 8 anni di , può significare un maggior rischio di avere un infarto, circa il 30% in più rispetto a chi è più istruito. La correlazione è più marcata nei paesi ricchi, ma evidente anche nei Paesi meno sviluppati». I motivi? « Sarà necessario approfondirli; probabilmente sono dovuti alla migliore conoscenza dei fattori di rischio e quindi a una migliore prevenzione», afferma Rosengren. Secondo lo studio, infatti, più alte percentuali di obesità addominale e cattive abitudini come fumo, poca attività fisica, scarso consumo di frutta e verdura, spiegano circa la metà del rischio connesso a bassi livelli di istruzione.

«Non c’è dubbio che chi è più istruito conosca meglio i fattori che mettono a rischio il cuore – conferma il professor Filippo Crea, direttore del dipartimento di malattie cardiovascolari del Policlinico universitario “Agostino Gemelli” di Roma -. La prevenzione è la migliore arma contro le malattie cardiovascolari. Tenere sotto controllo peso, colesterolo, pressione, diabete, non fumare, fare attività fisica e mangiare frutta e verdura già da piccoli, aiuta a ridurre nettamente le malattie cardiovascolari. Non possiamo dimenticare i risultati soddisfacenti che abbiamo ottenuto finora – continua il cardiologo -, ma non dobbiamo abbassare la guardia. Per esempio, basta un calo di attenzione sul fumo e i ragazzi riprendono in mano le sigarette».

«Per ora i risultati suggeriscono che «migliorare i livelli di istruzione nelle nazioni in via di sviluppo potrebbe essere una valida contromossa per contenere la rapida diffusione di malattie cardiovascolari anche in quei Paesi», conclude Rosengren. «In Cina – fa notare Crea – fino a 15 anni fa non c’erano bambini grassi. Oggi l’obesità infantile è diventata un’epidemia, che mette seriamente a rischio il cuore. Per questo è necessario fin dai banchi di apprendere sane abitudini, come corretta alimentazione, niente sigarette e regolare esercizio fisico».

da www.blitzquotidiano.it

Portogallo, anche i gay potranno sposarsi: è il sesto Paese Ue a dire sì


nozze-gayAnche in i gay potranno sposarsi. Il parlamento portoghese ha infatti approvato un disegno di legge del governo che legalizza i matrimoni tra . Con questo provvedimento diventano sei i Paesi dell’Unione Europea ad aver legalizzato le unioni tra gay: oltre al , i sono già legali in , , , e .

Il parlamento portoghese ha invece respinto le proposte dell’estrema sinistra e dei Verdi, che chiedevano di legalizzare anche le adozioni per le coppie gay.

Il disegno di legge, proposto dal governo socialista, è stato approvato coi voti di quasi tutti i deputati della maggioranza di sinistra nonostante i “no” di quelli della destra.

Prima del varo definitivo, il testo deve essere ancora sottoposto ad un passaggio in commissione: solo allora il Parlamento darà il suo voto definitivo e il capo dello Stato potrà procedere alla promulgazione.

Nel suo intervento, il primo ministro ha spiegato di voler «porre rimedio a decenni di ingiustizie perpetrate ai danni degli » e ha ricordato che «fino al 1982 il viveva nella situazione assurda e ributtante di considerare l’omosessualità un reato perseguito per legge».

La legalizzazione del matrimonio omosessuale è inserita nel programma elettorale del partito socialista, vincitore delle legislative del settembre scorso. Per quanto riguarda le adozioni gay, il premier ha sottolineato che si tratta di una «questione differente rispetto al matrimonio». «L’adozione – ha sostenuto – non è un diritto della coppia, è un diritto del bambino».

da www.blitzquotidiano.it

Svezia: 5 mesi in carcere per uxoricidio, ma l’assassino è un alce


Cinque mesi trascorsi in carcere con un’accusa infamante, quella di aver ucciso sua moglie. Quindi la liberazione, senza nemmeno le scuse: ci siamo sbagliati, ad uccidere , 63 anni, è stato un .

Vittima del caso di è un cittadino svedese, . Il 5 settembre 2008, l’uomo e sua moglie si trovavano nei pressi di un bosco nei pressi di Loftahammar, nella orientale. Agneta uscì per fare una passeggiata e il signor Westlund, non vedendola tornare si mise a cercarla. Dopo diverse ore, però, la trovò morta nel bosco.

Le indagini della polizia svedese puntarono subito su Westlund che venne incarcerato per cinque mesi e quindi rilasciato in attesa del processo. Solo un anno dopo, grazie a nuove indagini, esce fuori la verità: i peli trovati sul corpo della signora Agneta appartenevano ad un e non, come inizialmente creduto dagli inquirenti, al cane della coppia.

Ad incubo finito Westlund ha raccontato tutto in una conferenza stampa. La polizia, ovviamente, non è stata invitata.

da www.blitzquotidiano.it

Donne in Jazz 2009 a Frascati: 4° appuntamento


di Daniela Domenici

Ha avuto luogo ieri pomeriggio presso l’Auditorium Scuderie Aldobrandini a Frascati il 4° incontro della rassegna “Controcanto – Donne in Jazz 2009”: guest star della serata l’unica straniera tra le artiste ospiti, la svedese Maria Kvist accompagnata da un trio di musicisti della sua stessa nazionalità: Sven-Erik Johansson al basso, Isak Andersson alle percussioni e Linus Kase al sax alto e soprano.

Maria Kvist è nata a Jamtland in Svezia, è pianista, compositrice e cantante e lavora professionalmente fin dall’adolescenza. Ha studiato al Berkeley College of Music negli USA e, successivamente, alla Royal University of Music a Stoccolma. Fin dagli anni Novanta collabora con la jazzpopband Bla Kongo, ha registrato vari CD col suo gruppo e con la Stockholm Vodou orchestra.

Ed ecco la scaletta della serata:

–      “Waltz for the Loney Ones” di Lina Nyberg

–      “All the world’s a stage” di Jeannette Lindstrom

–      “In a crowd of millions” di Christina Gustafsson

–      “The Dry Cleaner from the Moins” di Joni Mitchell

–      “In my old town” – “Fearful” – “Lemon man di Maria Kvist

–      “Jag vet en dejlig rosa” di Monica Zetterlund

 

Svezia: nozze in chiesa per coppie omosessuali


nozze omosex

 di Livia Sansone

In Svezia, a partire dal primo novembre le coppie gay, già ammesse da alcuni mesi alle unioni civili, potranno sposarsi anche in chiesa. La decisione é stata presa oggi a larga maggioranza dal Sinodo generale della Chiesa luterana svedese, la prima delle grandi chiese del mondo pronte a consentire che le persone dello stesso sesso possano unirsi in matrimonio con il rito religioso. Il dibattito all’interno e fuori della chiesa è stato ampio e tormentato a partire dalla primavera scorsa, quando è entrata in vigore una legge che consente agli omosessuali il matrimonio civile. Contrasti sono emersi anche oggi nella riunione del Sinodo che si è tenuta ad Uppsala, ma alla fine la maggioranza favorevole è stata superiore alle previsioni.

Dei 250 delegati che compongono il Sinodo 176 hanno votato a favore, 62 contro e 11 si sono astenuti. A decidere per il sì è stata dunque una maggioranza ampia, ma ciò non toglie che nella Chiesa svedese si possa aprire un periodo di tensioni che porteranno alcuni pastori a rifiutarsi di celebrare nozze gay. In una conferenza stampa che si è tenuta al termine dei lavori, il vescovo Esbjorn Hagberg si è detto preoccupato per i contrasti che ora potranno accrescersi nei rapporti con le grandi chiese del mondo. Al contrario l’Arcivescono Anders Wejryd non ritiene che vi saranno profonde fratture. “I cambiamenti – è stato il suo commento – comportano sempre tensioni e dissidi. Ma non credo che rimarremo a lungo proprio soli”. Wejryd ha aggiunto che questa svolta ha a che vedere con lo scarso valore che in Svezia hanno le tradizioni in rapporto ai diritti ed ha ricordato che fin dagli anni 90 i vescovi della Chiesa di Svezia si erano espressi unanimemente a favore delle relazioni omosessuali. Del resto nel Paese, prima ancora che per le persone dello stesso sesso venisse introdotto il matrimonio civile, le coppie gay venivano riconosciute come coppie di fatto ed avevano ottenuto il diritto all’adozione. Il pronunciamento del Sinodo naturalmente viene accolto con entusiasmo dall’ organizzazione cristiana degli omosessuali EKHO, che raggruppa anche i bisessuali e i transessuali. “La decisione – si legge in suo comunicato stampa – mostra che quella svedese è una chiesa aperta, e che si guarda con serietà all’amore fra le persone dello stesso sesso”.