Anima mediterranea


di Daniela Domenici

In una “Festa dei sapori del Mediterraneo” chi meglio di un’anima mediterranea poteva dare voce, colore e divertimento al pubblico presente? Ieri sera a Cassibile in provincia di Siracusa il gruppo etno-folk “Anima mediterranea” ci ha regalato un concerto assolutamente coinvolgente e di ottima qualità sia per la scelta dei brani eseguiti che per la bravura dei singoli componenti.

“Anima mediterranea” è stato fondato nel 2002 da Pietro Romano, un medico veterinario siracusano che è il cantante dell’ensemble, con lo scopo di unire e rappresentare tutto il sud, soprattutto la tradizione musicale siciliana ma anche quella pugliese, napoletana e calabrese, anzi con le sue parole “unire con la musica i vulcani dall’Etna allo Stromboli al Vesuvio”, un percorso di unione attraverso le tarantelle siciliane, quelle napoletane con anche le tammuriate e le pizziche  e le tarantate pugliesi.

Siccome è il ventennale della scomparsa di Rosa Balistreri “Anima Mediterranea” ha voluto renderle omaggio con due sue celebri composizioni “Moru moru” e “Mi rivotu”; in scaletta ha trovato spazio anche una ballata del ‘600 “Michelemmà” che è di origine siciliana ma è ormai patrimonio della musica napoletana.

Questo gruppo si è esibito nel 2005 in occasione del “Festival del paesaggio” su una delle splendide scalinate della città di Noto per aprire lo spettacolo di Eugenio Bennato e sempre nello stesso anno a Messina ha accompagnato, in un abbinamento teatro e musica, la performance dell’attore catanese Miko Magistro.

E ora, per tributare loro la meritatissima “standing ovation”, i nomi degli artisti che compongono “Anima mediterranea”: come detto prima Pietro Romano voce, Salvino Strano alla fisarmonica, Peppe di Mauro alle percussioni, Davide Alibrio alla chitarra, Peppe Leggio alla batteria, Corrado Giardina al basso, Claudio Giglio al sax e flauto e la danzatrice Gianna Parisi che ha sottolineato con i suoi movimenti coreografici molti dei brani eseguiti.

“Sirena-mente”


di Angela Ragusa

…creatura marina,
corrente sotterranea
alla terra protesa,
attesa dal sole…

…sale corrode
chiglie di navi
niente più remi
a fendere l onda
e spande profumo
di mare un gabbiano
che avvolge di ali
infinito rosso tramonto.

Sirena emerge
da vortici e abissi
scioglie le chiome
al vento del sud…
…scoglio giaciglio
nel respiro dell’aria
nenia soffusa
rumore di acqua,
languido sonno
alle ciglia arricciate
racconta capricci
e si dona alle onde.

Nord contro Sud, sfida all’ultimo chilo


Si rinnova in Italia la sfida Nord contro Sud ma questa volta non sono le “buone pratiche” il criterio di contrapposizione ma i chili di ciccia. La singolare sfida si è accesa Daniela Gasparini, sindaco di Cinisello Balsamo (Milano), e Nicola Cristaldi, suo collega di Mazara del Vallo (Trapani). Del Pd la prima, del Pdl il secondo ma entrambi sovrappeso. La notizia è dell’agenzia Adn Kronos che spiega l’iniziativa “Obesità in Comune”. I due sindaci, insieme a tre concittadini ciascuno (anch’essi sovrappeso) saranno impegnati per sette giorni – da venerdì scorso a giovedì prossimo – in una serie di attività che vanno dal nuoto ai giri in barca, dallo yoga alle passeggiate, a Polignano a Mare, a pochi chilometri da Bari. Tutto, ovviamente, accompagnato una rigida dieta. Vincerà chi fra i due gruppi, quello di Mazara e quello di Cinisello Balsamo, alla fine della settimana avrà perso più chili. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema del sovrappeso, promuovendo una campagna per un’alimentazione sana ed equilibrata ed educando i cittadini ad un corretto stile nutrizinale. In Italia, infatti, gli obesi sono raddoppiati negli ultimi anni toccando quota 5 milioni.

da www.livesicilia.it

A Rosarno i bianchi contro i neri, la prima guerra etnica d’Italia


A prima in Italia E’ la prima rivolta etnica in Italia, non sarà l’ultima. E’ scoppiata ovviamente nel luogo più “illegale” d’Italia, ma cova e fermenta in molti altri luoghi della penisola. Ecco il film della “Rivolta di ”, un film dove la parte dei “buoni” non la recita nessuno, è assente dal copione e dalla sceneggiatura.

 Prima scena: migliaia di “neri” vengono fatti lavorare nelle campagne. Venti euro al giorno, di cui cinque vanno agli . “Orario” di lavoro: dall’alba al tramonto. Di giorno i “neri” sono bestie da lavoro sopportati, di notte devono sparire. Rintanarsi in alloggi fatiscenti che le stesse autorità definiscono “gironi danteschi”. Gli agricoltori della zona dicono che lavoratori regolari non ne possono pagare e che quindi l’unico lavoro possibile è quello nero per i neri. Dicono che c’è “la crisi dell’agricoltura”. E’ una teorizzazione, forse inconsapevole ma di certo esplicita, del lavoro schiavile.

 Seconda scena: con i “neri” ci si guadagnano soldi. In qualunque attività dove si guadagnano soldi è controllata o “osservata” dalla criminalità organizzata. I “neri” sono sotto la doppia pressione dei “padroni” e dei boss. Sopportano gli uni e gli altri. Si aggiunge un endemico, spontaneo, quotidiano e “naturale”. Se e quando i “neri” escono dal circuito campo-tana, la gente del posto li evita e talvolta si diverte a ricordare loro che sono umanità di serie inferiore. Fino a che un giorno qualcuno prende un fucile ad aria compressa e spara al “nero”. Mica per ucciderlo, ma per tenerlo al “suo posto”.

 Terza scena: i “neri” si ribellano. Con rabbia violenta: sfasciano, minacciano, invadono. Quel che succede nelle banlieu parigine, quel che succedeva nei ghetti delle metropoli americane, quel che pensavamo, chissà perchè, da noi in Italia non potesse mai succedere. I “neri” fanno male e fanno paura. Commettono reati ma soprattutto “occupano” la terra, le strade, lo spazio dei bianchi.

 Quarta scena: i bianchi reagiscono, centinaia di giovani calabresi, parole loro, danno “la caccia all’africano per difendere le nostre case”. Negozi e scuole chiuse. Qualcuno spara stavolta non a salve. La polizia cerca a fatica di impedire lo scontro di piazza tra neri e bianchi.

 Quinta scena: il governo capisce cosa sta succedendo. Affida l’emergenza ad una “task force” che comprende uomini del Viminale, del ministero del Welfare , della Regione . Perchè, parole ufficiali, l’emergenza è insieme di “ordine pubblico, lavoro neo e assistenza sanitaria”. Capisce, ma lavora, come dice il commissario prefettizio , in una “situazione grave e pesante”. Quanto grave e pesante? Il corteo dei “neri” va sotto la sede del Comune, ma il Comune non c’è, è sciolto per infiltrazioni mafiose. Le ronde di autodifesa dei bianchi accerchiano il corteo dei neri, gridano: “Andatevene in Africa”. E un grido che ha più o meno lo stesso suono viene da Roma, dal ministro degli Interni che oggi si ricorda di essere prima leghista e poi ministro, per lui questi clandestini sono “troppo tollerati”. La polizia, che è insieme quella di ma anche della legge e dell’ordine pubblico, se si azzarda a fermare i bianchi violenti rischia insieme la sollevazione della gente e il biasimo del ministro. Se attacca i “neri” rischia la tragedia. Sta quindi più o meno ferma, in mezzo.

 La “Rivolta di ”, un film dove sono tutti cattivi e incattiviti: i “neri”, i bianchi, la gente, gli agricoltori ci dice quel che in fondo avremmo dovuto già sapere. Quel che è sempre accaduto, sempre e ovunque. Puoi usare ed estendere il lavoro nero fino a farne sistema, puoi far diventare il lavoro nero delle altre etnie, dei clandestini, lavoro e condizione schiavile. Lo puoi fare, nessuno ti ferma davvero e puoi perfino invocare le leggi dell’economia a sostegno di quello che fai. Puoi decretare per legge che i clandestini non devono esistere e che quindi, siccome ci sono e lavorano per te italiano, al calar del sole devono sparire nelle tane. Puoi, come si comincia a fare al Nord, ispezionare le loro case a caccia di documenti scaduti. Puoi comunicare loro per via di legge, di stampa e di tg, che non sono graditi. Puoi, d’accordo con il sentire popolare, additarli come fonte di guai e di contagio.

 Puoi fare tutto questo, per farlo ce ne sono in Italia sia le condizioni materiali che le leggi di Stato che il consenso d’opinione. Però non puoi farlo gratis. Ovunque nel mondo hai fatto o fai questo il prezzo è la rivolta. Rivolta bestiale di quelli che hai trattato come bestie

 da www.blitzquotidiano.it

In Italia crescono i lettori


Crescono i lettori in Italia e superano la soglia dei 25 milioni (25 milioni e 349mila per la precisione) pari al 45,1% della popolazione contro il 44% di un anno fa. E a leggere sono soprattutto le donne, ancor di più se giovani e laureate, mentre diminuiscono ma rimangono le distanze tra Nord e Sud, con il Trentino Alto Adige sempre al Top, che quasi raddoppia la Sicilia.

E’ la fotografia che emerge dai dati Istat sulla lettura 2009 presentati oggi a Roma alla Fiera nazionale della piccola e media editoria Più libri più liberi, in programma fino all’8 dicembre al Palazzo dei Congressi. Il lettore-tipo del primo decennio del nuovo Millennio, sottolineano dalla fiera romana, è donna (legge il 51,6% rispetto al 38,2% degli uomini), giovane (legge oltre il 50% nella fascia 6-24 anni, il 64,7% tra gli 11-14 anni), vive al nord (più del 51,8% rispetto al 34,6% del Mezzogiorno), ha un alto titolo di studio (laureati oltre il 79,5%) o un’elevata posizione sociale. Una crescita, emerge da dati che misurano un campione di iniziative legate a ‘Ottobre piovono libri’, alla quale hanno certamente contribuito le iniziative legate alla promozione della lettura: festival, fiere, letture pubbliche. Chi le frequenta è donna (60,1%), vive nel nord (43,3%), laureato (23,6%, ma chi possiede il diploma è il 36%), si procura i libri cercandoli in biblioteca (31,5%), ma anche comprandoli in punti vendita “tradizionali” (la libreria del cuore: 9,1%) e “moderni”: 9,5% nelle librerie di catena, 6,3% in quelle dei centri commerciali, il 3% su Internet.

Fiere e festival, emerge dai circa duemila questionari distribuiti in accordo tra il Centro per il libro e la lettura, l’Ufficio studi dell’AIE e l’Università di Tor Vergata , piacciono molto ai lettori abituali e a quelli cosiddetti forti, ovvero quelli che macinano più di 11 libri l’anno, ma il loro fascino attrae anche i deboli e i medi lettori (quelli che di libri ne leggono 4-6 l’anno). “I dati sulla lettura e quelli del pubblico che frequenta le iniziative che in questi anni l’hanno “promossa” iniziano a misurare i risultati che hanno avuto quelle operazioni che fanno aumentare l’intensità della lettura, e l’abitudine di rapporto continuativo con il libro: festival, fiere del libro – ha sottolineato la direttrice del Centro Flavia Cristiano – Evidenziano anche il lavoro che ancora resta da fare nel Sud dove i forti lettori restano di oltre 20 punti inferiori al Centro-Nord. Per proseguire in questa direzione affiancheremo alle infrastrutture per la lettura, iniziative di ‘manutenzione’ del lettore per trasformare in lettore chi non legge alcun libro”.

fonte ANSA

Il Sud vince sul Nord nell’imprenditoria al femminile


Napoli al vertice  nella classifica dell’imprenditoria del terziario al femminile: lo rileva uno studio di Confcommercio-Censis.

In totale, le imprese italiane guidate da donne sfiorano la cifra di un milione e 430mila e di queste oltre 500mila sono al Sud, tanto da dare a quest’area del paese il tasso piu’ alto di femminilizzazione pari al 26%. A seguire il Centro con il 24% il Nord Ovest con il 22%, e il livello piu’ basso con il Nord Est 21%.

A Napoli le imprese guidate da donne sono quasi il 30%, mentre a Milano scendono al 20%.

 Il rapporto sottolinea anche che negli ultimi 5 anni la quota di imprenditrici straniere segna un rialzo del 44,5%, mentre quella delle italiane diminuisce del 5 %.

Il terziario rimane l’ambito privilegiato, quale settore a maggiore tenuta nel lavoro autonomo. Nella classifica delle regioni vincono Molise, Basilicata ed Abruzzo con rispettivamente il 31, il 28 e il 27,7%, di imprese femminili, fanalino di coda Emilia Romagna, Trentino e Lombardia con il 20%.

fonte ANSA