Stressati e mal pagati, per i veterinari rischio suicidio quadruplicato


Veterinari precari e stressati dai mali incurabili dei loro “pazienti” e più a rischio suicidio: è questa la fotografia scattata da uno studio della University of Southampton (Gb) e dellaIsfahan University of Medical Sciences (Iran) pubblicato sulla rivista‘Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology’.

Fra questi medici, il tasso di suicidio è di circa quattro volte superiore a quello della popolazione generale e circa due volte superiore a quello delle altre professioni sanitarie. “Il lavoro del libero professionista veterinario, come quello di tutti i lavoratori autonomi – spiega all’Adnkronos Salute Marco Melosi, vicepresidente dell’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi) – espone al rischio di malattie professionali causate da stress, carico di responsabilità individuali, certamente acuite, nella nostra professione, anche dall’incertezza del reddito. Nel caso del veterinario, come dei medici che hanno in mano delle vite, è senz’altro possibile attraversare fasi dolorose per l’insuccesso terapeutico in animali incurabili. Anche per questo l’eutanasia è una soluzione che il veterinario intraprende con sofferta decisione”.

da http://www.blitzquotidiano.it

Salute: stress e fatica, le cellule femminili più resistenti


Le cellule femminili si adattano di piu’ e riescono a sopravvivere meglio di quelle maschili allo stress, inventando soluzioni per non morire. E’ il risultato di uno studio congiunto tra l’Istituto Superiore di Sanita’ e l’Universita’ di Sassari dal quale emerge che le cellule che costituiscono il corpo dell’uomo e della donna sono diverse, oltre che nei cromosomi, anche in quanto a destino. Uomini e donne hanno quindi un rischio diverso di contrarre determinate malattie: diventa percio’ necessario che la ricerca scientifica abbia un approccio di genere al fine di offrire una migliore appropriatezza terapeutica. Con questo obiettivo l’Istituto Superiore di Sanita’, grazie ai fondi della Ricerca Finalizzata del Ministero della Salute, ha avviato il progetto strategico ”La medicina di genere come obiettivo per la sanita’ pubblica: l’appropriatezza della cura per la tutela della salute della donna”.

”Si tratta di un progetto ambizioso – dice il Presidente dell’ISS Enrico Garaci – che studia le differenze non soltanto fisiologiche ma anche sociali e psicologiche tra uomini e donne. Abbiamo la certezza scientifica della differenza degli organismi sotto il profilo ormonale e genetico e delle risposte diverse alle terapie. Basti pensare che le reazioni avverse ai farmaci nelle donne concorrono al 6% delle ospedalizzazioni. L’obiettivo oggi e’ capire come impattano le terapie farmacologiche sugli uomini e sulle donne per ottenere una cura piu’ appropriata e un risparmio di costi per il Servizio Sanitario Nazionale”

da www.asca.it

La risata e’ come fare ginnastica, fa bene e aumenta fame


Ridere e’ come fare ginnastica: riduce gli ormoni dello stress, fa bene al sistema immunitario, riduce la pressione e il colesterolo cattivo, aumenta quello buonoe poi aumenta un po’ l’appetito, proprio come l’esercizio fisico. E’ la conclusione di una serie di studi compiuti da Lee Berk dell’Universita’ di Loma Linda in California. L’ultima delle ricerche, presentata alla conferenza di Experimental Biology a Anaheim, dimostra che l’esercizio del sorriso, ribattezzato in inglese Laughercise, aumenta l’ormone dell’appetito, la grelina, e riduce l’ormone spezza-fame, laleptina. Gli esperti lo hanno dimostrato chiedendo a un gruppo divolontari di guardare per alcune settimane spezzoni di film drammatici o commedie divertenti. Con analisi del sangue e’ emerso l”effetto ginnastica’ della risata e l’effetto sull’appetito. L’esercizio del sorriso ripetuto potrebbe dunque essere utile per una serie di malattie in cui l’appetito si riduce: per esempio per gli anziani che soffrono di debilitazione perche’ sedentari e senza appetito

fonte ANSA

Anziani: longevità, i toscani vivono più a lungo e in salute


Gli anziani toscani vivono più a lungo e in salute. Alto il loro indice di vecchiaia: in Toscana ci sono 190 over65 per ogni 100 giovani con meno di 15 anni. Si allunga anche la speranza di vita. Chi nasce oggi può ragionevolmente sperare di vivere almeno fino a 78 anni se uomo e a 84 se donna. Questi dati sono contenuti nella Relazione sanitaria regionale 2006-2008 realizzata dall’Agenzia sanitaria regionale e presentata il 6 febbraio 2010. Buono anche lo stato di salute dei cittadini, così come è alto il loro indice di gradimento per i servizi sanitari a disposizione: pronto soccorso, assistenza ospedaliera, medici di base, visite specialistiche e assistenza domiciliare. La tranquillità di essere assistiti come ci si attende è un motivo in più per allontanare lo stress e la preoccupazione, che come si sa, sono nemiche della salute.
da www.intrage.it

Salute: Aumenta lo stress, aumentano i disagi


Senso di precarietà e ansia da prestazione sono le due costanti del lavoro oggi in Italia, un Paese dove la vita —nelle grandi città come Roma o Milano— richiede performance sempre maggiori, determinando disagi che portano sempre più spesso le persone a ricorrere a farmaci antidepressivi o —al contrario— psicolettici che nell’ultimo anno hanno registrato una crescita del 12%.

E un dato ancora più allarmante è l’incremento del ricorso ai farmaci anche senza prescrizione medica: un fatto preoccupante che —secondo gli ultimi dati elaborati dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche— colloca l’Italia al quarto posto su 35 Stati europei.

L’Accademia Internazionale “Stefano Benemeglio” delle Discipline Analogiche lancia ora l’allarme su questa «cultura dello stress» dilagante nel nostro Paese, frutto di una rincorsa esasperata verso la logica della produttività e del profitto, e si propone di ristabilire una dimensione più umana della persona.

«Antidepressivi per il mantenimento di un’elevata capacità cognitiva oppure psicolettici per ridurre l’attività mentale ed avere l’impressione di essere più rilassati: oggi si è purtroppo diffusa una visione dello psicofarmaco onnipotente, mentre in realtà è solo una delle possibilità di intervento e molto spesso la meno indicata nei casi di disturbi dell’emotività causati dallo stress» assicura lo psicologo Stefano Benemeglio, presidente dell’onlus Accademia Internazionale delle Discipline Analogiche, organizzazione non lucrativa di utilità sociale che si propone di contribuire allo sviluppo del potenziale umano del singolo individuo e al recupero della qualità della vita, diffondendo la conoscenza e la metodologia delle discipline analogiche che rendono possibile una migliore gestione delle relazioni interpersonali di natura privata e professionale.

«L’intervento farmacologico deve essere evitato quando è possibile ricorrere ad altri metodi» sottolinea Stefano Benemeglio che dopo anni di ricerca sul campo per vincere lo stress propone un metodo —quello dell’«ipnosi dinamica»— basato sulla decodifica automatica di atti comunicativi non verbali privi di significato razionale —quali il segno, il gesto ed altri— ma carichi di significati analogici, cioè emotivi.

Il metodo ideato da Stefano Benemeglio si rivela efficace nell’80% dei casi e sta riscontrando un enorme successo nelle Città dove le persone sono maggiormente sottoposte a stress, quali Roma e Milano.

A ricorrere all’ipnosi sono infatti circa 300 mila romani e 140 mila milanesi.

Di questi i 3/4 hanno sperimentato altri metodi e si sono poi rivolti all’ipnosi, mentre 1/4 di loro si è rivolto direttamente all’ipnosi senza passare attraverso altri metodi.

Il boom del metodo benemegliano riguarda non solo i singoli individui ma che si estende anche alle aziende che sempre più spesso chiedono a Stefano Benemeglio di realizzare per i loro top manager dei corsi di comunicazione ipnotica, attraverso la quale è possibile limitare lo stress, vincere i comportamenti negativi e perfino perdere il peso corporeo o smettere di fumare.

da www.newsfood.com

Perchè mangiare poco allunga la vita?


È da tempo noto che restrizioni e rinunce alla dieta diminuiscono gli effetti dell’invecchiamento e delle malattie, ma il meccanismo alla base di questo fenomeno era sconosciuto. Ora i ricercatori della Mount Sinai School of Medicine degli Stati Uniti hanno scoperto come le molecole del nostro organismo prendano parte al complesso processo che associa il mangiare di meno a una vita più lunga.

«Il nostro studio ha tentato di rispondere a una domanda particolare: perchè mangiare poco rallenta l’invecchiamento, mentre mangiare tanto accelera le malattie provocate dall’età avanzata?», ha detto Charles Mobbs, professore di neuroscienze e geriatria della Mount Sinai School of Medicine, e a capo dello studio pubblicato sulla rivista PLoS Biology. «La risposta, come abbiamo scoperto, potrebbe risiedere nello stress ossidativo causato dall’alimentazione», ha aggiunto. Una dieta a basse calorie, infatti, ridurrebbe l’impatto del metabolismo del glucosio, e di conseguenza lo stress ossidativo. Una dieta ipercalorica ha invece l’effetto opposto.

«Non ha importanza quale dieta si segue, se si riducono proteine, carboidrati o grassi», ha spiegato Mobbs. «Quello che conta – ha continuato – è la riduzione complessiva delle calorie. Poche calorie, infatti, promuovono un fattore di trascrizione chiamato CREB-binding protein (CBP). Questo fattore controlla l’attività dei geni responsabili delle funzioni cellulari e dell’invecchiamento delle cellule». Mobbs ritiene che, se si dovesse riuscire a sviluppare un farmaco che imita gli effetti di CBP sull’organismo, gli scienziati potrebbero anche allungare la vita dei pazienti riducendo lo stress ossidativo. «CBP può essere usato per prevedere la durata della vita, ed è il responsabile dell’80 per cento delle variazioni della durata di vita nei mammiferi», ha detto Mobbs. «Ridurre CBP del 10 per cento allungherebbe brevemente la vita, mentre ridurlo dell’80 per cento farebbe morire di fame l’individuo. Tutto sta nel trovare il giusto equilibrio», ha concluso.

da www.lastampa.it

Artrite: il Tai Chi fa diminuire il dolore


di Matteo Clerici

tai chiIl Tai Chi è un aiuto per chi soffre di artrite: tale ginnastica è infatti capace di alleviare il dolore e lo stress, migliorare la salute e sostenere il senso di soddisfazione personale.

A dirlo, una ricerca del George Institute di Sydney (Australia) coordinata dalla dottoressa  Amanda Hall e pubblicata dalla rivista “Arthritis Care & Research”.

Il team della dottoressa Hall ha revisionato (tramite meta-analisi) 7 studi, randomizzati e controllati, aventi come tema l’utilizzo dell’arte marziale come mezzo di cura per i soggetti afflitti da dolori alle ossa ed ai muscoli. Si è così notato come il Tai Chi fosse sia un ottimo supporto agli interventi di base necessari ad artrite manifestata, sia un valido scudo preventivo contro la malattia od un supporto nel periodo di attesa antecedente. Il tutto senza provocare grandi spese economiche o pesare troppo sui pazienti.

Ora, conclude la dottoressa Hall, il passo successivo è quello di avviare uno studio che metta a confronto l’efficacia del Tai Chi con quella di un placebo.

da www.newsfood.com

Donne: lo stress riduce a fertilità


fertilitàdi Matteo Clerici

Le donne che vogliono rimanere incinte devono imparare a rilassarsi, poiché emozioni troppo pesanti sono in grado di ostacolare la fertilità.

Questo è quello che emerge da una ricerca della dottoressa Alice Domar (studiosa dell’Harvard Medical School e consulente di un centro per la fertilità di Boston), presentata ai colleghi della “American Society for Reproductive Medicine” durante il meeting tenutosi ad Atlanta dal 17 al 21 ottobre 2009.

La dottoressa Domar ha esaminato 97 donne, tutte coinvolte in un programma di fecondazione assistita, ma senza successo: alcune di loro sono state sottoposte ad programma di gestione dello stress, (10 lezioni), altre no.

Sottoponendo di nuovo tutte le volontarie ad un trattamento di fecondazione assistita (FIV), la studiosa ha notato come la percentuale di successo nel gruppo di coloro che avevano seguito il corso anti stress era del 52% contro il 20% di chi non l’aveva fatto.

Conclude la dottoressa Domar: “Gli esperti di salute riproduttiva si sono a lungo domandati quale impatto può avere lo stress sulla fertilità, ostacolando in tal modo la capacità di una donna a concepire. Ma questo studio dimostra che la gestione dello stress può migliorare i tassi di gravidanza, riducendo al minimo lo stress della gestione della fertilità stessa, migliorando gli indici di successo delle procedure di fecondazione in vitro e, in ultima analisi, contribuire ad alleviare il carico emotivo per le donne che si trovano ad affrontare le sfide per cercare di concepire”.

da www.newsfood.com