Dalla strada allo studio: street art a Vienna


di Francesco Amorosino

Da Basquiat a Banksy, da Sol Le Witt a Séripop, alla Kunsthalle della città austriaca una mostra parla della storia dell’arte urbana e dei suoi possibili sviluppi futuri.

Basquiat, ‘The Lake’
Fonte: Kunsthallewien.at

‘Street and Studio’, strada e studio, così si

intitola la straordinaria esposizione ospitata fino al prossimo 10 ottobre alla Kunsthalle di Vienna, una serie di opere di grandi artisti della pop e urban art, e di giovanissimi, per raccontare come le forme d’espressione underground nate sulla strada siano state reinterpretate e assimilate dal lavoro dei pittori in studio. Non una novità, certo, perché fin dal suo esordio la street art è evoluta grazie a Keith Haring, Andy Warhol, Francesco Clemente, e soprattutto Jean Michel Basquiat, che dai disegni in strada ha creato un mondo complesso e violento nelle forme e nei colori, capace di influenzare generazioni di artisti successivi la sua prematura scomparsa, a soli ventotto anni, nel 1988.

Proprio lui è il pittore principale della mostra, un omaggio nell’anno in cui

avrebbe compiuto cinquant’anni, per raccontare quanto sia ancora viva e piena di novità la creatività della cosiddetta ‘sotto cultura’, capace di trasformare la pittura, il disegno, la videoarte. Alla fine degli anni Settanta la tag SAMO (SAMe Old shit), come si firmava Basquiat, era ovunque a New York, segno distintivo che colui che era considerato the ‘King of the City’ era passato di lì, a dimostrazione dell’importanza che l’artista rivestiva già allora.

Tra gli artisti presenti in mostra figurano

Charlie Ahearn, Blek le Rat, Sophie Calle, Jenny Holzer,  Andy Warhol e contemporanei come Kader Attia, Brad Downey, Christian Eisenberger, Basim Magdy, Ari Marcopoulos, Evan Roth, Séripop, e Rita Vitorelli. Non manca colui che è considerato uno dei più grandi street artist contemporanei e forse, al momento, il più celebre in assoluto: l’inglese Banksy, i cui stencil sono sistematicamente rubati dai muri e venduti per centinaia di migliaia di euro.

La mostra, però, ha anche il merito di parlare

di street art tramite saggi e testimonianze di chi col tempo l’ha studiata e vissuta. È il caso del fotografo Brassaï, che negli anni Sessanta pubblicò un libro di scatti di graffiti, o del filosofo francese Jean Baudrillard (1929–2007) che vedeva nella città una grande tela piena di messaggi di cui i graffiti non erano che una piccola parte.

Un tema, quello dei graffiti, che non smette di essere al centro di un dibattito

forse senza fine. La street art, nata come illegale, oggi è cambiata in maniera radicale e il passaggio dalla strada allo studio, anche se apparentemente snobbato da molti artisti, è in realtà un percorso che molti desiderano fare, cercando di non perdere le caratteristiche del loro lavoro precedente, ma canalizzandole in forme di espressione più istituzionali. La sfida vera, però, è quella che sta nelle forme di street art legale, che non rinunciano a gridare lo slogan ‘Reclaim the street!’, ma cercano mezzi temporanei e non invasivi, per mostrarsi senza portare degrado alla città. Ancora  meglio è quando la street art diviene mezzo di riqualificazione urbana e un mezzo per dare spazio a tanti giovani creativi che uno studio forse non lo vedranno mai, ma hanno tante storie da raccontare.

INFORMAZIONI:

Titolo:

Street and Studio. From Basquiat to Séripop

Dove:

Kunsthalle, Museumsplatz 1, Vienna

Quando:

dal 25 giugno al 10 ottobre 2010

Orari:

tutti i giorni dalle 10 alle 19, il giovedì dalle 10 alle 21

Web:

www.kunsthallewien.at

da http://www.nannimagazine,it