di Davide Madeddu
Quattro mesi senza stipendio. Da 120 giorni garantiscono il servizio di assistenza medica e sanitaria ai detenuti senza però percepire compensi. A fare i conti con gli effetti del “sistema burocratico” sono i medici convenzionati delle carceri della Sardegna. Un piccolo esercito di 60 professionisti impegnati a garantire assistenza con le visite specialistiche oppure con le visite di guardia a chi dietro le sbarre deve fare i conti con i problemi di salute. A denunciare il caso è la parlamentare del Pd Amalia Schirru, impegnata da tempo proprio nel settore dei diritti civili e quello penitenziario.
“Il fatto è grave e va avanti da troppo tempo – dice -, qui ci sono sessanta medici, che non percepiscono lo stipendio da 4 mesi, e svolgono un lavoro fondamentale perché vengano garantiti i diritti anche di chi sconta una pena in carcere “. La parlamentare, che anche i giorni scorsi ha incontrato i rappresentanti dei medici aggiunge: “Nonostante questo fatto i medici continuano a garantire il servizio nella speranza che i problemi possano essere risolti e le risorse erogate”. A provocare il mancato pagamento degli stipendi, il passaggio delle competenze dal ministero della Giustizia a quello della Salute e quindi alla Regione Sardegna. O meglio l’applicazione del decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 2008 che ha assegnato le competenze del sistema sanitario in carcere al ministero della Salute, anziché a quello della Giustizia, e quindi alle regioni.
Le risorse ci sono, le paghe no
“Il Decreto del 2008 prevedeva che le competenze fossero in capo alle Regioni – spiega Fabrizio Rossetti, responsabile del settore sanità e carceri per la Funzione pubblica della Cgil nazionale – in Sardegna però il passaggio diretto come nelle altre regioni non può avvenire perché, trattandosi di regione a statuto speciale ha bisogno poi di una legislazione a sé”. Un problema che la Sardegna ha poi cercato di risolvere stanziando oltre un milione di euro.
“Le risorse ci sono ma gli stipendi – prosegue Amalia Schirru – non arrivano e i medici continuano a lavorare senza percepire i compensi”. Alla preoccupazione dei lavoratori è seguita anche una mobilitazione dei parlamentari sardi. “Le risorse ci sono e sono già disponibili perché l’amministrazione regionale ha già stanziato le risorse – spiega Gianfranco Pala, direttore del carcere Buoncammino di Cagliari, la struttura detentiva più importante e affollata della Sardegna – però, prima che questi soldi possano essere spesi e quindi erogati ai lavoratori è necessario che si completi un percorso burocratico”.
Ossia? “I soldi stanziati dalla regione sono stati quindi inviati alla Banca D’Italia che a sua volta deve girarli al ministero della Giustizia che, alla fine, li eroga agli istituti di pena i quali provvedono a pagare i medici e il personale convenzionato”. Un giro burocratico amministrativo che gli operatori sperano di poter risolvere nell’arco di poco tempo. “Speriamo che la situazione possa normalizzarsi i primi giorni del nuovo anno – conclude – anche perché gli operatori che garantiscono il servizio nelle 12 carceri della Sardegna sono una sessantina, e si tratta di medici che consentono il funzionamento del sistema sanitario nelle carceri”.
da www.ristretti.it