“Mettete il piede sul primo gradino di una scala mobile: in quel preciso istante, la scala si mette in funzione e vi porta al piano superiore o a quello inferiore. Cosa è successo? Poggiando
il piede, avete semplicemente interrotto un fascio luminoso, e la sua interruzione ha innescato degli apparecchi che hanno messo in moto quella enorme scala del peso di tonnellate.
Un processo analogo si verifica nella vita interiore dell’uomo. Ogni suo pensiero, ogni suo sentimento interrompe un raggio da qualche parte, e alcuni apparecchi si mettono in moto. Spesso, invece di portarlo ai piani superiori della sua coscienza, le scale lo trascinano in sotterranei dove egli viene privato di aria, di luce, di calore e di spazio. Voi credete di essere
liberi e di potervi permettere qualunque pensiero o sentimento, ma sappiate che ciascuno di essi produce una messa in moto i cui effetti vi proietteranno verso l’alto o verso il basso. Allora, attenzione: siate vigili!” Omraam Mikhaël Aïvanhov
Archivi tag: sentimenti
Essere disinteressati o diffidenti
“Quali sono gli individui più diffidenti? Quelli disonesti,
astuti, cattivi. Non possono credere che esistano esseri onesti,
sinceri e buoni. Giudicano gli altri attraverso se stessi, e per
questo sono sempre sospettosi.
Quanto a coloro che sono nobili e disinteressati, fanno fatica a vedere la cattiveria, il tradimento o la perfidia, appunto perché vedono gli altri attraverso le qualità che loro stessi possiedono.
L’essere umano può vedere esclusivamente attraverso i propri
occhi, ed è lui stesso a plasmare i suoi occhi tramite i suoi
pensieri, i suoi sentimenti, i suoi desideri e le sue tendenze.
Quando incontrate persone che vi parlano unicamente dei difetti
degli altri, sappiate che è soprattutto di se stesse che vi
stanno parlando; sì, perché se possedessero la nobiltà, la bontà,
l’onestà e soprattutto l’amore, troverebbero tutte queste buone
qualità anche negli altri.”
O.M. Aivanhov
Dal carcere di Chieti: “Non ascolto più canzoni d’amore”
di Emidio Paolucci
Brandelli di un sogno
risvegliano dubbi che
soffoco con presunzione,
non ascolto più canzoni d’amore…
l’amore l’ho ucciso lentamente,
ripudiando un tormento vano,
i miei ricordi sono fossilizzati in
presunte immagini che il tempo
inevitabilmente avrà deformato
nella realtà,
mentre tutta questa umanità si
sforza di dare un senso ai
propri sentimenti,
mentre i miei sensi
lasciano spazio ai ricordi,
io umanamente uccido,
tutti i giorni,
ogni umana passione.
Come amare: dalla Lettera ai Romani 12, 9-10, 14-17
“La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gi altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda…
Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia , piangete con quelli che sono nel pianto.
Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte , piegatevi invece a quelle umili.
Non fatevi un’idea troppo alta di voi stessi.
Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini.
Giustizia:carcere come luogo reinserimento? pochi ci credono
di Daniela De Robert
Scandalo nel carcere di Bollate, l’unico in tutta Italia in cui gli uomini e le donne detenute svolgono attività comuni. Lo scandalo consiste nel fatto che una donna e un uomo abbiano iniziato una storia d’amore in un luogo in cui i sentimenti sono banditi e che questa storia abbia portato al concepimento di una vita.
Come succedeva nei manicomi, aboliti con la legge 180, l’idea di una vita concepita dietro le sbarre non è ammissibile. Quei corpi sono corpi reclusi. Quelle vite, anche se sono di persone adulte, sono vite prigioniere e pertanto private dell’autonomia propria delle persone adulte. Quei sentimenti vissuti in un carcere sono avvertiti come una minaccia.
La vita in un carcere fa più paura della morte. I sentimenti di amore possono trovare spazio solo se mutilati dalle sbarre, dalla divisione, dalla castità coatta. Solo se si esprimono per lettera o nei colloqui in mezzo a tutti gli altri. Eppure la pena a cui sono stati condannati quell’uomo e quella donna prevede solo la privazione della libertà, non il divieto dell’amore, dell’affettività, della sessualità, della vita che nasce.
In due mesi sono morti suicidi in carcere 12 persone. Più di uno a settimana. Ma quelle morti non fanno rumore. In fondo la morte, la violenza, il dolore sono considerate parte integrante del carcere. In fondo, potevano pensarci prima di delinquere. In fondo, è solo un delinquente in meno.
Il concepimento di un bambino invece scatena sentimenti di indignazione: si sono amati mentre stavano scontando un pena! Per questo si chiede che siano puniti e insieme a loro anche la direttrice che consente che succedano fatti così riprovevoli dentro un carcere, anche se è un carcere modello. Perché al carcere come luogo di reinserimento credono davvero poche persone. Basta un seme di vita per fare cadere la maschera.
Padronanza dei propri sentimenti e pensieri
La vita spirituale presuppone la padronanza dei sentimenti e dei
pensieri; ma per riuscire a dominare i propri sentimenti e i
propri pensieri, bisogna cominciare sorvegliando i minimi gesti
che si fanno nella vita quotidiana. È così che si acquisiscono a
poco a poco le possibilità psichiche che permetteranno di
dominare in seguito correnti più potenti. Direte che non vedete
il nesso. Ebbene, proprio qui sta l’errore: finché non avrete
imparato a dominarvi in tutti i piccoli dettagli della vita
quotidiana, non potrete dominare la collera, il disprezzo, la
bramosia, l’avversione, il bisogno di vendetta…
Se faceste attenzione al modo in cui parlate, vi sareste già
accorti che non siete nemmeno capaci di dominare le vostre mani:
le muovete in tutte le direzioni, vi grattate, tirate i bottoni
dei vestiti… Cominciate con l’imparare a tenere le vostre mani
tranquille. Come volete riuscire a dominare delle forze che vi
superano, se non riuscite a controllare le vostre mani?”
Omraam Mikhaël Aïvanhov
“L’aula di disegno dal vero”
di Tiziana Mignosa
se ne sta lì coi pianeti intorno
una grande aula piena d’artisti in erba
che imparano a guardare e a disegnare.
Al posto di bottiglie dalle fogge strambe
ma anche di busti antichi e marmi assai pregiati
ci sono avvenimenti e accesi sentimenti
fiori dalle aguzze spine perfino a volte belli.
Immobili si lasciano osservare
amare e anche odiare
creando l’illusione che siano sempre diversi
e invece siamo noi che girando loro intorno li vediamo tali.
Ed è così che ben presto c’accorgiamo
che il pugno in pancia non fa più male
ma solo perché cambiando postazione
la luce ce lo mostra da un’ulteriore angolazione.
“Una pietra”
di Francesco Sabatino
Non so come è stato.
Ho creduto avesse un’anima,
un cuore,
dei sentimenti,
un po’ d’amore.
Invece, era solo una pietra
Immobile e silente.
Ed io un povero deficiente.
Ho creduto di poterla amare
e invece sono qui solo.
Solo che annego in questo nero mare.
La vita è divenire,
un dolce fluire
di gioia e di dolore.
Ma tu, mia cara,
non sei riuscita
a strappare la felicità
dal mio cuore,
poiché vivo sospinto
dall’amore,
che mi conduce
verso la pace,
la quiete
e la beatitudine.
Le emozioni dell’epoca in cui viviamo
di Monica Maiorano
Per molto tempo lo studio delle emozioni è stato trascurato dal mondo scientifico ritenendo che rappresentassero un aspetto secondario della vita mentale di un individuo, eppure l’emotività, considerata scomoda ed inutile interferenza nei processi mentali, negli ultimi anni è stata molto rivalutata dagli ambienti scientifici e ha iniziato ad essere considerata come una importante componente dell’intelligenza stessa.
Già Darwin, nel 1871, scrisse un’opera molto originale, The expression of emotions in animals and man, nella quale evidenziava il ruolo delle emozioni e dell’espressione dei sentimenti, forme basilari della comunicazione umana, nel processo evolutivo della nostra specie.
Quando ci si interroga sul ruolo delle emozioni e della loro manifestazione nel condizionare il comportamento umano, l’alternativa è fra un determinismo biologico che vede le sensazioni e le espressioni emotive come universali e un relativismo culturale per cui l’espressione delle emozioni sarebbe una sorta di linguaggio e, come tale, trasmesso culturalmente.
In effetti, secondo i ricercatori interpellati dalla rivista New Scientist, ogni epoca storica con i suoi modelli di vita, è caratterizzata da emozioni specifiche e sembra nella nostra “ era complessa dell’umana complessità”, ispirazione, curiosità, orgoglio, gratitudine e confusione si siano aggiunte alle “classiche emozioni” gioia, tristezza, rabbia, paura, sorpresa e disgusto.
Se è dunque vero che le emozioni sono apparse negli ominidi prima della comparsa dell’ Homo Sapiens, continuando ad evolversi nella nostra specie, questo ha richiesto la comparsa e trasformazione di meccanismi e processi fisio-psicologici adeguati, come lo sviluppo della mimica facciale e di particolari percorsi del sistema nervoso che hanno reso capace l’essere umano di riconoscere e distinguere tali segnali.
Il gruppo di psicologi intervistati dalla prestigiosa rivista scientifica, infatti, hanno descritto queste nuove emozioni e le espressioni del corpo che le caratterizzano.
L’ispirazione, sentimento positivo, incoraggiante, stimolante che ci fa credere in noi stessi e nel prossimo, facendoci sentire parte di un tutto, secondo gli scienziati sarebbe un sentimento universale, la cui espressione facciale caratteristica non è stata ancora precisata, anche se i ricercatori concordano su un generico addolcimento dei tratti somatici e un movimento delle sopracciglia verso l’alto.
Un’altra new entry nella classifica delle emozioni è l’attitudine alla curiosità. Ne è convinto Paul Silvia, docente di psicologia alla University of North Carolina, il quale la ritiene fondamentale per motivare le persone ad imparare, anche senza un fine specifico, ma semplicemente per il gusto di sapere.
Sul piano comportamentale, questo sentimento si manifesta con gli stessi tratti in tutti gli esseri umani: testa leggermente piegata da un lato, velocità del discorso che aumenta, muscoli della fronte e degli occhi in tensione. Non solo, la curiosità è diventata sempre più importante per l’uomo contemporaneo aiutandolo a controbilanciare sentimenti negativi come ansia e paura.
L’orgoglio, emozione a due facce, come la definisce New Scientist, è il terzo sentimento al centro delle attenzioni degli scienziati, in quanto, da un lato, accresce l’autostima individuale e l’attitudine al risultato, dall’altro tende spesso a confondersi con l’arroganza e l’eccessiva sicurezza di sé, al punto da essere elencato tra i sette peccati capitali.
Per Jessica Tracy della University of British Columbia di Vancouver, in Canada, la dimostrazione che l’orgoglio sia trasversale a tutti i popoli è data dalla riconoscibilità con cui questo sentimento si manifesta all’esterno, non è tanto l’espressione facciale determinante, quanto tutta la postura del corpo. Secondo la Dottoressa Tracy tutti noi assumiamo inconsapevolmente la stessa postura: testa un po’ all’indietro, braccia leggermente lontane dal corpo e petto in fuori.
Anche la gratitudine, secondo Sara Algoe dell’Università del North Carolina, ha tutti i requisiti necessari per essere annoverata tra le nuove emozioni, avendo una connotazione del tutto positiva che aiuta gli esseri umani a rafforzare le loro relazioni sociali, in primis nel rapporto di coppia. Secondo la studiosa, la gratitudine ci aiuta a scovare le persone con cui stiamo meglio e a fare qualcosa per loro, innescando un meccanismo virtuoso di “dare e avere”. E’ un sentimento che fa parte del bagaglio emotivo di ogni essere umano, anche se, i ricercatori sostengono che potrebbe essere culturalmente connotato ed essere espresso in maniera diversa da un capo all’altro del mondo. Circa le espressioni facciali e i gesti che meglio la rappresentano si é d’accordo sul sorriso e un certo penzolare della testa, ma sono ancora in corso altri studi.
Non tutti d’accordo, invece, nel considerare la confusione come regina delle nuove emozioni, di sicuro è un sentimento che domina nel mondo di oggi. Secondo Dacher Keltner dell’Università di Berkeley, in California, è una sensazione che tutti abbiamo provato, in una qualunque occasione in cui abbiamo avuto l’impressione di ricevere informazioni insufficienti o contrastanti dal mondo circostante.
Il volto della confusione avrebbe sopracciglia inarcate, occhi che diventano più piccoli, labbra protese in avanti. Un recente studio ha dimostrato, inoltre, che si tratta dell’espressione facciale più chiaramente riconoscibile dopo la gioia, e con una valenza evoluzionistica che la renderebbe universale: una persona confusa, infatti, è notata da tutti e ha quindi maggiori possibilità di essere aiutata dal prossimo.
Secondo il professor Paul Silvia, la confusione è il modo in cui il nostro cervello ci avverte dell’infondatezza dei nostri pensieri e dei nostri schemi mentali, incoraggiandoci a focalizzare la nostra attenzione altrove, a cambiare strategie o imparane delle nuove, abilità particolarmente utile per l’uomo contemporaneo.
E’ per questo, conclude il gruppo di psicologi interpellato da New Scientist, che la confusione potrebbe essere la chiave di tutte le altre emozioni dominanti, l’anello di congiunzione tra ispirazione, curiosità, orgoglio e gratitudine.
Dunque è vero che ogni emozione ha caratteristiche specifiche da cui discendono le diverse modalità espressive, le modificazioni della funzione mnemonica e delle immagini mentali, ma queste non si sarebbero potute sviluppare senza un’adeguata riorganizzazione nel tempo di tutto il sistema nervoso centrale, periferico e autonomo, da cui le emozioni dipendono.
Si potrebbe concludere, a questo punto che, pur avendo il mondo delle emozioni e della loro manifestazione una grande variabilità sia individuale che nelle diverse culture, i meccanismi biologici che le sottendono sono il risultato dell’evoluzione per selezione naturale il che le rende di conseguenza universali, biologicamente determinati e si potrebbe aggiungere necessarie alla sopravvivenza.
Fonte: Repubblica.it
Sofferenze utili, inutili e nocive
“Nessun essere umano sulla terra è al riparo dalla sofferenza.
Occorre soltanto sapere che ci sono sofferenze utili, benefiche,
e altre inutili e persino nocive. Le sofferenze inutili sono
quelle che ci si crea da sé trasgredendo le leggi dell’onestà,
della giustizia, della bontà, della saggezza, dell’amore, e non
meritano compassione.
Le sofferenze utili sono quelle dell’uomo che ama gli altri e
vuole sinceramente aiutarli: egli è obbligato a strappare ogni
giorno qualche cosa dal suo cuore, a spogliarsi del suo egoismo,
dei suoi pregiudizi. Per aiutare gli altri, non basta infatti
presentarsi con buone intenzioni e buoni sentimenti:
interiormente c’è tutto un lavoro di aggiustamento da fare.
Questo lavoro richiede dei sacrifici; è difficile, doloroso, ma
quanto è benefico!”
Omraam Mikhaël Aïvanhov