“A museum of everything”: artisti disabili in mostra a Torino


Animali fantastici, disegni fatti di chicchi di caffè, giardini che nascono dai cocci di bottiglia. È sbarcata alla Pinacoteca Agnelli l’esposizione di artisti sordomuti, schizofrenici e down che hanno sfogano attraverso l’arte la propria sofferenza. La mostra rimarrà aperta fino al 29 agosto. Un appuntamento da non perdere

opere in mostra

TORINO – La temporanea “A Museum of Everything” è una mostra sull’ossessione: un signore di nome James Brett un giorno iniziò a collezionare “Ogni cosa”, un po’ “Tutto”, in giro per il mondo. Ma gli artisti di cui si occupava non erano persone qualunque, ma outsider, ognuno a suo modo. Nei due piani della Pinacoteca Agnelli dove è ospitata la mostra sono raccolte opere che raccontano vite, destini e anche manìe. Per i numeri, per le parole, per le persone, per il raccontare le proprie esistenze. Nei quadri e negli oggetti si celano vite ai margini: sono opere spesso recuperate nei cassonetti o negli archivi polverosi di ospedali psichiatrici. Molti artisti hanno sentito le voci: alcuni sono schizofrenici, ispirati dal verbo divino a scrivere o dipingere, altri con la sindrome di down, altri che vivono per strada, altri hanno sfogato con il pennello o con la penna la propria sofferenza.

Dell Schau aveva paura delle navicelle volanti degli ufo; Judith Scott era sordomuta e comunicava creando bozzoli sospesi nell’aria, animali fantastici racchiusi in un gomitolo; Radler era schizofrenico: era ceramista e in istituto gli vennero dati fogli e pennelli per raccontare la vita e le persone che vivevano assieme a lui nel luogo di cura: ne nascono dipinti straordinari; Tichy aveva  l’ossessione per le donne e le fotografa di nascosto e ovunque e in tutti i loro movimenti; Felipe Jesus Consalvos era cubano e lavorava per una ditta di sigari: con le etichette di questi ha ricoperto  violini, vasi, qualsiasi cosa. Bill Traytor (1854-1949) visse la schiavitù, si ritrovò in strada e a 83 anni iniziò, con il disegno, a rappresentare quello che vedeva: figure stilizzate, animali.

Insomma: oggetti raccolti e pazientemente resi oggetti d’arte, riciclati, riusati: di chi scrive sui tovaglioli da bar, chi per rilassarsi, come il cuoco giapponese Dai, con il pensiero fisso della morte, disegna con finissimo tratto chicchi di mais e di caffè; l’artista non vedente che crea spaventapasseri con cartelli forati da buchi di proiettile (un classico per i piccoli paesi degli Stati Uniti sperduti nel nulla, dove niente sembra mai succedere); il netturbino pachistano Nek Chand che crea un giardino fantastico con resti di ogni tipo: vasellame, bottoni, vetri di bottiglie. E ancora: le lettere alla madre di un paziente schizofrenico con un grande impatto grafico, che dalla sofferenza si trasforma in arte. E anche le tragedie di vite spezzate: la fantesca che si innamora di Guglielmo II e, allontanata, si inventa un mondo fantastico in cui è una nobildonna o la storia di un bambino violato, che venne svelata con il disegno di un mondo fantastico.

Esistenze ricreate e ritrovate, in una mostra del “Tutto che incanta”. Realizzata grazie al sostegno della Compagnia di San Paolo l’esposizione The Museum of  Everything è aperta fino al 29 di agosto alla Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli

da www.superabile.it

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14esimo suicidio in carcere dall’inizio dell’anno: a Poggioreale (NA)


Angelo Russo, 31 anni, affetto da una grave forma di schizofrenia, era stato arrestato il 24 febbraio scorso febbraio con l’accusa di aver violentato una ragazza di 19 anni, mentre entrambi erano ricoverati in un Istituto di Igiene Mentale a Pozzuoli. Ieri sera si è impiccato nel carcere di Poggioreale.

Salgono a 14 i detenuti suicidi dall’inizio del 2009, mentre il carcere si riconferma ancora una volta come “ricettacolo” di ogni forma di disagio sociale: una recente ricerca, realizzata dalla Simspe (Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria) ha rivelato che il 10% della popolazione detenuta è affetta da malattie mentali. Si tratta di oltre 6.000 persone: 1.533 internate nei 6 Opg (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) e le altre recluse nelle sezioni per detenuti comuni.

Russo era in carcere da meno di due settimane (formalmente indagato e non ancora rinviato a giudizio) sulla base di una presunzione di “pericolosità sociale”, che è particolarmente difficile da definire quando una persona è affetta da patologie psichiche, poiché va innanzitutto valutata la sua “capacità di intendere e volere”.

Una volta escluso il “vizio totale di mente” – che impedirebbe la celebrazione del processo e la detenzione in regime ordinario, sostituita da una “misura di sicurezza” come l’internamento in Ospedale Psichiatrico Giudiziario – il detenuto malato mentale va comunque sottoposto a cure e attenzioni particolari, anche per evitare il rischio di suicidi e autolesionismi.

da www.ristretti.it

Scovato gene responsabile di molte malattie mentali


Le mutazioni del gene Abca 13 presente nel cervello, se si inceppa, può provocare malattie mentali devastanti.

Trovato un delle “malattie mentali”, ovvero una mutazione che è comune a molti disturbi psichici, tra cui , e disturbo bipolare.

La scoperta, fatta dagli scienziati dell’università di Edimburgo in collaborazione con le università di Aberdeen e North Carolina, potrebbe indicare una radice comune di molte , e portare a nuove terapie. Resa nota sull’American Journal of Human Genetics, la scoperta è il frutto di uno studio su 4000 persone di cui la metà sofferenti di vari tipi di disturbi psichici tra i più comuni.

Guidati da Ben Pickard, gli esperti hanno confrontato il del campione e visto che nel degli individui malati più spesso che in quelli sani erano presenti mutazioni a carico del che è coinvolto nel metabolismo delle molecole di grasso nel . ABCA13, concludono gli esperti, potrebbe svolgere un ruolo funzionale importante nel e per questo se si inceppa potrebbe dar luogo a devastanti.

da www.blitzquotidiano.it