“L’autunno tra i capelli”


di Tiziana Mignosa

Con l’autunno tra i capelli

e l’estate sulla pelle

ho  indossato i calzari dell’Amore.

Immemori

assolvono l’ostile compito

essendo altrove.

Accecanti i lampi

di volontà e catene

mi sbattono alle sbarre sospingendomi là fuori.

Muore il passato sul silenzio

mentre il giorno

la schiavitù libera alla vita.

Cari lettori, sul carcere siete un po’ colpevoli


di Roberto Puglisi

Cari lettori, molti di voi sono sulla strada del mare. Pochi restano di sentinella sulla trincea delle notizie, ecco perché l’estate è la stagione adatta per le ignominie, il tempo dell’assenza.
Non vi sfuggirà, perfino dalla spiaggia,  che in carcere si sta consumando una lunghissima epopea d’orrore. Ma non vi importa, in fondo. Livesicilia vi ha informato puntualmente. Ha intervistato. Ha scavato dietro le sbarre, per raccontarvi storie. E voi non avete risposto all’appello con l’indignazione attesa e plausibile. Eppure è una questione di civiltà.

Cari lettori, scusate la franchezza. Vi stimiamo, siete la ragione del grande successo editoriale di Livesicilia e forse è una cattiva operazione di marketing dirvi che in fondo, almeno in una occasione, non siete stati all’altezza. Ma vedete, noi abbiamo fatto Livesicilia perché volevamo un giornale migliore e lettori migliori. Non pecore da blandire o da accarezzare. Persone adulte con cui intraprendere una relazione sincera nell’asprezza e nell’accordo, nel dissenso e nel consenso. Pensiamo di esserci riusciti.

Ecco perché possiamo dirvelo,  guardandovi negli occhi. Il livello dei vostri commenti all’osceno incancrenimento del sistema penitenziario siciliano da noi denunciato è scarso di quantità e spesso non corretto nella forma. In altre occasioni – nella politica – ruggite e vi scornate con audacia e qualità. Il carcere non vi interessa.

Invece, anche quella è vita e va abbracciata con le sue stimmate. E’ vita di povera gente, è vita di innocenti (sì) e colpevoli, è vita di piccolissimi pesci e di grandi fetidi squali. Noi partiamo da una certezza: il carcere non può essere tortura per nessuno di loro, nemmeno per il più abbietto. Altrimenti, intendiamo che sia tortura, inferno, dissoluzione continua? Benissimo, però non basta la volontà. E’ necessario in aggiunta il coraggio di scriverlo sulla carta della legge: la galera è vendetta.

Fino quando quelle parole non saranno marchiate a fuoco, Livesicilia continuerà a indignarsi e a denunciare. E speriamo di avervi al nostro fianco, con noi, con la nostra stessa rabbia. Questa battaglia vale più di un rimpasto. E non possiamo perderla.

da http://www.livesicilia.it

Senza lacrime nè cielo


di Angela Ragusa

Trasforma il sogno la realtà.
L’incanto si è svelato
e polvere così sfuma
dai sandali tuoi rossi…

Salice piangente
si specchia sul tuo viso.

Dietro quelle sbarre,
destino indecifrabile
assurdo nei perché
che non lasciano risposte.

Verde come mela,
mani non ebbero riguardo .

Non riesci più a danzare
nelle ore senza tempo ,
tutto è fermo a quel ricordo
che non smette di svanire.

Dietro l’angolo gramigna
soffocò il tuo bel fiore…
ora cresci senza linfa,
senza lacrime ne cielo!

Giustizia:carcere come luogo reinserimento? pochi ci credono


  di Daniela De Robert

Scandalo nel carcere di Bollate, l’unico in tutta Italia in cui gli uomini e le donne detenute svolgono attività comuni. Lo scandalo consiste nel fatto che una donna e un uomo abbiano iniziato una storia d’amore in un luogo in cui i sentimenti sono banditi e che questa storia abbia portato al concepimento di una vita.

 Come succedeva nei manicomi, aboliti con la legge 180, l’idea di una vita concepita dietro le sbarre non è ammissibile. Quei corpi sono corpi reclusi. Quelle vite, anche se sono di persone adulte, sono vite prigioniere e pertanto private dell’autonomia propria delle persone adulte. Quei sentimenti vissuti in un carcere sono avvertiti come una minaccia.

 La vita in un carcere fa più paura della morte. I sentimenti di amore possono trovare spazio solo se mutilati dalle sbarre, dalla divisione, dalla castità coatta. Solo se si esprimono per lettera o nei colloqui in mezzo a tutti gli altri. Eppure la pena a cui sono stati condannati quell’uomo e quella donna prevede solo la privazione della libertà, non il divieto dell’amore, dell’affettività, della sessualità, della vita che nasce.

 In due mesi sono morti suicidi in carcere 12 persone. Più di uno a settimana. Ma quelle morti non fanno rumore. In fondo la morte, la violenza, il dolore sono considerate parte integrante del carcere. In fondo, potevano pensarci prima di delinquere. In fondo, è solo un delinquente in meno.

 Il concepimento di un bambino invece scatena sentimenti di indignazione: si sono amati mentre stavano scontando un pena! Per questo si chiede che siano puniti e insieme a loro anche la direttrice che consente che succedano fatti così riprovevoli dentro un carcere, anche se è un carcere modello. Perché al carcere come luogo di reinserimento credono davvero poche persone. Basta un seme di vita per fare cadere la maschera.

da www.radicali.it

Niente carcere, quinto giorno: riflessioni a margine di una lettera dal carcere di Augusta


Ho ricevuto queste parole come commento a una lettera di riflessione di un detenuto della sezione di A.S. del carcere di Augusta che ho pubblicato qui qualche tempo fa, ho voluta pubblicarla esattamente com’è arrivata, metto solo il nome dell’autore di questa riflessione: Peppe.

ho sperimantato sulla mia pelle il carcere e posso dire che son o
riuscito ad eliminare la realt� delle sbarre,dedicandomi all’arte
e aggrappandomi alla fede .la libert� puo anche annientare i valori della vita puo anche ingannare ,il carcere peggiore e quando l’individuo crea delle situazioni e delle cicostanze che si
trasformano in catene virtuali il risultato vivere per mantenere uno stile di vita frutto di un sistema diabolico ingegnoso che funziona e che fa comodo e difficile sliberarsene guidati dalla rassegnazione tutti si lamentano ,una volta dissi ad un detenuto che si lamentava per avere piu benefici io le dissi comincia a cambiare tu la prima cosa che devi fare rinuncia alle tue comodit� che sono la vera ragione per la quale tu stai qui chiuso privato della tua liert� per aver abusato della stessa libert� prova ha trovare nella restrizione la vera libert� quella della tua interiorit� e di sciogliere tutti i nodi che ti sei fatto intorno alla tua vita.la libert� vera va conquistata passo dopo passo e si nasconde dietro il dolore.